Senza dubbio la pandemia pesa su tutti. Qualcuno dice che finalmente ci ha fatto tornare con i piedi a terra, alla realtà. Ma l’emergenza sanitaria pesa il doppio sulle donne. Carichi domestici aumentati, posti di lavoro persi, “smart-working” che va e non va. Le donne stanno pagando un conto molto alto per la crisi economica e sociale. E sono in prima linea sul fronte delle prestazioni ai malati, con i rischi che ne conseguono. Lavorare nei ricoveri, negli ospedali, nei centri-Covid significa esporre al rischio una percentuale di donne ben superiore a quella degli uomini. Le signore sono occupate nei luoghi di lavoro più a rischio di chiusura. Quanti posti di lavoro in rosa sono stati persi! L’emergenza sanitaria ha fatto crescere a dismisura la mole di attività in casa, oltre alla cura di bambini e anziani. E la nostra regione parte già male, essendo l’Italia il fanalino di coda dell’Unione in tema di occupazione e qualità d’impiego femminile. C’è ancora una mentalità dura a morire, quella della donna quale regina del focolare, come dire che quel lavoro non abbia bisogno di essere gratificato economicamente. Se si nota, ogni volta che il mercato del lavoro entra in crisi, le donne sono le prime a perdere il posto. Questo è un residuo mentale cavernicolo e una grave ingiustizia sociale, che però il post-Covid potrebbe contribuire a rimuovere. Sarà un’occasione irripetibile per andare velocemente verso il futuro.