10.06.2022, il “klook-Instagram” è una mezza dittadura?

   Stamattina il Messaggero Veneto titola la pagina 11: “Post Covid, adolescenti fragili”. Buona parte della loro ragion d’essere, purtroppo, è concentrata nel telefonino. I “curvati”, ovvero giovani e meno giovani ricurvi sullo schermo, sono alla ricerca del selfie perfetto, soprattutto se li ritraggono con la lingua fuori, a batuffolo. Non c’è niente da fare: giovani, giovanissimi e adulti che si sentono più giovani dei propri figli, vogliono sentirsi al passo con i tempi e, precisamente con Instragram, omologandosi ai propri coetanei e a un ideale estetico standardizzato proprio dai social. Per molte di queste persone l’immagine è tutto e se c’è qualche anomalia nel volto, si ricorre senza esitazione al bisturi, magari ben sponsorizzati dalla mamma che approva la ritoccatina al naso, alle labbra, alle orecchie a sventola di numerosi giovani. Tutti comunque cercano di apparire in foto meglio di quanto non lo siano nella realtà. Va bene qualche ritocco con l’indispensabile consiglio di un medico, ma non sono da incoraggiare le procedure volte al raggiungimento della cosiddetta bellezza ideale, la bellezza Instagram , del tutto impersonale, artificiale, di plastica. Del vuoto.

09.06.2022, Ada festeggia un bel traguardo

   «90 sono tanti!» È da alcuni giorni che lo ripete in casa, stupita forse più dal numero che dalle sue buone condizioni di salute di cui gode. «In paese siamo in tre a quota 90 -dice-: io, Paolin e la Anna Làhova». Il 9 giugno 1932 nasceva la secondogenita di Pio e Natalia e c’era tanta euforia nella numerosa famiglia dei Markici, al punto che Ada non sa quand’è nata: pomeriggio? sera? Le premesse generazionali sono incoraggianti: tutto il ramo della Nadalia ha raggiunto una bella età, lei stessa i 96 anni compiuti. Oggi Ada sarà festeggiata da figli, nuore e nipoti. «Vivo contenta perché sono serena» ha detto ieri. Le auguriamo una lunga vita in salute. 

08.06.2022, I cambiamenti climatici ci fanno venire l’ansia (2/2)

   I casi di ecoansia sono in aumento ovunque. Pensiamo soprattutto agli anziani che spesso non si danno spiegazione di quanto hanno visto in questi ultimi 50 anni. Quale rimedio si può proporre? La letteratura scientifica su quest’argomento è ancora in fase di sviluppo. Un po’ ovunque nascono dibattiti, approfondimenti, mentre gli studiosi pubblicano i primi articoli sulle riviste scientifiche, dove si descrivono gli effetti e si propongono terapie. L’obiettivo è contenere la sofferenza, il disagio, l’ansia di vedere il termometro sempre elevato, l’angoscia di fare i conti con terreni arsi dalla sete. È necessario favorire al tempo stesso un rapporto positivo con l’ambiente: riconnettersi con la natura riporta all’equilibrio psicofisico, qualsiasi clima sia fuori.

07.06.2022, I cambiamenti climatici ci fanno venire l’ansia (1/2)

   Fa molto caldo, la quantità di pioggia è ai minimi storici, neanche 300 litri per metro quadrato in sei mesi. I giornali di stamattina invitano le persone a fare un uso parsimonioso dell’acqua potabile e i comuni di Premariacco e Remanzacco sono in grave siccità. Solo dieci anni fa parlare di cambiamenti climatici evocava tutt’al più l’immagine dei poveri orsi polari spelacchiati e denutriti, oppure di qualche evento meteo eccezionale, percepito comunque come distante dal nostro Friuli. Ora che inondazioni, incendi, inspiegabili ondate di calore e siccità diffusa riguardano tutti e che con il Covid-19 abbiamo sperimentato cosa sia una pandemia forse innescata da un rapporto sbagliato con la natura, si sta diffondendo nelle Valli e in Friuli, ma un po’ ovunque leggendo la stampa internazionale, una nuova sindrome che i giornali austriaci e tedeschi definiscono “ecoansia” un termine coniato da poco, ancora tratteggiato con il rosso dal correttore. Quando l’ecoansia diventa un assillo costante, può arrivare a produrre anche disturbi fisici veri e propri come il mal di testa, il nervosismo, l’incapacità di sopportare il calore diurno e notturno …

06.06.2022, Ieri al Centro

   Com’è stato precedentemente annunciato, ieri il Centro è rimasto chiuso. I soci che effettuano i turni, hanno deciso una-tantum la chiusura, considerato che domenica scorsa e domenica prossima il lavoro si è svolto e si svolgerà senza interruzione, da mattina a sera. La prima Comunione ricevuta da una bambina del paese è stata l’occasione per un festoso ritrovo della folta comunità croata del nostro territorio. Ospiti venuti anche da fuori hanno apprezzato la bellezza e l’accoglienza del nostro Centro. La festa è andata benissimo. Per molti, la giornata di ieri è stata caratterizzata da un caldo opprimente con il Natisone affollato di bagnanti. Movimento discreto, ma non eccessivo sulla statale: evidentemente molte persone si sono recate al mare, dove a Grado e Lignano la Pentecoste è stata festeggiata con presenze davvero importanti. Questa settimana il Consiglio si concentrerà sul Mercatino della Krivapeta. Faremo il possibile che l’appuntamento si trasformi in una grande festa. Auguriamo una settimana feriale di soddisfazioni e serenità.

05.06.2022, Ladruncoli di ciliegie (2/2)

   In un campo che poteva essere dalle parti di Enzo o nelle vicinanze, Celesta era proprietaria di un favoloso ciliegio dai frutti di una squisitezza proverbiale. Probabilmente chiederle il permesso di salire sull’albero sarebbe stato quantomeno un gesto di cortesia. Ma l’impossessarsi di ciliegie “arraffate”, dava quel gusto in più a quei frutti tanto desiderati. L’albero era facilmente accessibile e due ragazzini del tempo, Antonino e Michele, ben pensarono di appoggiare alla pianta la bicicletta per agevolare la salita del tronco e il posizionamento tra i rami. A metà scorpacciata, videro ormai vicina Celesta, che colse sul fatto i giovani ladruncoli. Vedendoli tra i rami e senza dire mezza parola prese la bicicletta e se la portò a casa, dello stile: «a-gha, bojo paršlì dòngia!». Una scelta spietata, ma molto efficace ai fini dell’educazione dei due scaltri ragazzini. La bici era di Drei e andava ripresa. Il nipote Michele dovette affrontare Celesta chiedendo la restituzione della bicicletta. La signora gli disse: «La bici te la restituisco, ma ti devi inginocchiare davanti a me, con le mani giunte, chiedermi scusa e promettermi di non andare più a prendere ciliegie senza il mio permesso». Si trattò di una richiesta senz’altro umiliante, che fu accettata ad occhi chiusi con il vantaggio che i due mai più misero piede tra i rami di quel favoloso ciliegio.

04.06.2022, Ladruncoli di ciliegie (1/2)

   Esistono da quando esiste il mondo, o meglio, il ciliegio. E questi periodi rappresentano il culmine di quest’artificio, ricco di appostamenti, piani e anche risultati. Le ciliegie sono mature al punto giusto e rappresentano un’autentica tentazione. L’albero di Nilo sulla Bula, gonfio di frutti grossi e neri rappresentava una tentazione irrinunciabile. Aveva solo uno svantaggio: la pianta era molto alta ed era necessario utilizzare le scale. Il proprietario, poi, faceva incursioni improvvise. Il colpo andava a buon segno quando la pianta era aggredita da un gruppo di ragazzi, uno di questi con il compito di fare la guardia. Appena scattava l’allarme, tutti scendevano di gran fretta, toglievano le scala, la nascondevano tra l’erba alta del prato, mentre gli autori si volatilizzavano tra le frasche del primo boschetto. Antonietta di Mezzana preferiva presidiare tutto il giorno le sue due piante. In testa aveva un grande cappello di paglia e un minaccioso rastrello tra le mani. I giorni più pericolosi per le sue ciliege erano rappresentati dalla festa di San Canziano del 30 maggio, celebrata con gran folla la prima domenica utile. Ma la Celesta …

03.06.2022, La fluitazione del legname lungo il Natisone (3/3)

   Dava soddisfazione anche la produzione di legna da ardere, di cui le Valli sono note ancor oggi con le molte imprese dedite all’utilizzazione forestale. Fino al 1918, l’Impero fu un ottimo “cliente” per l’acquisto di faggio, portato a destinazione in tronchi, sempre con l’utilizzo di zattere per favorire la quantità non paragonabile ai limitati trasporti con il carro trainato da cavalli. Monfalcone rappresentava il porto d’arrivo e di smistamento del legname in fluitazione lungo l’Isonzo e suoi affluenti. Si svolgeva settimanalmente un mercato della legna da ardere, impostato sul “chi offre di più”. L’attività di utilizzazione delle risorse forestali contribuiva alla vita, alla cultura e al benessere dei paesi valligiani. La circolazione di una certa ricchezza è evidenziata dal fatto che le nostre comunità, lontane ore o giorni di cammino dai centri più importanti, potevano commissionare per le loro chiese affreschi, pale, altari e altri oggetti d’arte per le chiese votive.

01.06.2022, La fluitazione del legname lungo il Natisone (2/3)

Le piene dovevano essere consistenti, di almeno 200-250 metri cubi al secondo. Le zattere erano pronte, sistemate e ben ancorate in un luogo allagabile dalla portata d’acqua. La zattera era costituita da travi laterali e sopra erano inchiodate delle tavole di ultima scelta. Per assicurare il legname depositato sulla zattera, si praticavano fori laterali sulla trave in modo che le corde non toccassero il fondo, con il rischio di usura e rottura delle stesse. Sul ripiano di questo manufatto rudimentale si depositavano i tronchi, le travi o le tavole con carichi cospicui per il tempo: fino a 12-15 metri cubi di legname (un TIR contemporaneo ne trasporta 19). Una volta ben legato e assicurato secondo il consiglio di esperti, si attendeva la grande piena del fiume, una di quelle tre o quattro all’anno, consistenti. C’era tutto un calcolo di probabilità meteorologiche, di interpretazione dei venti, del tipo di nuvola, in modo che l’equipaggio fosse pronto alla partenza. Secondo la fonte archivistica, per condurre le zattere con partenza  (o transito) da Ponteacco, era necessario un giorno di navigazione per due persone, impegnate a solcare i vorticosi flutti del fiume, ad evitare che le zattere si sfascino contro le rocce all’altezza di di Ponte San Quirino e Premariacco, per poi raggiungere il Torre e l’Isonzo in piena, fino a Monfalcone. Il prezioso carico era poi trasferito sulle navi, direzione Venezia. La lavorazione del pregiato legno delle Valli impiegava circa 50-60 addetti e costituiva una microeconomia di non poco conto. È certo che il mestiere è passato di padre in figlio. Giunta a destinazione, la zattera si rendeva oramai inservibile ed era necessario un giorno di viaggio di ritorno a piedi per i due zatterai. Domani, giornata di festa, breve pausa per la redazione.

31.05.2022, La fluitazione del legname lungo il Natisone (1/3)

   Una breve ricerca all’Archivio di Stato di Udine ci ha fornito dati interessanti sulla fluitazione del legname lungo il Natisone nel Settecento. Il fiume per secoli è stata l’unica via percorribile per migliaia di metri cubi di legname da lavoro, specialmente di faggio, diretti principalmente a Venezia, capitale della Serenissima, con consegna finale al famoso Arsenale, dove si costruivano le galee e altre navi da trasporto. Sono transitanti lungo il fiume moltissimi quintali di legna da ardere, faggio di seconda e terza qualità, molto richiesto nelle città dell’Impero, quali Gorizia e Gradisca. Non è stato facile fare un riassunto organico sul materiale frammentato consultato in archivio. La Valle era ed è ricca di legname, altre strade o vie di comunicazione oltre al fiume, non ce n’erano. Lungo il corso si formavano cantieri di lavorazione, oppure si creavano punti di raccolta dove i forestali del tempo ricavavano travi e tavole grezze. L’ansa del fiume all’altezza di Ponteacco era sia punto di partenza che di transito di molte zattere dirette al mare. Com’è stato possibile, considerata la portata tutto sommato modesta del fiume? Si attendevano le piene. Domani vedremo come …