“Vivi nel timor di Dio!”, questa era la raccomandazione predicata dalla Chiesa cattolica che, indisturbata, ha messo per secoli e secoli il proprio becco in tutti gli aspetti del genere umano, con particolare e morbosa attenzione al letto e dintorni. Oltre all’ambiente repressivo dell’Ordine delle Orsoline di Cividale, capaci di insinuarsi nel comportamento delle ragazze rovinandone gli equilibri e del quale ci siamo già occupati recentemente, c’erano la Chiesa attraverso il sacramento della Confessione e il conseguente dilemma: dire o non dire le bugie in confessionale? L’approccio a tale Sacramento riguardava sia le ragazze che i ragazzi e fu messo in piedi dai dettami della Controriforma post-Conciliare, con validità fino ai recenti anni ’50 compresi. I giorni di astinenza sessuale imposti dalla Chiesa ai coniugi erano talmente numerosi che, se le coppie li avessero seguiti fedelmente, sarebbero stati un ottimo metodo di controllo delle nascite. La perversione di alcuni sacerdoti a fine ‘800 arrivò persino a calcolare a ritroso i nove mesi di gravidanza per stabilire se la data del concepimento appartenesse o meno a uno dei numerosi periodi di astinenza. Domani entreremo nei dettagli.
28.10.2022, Ponteacco e l’antico letto (2/2)
Prima di entrare nel letto in costume adamitico, i nostri avi gettavano i loro vestiti su una pertica orizzontale affinché non fossero rosicchiati dai topi. Dai serramenti approssimativi, per non parlare delle ampie aperture alla porta d’accesso utilizzate per far uscire il fumo del focolare addossato in un angolo della stanza e privo di camino, entravano non solo spifferi, ma autentici colpi di vento oltre al fatto che il fuoco dà sollievo solo a chi gli sta vicino. Per ripararsi dal freddo notturno gli occupanti del letto erano muniti di cuffia che copriva buona parte del volto. Il tepore era garantito dalla vicinanza tra le persone, in una forma di promiscuità mai più vista nella storia. I letti erano sollevati dalla terra battuta del pavimento, sempre umida. Erano collocati a mo’ di cassettone su pedane in legno sopra le quali c’erano materassi di brattee, oppure lana. Non abbiamo dati più precisi, ma non sono esclusi anche i semplici pagliericci. Considerata la situazione di diffusa miseria e di famiglie sovraffollate, possiamo comprendere l’importanza del letto comodo: faceva le veci del nostro soggiorno, dove, come dicevamo, si nasceva e moriva.
27.10.2022, Ponteacco e l’antico letto (1/2)
Le case del paese, almeno fino alla fine del ‘600, ovvero dopo gli eventi sismici del 1531 e prima della costruzione del primo piano al quale si accedeva esclusivamente dalla scala esterna, erano costituite da una stanza unica, dove si svolgeva tutta la vita della famiglia, dove si nasceva e si moriva in condizioni di promiscuità senza precedenti. Il pavimento della stanza era in terra battuta e le poche piastre in terracotta erano distribuite vicino al camino inteso dotato di canna fumaria, per le poche case che lo possedevano, diversamente “riscaldate” con un fuoco acceso in un angolo. Il letto non era usato solo di notte, ma anche per attività diurne quali il mangiare, il giocare, il ricevere ospiti. Era di dimensioni diverse da quelle che intendiamo oggi, sicuramente più corto considerata la minor statura umana del tempo, più largo per garantire il posto ai numerosi membri della famiglia. C’era l’abitudine di non dormire completamente sdraiati, ma con il busto appoggiato a cuscini addossati alla testa del letto, forse per facilitare il reflusso gastroesofageo come si dice oggi e del quale molti soffrivano a causa delle loro cattive abitudini alimentari. Alzando le coltri domestiche, scopriamo che tutti dormivano nudi, anche i moribondi e ammalati, per liberarsi il più possibile dalle pulci e da altri insetti che infestavano il letto …
26.10.2022, Diana e l’osteria
La foto della settimana che abbiamo caricato sul sito ci è stata gentilmente concessa da Evelino, autentica “memoria” fotografica del nostro paese. L’immagine ci riporta ad una sessantina d’anni fa, quando l’osteria, della quale ci siamo occupati più volte, si trovava nell’attuale casa Santo, abitazione ancora piena di ricordi per le persone non più giovani. La sorridente Diana, zia materna di Evelino, è stata una persona il cui ricordo rimane ancora vivo per la sua bontà e serenità che si possono notare anche nell’espressione del sul volto. In primo piano c’è il bancone in marmo collocato a sinistra dell’ingresso in sala. Sono presenti due bicchieri utilizzati per il “taj”, una tazzina da caffè e un portacenere “Martini”. La parte addossata al muro rappresenta essenzialità dei tempi anche nei consumi: ci sono quindici bottiglie di distillati o liquori, mentre nel “tabernacolo” con vetro, sulla destra, sono riposti sei tipi di sigarette tra queste le Alfa, Nazionali, Nazionali da esportazione, Stop e Diana. Quella di Diana è stata certamente anche una missione, discreta custode di confidenze, mentre la sala ha svolto il ruolo di autentico avamposto sulla piazza. Da lì si partecipava attivamente all’evoluzione delle vicende quotidiane del nostro bel paese.
25.10.2022, I cinghiali
Nel corso di una passeggiata verso Mezzana, con l’intenzione di andare a raccogliere le proprie castagne sulla Jelencia o Makota, non è del tutto impossibile imbattersi in un bel cinghiale che ha avuto la stessa idea, il nutrirsi di castagne. Ce ne sono talmente tanti, da rendere questo rischio una specie di probabilità. Trovarsi davanti un bell’esemplare, magari di 150-200 chili, può generare panico poiché sappiamo che i due denti canini che spuntano all’insù dalla mandibola sono forti, affilati come coltelli e capaci di provocare un taglio netto su una superficie. La cronaca locale non riporta aggressioni verso gli umani, solo di episodi di incidenti stradali da investimento. Il territorio storico maggiormente popolato da questi ungulati è la zona che va da Azzida a Scrutto, dove ogni anno si fa la conta dei danni nel comparto agricolo. Qual è la motivazione etologica dell’espansione così massiccia del cinghiale? Sta nel progressivo abbandono del bosco e la sua conseguente trasformazione in boscaglia impenetrabile dove l’animale trova un nascondiglio ben sicuro. La femmina poi partorisce da ottobre a marzo 5-6 cinghialotti, facendo così lievitare la crescita a un ritmo esponenziale. I cinghiali visitano nottetempo anche i paesini immersi nell’oscurità, visitano i cimiteri il cui cancello è rimasto inavvertitamente aperto. Con il senso della vista poco sviluppato, ce la fa egregiamente a compensare tale difetto con un ottimo olfatto.
24.10.2022, Ieri al Centro
Il nostro grazie va a Enzo che ieri ha condotto il turno domenicale da solo poiché la figlia Federica è rimasta a casa per le conseguenze di un brutto raffreddore. Quello di ieri al Centro, lo possiamo definire un appuntamento “standard”, mancante della presenza di una parte dei numerosi soci che abitualmente frequentano la nostra struttura. Il tempo-meteo non ha invogliato certamente l’uscita da casa, viste la minaccia di pioggia d l’umidità. Si è parlato principalmente di funghi, mele e castagne, raccolti abbondanti di quest’anno controverso. Il cancello si è chiuso alle 13:00 per consentire i preparativi della successiva festa di un compleanno programmata da tempo. Quella che inizia oggi è l’ultima settimana interamente feriale prima del ponte di Ognissanti. La seconda parte della settimana ci porterà nuovamente il bel tempo con temperatura oltre la media stagionale, aspetto che ci consentirà di risparmiare sulla bolletta del riscaldamento. Auguriamo giorni di serenità e, perché no, anche in nostra compagnia.
23.10.2022, La settimana corta e i suoi vantaggi
L’attuale discussione nel mondo del lavoro generata dall’adozione o meno della settimana corta, da cinque a quattro giorni lavorativi a settimana, interessa anche i lavoratori del nostro territorio, sia occupati in aziende private, che pubbliche. Si intende un giorno in meno di lavoro alla settimana, 32 ore, senza modificare i parametri salariali e contributivi. Uno tra i vantaggi immediati è da ascrivere all’aumento del tempo dedicato al sonno, un’ora in più rispetto ai cinque giorni a settimana. La correlazione che esiste tra lavoro e sonno è ben conosciuta dalla comunità scientifica, ma anche dai singoli lavoratori, soprattutto per chi deve svolgere mansioni pesanti, oppure nel caso in cui la sede dell’azienda è lontana rendendo necessaria una levataccia per superare la distanza e l’ora di punta. Nel caso contrario, la riduzione del sonno causata da motivi di lavoro ha ripercussioni per la salute fisica e mentale. Un altro enorme vantaggio della settimana corta è rappresentato dal maggior tempo a disposizione per la propria persona, per la socializzazione. Secondo gli studiosi di fenomeni sociali, la settimana corta aumenterebbe la produttività dei dipendenti, più rilassati, più freschi, meno stressati durante l’orario di lavoro. Sebbene sia ancora prematuro prevedere la riduzione della settimana lavorativa per tutti, almeno tale proposta è oggetto di studio e prossimamente chissà se anche di esperimento. In ultima analisi, il progetto potrebbe avere esito positivo: settimana corta sì, ma a parità di livello di produzione per chi l’ha conquistata.
22.10.2022, La versatilità della mela (2/2)
Si dice che “una mela al giorno toglie il medico di torno”, un detto che sottolinea l’importanza di questo frutto; esistono nel mondo circa settemila varietà, che si differenziano per sapore, colore, consistenza e utilizzo, come dicevamo ieri, in ricette dolci e salate, per ogni momento della giornata e per ogni periodo dell’anno. Oltre alla Seuka valligiana, dal Trentino e Südtirol sono immesse in grandi quantità sul mercato le Fuji e le Goleen delicius, poi le Naranzinis, Gamba fina, Campanina e Annurca. Fanno bella figura nei banchi dei supermercati, con le loro sfumature, ma anche nelle fruttiere della nostra tavola, creando un ambiente caldo e accogliente. La mela è molto versatile in cucina. Oltre agli strudel e torte di mele, dolci classici del nostro territorio, ci sono molte ricette a base di mela, con una notevole adattabilità degli ingredienti. Si va dai biscotti alla mela, alla Tart di frolla alla nocciola con mela marinata al rhum o la crostata rustica di mela al grano saraceno con crema di ricotta. Insomma, una grande varietà di aromi, gusti e consistenze ancora da scoprire come nell’ambito del salato, ad esempio i ravioli ripieni di mele e ricotta, conditi con burro e salvia, le crostatine con spuma di Montasio, focacce con spek, Montasio o gorgonzola alle mele rosse. Tra i nuovi dolci che saranno certamente apprezzati dagli ospiti si suggerisce di creare, o tentare di creare, la Sbriciolata delle Valli, arricchita da crema pasticcera, tenera, profumata che riporta alla memoria le merende dei fortunati di una volta.
21.10.2022, La versatilità della mela (1/2)
Ponteacco è circondato da numerosi meleti, impianti che proprio in questi periodi vedono la chiusura della raccolta delle mele. Nonostante la lunga siccità della scorsa estate, responsabile di aver costretto le piante al limite dello stress, gli addetti ai lavori affermano che si è trattato di un’annata buona, con una produzione qualitativo-quantitativa superiore alle attese. La mela, dunque, è a pieno titolo uno dei prodotti identitari delle Valli, anche se il prodotto non è ancora distinguibile con un suo specifico marchio. L’impiego della mela in cucina è ancora oggetto di ricerche, di prove, perché non esiste in natura un frutto più versatile, in grado di accompagnare molti piatti, dal dolce al salato, fino al “senza glutine”, per ogni momento della giornata e periodo dell’anno. Sta di fatto che è confortante osservare andirivieni di trattori con i carri carichi di ordinati contenitori da riempire oppure stracolmi di frutto, una voce sempre più importante del contesto economico del nostro territorio, che ripaga il lungo lavoro svolto nell’impianto lungo tutto il corso dell’anno: potatura delle piante, trattamenti conservativi, sfalcio dell’area, selezionatura e raccolta del prodotto. Le mele si coltivano in tutte le regioni dell’ambito subalpino e collinare, dal Friuli alle pianure danubiane, con alte concentrazioni in Trentino e Südtirol. Domani entreremo nel merito della versatilità della mela, con una sorprendente carrellata sul suo uso in cucina: la mela, responsabile del destino umano, parola di Adamo ed Eva.
20.10.2022, Talpa quanto ti odio
Ponteacco detiene e rivendica un ruolo di primo piano in un ambito decisamente particolare: la caccia alle talpe, unico piccolo mammifero ipogeo, vivente nel sottosuolo. Durante gli anni ’30 e fino ai ’50 i cacciatori si moltiplicarono, allargando così la loro passione in luoghi anche lontani da Ponteacco. Il motivo della caccia e della successiva soppressione dell’animaletto era costituito dalla richiesta di portamonete, accessorio elegante sia per le signore che per i signori del tempo. Un morbido salsicciotto di velluto nero-blu, lucido, lungo non più di venti centimetri, con una zip, che conteneva le viscere dell’animale cieco, dotato di una forza incredibile. La talpa si orienta con l’olfatto e scava soprattutto di notte, creando gallerie capaci di raggiungere uno sviluppo anche di venti metri in 24 ore. Tanta terra che diventa troppa quando l’animale deve provvedere a liberarsi del surplus del materiale scavato, creando una deviazione verso la superficie dove lasciare il tanto odiato cumulo di terra, deturpatore di giardini e orti. I nostri cacciatori si avvalsero anche di trappole costituite da una serie di chiodi lunghi e sottili, ricurvati all’interno, disposti in circonferenza dove la talpa poteva entrare ma non più uscirne senza rimanere trafitta. Per i nostri cacciatori si trattò di un hobby remunerativo. Oggi le talpe sono sempre presenti (i prati di Enzo ne sono una prova), ma decisamente meno rispetto ai decenni scorsi: mancano i vermi necessari per il loro nutrimento perché non ci sono più superfici con animali al pascolo o trattate con la gnojnìza, il liquame delle stalle.