30.06.2024 51 anni fa a Biarzo.

I resti della passerella che collegava le sponde del Natisone sono ancora lì, a testimoniare la disgrazia che accadde 51 anni fa a Biarzo e, come ogni anno, tutta la Comunità ricorda le vittime con un incontro e una Messa organizzata dai pescatori, domenica 30 giugno alle ore 10.00.

(Articolo di Francesco C. del 28 giugno 2013) L’Ente Friulano Pesca aveva seminato da poco alcuni quintali di trote nel Natisone. Una bella occasione per i pescatori e per molti curiosi per recarsi sul greto del fiume per verificare dall’alto, da una posizione panoramica, la presenza del pesce e per studiare le successive tecniche di pesca. L’appuntamento era stato fissato per le 17:00 circa. Sul luogo della passerella che collegava Biarzo con Spagnut, si ritrovarono sulle due sponde molte persone che si avviarono sulla passerella in legno, costituita da due funi portanti del diametro di circa 5 cm. e da due funi più piccole che sorreggevano il tavolame. La passerella era molto usata dalla gente locale. Sta di fatto che su questo manufatto si ammassarono numerose persone che, incuranti del pericolo per l’eccessivo carico, guardavano il sottostante corso del fiume, a circa 20 m. dai sassi. All’improvviso la corda portante di valle si ruppe e buona parte delle persone cadde sui sassi sottostanti, mentre altre rimasero per molte ore appese alla rete di protezione della passerella, in bilico tra la vita e la morte. Si trattò di una tragedia immane, senza precedenti per le nostre Valli. Ci furono 4 morti e numerosi feriti; alcuni di questi non si ripresero più, con conseguenze invalidanti per tutta la loro vita. (….) Ricordiamo ancora quella tragica giornata con il via vai di ambulanze e di soccorritori per liberare le persone appese. I festeggiamenti di San Pietro furono sospesi per lutto. Rimaneva per quella sera il solo rombo cupo, sinistro, delle auto da corsa impegnate nel Rally delle Alpi Orientali. La passerella non fu ricostruita e oggi un piccolo monumento ricorda il fatto e i nomi delle vittime.

29.06.2024 San Pietro e San Paolo

Il 29 giugno si festeggiano i Santi Pietro e Paolo patroni del nostro Comune, nonché della citta di Roma; si festeggia anche Santa Emma, patrona della vicina Carinzia, che è seppellita nella bellissima Cattedrale di Gurk dal 1174 (vi invitiamo a visitarla) . E’ il 180° giorno del calendario gregoriano, anzi, il 181° dato che questo è anno bisestile, e mancano 185 giorni alla fine del 2024; siamo quindi circa a metà! Sabato 29 giugno, verso le ore 15.44, l’asteroide 2024MK farà un passaggio molto vicino alla terra, a circa 293.000 km, quasi come quando la luna è al perigeo; è di dimensioni stimate sui 270 metri…come due basiliche di San Pietro! Per fortuna non ci sono pericoli né rischio di collisione con il nostro pianeta e, quindi noi possiamo continuare tranquillamente i Festeggiamenti di oggi nel capoluogo!

28.06.2024 Comunicazioni per i nostri Lettori.

I lettori abituali del nostro sito sanno che ogni giorno, o quasi, possono leggere qualche breve articolo su Ponteacco o sulle attualità del momento, possono “curiosare” nelle pagine interne dove possono trovare indicazioni su appuntamenti ed eventi; molti lo leggono una volta alla settimana, magari la domenica mattina. Noi vi consigliamo di consultarlo spesso perché gli aggiornamenti ora vengono fatti appena ci giungono le novità e le notizie. La rubrica del meteo di Ponteacco, su dati scientifici registrati giornalmente in loco e regionali, viene aggiornata i primi giorni di ogni mese con il resoconto e le statistiche del mese precedente; molto interessante da consultare. Nella rubrica “curiosità” si possono trovare tutti gli appuntamenti di eventi locali, delle attività della Pro Loco, delle attività della Parrocchia e curiosità vere e proprie su cucina e piante. Inoltre, la vera novità è che abbiamo nuovi collaboratori che contribuiranno ad arricchire gli articoli giornalieri su argomenti vari e interessanti come, ad esempio, la recensione di libri, i racconti sulla storia di Ponteacco, le interviste a “personaggi” ponteacchesi, e persino un reporter dall’estero! Il nostro sito cresce e si migliora grazie alla collaborazione di tutti e alla…pazienza e solerzia dei nostri lettori.

27.06.2024 Il degrado ambientale della montagna.

(articolo di Renzo O.)

Le nostre valli e la nostra montagna in particolare, non avendo potuto godere del benessere portato da abbondanti e durature nevicate con piste da sci e impianti di risalita, avrebbero potuto trarre beneficio, almeno nella bella stagione, dal turismo richiamato dal nostro, allora, bellissimo ambiente misto di prati, di boschi e di magnifiche viste fino al mare. Un ambiente ricco di sentieri, sorgenti, meravigliosi fiumi con acqua pulita e ricchi di pesce per frotte di amanti della pesca, aria sana, canti di uccelli e pure della nostra gente. I nostri prodotti di nicchia (castagne e altra sana frutta locale) e i cibi popolari della tradizione, i prodotti dell’allevamento del bestiame, delle numerose latterie che fornivano deliziosi formaggi, ognuno di gusto diverso dall’altro, avrebbero attirato tanti golosi. Invece, la miope politica italiana, soggiogata dalle politiche europee che altri stati hanno saputo sfruttare a proprio vantaggio, ha fatto naufragare tutto questo. Mi sono sempre chiesto come mai altri stati e altri territori con montagne e valli ben più aspre e povere delle nostre (ricordo solo l’Austria e ora pure la Slovenia), hanno saputo mantenere ed accrescere il benessere delle loro popolazioni. Una parziale risposta me la sono data: “togli dove abbonda ed aiuta dove manca” con i dovuti attenti controlli; quello ci è mancato! La richiesta di zona franca sgravata da eccessiva tassazione, che comprendesse anche la tutela della millenaria lingua e delle tradizioni locali, era stata inoltrata diverse volte dai nostri amministratori e dai nostri enti locali (comuni e comunità montana) alle preposte autorità, fino ad arrivare a Roma. Tutto inutile, tutto messo nel dimenticatoio. Ora il nostro territorio, quasi privo di attività umana, è diventato preda del bosco che entra tra le case dei nostri borghi semi vuoti. Le nostre borgate con case, rese antisismiche con grande sforzo finanziario dello stato e dei proprietari, ora sono deprezzate e svendute con difficoltà e a basso prezzo, cedute per non pagare inutilmente le tasse di seconda casa. Animali selvatici, sempre più numerosi, sempre più grossi e pericolosi, scorrazzano per il territorio e fra le case rendendo insicuro per gli umani il percorso attraverso gli antichi sentieri.

26.06 2024 Un ponteacchese ad Amburgo.

(Articolo di Giacomo S.)

Amburgo è la seconda città della Germania (dopo Berlino) in termini di dimensioni. Città anseatica (Freie und Hansestadt Hamburg), ha circa 2.500 ponti, più di Venezia, Amsterdam e Londra messe assieme! A modesto parere di chi scrive, è forse la più bella città tedesca: nonostante sia stata rasa praticamente al suolo dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale vista la sua importanza economica (in particolare per il porto), Amburgo è stata ricostruita in maniera armoniosa e gode del fascino dei suoi canali e dei molti parchi. Vivere in Europa è veramente un privilegio quando si tratta di trasferirsi in un Paese membro: grazie alla libertà di movimento e stabilimento, e grazie alla connessione dei sistemi informatici delle amministrazioni statali, è sufficiente comunicare al comune di trasferimento la nuova residenza per poter vivere e lavorare in Germania senza alcun ulteriore adempimento. La successiva iscrizione all’AIRE (Anagrafe Italiana Residenti all’Estero) consente poi di formalizzare il trasferimento e ad evitare la doppia tassazione. Negli ultimi decenni si sono fatti passi avanti enormi nella riduzione della burocrazia e nella semplificazione delle procedure, a tutto vantaggio del cittadino UE. Ad esempio, è veramente semplicissimo rinnovare la patente italiana scaduta: basta presentarsi alla motorizzazione tedesca territorialmente competente e pagando 30 EUR si ottiene una patente tedesca che sostituisce quella italiana scaduta, l’intera procedura dura al massimo due settimane. Lo stesso accade per il voto: per le recenti elezioni del Parlamento UE, il cittadino italiano riceve una raccomandata (ad Amburgo, da parte del Consolato di Hannover, territorialmente competente) che lo invita a recarsi a votare (ad Amburgo, presso l’Istituto Italiano di Cultura) un paio di giorni prima delle votazioni in Italia.

25.06 2024 La tradizione del Nocino.

(Articolo di Elvira C.)

E’ appena passato il 24 giugno, giorno dedicato a San Giovanni Battista. La notte precedente, in molti Paesi si perpetuano riti antichi, legati probabilmente al solstizio d’estate, come l’accensione di fuochi o la composizione di mazzi di fiori selvatici, ma anche la raccolta delle noci, per preparare il Nocino. Le origini di questo liquore sono incerte e lo si trova, in varianti simili tra loro, in molti Paesi europei. Già in documenti degli Antichi Romani viene citato un liquore utilizzato dai Britanni, che si radunavano nella notte di mezza estate e bevevano dallo stesso calice un liquore scuro di noci. Nel tempo, il Nocino ha mantenuto un’aura di mistero, poiché legato ad un albero che per tradizione è luogo di divinazioni e di visioni, sotto cui si radunavano streghe e si facevano incantesimi. Sedersi sotto un noce ci permette di prendere contatto con le profondità, di avvicinare l’oscuro e il mistero, di rompere gli incantesimi, i confini e i tabù. Le noci devono essere raccolte, quindi, nella notte di San Giovanni, ovviamente da donne, e devono essere toccate solo con le mani, perché i metalli potrebbero compromettere la qualità dei frutti. Ci sono molte ricette, che cambiano a seconda dei gusti personali e delle varie zone d’Italia. Nelle Valli spesso si fa usando la grappa di vinaccia e un numero variabile di noci (sempre dispari) e zucchero, a seconda delle tradizioni familiari. In alcune zone aggiungono delle spezie, come la cannella o i chiodi di garofano. Le noci andrebbero raccolte in realtà in modo tale che l’interno non sia legnoso, ma ancora un po’ gelatinoso, in modo da riuscire a fare una tacca con un coltello, dove il frutto è attaccato al ramo. Questo permette di ottenere un liquore marrone, lucido, che emana tutto il profumo della noce, altrimenti diventa tannico. Bisogna tenere conto di questo poiché, con i tempi che corrono, bisogna purtroppo anticipare la data della raccolta ai primi giorni di giugno, perchè il giorno di San Giovanni le noci hanno già il gheriglio in via di formazione. La macerazione può andare dai 40 giorni ai due mesi, in alcuni posti per tradizione si filtrano le noci il giorno di Ognissanti. Una volta filtrato, il liquore andrebbe lasciato invecchiare almeno fino a Natale. È meglio servirlo ad una temperatura fra i 16 e 18 gradi e di solito si beve alla fine dei pasti; per una esperienza diversa, si può accompagnare con il Parmigiano Reggiano oppure metterlo sul gelato. E per finire: sì, la noce è una drupa. (Prima che qualcuno lo evidenzi…)

24.06.2024 La notte di san Giovanni.

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Tutti restavano a guardare il fuoco magico…tranne qualche monello che si allontanava per rubare le ultime ciliegie degli alberi tardivi lì vicino. Quando il falò era spento e restavano le ceneri ancora fumanti, i ragazzi più arditi facevano una corsa sopra di esse, possibilmente a piedi scalzi (tradizione tipica dei Balcani e della Russia); stranamente il palo centrale non bruciava mai e restava in piedi a testimoniare l’evento. Durante il giorno le ragazze e le signore raccoglievano i fiori per fare i mazzetti di San Giovanni: iperico, margherite bianche e gialle, menta, matricaria venivano usate per realizzare dei mazzetti non troppo vistosi ma profumati; a Ponteacco si usava così, mentre nelle altre vallate lo preferivano molto più appariscente e vario. Poi lo si appendeva all’ingiù sul poggiolo e lo si lasciava essiccare per poi sostituirlo con quello nuovo, sempre che non lo si fosse già bruciato insieme all’ulivo benedetto per scacciare i temporali. Molte tradizioni, diverse da quelle di Ponteacco, erano in uso nei vari Paesi intorno e spesso venivano adottate perché importate dai genti “foresti”; ad esempio, a Lasiz facevano un mazzo di fiori detto pusciaz molto particolare che pare sia stato iniziato da un parroco venuto da fuori. Naturalmente tutti sanno che a San Giovanni si raccolgono le noci, fresche con il mallo, per fare il nocino, usando possibilmente la grappa locale; se ne devono usare sempre  in numero dispari…come dispari devono essere le uova da mettere a covare sotto la chioccia!

23.06.2024 La notte di San Giovanni.

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E’ la notte magica in cui si festeggia la natività di San Giovanni Battista, tra il 23 e 24 giugno; viene anche chiamata la notte delle streghe perché si riteneva che, proprio in questa notte, le streghe si riunissero per il loro sabba. Nelle nostre Valli è tradizione preparare il kries, un grande falò che illumina la notte e il paesaggio notturno. A Ponteacco lo si preparava sulle Mocila, una zona senza grande vegetazione con terreno di marna (come nella Cava) vicino alla Conserva (acquedotto di Ponteacco), senza rischio di incendio.  Le famiglie preparavano grandi fascine di rami di potature e, soprattutto, di gelso: quasi tutti allevavano in casa i bachi da seta che divoravano chili di foglie di gelso fino alla fine di maggio e i rami avanzati, ancora sporchi dei fili di seta e deiezioni, venivano tenuti da parte per essere bruciati nel kries proprio come segno di pulizia, purificazione. I ragazzi passavano per le case a raccogliere le fascine e le trasportavano a due a due con un paio di bastoni tenuti “a barella”. Sul posto stabilito veniva innalzato un grande palo, chiamato stasiè, sul quale si appoggiavano ordinatamente le fascine a formare una enorme e scheletrica meda di legni. Al tramonto, appena arrivava il buio, si accendeva il falò che improvvisamente e velocemente si incendiava producendo una fortissima luce che illuminava repentinamente i volti delle persone.

22.06.2024 La celebrazione del Solstizio d’estate.

In tutto il mondo da secoli si celebra il solstizio d’estate con rituali e consuetudine diverse, secondo il significato e le tradizioni dei Popoli. E’ particolarmente festeggiato del Nord Europa, dove godono di poca luce durante tutto l’anno; nei Paesi Scandinavi si usa ballare attorno a grandi falò notturni o pali e alberi adornati di fiori, indossare corone di fiori, mettere sotto il cuscino sette fiori per augurarsi il matrimonio. Si bruciano grandi streghe di paglia per scacciare il buio e il malocchio. In quasi tutti i paesi Europei si balla e si festeggia alla luce dei falò e nei Balcani e in Russia si arriva anche a camminare sui carboni ardenti per attirarsi la fortuna. Dappertutto si organizzano feste e concerti, parate e perfino enormi raduni di Yoga a New York. Qui, nelle nostre Valli, il solstizio si unisce alla Festa di San Giovanni che inizia al tramonto del 23 giugno; è una notte magica ricca di usanze, credenze, rituali e superstizioni.

21.06.2024 Invito di Marina e Daniele.

Marina e Daniele Golles invitano tutti a casa loro per assaggiare il vino che hanno prodotto, festeggiare la nascita del nipotino Edoardo e brindare all’onomastico del nipote Giovanni nella serata magica di domenica 23 giugno, dopo cena. Una bellissima occasione di Festa per tutto il Paese!

21.06.2024 Solstizio d’estate

Il Solstizio d’estate è il giorno più lungo e la notte più breve dell’anno del nostro emisfero: inizia alle ore 22.50 del 20 giugno e si conclude alle ore 04.41 del 21 giugno 2024; segna ufficialmente l’inizio dell’estate, che avrà una durata di 92 giorni fino al 21 settembre. Tutto dipende dalla posizione del sole che raggiunge il punto più settentrionale, avvicinandosi al polo nord, proprio tra il 20 e il 22 giugno di ogni anno. Qui da noi, in Italia potremo godere di 15 ore di luce solare mentre in Alaska ben 24 ore! Ma è soprattutto il significato simbolico che il solstizio ha acquisito in tutti i popoli del mondo e da tempi atavici. Ovunque si festeggia con falò, banchetti, danze, per ringraziare la natura e augurare fertilità, abbondanza, benessere che l’energia e la forza della luce porta con sé. La data del solstizio è da sempre un riferimento temporale per organizzare le semine e la vita nei campi.