Fino agli anni ’50-’60 un paesano o una paesana non uscivano da case senza mettersi in testa il cappello, la berretta o il fazù, il fazzoletto da testa. Le immagini televisive tremolanti e in bianco e nero di quei tempi hanno ripreso immagini con uomini e donne indistintamente con il copricapo. Era un segno di rispetto e di eleganza. In ogni casa all’ingresso c’era un porta-abiti in legno, appeso alla parete dove si riponevano vari abiti, tra cui il cappello, che poteva essere da festa, da campo o stalla e da raccolto. Il fazzoletto da testa delle nostre nonne o bisnonne vanta forse una storia più lunga. Di importanza primaria rispetto allo scialle invernale, il fazù era l’elemento tradizionale del vestiario e che è stato anche l’ultimo a resistere. Il fazzoletto da testa richiamava l’antica usanza di proteggere, con un gesto istintivo, il capo per motivi pratici oltre che estetici come l’incanutimento delle ponteacchesi ancora giovani. Il fazù era indossato durante i lavori quotidiani, in casa o nei campi, per nascondere la capigliatura, per ripararsi dal sole, dal vento, dalla polvere…