La lavorazione delle pannocchie nella stanza dov’erano ammucchiate era una tra le operazioni più gradite. I Serafini portavano il raccolto sul grande stanzone posto sopra la galleria d’accesso e numerose erano le persone che si prestavano alla lavorazione. Un periodo breve e gradito perché tutta la sera si cantava ed era una delle poche occasioni, anche per i giovani, per far tardi, naturalmente mai dopo le 10 (22:00). Ma il lavoro non finiva qui! Era necessario sgranare le pannocchie con il čùžnjak, un attrezzo dalla forma ovale che di infilava a metà del palmo della mano, munito a doppia fila di denti “a pescecane”. Si trattava di un lavoro di grande pazienza perché prima di riempire un sacco, ce ne voleva di tempo. Il grano, se era troppo umido, doveva essere sparpagliato su un capace contenitore a forma rettangolare con la rete sul fondo e asciugato sul fornello. Ustìn non voleva del mais troppo umido, perchè avrebbe impastato le macine. Insomma, un lavoro immane della durata di una settimana più il tempo necessario per la sgranatura. Sono bastati 15 minuti, domenica scorsa, per completare tutto il lavoro, proprio dalle 12:00 alle 12:15.