Forse non tutti sanno che una buona dose d’aceto di mele nella custodia dell’arnese in pietra utilizzato per affilare la falce consentiva una maggior tenuta del ”filo” dell’affilatura. Quando i nostri nonni si recavano in montagna, portavano con sé una bottiglietta con un misto di olio ed aceto per condire le verdure e solo dell’aceto in una bottiglia un po’ più grande. Serviva, dunque, per l’affilatura della falce, ma anche per disinfettare l’acqua attinta alle sorgenti presenti nella zona dove si andava a falciare. Lo si faceva per precauzione, per purificare sia l’acqua che il suo contenitore. Le sorgenti fornivano potabilità quasi certa, ma nei periodi di canicola agostana, dove abbondava il muschio e altri vegetali attorno al punto di raccolta dell’acqua, era meglio avere qualche precauzione in più per evitare pericolosi disturbi intestinali. Il problema si risolveva con l’introduzione nel fiasco, nel bottiglione e nel buzòn di un dito d’aceto e il problema era risolto. Qualche volonteroso, per precauzione effettuava anche una breve ricognizione sul luogo a monte della sorgente per verificare la presenza di animali morti o di rifiuti organici. Era considerata “buona” la sorgente che aveva una portata costante, che non diventava “mòtna” (opaca) durante le precipitazioni e con una temperatura fresca, che faceva arrossare i piedi se inseriti nella vicina pozzanghera.
23.01.2020, Ancora sul Consiglio direttivo.
Si aggiungiamo ancora alcuni dettagli discussi nel corso della riunione del Consiglio direttivo dell’altro ieri. Quest’anno Santa Dorotea, patrona del paese, cadrà di giovedì. Ci sarà l’ufar, la tradizionale offerta economica che si lascia sull’altare prima del “Bacio della pace” sul piattino dorato. CTerminata la messa, all’eterno Graziella predisporrà il the e il brulé per combattere i rigori della fresca temperatura esterna. Seguirà la pastasciutta al Centro. Il Giro ciclistico d’Italia, invece, transiterà martedì 26 maggio. Per quel giorno la Pro Loco addobberà gli spazi esterni lungo la statale, dove si raduneranno certamente i nostri paesani. Il Direttivo ha anche presentato due distinte richieste di finanziamento per lavori di miglioria dello stabile che prevedono la posa di pannelli fotovoltaici sul tetto e la posa di pannelli insonorizzanti in quanto l’eco all’interno della sala è un autentico problema. Dovrebbero partire i programmati lavori di potenziamento dell’argine del Natisone e il ripristino dello scorrimento del fiume nel lato sotto Ponteacco. Ci auguriamo che questi lavori non compromettano la stagione turistica, considerato che dovevano iniziare lo scorso settembre per una durata di circa due mesi.
22.01.2020, La riunione del Consiglio direttivo di ieri.
La sala del Centro accogliente e ben riscaldata ha fatto da sfondo alla prima riunione dell’anno del Consiglio direttivo. È stato predisposto il calendario degli avvenimenti principali previsti per il 2020 ad iniziare dai festeggiamenti della Patrona Santa Dorotea, giovedì 06 febbraio. Sarà pubblicato a giorni il volantino della manifestazione. Il 24 maggio si svolgerà la festa della Krivapeta in occasione dell’apertura dell nuova stagione turistica 2020. Stiamo valutando gli ultimi dettagli di una camminata per quel giorno, che si dovrebbe svolgere lungo un percorso ancora da definire, probabilmente Tiglio, Ponte, Cras, passerella di San Pietro, Mulino e Centro. Il 26 maggio transiterà lungo la statale il Giro d’Italia; il 14 si svolgerà la IV edizione del “Mercatino della Krivapeta”; in occasione dei festeggiamenti di San Pietro al Natisone, il 28 giugno al Centro visite Mulino si svolgerà la manifestazione “Dal grano al pane”, I° laboratorio alla scoperta di antichi cereali, arte della molatura e magia degli impasti con assaggi. Il 18 luglio sarà la volta del VII torneo di pallavolo “Natison Volley”, mentre il 23 agosto festeggeremo la IV d’Agosto. Il calendario principale e generale terminerà con l’accensione delle stelle prevista per martedì 08 dicembre. Come possiamo notare, si tratta di molti appuntamenti, senza calcolare altre manifestazioni collaterali minori. L’Assemblea dei Consiglieri ha poi discusso di altri aspetti della vita della Pro Loco quali i turni domenicali fino a metà marzo, la preparazione della voluminosa mole di documenti contabili in vista dell’Assemblea dei Soci che potrebbe svolgersi a cavallo tra febbraio e marzo.
21.01.2020, Corona contro Korona.
Korona è un nome fittizio, inventato solo per fare un paragone tra la cultura del noto personaggio della destra-Tagliamento e la nostra. I maligni si chiedono: “Mauro avrà mai letto il libro che ha scritto?”, a sottintendere che tra come parla e come scrive ci sia un abisso. A parte queste considerazioni, bisogna dar atto che Corona ha avuto la capacità di diventare un uomo di spettacolo, che da anni incuriosisce il pubblico. Tra le sue e le nostre conoscenze ed esperienze ci sarebbe una distanza siderale. Facciamo due esempi. Lui sostiene che uno tra i legni più inutili sia il tiglio. Secondo lui si tratta di una pianta priva dei principali requisiti riferiti al legno. I nostri, invece, sostengono che il tiglio, oltre ad essere una pianta rappresentativa, presente un tempo in tutte le piazze dei nostri paesi, ha la proprietà di essere un naturale antitarlo proprio per la composizione del legno e per una fragranza che dura anni e anni e che allontana il proliferarsi del parassita. Con il tiglio i nostri nonni costruivano le vintule (vetrine), le madie, le cassapanche e gli armadi proprio perché quel tipo di legno è un antitarlo naturale. Corona è un sostenitore dell’abete e delle conifere in genere, essendo quello un legno che abbonda dalle sue parti con il quale si costruisce buona parte delle abitazioni. Da noi, invece, si utilizzava (e lo si fa ancora) il castagno per costruire i tetti, le linde, i balconi, le scale. Questi sono solo alcuni aspetti che distanziano le rispettive esperienze.
20.01.2020, Ieri al Centro.
È iniziata la campagna di rinnovo dell’adesione alla Pro Loco per il 2020. Ieri la vicepresidente Claudia ha consegnato un’abbondante quarantina di nuove tessere ai Soci. Ci sono delle novità nella tessera che prevede nuove agevolazioni con le imprese convenzionate che vanno dai negozi alle assicurazioni. Ogni Socio riceverà dall’Unione delle Pro Lococ un’e-mail con un PIN (codice personale) al quale potrà accedere ai servizi previsti dalla nuova tessera. Dunque, associarsi non soltatnto sostiene le nostre attività, ma potrebbe anche rivelarsi un affare con benefici superiori al costo sostenuto per il rinnovo o per la nuova adesione. Ieri la giornata è trascorsa all’insegna della cordialità di chi ha eseguito il turno: Enzo e Savina, conosciuti per la loro cortesia e con il loro spontaneo sorriso. Dopodomani si svolgerà la prima riunione del Consiglio direttivo di quest’anno. All’ordine del giorni i turni domenicali per il prossimi due mesi, alcuni dettagli riguardo alla festa di Santa Dorotea (giovedì 06 febbraio), numerosi altri aspetti della vita della Pro Loco e un primo abbozzo sulla data e l’inizio del lavoro contabile in vista della prossima Assemblea generale. Sempre pronti e disponibili per il bene dei nostri tre paesi, auguriamo buona settimana!
19.01.2020, Cirillo e Metodio.
Cirillo e Metodio.
Tutti abbiamo sentito parlare di questi due importanti santi, così conosciuti da essere compatroni d’Europa. I due santi hanno concretamente evangelizzato la nostra regione, oltre a tutti gli altri Paesi dell’Europa orientale. Hanno lasciato un contributo immenso con la diffusione dei loro messali scritti in glagolitico e presenti in numerose chiese delle Valli. Anche la chiesa di Santa Dorotea aveva un grosso messale scritto in glagolitico, per decenni dimenticato nella cassapanca del campanile e poi “volatilizzato”. Vediamo più da vicino chi erano i due santi, facendo un riassunto della loro agiografia. Costantino, più noto come Cirillo e il fratello Metodio nacquero a Thessaloniki (Macedonia greca) alla fine dell’VIII secolo e sono considerati i santi patroni anche dei popoli slavi di cui furono gli evangelizzatori. La loro missione cristiana partì da Aquileia e si svolse in Pannonia (odierna Ungheria) e in Moravia dove furono inviati dall’imperatore di Bisanzio su richiesta di re Rastislav di Moravia per favorire la conversione di quelle regioni ancora legate al paganesimo. Papa Nicolò I diede il permesso di diffondere le Scritture in lingua slava, scritte in glagolitico. Cirillo non inventò l’alfabeto cirillico, ma il glagolitico. Alcuni suoi discepoli lo modificarono e lo perfezionarono chiamandolo “cirillico” in memoria del grande maestro. La ricorrenza dei Santi Cirillo e Metodio si celebra il 14 febbraio, stesso giorno del Santo degli innamorati.
18.01.2020, La pinja (zangola).
Era uno strumento indispensabile, presente in quasi tutte le case e usato settimanalmente almeno fino alla metà del secolo scorso. La zangola oggi è semplicemente un reperto museale. Si tratta di un recipiente costituito da tavole di legno assemblate in forma tronco-conica, consistente in un cilindro dal fondo chiuso con un impugnatura a forma di bastone al centro terminante con un disco di legno con dei fori lungo il perimetro. La pinja serviva per ricavare il burro dalla panna. Il suo funzionamento era abbastanza semplice, ma piuttosto faticoso e richiedeva del tempo. La panna, raccolta dalla superficie del latte appena munto, era versata all’interno della pinja a sua volta chiusa nella sua sommità con un coperchio. Azionando l’impugnatura che svolgeva la funzione di stantuffo, si sbatteva la panna su e giù per una buona ora. In tal modo si separava la materia grassa dal liquido, la batuda, e si consentiva di ricavare il burro. La crema era raccolta in una cikera (tazza) e sulla superficie del burro si tracciava una profonda croce o più linee parallele. Quest’operazione si svolgeva soprattutto il venerdì, giorno di digiuno ed astinenza. Molti quel giorno consumavano la batuda (che può anche oggi piacere o non piacere) accompagnata con pezzi di polenta, di pane misto o castagne. La batuda oggi è considerata un prodotto di “lusso”. Una piccola curiosità: la capitale del Kirghizistan, Biškek, prende proprio il nome dalla pinja, infatti in lingua kirghisa significa proprio “zangola” o, appunto “pinja” a dimostrazione di quanto fosse popolare quest’attrezzo nella civiltà contadina di un tempo.
17.01.2020, Oggi celebriamo sant’Antonio.
Precisiamo subito che si tratta di sant’Antonio abate e non Sant’Antonio da Padova. Nato e vissuto nei deserti egiziani (254-356), è considerato il padre del monachesimo. Oggi si celebra la data della sua morte che coincide con questo periodo di “preprimavera” e il calendario presenta sotto il profilo meteo quello che dovrebbe essere il periodo più freddo dell’anno, o comunque di transizione rivolto verso l’equinozio di primavera e quindi verso l’apertura di un nuovo ciclo naturale ed agrario. Tra Epifania, Carnevale, Mezzaquaresima, Candelora, Ceneri e Quaresima, la festa di sant’Antonio abate di fatto “ingloba”queste funzioni purificatorie, volte a favorire la fertilità della terra. Secondo le leggende e le cronache riferite all’anacoreta egiziano, patrono di Clenia, questo potente uomo di preghiera vinse le tentazioni del demonio e fu guaritore dell’herpes zoster, il cosiddetto “fuoco di sant’Antonio”, ma a queste funzioni agiografiche furono aggiunti simbolismi tratti dal mondo animale (il mito celtico del cinghiale-Lug), compreso il maialino che accompagnava l’illustre santo cristiano con la campanella al collo. Solo così si spiega la grande popolarità del santo, protettore degli animali domestici. Tutte le stalle del paese avevano un effige del santo con la barba, munito di bastone con la campanella , con ai piedi un suinetto, un cane e la figura del diavolo sconfitto. Le immagini potevano essere diverse da stalla a stalla (quella dei Mihciovi era diversa da quella dei Markici), ma non una cosa in comune: un buon dito di polvere di fieno sul quadretto.
16.01.2020, Come funzionava la cava di Ponteacco (3/3).
L’esplosione di tritolo provocava consistenti cedimenti di materiale. La roccia spaccata con il piccone e raccolta con la pala era caricata su piccoli vagoncini trasportati fino all’orlo della tramoggia. Lo scaricamento del materiale era facilitato dalla struttura del mezzo rudimentale che assomigliava ad un rovesciamento del contenuto lungo questa ripida discesa dove si ammassava il materiale estratto. Da qui partiva una funicolare a circolazione continua costituita da una serie di contenitori sospesi che si svuotavano all’altezza della seconda tramoggia (Hotel Natisone) dove si caricavano i cassoni dei camion della ditta Folicaldi di Cividale, che percorrevano continuamente, tutto il giorno la tratta dal cementificio a Tiglio e viceversa (vuoto per pieno). Le operazioni di carico dei contenitori della teleferica erano gestite da Giuseppe (Bepo) Del Zotto, padre di Severino. A suo giudizio, in caso di pericolo, l’impianto poteva essere fermato. Il problema principale riguardava l’accesso a Mezzana. I due sentieri, uno a destra e l’altro a sinistra della cava, erano esposti sia durante le operazioni di brillamento, sia per il pericolo di scivolare dall’alta parete che si era formata. La direzione dell’Italcementi finanziò la costruzione di una “variante di sentiero”, quello a sinistra, lato nord della cava. La variante era certamente più sicura poiché il primo tracciato era sull’orlo del baratro e poteva costituire pericolo per il transito di persone e merci verso o da Mezzana. Lo smantellamento della cava lasciò un immenso piazzale tutt’ora visitabile, utilizzato nel 1964-1966 per la costruzione della strada carrabile fino a Mezzana, eseguita dal Genio militare.
15.01.2020, Come funzionava la cava di Ponteacco (2/3).
La cava di Ponteacco ha avuto due distinti periodi di funzionamento. Il primo era a cavallo della I Guerra mondiale, quindi dal 1907 al 1915, mentre il secondo era compreso tra il 1944 e il 1952, anno di chiusura dell’impianto. Era molto faticoso il lavoro degli operai nel corso del primo periodo: lavori manuali, spostamento di enormi quantità di materiale con l’uso di rudimentali mezzi di trasporto. La marna era convogliata su due distinte tramogge che facevano affluire il prodotto all’altezza dell’odierno Hotel Natisone. Si aprivano le saracinesche e in pochi minuti si riempivano i tre o cinque vagoncini della linea ferroviaria Caporetto-Cividale. Molto più articolata era l’organizzazione del lavoro durante il secondo periodo. C’era un luogo d’accesso all’impianto dove gli operai erano identificati, timbravano il cartellino e ricevevano gli ordini di lavoro. Per l’estrazione della marna si utilizzavano le cariche esplosive che erano ben conservate in una costruzione non distante dalla palazzina d’accesso. Forti boati scandivano il trascorrere della giornata ed in una delle tante esplosioni rimase gravemente ferito Carlo Coren, padre di Elio: un incidente sul lavoro con esito irreversibile in quanto una roccia piuttosto grossa lo colpì alla schiena causandogli lesioni che in poco tempo lo portarono alla morte…