La vita di sussistenza di numerose famiglie del paese, e questo fino a una cinquantina-sessantina d’anni fa, era garantita da tre fattori principali: dall’assenza di gelate in questa stagione a fioritura in atto, dall’assenza di grandinate e nubifragi estivi e (soprattutto) dalla salute degli animali della stalla. Quando la mucca restava incinta, c’era festa in casa: si progettava la vendita del vitello o vitellone e il denaro ricavato andava suddiviso in piccoli ma importanti rivoli, quali il pagamento delle imposte presso l’esattoria di San Pietro al Natisone, saldo di qualche debito in negozio, saldo di qualche prestito ricevuto. In alcuni casi il parto andava male, appariva complicato, si rischiava di perdere non solo il vitello, ma a anche la mucca, straziata dalla fatica e dal dolore. Non solo in paese, ma anche nel circondario, quando le cose si mettevano male, non restava altro che sentire la seguente frase: «Poklič Pìjaš al pa Mario» – chiama Pio (papà di Ada) o Mario (nonno paterno di Patrizia e Laura). Erano considerate persone esperte …