Un tempo il bambino incontrava un sacerdote? La parola d’ordine del giovane era: “Dia lodato Gesù Cristo!”. Alla mamma e al papà i nostri nonni si rivolgevano con il “voi”; in aula, quando entrava qualcuno, tutti si alzavano in piedi. Erano e sono tutt’oggi, seppur con sfumature diverse, la beneducazione, quell’insieme di norme relazionali considerate auspicabili in un certo contesto sociale. All’estero, gli albergatori cercano di non ospitare bambini italiani, considerati tra i più maleducati del mondo perché il problema nasce dai genitori che non li sanno gestire. Oggi le norme della buona educazione pare siano entrate in crisi negli ultimi due decenni del Novecento, mentre la maleducazione si è proposta come alternativa accettabile, se non preferibile, al formalismo delle élite. Dare all’anziano “del tu” è considerato (quasi) normale, pure mettere i piedi calzati sul divano di chi ospita, lasciare la tavola come una porcilaia. In senso un po’più ampio, l’educazione rientra in quel complesso di norme attraverso cui la civiltà pone dei limiti all’originaria libertà dell’uomo, ovvero il cosiddetto “stato di natura”.