02.05.2020, Ieri, I Maggio.

In Occidente la Festa dei Lavoratori non ha mai avuto l’impatto sociale riscontrato nei Paesi dell’Est. Al tempo della Jugoslavia, c’erano quattro giorni di festa ed era la risposta socialista al ponte di Pasqua. La storia del nostro paese non annovera partecipazioni oceaniche di paesani a cortei e manifestazioni, pur rispettando la valenza morale di tale giornata di festa. Quest’anno la Festa del Lavoro e dei Lavoratori è stata piuttosto malinconica, vuota nella sua essenza. È capitata nel momento in cui ci sono milioni di disoccupati, cassaintegrati, lavoratori in sospeso, precari che potranno come non potranno essere riconfermati. È capitata nel momento in cui non tutti hanno la fortuna lo stipendio fisso o del lavoro agile da casa o la pensione certa. Ci sono alte percentuali di persone che vivono con proventi giudicati indignitosi per la valenza morale che si dà al lavoro. Avere un lavoro ci aiuta ad amare, amare qualcuno migliora il lavoro, lavorare con amore è un dono immenso, l’amore richiede la manutenzione del lavoro e il lavoro richiede la dedizione dell’amore. Ma quando il lavoro si perde, si perde pure l’amore per la vita. In questa cornice di contrasti il paese, le Valli, il nostro amato Friuli ha vissuto la giornata di ieri.  

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