14.02.2020, San Valentino, la festa degli Innamorati.

   Il culto di questo santo si diffuse in tutta Europa dai benedettini durante il Medioevo e trovò grande fortuna proprio per la sua strategica collocazione al 14 febbraio, quando la natura inizia a risvegliarsi sotto i raggi sempre più tiepidi del sole alzatosi ormai di molto sulla linea dell’orizzonte. In alcuni Paesi d’EU si diceva che in questo periodo dell’anno gli uccelli cominciavano ad accoppiarsi e che “ogni Valentino sceglie la sua Valentina”; da allora il martire divenne a pieno titolo il “patrono degli innamorati”, titolo universalmente riconosciuto e ancor oggi di inesaurita fortuna. Divenne protettore contro le crisi epilettiche ed in generale le malattie psichiche. In FVG c’era l’usanza di benedire un panetto dalla forma attorcigliata a “8” (kolač) distribuito poi ai fedeli nell’ambito del ripetuto messaggio simbolico del pane, trasmettitore di vita. Tutto conferma l’importanza calendariale della festa di San Valentino, riconosciuta soglie e confine stagionale. Ad Azzida erano benedette anche chiavette un tempo di stagno e lunghe candele sottili. Le prime si appendevano al collo e premute per qualche istante sulla fronte del bisognoso, mentre le candele erano accese durante le crisi di epilessia di qualche persona. Oggi la ricorrenza di san Valentino è anche una festa consumistica, soprattutto per gioiellieri, ristoratori, negozi di regalistica. Auguriamo una splendida festa agli innamorati, il sentimento nobile che lega tutte le persone. Stasera appuntamento ad Azzida.

13.02.2020, Siamo più felici (2/2).

    Mentre la maggior parte delle buone notizie consistono di nessuna notizia, come ad esempio una nazione che non è in guerra o non soffre la fame, il graduale seppur lento assorbimento delle sacche di analfabetismo, il fatto che si può partire da Ponteacco e raggiungere Capo Nord senza controlli al confini passa in secondo piano mentre invece è una grande conquista. Secondo gli ultimi dati nel 2020 ci sono nel mondo 99 democrazie rispetto alle 87 del 2000, alle 51 del 1990, alle 40 del 1980, alle 36 del 1970 e alle 10 del 1920. Nessun giornale aprirebbe la prima pagina con una notizia simile. Preferisce martellare l’opinione pubblica con il caso Cucchi, con il delitto di Avvetragna, con l’espandersi del Corona virus. Invece il progresso è possibile e questo dovrebbe essere sinonimo di felicità in tutti noi: le persone non più giovani lasciano ai figli o ai nipoti un mondo migliore di quello in cui sono nati. Speriamo che la politica locale possa dare le giuste risposte per una maggiore serenità a vantaggio delle zone più decentrate. Il risultato finale potrebbe essere fenomenale!

11.02.2020, Siamo più felici (1/2).

   A parte le poche e note zone di guerra, a parte l’instabilità di alcuni Paesi, le statistiche dimostrano che, dalla Seconda guerra mondiale ad oggi, gli esseri umani sono diventati mediamente più longevi, sani, ricchi, liberi e felici, non solo in Occidente, ma a livello mondiale, soprattutto dopo la fine della Guerra fredda. È una bella notizia non solo per i ponteacchesi o valligiani, ma per l’umanità intera. Da noi, il problema dello spopolamento è l’unico reale (pensiamo al futuro di Montefosca e della montagna in genere) e costituisce una preoccupazione per tutti. Stamattina il Messaggero Veneto pubblica un articolo allarmante sull’invecchiamento e sulla denatalità degli italiani. Quest’argomento ha un suo aspetto sociologico che esula dal costante sviluppo positivo dell’umanità che rimane sotto certi aspetti invisibile perché la maggior parte della gente non ricava la propria comprensione della realtà dalle statistiche, ma dai titoli dei giornali che si soffermano sulla realtà del momento piuttosto che sulla tendenza. Sotto certi aspetti possiamo dire che i giornalisti tendono a nascondere il progresso. La maggior parte delle cose che accadono all’improvviso sono brutte notizie: un deragliamento, un’epidemia che scatena isterie collettive, uno scandalo, un collasso finanziario. Ma …

10.02.2020, Ieri al Centro.

   Piuttosto movimentata anche la giornata di ieri al Centro. Sono stati festeggiati i compleanni di due soci che hanno offerto un brindisi ai presenti, mentre sono proseguite le operazioni di rinnovo delle tessere. Claudia (vp), referente di questo servizio molto importante per la vita della nostra Pro Loco, si è detta soddisfatta dell’andamento. L’ultima domenica di marzo, il 29, si svolgerà l’assemblea annuale dei Soci e si sta già predisponendo i documenti contabili che formeranno il bilancio e il conto economico. Gli argomenti di discussione che si sentivano tra i tavoli riguardavano la riunione con il Sindaco dì venerdì scorso, l’andamento del tempo, il viaggio del parroco in Togo, la bella festa di Santa Dorotea di giovedì scorso e anche una prima bozza della destinazione della gita ai mercatini del prossimo Natale che potrebbe essere Milano, con un programma significativo, non faticoso, guidato Franco e Marisa, i nostri paesani milanesi. Il Centro ha chiuso le porte poco dopo le 13:00, mentre in pomeriggio-sera la chiusura è stata anticipata di mezz’ora in quanto gli ultimi clienti se ne erano andati. Auguriamo una proficua settimana. Siamo qui per fare un po’ di compagnia a lettrici e lettori.  

09.02.2020, L’incontro con il Sindaco.

   Venerdì sera al Centro si è svolto un incontro tra il Sindaco, gli Amministratori e la popolazione di Ponteacco. Erano presenti il sindaco, Mariano Zufferli, il vice-sindaco Cesare Pinatto, l’assessore Elena Chiabudini e i consiglieri Fortunato Niro (rappresentante di paese) e Claudia Polano. Pochi i paesani presenti, al punto che ci siamo chiesti: “ma interessano queste riunioni dove si parla e si discute con chi ci governa nel quotidiano, oppure no?”. Sarebbe quanto mai riduttivo preferire il San Remo a ciò che è la cosa pubblica. Perché l’asfaltatura della via principale del paese o la risoluzione dei problemi di illuminazione pubblica dovrebbero interessare tutti e non i soliti noti, sempre presenti, sempre pronti a presentare un intervento costruttivo, visto che il Sindaco prende sempre nota di tutto. Dopo un breve discorso introduttivo di Zufferli, dove sono state descritte sommariamente le iniziative amministrative in atto, la parola è passata al consigliere Niro che ha assicurato il suo interessamento per tutte quelle istanze che stanno a cuore alla popolazione: rifacimento del manto stradale soprattutto in piazza, che necessita un intervento urgente, l’asfaltatura del parcheggio, il potenziamento dell’illuminazione pubblica, il prossimo inizio dei lavori al Centro visite Mulino. È seguito l’intervento del Vice-sindaco, dell’Assessore e del Consigliere. Subito dopo è seguito un dibattito nel corso del quale sono state fatte domande anche sul futuro dell’Ospedale di Cividale e del punto-ambulanza di San Pietro al Natisone. La serata è terminata con un brindisi.     

08.02.2020, La storia di Elda (4/4).

   Libertà che arrivò il 27 gennaio dell’anno successivo. Prima però Elda dovette affrontare il cosiddetto “viaggio della morte”, stipata su un carro ferroviario aperto, per due notti e un giorno a -20 e sballottata in altri due campi di sterminio. La libertà fu inattesa per lei e per tutti gli altri prigionieri. Da un giorno all’altro non c’erano più guardie, poi arrivarono i militari sovietici che rifocillarono lentamente tutti i prigionieri, lasciando liberi man-mano che recuperavano le forze. Con un treno (normale) Elda raggiunse Praga e poi, dopo molti giorni Lubiana. Da qui arrivò a Caporetto e, a piedi, fino a Ponteacco. Il primo che la vide e la riconobbe è stato Remič che è corso da Beniamino a dare la bella notizia. «Benjamin je paršlà Elda, se j uarnìla» (Beniamino è tornata Elda!) gli urlò mentre stava mungendo e come reazione si ritrovò in faccia il secchio e una parte di latte appena munto. Era la comprensibile reazione di un padre che riteneva la figlia ormai morta. Apparve poco dopo sulla porta di casa questa ragazza ridotta a pelle ed ossa, che solo la fortuna non l’ha fatta impazzire per tutto ciò che ha subìto. Il resto della vita di Elda fu contrassegnato da questa tragica esperienza di cui mai volle parlare se non con gli stretti familiari, che oggi sono i testimoni delle sue parole.

07.02.2020, Ieri Santa Dorotea.

    Quella di ieri forse è stata una tra le ricorrenze più riuscite grazie al bel tempo, alla temperatura  non rigida, ad una bella luna piena che rischiarava il bosco, alla chiesa riscaldata e affollata. Il parroco, don Michele Zanon, partirà dopodomani per un viaggio di missione in Togo ed è stato affettuosamente salutato dai parrocchiani di Ponteacco, Tiglio e Mezzana con la lettura di un breve messaggio augurale. Il parroco ha detto nell’omelia che in parrocchia sono stati raccolti 2.000 EUR per questa sua missione, ai quali si sono aggiunti altri 500 raccolti ieri sera, parte derivati dall’ufar e parte da una donazione della chiesa. Il parroco ha ringraziato ed era visibilmente felice soprattutto per l’ampio consenso ricevuto da tutte le chiese per la sua missione. Il coro Nediški puobi era nostro ospite anche quest’anno e il direttore, m° Bepo Chiabudini, ha detto: «Per noi è sempre un piacere venire in un paese accogliente come Ponteacco». Al termine della messa la Pro Loco ha invitato i presenti alla prosecuzione della festa al Centro che ancora una volta si conferma un formidabile punto di aggregazione. La festa è proseguita fino alle 22:30 con la pastasciutta e la compagnia di persone non residenti, ma molto vicine a noi. La nostra chiesa è stata oggetto di ampi consensi per com’è tenuta: una volontaria del paese l’altro ieri  ha lavato (con non poca fatica) l’intero pavimento e la sacrestia, mentre altre persone hanno spolverato, sostituito le tovaglie, preparato due bei cestini di fiori, come quelli che appaiono sempre vicini a Santa Dorotea.

06.02.2020, La storia di Elda (3/4).

  L’arrivo ad Auschwitz fu lacerante per Elda. Dopo essere stata letteralmente rapata, le è stato tatuato il numero 88656 all’altezza dell’avambraccio. Nel “Kalendarium” (registri degli arrivi e delle immatricolazioni dei deportati) il numero mai è stato trovato poiché gli stessi nazi-fascisti distrussero parte dei documenti. Si sa che i numeri dal 88600 all’88652, assegnati a donne, provenivano da Trieste il 20 settembre di quell’anno. I civili rastrellati nell’Italia collaborazionista dovevano essere immediatamente inviati al lavoro, prima che le privazioni li riducessero a pelle ed ossa. La nostra paesana fu spostata provvisoriamente al campo di Chemnitz e iniziò il suo lavoro forzato all’Astra Werke, dove lavoravano le prigioniere in salute. Omettiamo altri particolari della vita di Elda da prigioniera. Saranno resi noti da fonti più autorevoli delle nostre. Sta di fatto che Elda conobbe anche il triste campo di Buchenwald assieme ad un altro piccolo gruppo di donne. Intanto il suo aspetto fisico deperiva sempre più dagli stenti e per lei era necessario resistere nella speranza di rivedere la libertà

05.02.2020, La storia di Elda (2/4).

   Giunti nei pressi di Dornberk (a quel tempo “Dorimbergo” o “Montespino”) uno zelante spione del luogo comunicò la presenza di questi due giovani intenti ad attraversare il paese dopo aver probabilmente dormito in qualche ricovero di fortuna. Vista la mal parata, Ennio intuendo ciò che stava per accadere, riuscì a scappare ed evitare l’arresto che considerata la sua giovane età poteva trasformarsi in automatica condanna a morte. Con grande difficoltà, nominando Caporetto o Tolmino, riuscì ad avere le giuste indicazioni del percorso ed arrivare a casa dopo 14 giorni di marcia e con grandi rischi di essere nuovamente catturato. Ennio, angosciato per la sorte della sorella, non si fidava di alcuna persona incontrata. Un ragazzino di 12 anni alle prese con la fame, con il terrore negli occhi ed un immenso coraggio, dovette affrontare notti di paura e pian-piano tornare a casa e raccontare a papà Beniamino le circostanze della cattura della sorella. Le prime tracce di Elda si confondono. Secondo alcuni, fu rinchiusa a Trieste, secondo altri a Gorizia. Può anche darsi che lei stessa non sapesse se Trieste o Gorizia. Da qui partiva un treno composto da carri-bestiame che dopo 5 giorni di viaggio, senza sosta, senza mangiare o bere, la portarono ad Auschwitz

04.02.2020, La storia di Elda (1/4).

   Nei giorni scorsi i “media” di tutt’Europa hanno ricordato la liberazione del campo di sterminio nazi-fascista di Auschwitz-Oświęcim, oggi ordinata cittadina della Polonia meridionale, liberazione avvenuta il 27 gennaio 1945. Chissà se mai gli internati e il milione e mezzo di morti, tra questi moltissimi bambini, avrebbero mai immaginato che quel luogo di pena, di disastro del genere umano, sarebbe diventato un “polo turistico”, da selfie. Forse non tutti sanno che anche a Ponteacco si è vissuta in maniera diretta una tragedia legata ad Auschwitz. Elda Iussa, sorella di Liso, è stata internata ed è sopravvissuta all’Olocausto. Abbiamo fatto una ricerca sulla sua storia, sul fatto di come una persona innocente sia finita nelle maglie della macchina della morte. Premettiamo che per i familiari è tutt’oggi un argomento molto scomodo e, per scrivere questa notizia divisa in quattro parti, abbiamo chiesto l’autorizzazione scritta a una persona molto vicina a Elda. La fonte ci racconta che nel settembre o ottobre 1944 era necessario fare scorta di sale in vista dell’imminente macellazione del maiale. La via più sicura per raggiungere le saline di Trieste era Tolmino – Val Vipacco – Carso e quindi Trieste, tutti territori allora italiani. Elda in quel tempo 22enne, partì da Ponteacco in compagnia del fratello più piccolo, Ennio, conosciuto con il soprannome di “Juza”, che a quei tempi aveva 12 anni. Giunti nei pressi di …