17.11.2024 Tiglio: ricordi di una vita passata.

Riproponiamo un articolo di Renzo O. del 17 giugno 2011. Prima parte (1 di 2).

Le lunghe serate invernali, il fogolar (ognìisce), le case annerite dal fumo, le storie raccontate attorno al fuoco. La famiglia dei Zupèel (Venuti) abitava in una vecchia casa nella parte superiore di Tiglio sopra la statale; era composta da due fratelli, una sorella e la vecchia madre Nuta (Benvenuta). I due maschi “strìzi” si chiamavano Berto e Feliz; la sorella Ida, vedova e senza figli (si era sposata a Milano dove prestava servizio come domestica), era tornata a casa dopo la morte del marito. La convivenza fra i tre non era delle migliori, litigavano continuamente, anche perché i due maschi non disdegnavano la “bùcia” ed erano spesso brilli. Ad ogni modo convivevano e collaboravano a portare avanti la loro piccola azienda agricola e il bestiame (galline, coniglie e, soprattutto il “còcio, il maiale). Vivevano con quello che producevano e con una pensione di guerra che Feliz aveva guadagnato in seguito ad una ferita causata da una pallottola che gli aveva trapassato la mandibola e che gli aveva deformato la bocca, per questo era sopranominato “Soba”, labbro. La famiglia era ospitale e spassosa e nelle fredde serate invernali, a casa loro, si radunavano molti paesani compresi i bambini; tutti raccolti intorno al fuoco si raccontavano gli ultimi accadimenti e si scambiavano esperienze del loro lavoro di contadini e allevatori. La vecchia Nuta era invece maestra nel raccontare storie agghiaccianti: di Scràtazi (folletti), strie (streghe), baladant (benendanti) e spaventosi spettri, strasìila. Stavano tutti ad ascoltarla a bocca aperta, soprattutto i bambini, col cuore che batteva all’impazzata. Storie che facevano rizzare i capelli e, per noi bambini, il dramma era quello di tornare a casa col buio dato che l’illuminazione allora non era granchè, fatta da poche lampadine di 10 – 15 candele in pochi punti luce. Fino alla piazzetta dei Bastiani si andava tutti in gruppo e poi ognuno prendeva una direzione diversa e, per affrontare il percorso, l’andatura si faceva più sostenuta, cantando e fischiando, senza mai voltarsi indietro; appena rientrati a casa si sbatteva l’uscio chiamando mamma e papà per sentirne la voce rassicurante.

16.11.2024 Un piccolo pensiero su Renzo.

(Articolo di Giacomo S.)

Le poche decine di metri che separano la mia casa (numero 108) e la casa di mia nonna Ilva (numero 10) erano per me spesso occasione di incontrare alcuni paesani e scambiare quattro parole: Maria, Edoardo, Beppina, Graziana, zia Ada, Claudia, il nostro caro Francesco. Facevo questo percorso anche più volte al giorno, già da piccolo. E quando ancora ero un bambino, la casa di Renzo e Bianca rimaneva “fuori dal giro”, separata dalla strada dall’alto muro di pietra, chiusa dal cancello nero, circondata dall’ampio giardino dove i pastori tedeschi (grande passione di Renzo) facevano una sicura guardia (devo ammettere che da bambino ne avevo molta paura). Era raro che si vedesse qualcuno, quindi Renzo per me, fino quantomeno all’adolescenza, era una persona pressoché sconosciuta. Ma più recentemente, complice forse il fatto che Renzo fosse andato in pensione, avevo avuto il piacere di conoscerlo meglio. Lo vedevo spesso potare i suoi molti alberi, rasare il prato, fare piccole riparazioni sul retro della casa. E molto spesso ci fermavano a parlare anche a lungo, uno di qua e l’altro di là del muro di cinta. Ogni volta aveva qualcosa di interessante da raccontare e condividere: dai consigli sulla botanica alle ultime elezioni politiche. E ogni volta dimostrava una conoscenza formidabile degli argomenti. Studiava, si interessava profondamente alle cose che lo appassionavano e gli piaceva moltissimo trasmettere le sue conoscenze agli altri. Aveva anche opinioni forti, ma sosteneva sempre le sue idee con argomentazioni fondate, frutto di ricerca e vero interesse. In ogni caso, sempre aperto al dialogo, e soprattutto sempre pronto ad aiutare gli altri, gratuitamente, senza dirlo troppo: gli dava soddisfazione mettersi al servizio degli altri e della comunità, soprattutto della nostra piccola realtà paesana, alla quale ha da subito aderito con entusiasmo e tanto ha dato e fatto. Lo ricordo sempre con un sorriso e lo immagino che sorrida anche lui con la sua adorata Bianca. Mancherà a tutti coloro che lo hanno conosciuto.

15.11.2024 La caduta del Muro di Berlino.

(Articolo in due parti- 2 di 2)

La situazione raggiunse il culmine il 9 novembre 1989, quando un funzionario del governo della Germania dell’Est, Günter Schabowski, annunciò in una conferenza stampa che sarebbero state introdotte nuove regole per i viaggi all’estero, includendo l’apertura immediata dei confini. La comunicazione fu ambigua e non chiara, ma la notizia si diffuse rapidamente tra la popolazione. Migliaia di cittadini della Germania dell’Est si riversarono spontaneamente ai posti di blocco del muro, chiedendo di essere lasciati passare. Sopraffatti dalla folla e senza ordini chiari da parte dei superiori, le guardie di frontiera alla fine aprirono i cancelli, permettendo ai berlinesi dell’Est e dell’Ovest di riunirsi in un clima di festa e incredulità. Le immagini di persone che abbattevano il muro con picconi e festeggiavano insieme divennero simboli potenti della libertà. La caduta del Muro di Berlino segnò l’inizio di una nuova era. Poco meno di un anno dopo, il 3 ottobre 1990, la Germania fu ufficialmente riunificata. Questo evento fu seguito dal crollo di altri regimi comunisti in Europa orientale, come in Cecoslovacchia, Ungheria, e Romania. Inoltre, la caduta del muro ebbe un impatto significativo sull’intera Europa, accelerando il processo di integrazione europea che culminò con la creazione dell’Unione Europea. La fine della divisione tedesca fu vista come una vittoria per i diritti umani e la democrazia, segnando la fine di un’epoca di tensioni geopolitiche e inaugurando un periodo di speranza e rinnovata collaborazione internazionale. La caduta del Muro di Berlino rimane un simbolo di speranza e cambiamento. Rappresenta il potere delle persone comuni di sfidare l’oppressione e di abbattere le barriere, sia fisiche che ideologiche. Anche a distanza di decenni, le lezioni di quel 9 novembre 1989 continuano a ispirare movimenti per la libertà e la democrazia in tutto il mondo, ricordando a tutti noi che anche i muri più solidi possono essere abbattuti quando la volontà del popolo è forte.

14.11.2024   La Caduta del Muro di Berlino.

(Articolo in due parti – 1 di 2)

La caduta del Muro di Berlino, avvenuta il 9 novembre 1989, rappresenta uno degli eventi più significativi del XX secolo. Questo avvenimento non solo ha segnato la fine della Guerra Fredda, ma ha anche segnato un momento cruciale nella storia europea, aprendo la strada alla riunificazione della Germania e al crollo dei regimi comunisti dell’Europa orientale. Il Muro di Berlino fu eretto nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961 dalle autorità della Germania dell’Est (Repubblica Democratica Tedesca, RDT) con l’obiettivo di fermare l’esodo di cittadini verso l’ovest. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Berlino era stata divisa in quattro zone di occupazione: americana, britannica, francese e sovietica. Tuttavia, le differenze ideologiche tra le potenze occidentali e l’Unione Sovietica portarono alla creazione di due stati tedeschi nel 1949: la Germania Ovest (Repubblica Federale Tedesca, RFT) e la Germania Est (RDT). Negli anni precedenti la costruzione del muro, circa 2,7 milioni di tedeschi dell’Est avevano attraversato il confine per trasferirsi nella più prospera Germania Ovest, creando un’emorragia di forza lavoro qualificata e un danno economico significativo per la RDT. Per fermare questa migrazione di massa, il governo della Germania dell’Est decise di costruire una barriera che separava fisicamente Berlino Ovest da Berlino Est e dal resto della Germania orientale. Il muro, lungo oltre 155 km e alto circa 3,6 metri, divenne presto il simbolo della “Cortina di Ferro” che divideva l’Europa in due blocchi contrapposti: quello capitalista a ovest e quello comunista a est. Sorvegliato da torrette di guardia, filo spinato e soldati armati, il Muro di Berlino rappresentava non solo una divisione fisica, ma anche ideologica e politica. Gli anni ’80 furono caratterizzati da un crescente malcontento tra i cittadini della Germania dell’Est, che erano stanchi delle restrizioni alla libertà personale e delle difficili condizioni economiche. Inoltre, l’ascesa al potere di Michail Gorbačëv in Unione Sovietica portò a una serie di riforme, note come “glasnost” (trasparenza) e “perestrojka” (ristrutturazione), che favorirono un clima di maggiore apertura politica e dialogo con l’Occidente. Nel frattempo, movimenti per i diritti civili e proteste pacifiche iniziarono a diffondersi in tutta la Germania dell’Est, culminando nelle famose manifestazioni di massa a Lipsia nell’autunno del 1989. Queste proteste, conosciute come le “Manifestazioni del Lunedì”, radunarono centinaia di migliaia di persone che chiedevano riforme democratiche e libertà di movimento. (continua…).

Nella foto un frammento del muro di Berlino acquistato da Francesco C. presso il Museo del Muro a Checkpoint Charlie.

13.11.2024  Le Tradizioni Friulane per San Martino.

Nel Friuli Venezia Giulia, la festa di San Martino è caratterizzata da numerose tradizioni che variano leggermente da una località all’altra, ma tutte condividono un senso di comunità e di celebrazione. La Festa dei Bambini e i “Cjalsons di San Martin”: Uno degli aspetti più caratteristici della celebrazione è la “questua di San Martino”, una tradizione particolarmente sentita dai bambini. In molte località friulane, i bambini si travestono con abiti semplici e indossano maschere, andando di casa in casa per chiedere dolci, frutta secca e piccoli doni, recitando filastrocche in dialetto friulano. In cambio, offrono canti e poesie dedicate al santo. Questa tradizione è simile ad Halloween, ma con un significato legato alla figura di San Martino. Un piatto tipico preparato per l’occasione sono i “cjalsons di San Martin”, una sorta di ravioli dolci o salati, ripieni con ingredienti che variano a seconda della zona, come patate, uvetta, cannella, e talvolta spezie. I cjalsons rappresentano l’abbondanza dei raccolti autunnali e il calore delle famiglie riunite. Il Falò di San Martino: Un’altra tradizione suggestiva è l’accensione dei falò, chiamati “fogarons di San Martin”. In molte comunità, la sera dell’11 novembre, vengono accesi grandi falò nelle piazze o nei campi. Questi fuochi, che simboleggiano la luce che sconfigge l’oscurità in arrivo con l’inverno, sono un momento di aggregazione sociale, dove la gente si riunisce per cantare, danzare e gustare insieme il vino novello. I falò rappresentano un rito di purificazione e di buon auspicio per il nuovo ciclo agricolo che si apre. Le Fiere e i Mercati: Un altro elemento centrale della festa di San Martino in Friuli sono le fiere e i mercati. Questi eventi, che si svolgono in molte cittadine della regione, offrono l’occasione di acquistare prodotti locali e artigianali. Sono momenti di festa che celebrano non solo la fine della stagione agricola, ma anche il senso di comunità. Nelle piazze si possono trovare bancarelle con castagne arrosto, vin brulé, dolci tipici e salumi, creando un’atmosfera di festa e convivialità.

12.11.2024  Festa di San Martino a Cividale.

La festa di San Martino a Cividale del Friuli, che si celebra l’11 novembre, è uno degli eventi più sentiti e ricchi di tradizione in questa antica cittadina friulana. Cividale, con il suo centro storico affascinante e le profonde radici medievali, diventa il palcoscenico di una serie di celebrazioni che uniscono tradizione, cultura e convivialità. Questa festa non è solo un omaggio al santo, ma anche un’occasione per ritrovare il legame con il passato contadino della regione.La festa di San Martino rappresenta un momento di transizione tra l’autunno e l’inverno, un periodo in cui si tirano le somme dei raccolti e si gode dei frutti della terra. È una festa che, pur avendo origini religiose, ha assunto connotazioni prevalentemente popolari e legate alla vita contadina. Uno degli aspetti più caratteristici della festa di San Martino a Cividale è la “fiera di San Martino”, un evento che attira numerosi visitatori da tutta la regione. Per le strade della città si snodano bancarelle che offrono prodotti tipici locali, come salumi, formaggi, miele, e ovviamente il vino novello, che viene assaggiato per la prima volta proprio in occasione di questa festa. La frase “A San Martin, ogni mosto diventa vin” è infatti un detto popolare che simboleggia l’apertura delle botti di vino novello, segnando così la fine della vendemmia. Un altro elemento tradizionale è la benedizione dei cavalli, una pratica che risale ai tempi antichi, quando il cavallo era un prezioso alleato nei lavori agricoli. I cavalli vengono ornati a festa e sfilano per le vie del centro, ricevendo la benedizione in piazza. La festa di San Martino a Cividale è anche un’occasione per ritrovarsi con amici e familiari, condividendo momenti di convivialità. Oltre al vino novello, protagonisti della tavola sono i piatti tipici della cucina friulana, come la gubana (un dolce ripieno di noci, uvetta e spezie), la polenta con i funghi e la carne alla griglia. La festa di San Martino a Cividale del Friuli è molto più di una semplice ricorrenza religiosa: è un momento di comunità, di celebrazione della tradizione e di valorizzazione dei prodotti locali. In un’epoca di modernità e frenesia, questa festa rappresenta un ritorno alle radici, un modo per riscoprire il piacere delle piccole cose, della buona cucina e della condivisione, celebrando la storia e la cultura friulana in un contesto unico e suggestivo.

11.11.2024 Festa di San Martino.

La festa di San Martino, celebrata l’11 novembre, è una delle ricorrenze più sentite nel Friuli Venezia Giulia, regione ricca di tradizioni popolari che si tramandano da generazioni. Questa festa, radicata profondamente nella cultura locale, segna la conclusione del ciclo agricolo annuale e l’arrivo dell’inverno. San Martino è, infatti, un momento di passaggio che combina aspetti religiosi, rurali e sociali, intrecciando elementi pagani e cristiani. La festa di San Martino ha origini antiche, legate al culto di San Martino di Tours, un santo venerato in tutta Europa. Martino era un soldato romano che, secondo la leggenda, durante un freddo inverno, incontrò un mendicante infreddolito. Mosso a compassione, tagliò a metà il suo mantello per condividerlo con l’uomo. Questa azione di generosità e carità cristiana è diventata il simbolo di San Martino, un modello di virtù e solidarietà. In Friuli, la festa ha assunto connotazioni diverse nel tempo, collegandosi non solo alla figura del santo ma anche ai cicli naturali e agricoli. San Martino segna il periodo in cui si concludevano i contratti agricoli annuali, si rinnovavano le mezzadrie e si chiudevano i conti dell’annata agraria. Non a caso, il proverbio friulano “A San Martin, ogni mosto diventa vin” riflette il momento della fine della vendemmia e l’apertura delle botti di vino nuovo. In Friuli, come in altre regioni italiane, è comune parlare dell’”Estate di San Martino” per indicare quel breve periodo di clima mite che spesso si verifica a novembre, attorno alla festa del santo. Questo fenomeno meteorologico, caratterizzato da giornate insolitamente calde e soleggiate, è considerato un dono di San Martino, un’ultima parentesi di bel tempo prima dell’inverno.

10.11.2024  Le foglie secche.

Autunno è stagione di foglie che cadono in uno spettacolo di colori; le foglie cadute sono da sempre ispiratrici di poesie e racconti, metafore del tempo che passa e del cambiamento delle cose. Turisti da ogni dove si recano in Giappone a vedere il “foliage”, la meraviglia dei paesaggi colorati dalle foglie dei ciliegi, o in varie località oggi di moda anche in Italia. Per la gente pratica come noi le foglie secche sono spesso indice di…tombini otturati, vialetti da spazzare e campi da  rastrellare! Insomma, un bel lavoro stagionale. Le foglie nei tempi passati erano una risorsa per i contadini che le usavano come lettiera per gli animali o per mantenere asciutti i frutti raccolti e riposti in soffitta. Oggi vengono usate per la “pacciamatura” degli orti in modo da coprire le piante con una soffice coperta di foglie e proteggerle dal freddo mantenendo anche una certa umidità del suolo. Le foglie secche a contatto col terreno e decomponendosi lo arricchiscono di minerali e altre sostanze utili; creano l’ambiente adatto al proliferare di funghi, insetti, microrganismi utili come cibo per altri animali.

08.11.2024  Consigli dell’esperto.

Leggiamo dal Web un’intervista al prof. Valter Longo, famoso per la sua “Dieta della Longevità” e del digiuno intermittente, in cui spiega come sia una cattiva abitudine quella di mangiare il pane al ristorante prima che arrivi l’ordinazione: “E’ come mangiare un cucchiaio di zucchero prima del pasto”. In effetti, i carboidrati e gli amidi contenuti nei grissini o nel pane, sono delle calorie in più che rappresentano una percentuale eccessiva e che potremmo fare a meno di ingerire, soprattutto se poi segue un pasto ricco e grasso come quello che si consuma nei ristoranti. E’ una abitudine tipicamente italiana quella di avere sempre il pane in tavola ed è difficile da abbandonare.  Molti altri sono i consigli che il prof. Longo propone: mangiare più proteine che vengono dai legumi piuttosto che dalla carne rossa, preferire cereali integrali, verdure di stagioni, prodotti tipici del territorio; molto importante è la restrizione calorica delle 12 ore che tutti dovremmo attuare, quella cioè di non mangiare dalle 8 di sera fino alle 8 del mattino in modo da permettere al nostro organismo di ottimizzare le sue funzioni.

07.11.2024  Notizie dal Mondo.

Sudafrica: La zona di Johannesburg e Pretoria, capitali del paese Africano, rischia seriamente di restare senza acqua potabile a causa dei livelli dei bacini ormai allo zero; l’intera rete idrica è al collasso a causa delle scarse piogge, il caldo, i furti e le perdite delle tubature stimate al 44%.

Russia: Un’inchiesta dell’Agenzia Associated Press denuncia che almeno 182 giovani donne africane sono state ingannate con contratti di lavoro russi che promettevano occupazione nella ristorazione e i permessi di soggiorno per entrare in Europa; le ragazze invece si sono viste trasportare a più di 1000 km da Mosca e impiegate nelle fabbriche di droni missilistici per la guerra in Ucraina.

Canada: Crisi diplomatica tra Canada e India; la polizia canadese accusa il governo indiano di favorire gruppi criminali dediti ad attività illecite e anche omicidi di esponenti dissidenti indiani.

Marocco:  Il sud del paese è stato interessato da fortissime piogge che hanno allagato il deserto del Sahara, cosa che non accadeva da almeno 50 anni. La zona desertica e secca ha ricevuto le piogge di almeno un anno in due soli giorni e ci sono stati almeno 20 morti. Molte colture sono andate distrutte ma le falde acquifere che erano quasi asciutte ora si sono riempite.