“La prima maestra che ricordo qui a Ponteacco, alla fine degli anni Quaranta, era una vecchia maestra di Vernasso, che chiamavamo “Oca”, pur non sapendo il significato della parola. Premetto che in quegli anni tutti parlavano l’idioma delle valli ed i bambini avevano poca dimestichezza con l’italiano. La signora, anziana, grassa, vestita di nero, si muoveva per la classe con una bacchetta che ogni tanto usava sulle nostre mani e apostrofando le bambine con “oca”. Non ricordo cosa diceva ai maschietti. Un giorno qualcuno aveva sbadigliato sonoramente e lei si mise a gridare: “Chi ha sbadigliato?”. Nessuno rispose, per il solo motivo, credo, che nessuno conosceva il significato della parola. Al silenzio della classe, la signora reagì con il solito repertorio. Davanti al mio banco, in prima fila, stavano seduti due fratellini, gemelli, molto timidi. La mia compagna di banco, mi fece vedere, quello che a terra era il segno della loro paura: si vedevano due rivoli. Per fortuna, dopo alcune settimana fu sostituita da un giovane maestro che però rimase poco”.