La convivenza con il bosco è annoverata già dai primi insediamenti nelle valli. Il binomio bosco-uomo è tutt’ora indissolubile, anche se appare cambiato nel corso dei decenni. Si potrebbe pubblicare un bel volume riguardo alle esperienze che ognuno ha accumulato in fatto di boschi, di utilizzo boschivo e di destinazione della materia prima prodotta sotto forma di legna da ardere, di travi e di tavolame. I nostri bisnonni giravano molto per i boschi e quando adocchiavano la pianta giusta, la curavano e anche la barattavano qualora la stessa si trovasse in proprietà altrui. Facciamo un esempio semplice, ma molto importante per la costruzione del nostro paese: la trave portante o maestra delle case. Non era mica semplice trovare la pianta che rispondesse ai requisiti di grossezza e linearità. Erano tutte di castagno, legno pregiato per le sue caratteristiche di essere resistente, non deformabile e, grazie al tannino, essere un naturale antitarlo. In molte case del paese si possono ancora vedere travi impressionanti, posizionate in soffitta da 120, 150 e più anni senza la minima decadenza data dal tempo. I castagni con i quali si ricavavano le travi dovevano crescere in un vallone, in un avvallamento anche angusto del bosco per svilupparsi alti, con un tronco snello ma non grosso, il più possibile privo di deformazioni. Se il bosco e il castagno in questione non era di proprietà, si scendeva a patti con il legittimo proprietario, pagando una somma pattuita, scambiando tale valore con altra legna da ardere o semplicemente con il proprio lavoro.