I parroci erano propensi ad incentivare la conoscenza e la devozione dei santi e ai fedeli era richiesta l’emulazione della santità in tutto il suo significato morale e religioso per arginare attegiamenti superstiziosi che abbondavano nella nostra Valle. Dunque, la formazione di una cultura religiosa era necessaria, anche con la presenza in chiesa di immagini di santi destinate a svolgere una sorta di funzione educativa che soveva essere spiegata dai sacerdoti. Dopo il Concilio di Trento (1542-1563), svolto nella basilica che abbiamo visitato durante una gita nel capoluogo trentino, si promosse un rigore nella religiosità popolare. Spicca la figura di santa Dorotea, patrona del paese, a cui gli abitanti hanno sempre chiesto sostegno. Il materiale del nostro piccolo museo testimonia la precisione della tenuta dei registri del paese, che risalgono alla seconda metà del ‘600. Oltre all’immagine, ci sono le reliquie della santa in due pregevoli reliquiari che andrebbero restaurati visto che le fettucce identificative si sono consumate nel tempo. Sarebbe lunghissimo l’elenco di tutti i santi venerati nelle Valli a cui ci si rivolgeva per un buon raccolto, per scongiurare pestilenze, ma anche per eludere i rischi della grandine, delle gelate tardive. Una cultura che in parte si è dissolta.