Seconda domenica di tempo incerto, seconda domenica di affollamento al Centro. È un binomio collaudato, confermato anche ieri. Per la Pro Loco è stata una bella giornata, gran via-vai di Soci fino alle 19:00. Il turno di Marzia e Tonino è stato un po’ faticoso, ma nel complesso decisamente soddisfacente. Tonino, per far assaggiare qualcosa di buono, si è procurato un salame molto saporito, acquistato in un’azienda del cividalese, con il quale sono state preparate gustose tartine. Gli argomenti di discussione sono stati molteplici, dalla vicenda dell’Ospedale di Cividale fino ai lavori di sistemazione dell’argine del fiume, all’altezza del Mulino, il cui inizio era previsto per settembre ed invece è stato prorogato ad aprile. Vedremo se questo spostamento di date di inizio e fine cantiere comprometteranno la nostra prossima stagione turistica. Secondo il Sindaco la colpa è da ascrivere all’Ente Tutela Pesca che evidentemente ha potere di veto. La settimana appena iniziata comprende i festeggiamenti di santa Dorotea, patrona del paese. Il programma può essere letto nel volantino di “home page”. Venerdì 07 alle 20:00 si svolgerà un incontro di paese con il Sindaco e gli amministratori. Auguriamo giorni sereni, noi siamo qui per aggiornare, scrivere, curiosare qua e là …
02.02.2020, La Candelora.
Quella di oggi è una ricorrenza molto antica, legata al 40° giorno dalla nascita di Gesù. Si chiama Candelora proprio per le sue candele benedette. La festività è diventata nel tempo un’autentica soglia di purificazione e di passaggio che porta al periodo quaresimale. La luce delle candele benedette accese proprio il 02 febbraio avevano un profondo significato magico e sacro. La fiamma benedetta nel buio dell’inverno (Benedictio novi luminis, oppure ignis novi come si recitava qui a Ponteacco) era il ridestarsi della vita nelle oscurità dell’inverno per misteriosa grazia divina, il muoversi delle fiamme del fuoco della nuova vita purificata. Le candele benedette si portavano a casa, si sistemavano in cucina, si custodivano nell’armadio, un moncherino lo si portava in stalla ed erano accese in momenti di pericolo come durante i furiosi temporali estivi, le calamità naturali, le epidemie, durante un parto difficile o l’agonia di un moribondo. È proprio da quella lunga tradizione che in molte case del paese c’è l’abitudine di accendere una candela per “aiutare” la buona sorte in caso di un esame difficile, di un viaggio rischioso … Molti significati di questa bella festa si sono persi nel tempo, una data che era molto attesa. In chiesa o in cappella, qui in paese, si assisteva alla messa, mentre l’indomani si raggiungeva Sorzento per onorare San Biagio e chiedere la protezione della gola.
01.02.2020, L’eredità di Napoleone (3/3).
La rivoluzione dell’organizzazione dei cimiteri, da San Pietro al Natisone a tutte le altre parrocchie delle Valli, trovò ragioni di carattere igienico-sanitarie. Fuori dal perimetro delle chiese (esempio a Tiglio), dovevano essere collocati in luoghi soleggiati, arieggiati. L’imperatore pretendeva tutte tombe uguali, così com’è uguale l’anima di tutti, ma per l’”Italia” di quel tempo prevalse il culto dei morti di Ugo Foscolo, che rivendicò i valori dei monumenti funebri. Insomma si tratta di un personaggio storico che ha modificato molti aspetti della vita di un tempo, portandoli alla modernità. All’inizio di questo racconto diviso in tre parti abbiamo definito “controverso” Napoleone perché come tutti ben sappiamo, saccheggiò il Lombardo-Veneto di grandi opere d’arte; controverso anche perché la sua politica fortemente accentratrice creò la figura del prefetto, rappresentante del Governo, ancora in essere sia in Italia che in Francia. Ammirato da tutti gli altri, prova ne è la famosa e infinita poesia di Alessandro Manzoni: Ei fu. Siccome immobile dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta… 05 maggio 1821, data della sua morte. E nelle medie dovevamo saperla a memoria … dal Manzanarre al Reno…
31.01.2020, L’eredità di Napoleone (2/3).
Le novità del Codice Napoleone (o napoleonico) del quale forse abbiamo sentito parlare, furono altre, anche di chiara apertura verso l’età contemporanea. Il matrimonio doveva essere anche civile, l’unico giuridicamente rilevante; il divorzio lo si poteva chiedere, ma solo se era consensuale. Varò una norma che imponeva l’uguaglianza giuridica tra i figli primogeniti e non ed eliminò le disparità tra maschi e femmine che rivoluzionarono anche le complesse norme ereditarie feudali. Napoleone esportò anche in Friuli il sistema scolastico adottato in Francia nel 1792: l’istruzione primaria doveva essere pubblica, obbligatoria e gratuita, aperta a ogni cittadino, sia maschio che femmina. Introdusse a UD anche i licei statali, scuole impegnative dov’era necessario studiare nel vero senso della parola, per lo più riservati a giovani di buona famiglia dove si studiava a tutti i livelli il greco classico e il latino. Le scuole erano per la prima volta finanziate dal denaro pubblico, raccolto con tasse ed investimenti del Lombardo-Veneto. Stato e Chiesa dovevano rimanere separati, concetto ancor difficile da mettere in pratica da parte dei vescovi e cardinali. Con l’Editto di Saint-Cloud del 12 giugno 1804 fu rivoluzionata l’organizzazione dei cimiteri. Qualche decennio dopo si chiuse il camposanto collocato a nord della chiesa parrocchiale di San Pietro al Natisone e s’individuò l’area dove oggi riposano i nostri defunti …
30.01.2020, L’eredità di Napoleone (1/3).
Con la nostra modesta rubrica non abbiamo certamente lo scopo di scomodare famosi (e controversi) personaggi della storia, in questo caso addirittura Napoleone, lo scacchista piuttosto scarso che comunque promosse il gioco secondo le regole tuttora in uso. Nato nel 1769, Napoleone si impose in tutt’Europa con una serie di regole, novità rivoluzionarie che tutt’oggi sono presenti nel quotidiano del nostro paese, delle Valli. Sembra strano, ma è così. Si potrebbe iniziare dal sistema postale italiano prima ed europeo dopo. Prima del suo arrivo, la consegna delle missive era una prerogativa dei nobili e dei signori che hanno popolato il Friuli. La nuova regola impose uffici statali, decentrati, coordinati e gestiti da funzionari pubblici. Si iniziò a parlare di tracciabilità delle lettere, si organizzarono le esazioni dei tributi con conteggi chiari, si istituì il timbro rotondo con il nome dell’ufficio postale: Rodda, Tarcetta, San Pietro al Natisone … Napoleone emanò regolamenti urbanistici anche per le città i cui nuovi interventi dovevano prevedere viali per rendere le città più vivibili: viale Venezia a UD ne è un esempio. L’imperatore dei francesi fece piazza pulita di tutta una serie di vecchie leggi e autonomie locali, secondo lui ereditate dal feudalesimo. Sparirono le Banche d’Antro e Merso …
29.01.2020, Ponteacchesi fedeli?
Tutto il mondo e paese e dunque anche il nostro non si distingue nel bene e nel male dagli altri. Si favoleggiano corna e tradimenti, forse più presenti in passato che in questi tempi. C’è da dire che una trentina d’anni fa c’erano moltissimi single di entrambi i sessi. Si fosse sposata almeno una buona parte di questi, oggi il paese avrebbe il doppio di abitanti. Certamente, le scelte personali non si discutono. Parliamo del presente, della possibile tentazione di una fuga d’amore. Se siete in tempo, valutate alcuni motivi che potrebbero convincervi a restare fedeli alla moglie o al marito, compresi quei lunghi fidanzamenti che alla fine portano al nulla di fatto. Se si ama una persona sarà bello rinunciare alle tentazioni proprio per amore suo e poi, come si dice, “assaggiare una torta “ è pericoloso: si vorranno assaggiare altre e si cercheranno le “pasticcerie”. È un guaio essere scoperti, la fiducia non torna e si può uscire solo con le ossa rotte. Certo, il tran-tran può portare alla noia, non ci saranno ogni giorno emozioni forti, ma non sottovalutiamo l’importanza della serenità. Dietro un’apparente “bella occasione” può anche nascondersi una “bella fregatura”. E se ci sono bambini in mezzo, che delusione per i piccoli che vedono infrangersi un mito, quello dei genitori sui quali ripongono tutto il loro affetto. Insomma al o alla ponteacchese si potrebbe dire che lasciando la “strada vecchia” per la nuova, ci si potrebbe perdere e rimanere soli.
28.01.2020, Il dibattito di ieri sera.
Sono state una trentina o poco più le persone che ieri sera al Centro hanno partecipato al dibattito sul futuro dell’ospedale di Cividale del Friuli. La relatrice, dr. Simona Liguori, ha parlato più in veste di medico che di consigliere regionale del Partito Democratico. Il tema ha riguardato la Legge regionale del 12 dicembre 2019, nr. 22, testo vigente dal 19 dicembre scorso che prevede, regola e rivoluziona la riorganizzazione dei livelli di assistenza, le norme in materia di pianificazione sanitaria e sociosanitaria. Un argomento complesso che divide l’opinione pubblica e va sottolineato che la difesa dell’ospedale di Cividale pare interessi più ai Comuni limitrofi che ai cividalesi stessi. In altre città del FVG ventilate modifiche o chiusure avrebbero generato barricate. Detto questo, la consigliere Liguori si è limitata ad illustrare i contenuti di questa legge controversa che vede i cittadini preoccupati per la ventilata chiusura del reparto di Medicina, dell’attività di Day hospital, day surgery e del ridimensionamento del Pronto Soccorso, che sarebbe aperto una dozzina d’ore al giorno. Sarebbe ridimensionato anche il servizio di ambulanza di San Pietro al Natisone, ottenuto con grande fatica dopo la tragica scomparsa di Erik avvenuta quasi cinque anni fa. Al termine si è sviluppato un interessante dibattito. I presenti sono stati invitati a firmare una petizione popolare per la salvaguardia delle attività ospedalieri presenti nel Presidio di Cividale del Friuli, che ha già raccolto centinaia se non migliaia di adesioni.
27.01.2020, Ieri al Centro.
Bella, movimentata domenica ieri al Centro. Le mutate condizioni del tempo caratterizzate da una pioggerella intermittente, hanno indotto molte persone a muoversi poco, a raggiungere il nostro Centro che, verso mezzogiorno, era molto affollato. Dobbiamo sistemare il problema dell’acustica: quando c’è molta gente in sala è molto difficile parlare e capirsi. Il turno di Claudia e Paolo è stato condotto con la loro consueta professionalità e cortesia. Numerosi soci si sono presentati al tavolo per il rinnovo della tessera-Socio. Ci sono anche soci nuovi e questo non può che farci piacere. È venuto Tarcisio da Sondrio ed ha portato una bottiglia di olio di sua produzione. Paolo e Claudia hanno preparato delle bruschette molto buone con quell’olio di raro sapore e bontà. La sala si è svuotata dopo le 13:00 e anche il pomeriggio-sera è stato animato dai soliti giocatori che approfittano per fare una partita a carte. Settimana che ci traghetterà a febbraio, sempre più vicini a Santa Dorotea, patrona del paese. Auguriamo giorni sereni a lettrici e lettori.
26.01.2020, Le scale (2/2).
Come correttamente notava Renzo, il legno usato per la produzione dei portanti delle scale era il tiglio, resistente, elastico e naturale antitarlo. Nell’ispezionare le piante del proprio bosco, si sceglieva il tiglio con uno sviluppo in altezza regolare, possibilmente lungo e senza nodi. Una volta abbattuta, la pianta diventata un lungo palo, era portata nel klobàt, il fienile di casa. Si praticava ai lati opposti del palo una lunga incisione nella corteccia, larga un centimetro fino ad arrivare al legno ancora fresco. Quest’operazione doveva essere effettuata con la Luna vecchia di febbraio o di agosto. Il palo era collocato sotto il fieno in attesa dell’ultima lavorazione, che avveniva dopo alcuni mesi. Il fieno aveva la proprietà di asciugare in modo naturale il palo senza esporlo ad intemperie Con la skìara (accetta) si colpiva una delle estremità del palo, che si “apriva” esattamente a metà, proprio in corrispondenza delle incisioni perpendicolari nella corteccia fatte mesi prima. Il legno diviso in perfetta metà, con un taglio pulito senza intaccare le venature, era poi sottoposto alla creazione dei fori con l’utilizzo del succhiello e quindi si inserivano i pioli d’acacia, leggermente sagomati per consentire una buona presa delle bòte o delle pedule (stivali o scarpette).
25.01.2020, Le scale (1/2).
La notizia di oggi e di domani prende spunto da un intervento di Renzo Onesti, nel quale accennava alle scale presenti in tutte le case del paese. Parliamo di scale a pioli. In molte delle abitazione di Ponteacco, Tiglio e Mezzana c’erano tre tipi di scale: la prima era la più lunga utilizzata per raggiungere il klobat (fienile); la seconda scala era a tre elementi portanti e uno di questi reggeva gli altri due, formando a terra una specie di triangolo isoscele. L’operatore saliva sulla scala a pioli che diventava sempre più stretta man mano che ci si alzava, piolo dopo piolo. In cima alla scala, infatti, c’era la congiunzione di tutti i tre pali tenuti assieme da una cerniera. Questa scala era utilizzata in campagna, per la raccolta di frutta quali mele, pere, ciliegie, susine o l’uva del pergolato. Era un attrezzo sicuro se ben posizionato a terra. Il terzo tipo di scala era custodito nelle camere che avevano accesso al solaio attraverso il slemper, il pesante portellone che doveva essere alzato e posto in verticale rispetto al pavimento e permetteva di salire alla soffitta superiore in legno, dov’erano spesso custoditi i kosčič (pezzetti) di mele asciutte, le susine, le noci e noccioline…