Il Friuli senza convivialità è proprio come un unicorno senza il corno. Alle nostre latitudini il mangiare in compagnia è altrettanto importante che mangiare. La concentrazione di trattorie, ristoranti, osterie, enoteche, birrerie, stuzzicherie, feste gastronomiche fanno della nostra regione una successione di tavole imbandite e occasioni degustative. Lo vediamo anche noi quando organizziamo (organizzavamo) cenette: la gente era felice di stare e mangiare assieme, in compagnia. La recente crisi sanitaria ci ha “murati” in casa, sia sul piano sociale che alimentare. Abbiamo mangiato tra pochi familiari e più di qualcuno si lamenta di aver messo su chili di troppo. Le norme che disciplinano il riavvio delle vecchie abitudini non aiutano a uscire. Ci sono poi certe incongruenze nelle normative stesse: si può uscire con parenti fino al 6° grado, ma non possiamo metterci a tavola con i nostri migliori amici: quindi il cucino mai visto in 30 anni, sì, ma il/la testimone di nozze o il santolo/santola del figlio, no. Migliaia sono gli esercizi pubblici oggi in crisi nera. Centinaia di migliaia di turisti hanno assaggiato lo scorso anno le prelibatezze della nostra cucina e bevuto almeno una bottiglia di vino pro-capite. È necessario salvare la cucina “Made in Friuli”, visto che noi non ci sediamo per mangiare, ma per mangiare insieme.