07.09.2020, Ieri al Centro

   La corsa ciclistica che ieri mattina ha semi-paralizzato il traffico sulla statale dalle 10:00 alle 13:30, ha influito sull’affollamento domenicale al Centro: numerosi i soci, ma non tantissimi a causa delle restrizioni al traffico. Marzia e Tonino hanno preparato un assaggio di pastasciutta all’aglio, olio e peperoncino. Non poteva mancare naturalmente l’appuntamento con il consueto aperitivo, che è ormai diventata una piacevole consuetudine del nostro paese. Ringraziamo Marzia e Tonino per il loro impegno nel gestire la giornata di ieri. Sabato scorso, l’altro ieri, la nostra Pro Loco ha partecipato all’elezione del Presidente e del nuovo Consiglio direttivo dell’Associazione delle Pro Loco del FVG. 120 presenti, 40 deleghe, quindi 160 rappresentati su 216 Pro Loco del FVG. Per il nostro territorio eravamo presenti solo noi, considerati piuttosto attivi nel contesto delle Pro Loco della regione. Assenti la Pro Loco Stregna, Matajur e Nediške doline. Per acclamazione è stato riconfermato il Presidente uscente, Walter Pezzarini, mentre è ancora consigliere Elisabetta Basso di Cividale. I lavori assembleari sono iniziati alle 09:00 al teatro Pasolini di Casarsa della Delizia e sono terminati alle 14:30. Nella foto della settimana si vede il gruppo di ciclisti mentre passano lungo la statale nel 3° dei 9 passaggi previsti. Auguriamo una buona e speciale settimana.

06.09.2020, Sempre accompagnate (2/2)

  Finite tutte le incombenze precedenti alla partenza, come il lavaggio dei piatti, delle stanjàde, dopo il riordino della cucina, l’allegro gruppetto partiva verso la destinazione sognando un incontro, l’avvicinamento di un bel ballerino cortese. Tanto per fare un nome degli accompagnatori, la Nadalia, lei si piazzava con le braccia appoggiate alla balaustra del brejàr e, carica di golfini, golfetti e scialli dati in consegna dalla comitiva, controllava lo svolgersi della serata. La parola d’ordine era: trovare un ballerino alto! Faceva una figura ridicola la ragazza che sceglieva un “tappo” che magari le arrivava al seno. In poche parole, i tappi stavano con le tappe e gli alti avevano ottime chances per scegliere, per fare nuove conoscenze. Noè, Zeje, Severot erano bravi ballerini ai quali nessuna ragazza poteva dire di no. Solo i ragazzi pagavano il biglietto e un addetto passava una cordicella attraverso la pista, chi era di qua doveva uscire, chi era di là, invece, poteva fare ancora il prossimo ballo. Alle 22:30 la Nadalia già sollecitava il rientro delle ragazze, poi, ancora uno, ancora un altro e un altro ancora, sta di fatto che alle 23:00 tutte erano sulla via del rientro a casa. Giusto sul più bello, proprio quando c’erano tanti ragazzi. In preda alla rabbia, sulla strada di Sorzento, le giovani “ghundulàvaju” (brontolavano) prendevano a calci i sassi dalla rabbia. Ma c’era la ragione: la Nadalia, o chi per lei, si sarebbe alzata il giorno dopo alle 04:30: c’era la komadare la stalla, da fare il fieno …

05.09.2020, Sempre accompagnate (1/2)

   Le occasioni di svago, come ad esempio una serata con orchestra e brejàr (pista da ballo), erano piuttosto rare e non esistevano certamente i manifesti che pubblicizzavano la sagra o l’appuntamento. C’era il passaparola che si diffondeva in breve tempo. Visto che i luoghi di ritrovo erano raggiungibili solo a piedi, il ventaglio di offerte per i ponteacchesi di per sé era limitato: la sagra di San Pietro spalmata su 3 serate, la sagra di Tarcetta, quella di Sorzento, la sala di Cras e il salone di Ponteacco. Che incubo per le ragazze: sempre accompagnate da un adulto che con occhi più o meno severi controllava il comportamento delle giovani e del loro ballerini. Solo la Veglia, figlia di Silverio, persona molto seria e amante del divertimento, poteva andare libera e tornare a casa anche un po’ più tardi: «Kùaj sečna Velja», dicevano sconsolate le accompagnate. Ma comunque meglio poco che niente, meglio un’oretta che grattare i cjandìari (secchi di rame) nella cusina sporcja. I preparativi iniziavano già il pomeriggio con un bel bagno nella mastella e con l’asciugatura dei capelli al sole (chi mai possedeva il phon!) …

04.09.2020, La Clorinda (2/2)

   Per queste sue competenze nel campo “medico”, Clorinda era molto rispettata e conosciuta fuori paese. Ogni suo intervento si svolgeva praticamente quasi in piazza, sotto gli occhi di molti curiosi che commentavano le condizioni di salute del malcapitato o della sfortunata. Aveva una bella voce, dote che donò alla figlia Irma e sicuramente anche anche alla nipote Graziana. Gli anni passavano e un giorno Clorinda si ammalò: il verdetto medico non dava speranza perché il suo sangue non reagiva più alle cure. Dopo un periodo di degenza in ospedale, Clorinda fu accompagnata a casa poiché la sua fine ormai era prossima. «Pùi dòl ki Clorinda pride damù!», così dissero a Nora, la nuora, intenta con il marito a fare la meda sul Varhàk. Il tempo di arrivare a casa che l’ambulanza era già a pochi metri dall’ingresso dell’abitazione. Era una delle prime in circolazione nelle Valli. Si formò un capannello di persone curiose che assistettero alle operazioni di consegna domiciliare della malata, mentre i bambini osservavano incuriositi l’interno di tale mezzo. La vettura si apriva solo dall’esterno, con una maniglia simile a quella dei frigoriferi di un tempo. Sulla barella giaceva la nostra paesana, dimagrita e pallidissima in volto. Gli infermieri la portarono in camera, su per le scale esterne. Dopo sette giorni, il 15 agosto millenovecento… si sentì suonare la campana piccola …

03.09.2020, La Clorinda (1/2)

La Clorinda (1/2)

Mamma di Milio, Beput e Irma era la nonna di Silvana, Savina, Graziana e Berto. È vissuta molti e molti anni fa, a riprova che il nostro sito permette di ricordare ancora i nostri antenati. Si traccia una breve memoria di fatti legati a queste persone che in qualche modo vivono ancora tra noi, tra i nostri ricordi. Clorinda era una conoscitrice della cosiddetta “medicina alternativa”, quella non riconosciuta dalla scienza ufficiale, ma efficace per le persone che si sottoponevano a questo metodo non certamente invasivo, ma di sicura soluzione del disturbo che affliggeva il paziente. Se andiamo a vedere, la scienza non accetta l’operato di chi ancor oggi si rivolge alle signore “aggiusta-ossa”, quelle che con le loro mani (e dita) provvidenziali riescono a mettere a posto slogature, torsioni, fasci di nervi accavallati eccetera. Quante persone si sono rivolte alla signora di Stupizza, conosciuta in tutto il Friuli? Clorinda aveva la capacità di far passare i gonfiori causati da punture o infezioni. Prendeva il koràz (mestolo in rame), lo riempiva d’acqua, posizionava la persona sul patòk (fosso) che scorreva lungo il paese, pronunciava alcune parole incomprensibili, simili a una preghiera, versava il liquido sulla parte dolorante (braccio, gamba, piede, coscia) e dopo pochi istanti il gonfiore passava. Si trattava di un rimedio molto efficace, piuttosto comune in quei tempi, al quale mai nessuno è riuscito a dare una spiegazione …

02.09.2020, Correre fa bene (2/2)

La corsa migliorerebbe anche la salute del nostro cervello: gli individui più sportivi hanno un ippocampo più grande e migliore memoria. La chiave di questa sensazionale opportunità salutistica è data da un fattore ormonale, prodotto dai muscoli per bruciare i grassi, che nel cervello stimola la crescita di nuovi neuroni. Se i muscoli rimangono inattivi, scende il livello dell’ormone “Bdnf” e il cervello ne risente. I muscoli sotto sforzo producono anche la serotonina e dopamina che sono noti neurotrasmettitori responsabili del benessere mentale. «Sostanzialmente il modo con cui il nostro corpo ci premia quando facciamo attività utili alla sopravvivenza, come il mangiare o, appunto, il correre», sostiene Matteo al quale chiediamo: «Può la corsa diventare una dipendenza?», «Basta non esagerare, basta non danneggiare i muscoli, i legamenti e le ossa. Secondo le mie ricerche, condivise da tutti gli esperti in scienze motorie, è necessario apprendere un tipo di movimenti e di allenamento graduali, adatti a noi e imparare a distinguere il dolore dalla fatica. Il dolore ci invita a stare attenti, a non farci del male per non subire danni. Acquisire queste conoscenze è molto più importante che spendere cifre esagerate per scarpe hi-tech», conclude Matteo che, nel periodo del lockdown e post-lockdown non ha mai perso l’appuntamento quotidiano con la corsa, senza esagerare, tonificando corpo e anima. Lo ringraziamo per le “dritte”.

01.09.2020, Correre fa bene (1/2)

Correre sembra semplice, ma è frutto di una complicata interazione tra una decina di muscoli che devono contrarsi a tempo, con il sistema nervoso che ne orchestra l’azione e ci mantiene in equilibrio assieme a cuore, polmoni apparato digerente, fornitori di energia per alimentare tutta la catena. Ce lo dice il paesano Matteo Cencig, dottore in scienze motorie e grande esperto di attività fisica, sportiva e di allenamento. «C’è l’aspirante sportivo della corsetta della domenica -ci racconta- fino alle maratone agonistiche. Correre rende più forti e resistenti alle malattie. Assicuro che, anche a piccole dosi, riduce il rischio di ipertensione, diabete, artrosi, malattie respiratorie, tumori, depressione, ansia e demenza senile». Ma come fa la corsa ad essere una sorta di medicinale? «Per milioni di anni nostri antenati si sono mossi molto, per trovare cibo e per sfuggire ai predatori o nemici: percorrevano molti chilometri al giorno, così il nostro DNA si è adattato, incorporando la corsa in ciò che ci serve per restare sani. E visto che da pochi decenni siamo diventati sedentari, l’aver smesso di muoverci danneggia la nostra salute», afferma ancora Matteo…

31.08.2020, Ieri al Centro

Il maltempo di sabato e domenica non ha causato danni in paese, ma solo “seccature”: a Savina si è frantumato un grosso vaso, a Silvana sono volate le sedie del giardino, molti i vasi di fiori ribaltati, in alcune case è entrata un po’ di acqua perché è piovuto con insistenza da tutti i punti della Rosa dei Venti, infatti i muri esterni delle case e il campanile appaiono bagnati da tutti i lati. Sabato sera e ieri mattina c’è stata apprensione per alcune raffiche di vento molto forti. La strada di Mezzana è parzialmente rivestita da piccoli rami e fogliame. A San Pietro al Natisone si sono spezzati alcuni rami nei pressi del cimitero, stessa cosa a Ponte San Quirino e a Vernassino. Nella foto della settimana si potrà vedere tra poco il fiume in piena, al Mulino. La domenica al Centro è iniziata un po’ in sordina, poi dopo le 11:00 un notevole numero di soci si è trattenuto in sala e nelle adiacenze per un brindisi. Claudia e Paolo sono rimasti soddisfatti del loro turno. Il pomeriggio, complice l’incertezza del tempo, complici il temporale del tardo pomeriggio e decine di micro e macro-black-out, è trascorso nella calma più assoluta: nessuna moto assordante, nessun ciclista invadente, poco traffico, poca gente in giro. Auguriamo a lettrici e lettori la miglior settimana possibile.

30.08.2020, L’auto senza conducente

Cosa pensa l’opinione dei nostri soci a proposito delle auto elettriche? Proprio oggi sul quotidiano Messaggero Veneto è ripostata la notizia dell’attesa di finanziamento regionale per 500 vetture: mancano i fondi.  Possiamo darci comunque il benvenuto nella guida autonoma? Riusciremo ad andare a Udine da soli in macchina, facendo le parole crociate mentre affrontiamo il ponte di San Quirino? Ci sono molti dubbi di carattere tecnologico, ma intanto i grandi gruppi automobilistici e i loro partner stringono alleanze, testano nuovi sistemi di automazione e promettono nuovi affascinanti scenari. I nuovi sistemi dovranno individuare e soprattutto evitare le possibili collisioni anteriori, i pedoni, i segnali stradali e i ciclisti, poi la frenata d’emergenza e il controllo automatico della velocità. Una soluzione, stando alle ultime ricerche, potrebbe essere data dai lampioni stradali su cui potrebbero essere installati sensori che possano rilevare ostacoli in tempo reale. Alti 6 metri, potrebbero costituire una rete e dare una visione dall’alto degli sviluppi del traffico in prossimità degli incroci, che sono i passaggi più delicati. Da terra si ha una visione a 360 gradi, ma meglio dare un’occhiata dall’alto in modo che un pedone non sia oscurato da un veicolo. Insomma, i dubbi restano.

29.08.2020, Una gita di tanti anni fa.

   La passione dei ponteacchesi per le gite di media percorrenza è iniziata molti anni fa, per la precisione negli anni ’50. La prima destinazione della gita di gruppo, organizzata dalla parrocchia di San Pietro al Natisone, fu il Santuario di Monte Berico in periferia di Vicenza. Si trattò di un’autentica escursione, considerato che i viaggi di nozze di quei tempi, per le coppie che avevano la possibilità di farli, arrivavano a Udine, raramente a Trieste e rarissimamente a Venezia. L’allora cappellano don Francesco Venuti ideò la meta, aprì le iscrizioni e si mise alla guida del gruppo in cui c’erano numerosi paesani: Graziana, Silvana, Romilda, Felizita, Irma e altri ancora. Raggiungere Vicenza non era difficile, ma in quei tempi c’erano solo 30 km di autostrada: da Venezia a Padova in corsia di marcia unica, inaugurata nel 1933. La statale che portava a Vicenza era affiancata da un grande cantiere autostradale che costruiva la tratta Padova-Brescia aperta al traffico nel 1962. Il nostro gruppo partì alle 05:00 dal piazzale della chiesa e raggiunse Vicenza verso le 11:00. L’emozione era tanta, tutti erano felici e si sentivano fortunati per questa grande esperienza che li portava fuori regione, in un santuario molto conosciuto. Il pranzo al sacco si consumò a bordo del torpedone con i panini profumati di salame e formaggio. Dopo la prima messa pomeridiana, il gruppo fece un’escursione fino a Vicenza-centro lungo i portici coperti che ancor oggi distinguono per bellezza quel luogo di culto. “A Vicenza andai, a te pensai e questo regalo ti portai” era la scritta che appariva sulle confezioni di piccoli oggetti di souvenir acquistati in città o al santuario. Tutti comprarono cartoline, rosari, libriccini, medagliette e immagini sacre. La sera vide i partecipanti riuniti in corriera dove cenarono con la seconda parte di panini e con canti tratti dal repertorio sacro fino a notte fonda. Dormirono a bordo. Il giorno dopo i parrocchiani visitarono Venezia. Il rientro fu festoso e la gita, prima nella storia del paese, fu un autentico successo.