21.11.2020, La nostra cucina (3/5)

    Nelle case dei poveri non esisteva cucina, bastava un fuoco, qualche lonàz per la minestra, la grossa pentola per la polenta e forse una o due stanjade: era questo l’arredamento della “cusìna sporcja”, il retro della cucina. In paese, di fronte all’abitazione della famiglia Santo, una signora ha vissuto per anni senza camino, facendo il fuoco in mezzo alla stanza e tenendo socchiusa la porta per far uscire il fumo. Tutto era nero in quella stanza, tutto affumicato. Stessa cosa anche da Flip. Nel convento di Ponteacco pare si mangiasse meglio, grazie anche all’apporto dei prodotti del vasto orto. Come avevamo scritto giorni fa in altra rubrica, solo nel Seicento arrivarono nelle Valli le patate, il granoturco e i fagioli che rivoluzioneranno le abitudini alimentari, a cominciare dalla polenta che sarà a base di granoturco e non un mix di miglio, spelta, sorgo e sorgo rosso (povera, insipida, cattiva, un’autentica schifezza) …

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