La scorsa settimana ci siamo occupati del problema legato al mondo del lavoro femminile, con tutte le conseguenze derivanti alla pandemia che ha scardinato il nostro sistema. Se le donne sono svantaggiate, gli adolescenti lo sono ancor di più. Già prima della pandemia, nei giovani sono stati riscontrati disturbi del comportamento, legati anche alle dipendenze. L’emergenza sanitaria non ha certamente migliorato le cose. Secondo gli studiosi di neurofisiologia della nostra regione, collegati in videoconferenza la settimana scorsa, gli adolescenti sono vittime di un vuoto educativo: le famiglie non hanno tempo, la scuola è carente o assente e manca quel nutrimento emotivo e culturale indispensabile allo sviluppo delle proprie risorse. Così cadono nell’apatia, nel qualunquismo generale su qualsiasi argomento si ponga alla loro (dis)attenzione. Una percentuale di ragazzi è a rischio alcolismo per effetto del lockdown, se poi aggiungiamo la dipendenza da Internet e dallo smartphone, consultato ogni 2 minuti, il gioco al ribasso è fatto. Le lezioni on-line della didattica a distanza impegnano i giovani molte ore, a discapito della socialità e dell’attività fisica. Mai come in questi ultimi 12 mesi l’adolecenza ha attraversato una fase più complicata.