È un vino assai apprezzato anche al nostro Centro. Ogni domenica gli estimatori non si sottraggono al rito di un buon, abbondante ed economico calice. C’è da dire che l’offerta economica richiesta per ogni taglio è davvero bassa. Forse non tutti sanno che fino a una 30-ina-40-ina d’anni fa era abitudine scrivere “Tokay”, fino a ingenerare qualche errore confondendolo con il celebre vino “Tokay” della non meno celebre regione viticola ungherese. L’origine del vitigno si insinua tra storia e leggenda. È di origine austro-ungarica, attualmente scomparso da quei paesi, importato nel Triveneto grazie ai secolari rapporti economici. Già nell’XI secolo dei missionari veneti, chiamati in Ungheria da re Stefano I, portarono cos sé viti i cui nomi, più o meno alterati, passarono poi ai vitigni ritenuti oggi ungheresi come il Furmint (Foramonti) e il famoso Bakator (Baccadoro). Si può affermare che il Tokay ungherese sia proprio friulano, visto che nel 1771 l’Abate Giacomo Vinciguerra di Collalto portò una pianta prelevata in un vigneto tra Sacile e Susegana TV e da qui nacque la produzione ungherese di un Tocai effettivamente friulano.