Cesare Coren era lo zio materno di Graziana, deceduto nel giugno 1989, quasi ottantenne. È ancora ricordato per la sua professione di sarto, stesso mestiere di Nilo e della Maria Tònsova. Il suo laboratorio era costituito da un’ampia stanza contigua alla grande cucina dei Càrlini. A destra c’era un lungo tavolo con la superficie e i bordi consumati dal suo utilizzo. Sul tavolo spesso c’erano delle sagome in carta, che riprendevano i tagli da eseguire sulle stoffe. C’erano lunghe forbici con un grande occhiello per il pollice, che a noi bambini destavano stupore per le dimensioni. Sul tavolo c’erano sempre dei gessi curiosi, poi l’abbiamo scoperto, quelli da sarto, simili alla particola del sacerdote, con i bordi molto sottili, utilizzati per delineare il taglio del tessuto e facevano una linea molto sottile. La stanza aveva due ampie finestre: la prima dava sul kakošnjak, il pollaio della casa, mentre la seconda volgeva a ovest, verso la statale. Cèser aveva, quindi, un’ottima visuale. Dalla sua stanza vedeva l’andirivieni di tutto il traffico del paese. Se si intravvedeva qualche movimento interessante, lo si poteva guardare da una finestra e continuare a seguirlo dall’altra.