28.04.2022, Com’è nata la paura (2/4)

   È proprio in quel periodo, verso il ‘200, che presero corpo leggende paurose, anticipando una delle tante incursioni della peste, che non colpì le Valli, ma buona parte della pianura friulana. Anche da noi, però, la gente era terrorizzata: cominciarono ad apparire delle macchie scure sui vestiti, sul povero vasellame, sulle porte e più si lavavano, più si ingrandivano. Con l’avvicinarsi dell’inverno, giorno e notte pareva di udire suoni, confusi e lontani rumori inspiegabili. Il mondo della natura sembrava impazzito: fenomeni strani apparivano dappertutto come rami spuntati in una notte, grappoli d’uva deformi, serpenti aggressivi ovunque. La paura generava angosce estreme tradotte in immagini cariche di terrore. Uomo e natura erano inseparabili. Tutto aveva un senso, soprattutto nel lato negativo. La fede diede speranza, forza, volontà di sopravvivenza tesa al massimo. Questi sentimenti molto diffusi aprirono successivamente la strada alla costruzione di numerose chiesette votive sparse nelle Valli, dove il sacerdote cercava di fornire qualche spiegazione, anche tenendo conto della probabile esagerazione della descrizione dei fatti …

27.04.2022, Com’è nata la paura (1/4)

   In passato ci siamo occupati più volte di krivapete, baladanti, tantazmote e del loro influsso nella coscienza popolare non solo del nostro paese, ma delle Valli intere. Ci siamo occupati di recente anche dei numerosi luoghi della paura, come le Makota, le Teja, Kartèj, Kotlìnza, il sentiero del mulino dove le numerose testimonianze giunte ai giorni nostri narrano di incontri, visioni, rumori strani, improvvise folate di vento di pochi secondi. In queste puntate cercheremo di capire l’origine della paura a Ponteacco e nelle Valli. Alla vigilia dei primi insediamenti di Villa di Ponteglaco -Pontiliacus, 1257-, il paesaggio descritto da Paolo Diacono era di “solitudini”: grandi spazi silenziosi, pressoché privi di abitanti, dove il bosco era cresciuto fuori misura. Una lunghissima decadenza con rovine disseminate qua e là: prima gli Unni, poi i Longobardi e quindi gli Slavi al seguito degli Ávari. Il paesaggio era desolante, vagavano più animali selvatici che uomini, diventati paurosi e, assieme, aggressivi. Prima del ‘200 la ridotta popolazione ha fatto i conti con invasioni, inclemenze del clima, lunghe malattie che colpirono gli uomini e gli animali, carestie che portarono i pochi abitanti al logoramento fisico e mentale …

26.04.2022, È terminato il ponte del 25 aprile

   Oggi ritorniamo alle nostre faccende feriali, dopo la giornata festiva di ieri. Le condizioni del tempo ieri mattina hanno persuaso numerose persone a raggiungere la chiesa di Tiglio con i propri mezzi e non con la Prezèsia, la processione partita dal sagrato della chiesa parrocchiale di San Pietro al Natisone, arrivata a Ponteacco dopo le 10:00 dopo aver attraversato Becis e Sorzento. Un tempo il percorso dei pellegrini si snodava lungo la vecchia strada del Tòbar per poi arrivare a Biarzo, quindi a Ponteacco. La quindicina di persone si è fermata a Ponteacco, davanti alla cappella, dove il parroco ha benedetto le croci. Poi, lungo il Ronk è arrivata vicino alla cava per poi dirigersi a Tiglio dove molte persone attendevano l’arrivo. La chiesa votiva di San Luca si è presentata ai fedeli come un autentico gioiello d’arte tardo-medievale (vedi foto della settimana). Il parroco era visibilmente soddisfatto per le numerose presenze e, con la sua coinvolgente simpatia, ha benedetto tutto il “benedibile”: tutti i presenti, i restanti abitanti di Tiglio, tutti i residenti di Ponteacco, poi le croci, le mucche di Manig, il Natisone, la chiesa, i prati. Sarà cura della Pro Loco, il prossimo anno, trasformare le Rogazioni di san Marco in evento, che coinvolga tutti i paesi che abbiamo qui nominato. Buon resto della settimana, vi invitiamo a seguirci.

24.04.2022, Le rogazioni di San Marco, domani

    Le rogazioni erano dei riti propiziatori che i fedeli della parrocchia di San Pietro al Natisone, così come le chiese di tutto il Friuli, facevano per chiedere a Dio un abbondante raccolto, la protezione dei campi e per tenere lontana la grandine ed altri flagelli che colpivano i prodotti agricoli. Le rogazioni procedevano sull’intero territorio della comunità, toccando i punti chiave e seguivano sempre lo stesso percorso, nel nostro caso da San Pietro a Tiglio, passando per Biarzo e Ponteacco. Le croci benedette erano poi collocate nei campi all’inizio dei filari, ma anche nelle stalle. La prezèsia partirà alle 09:00 dal sagrato della chiesa di San Pietro al Natisone, raggiungerà Becis e Sorzento, poi la cappella di Ponteacco e quindi Tiglio dove il parroco celebrerà la messa. Ad ogni crocicchio dei campi ci si fermava e il “famuštar” sollevava l’aspersorio facendo il segno della croce e pronunciando queste parole: “A fulgure, tempestate, a flagello, terremoto, a peste, fame e bello (guerra)”. La gente rispondeva “Liberanus, Domine”. Durante la processione si recitavano il Rosario e le litanie dei Santi. In testa alla processione si teneva il crocefisso argentato e i fedeli portavano con sé una o più croci. Era una cerimonia molto partecipata e, con l’andare del tempo si è persa al punto di perdere il sentiero che collegava Ponteacco a Tiglio. Il parroco don Alessandro, ha deciso di riscoprire quest’importante funzione ricca di significati. Domani pausa della redazione.

23.04.2022, Allergie, male di stagione (2/2)

   Non sono solo i pollini gli unici responsabili di forme allergiche, ma anche polveri, particelle inquinanti emesse dai motori, determinate piante o infiorescenze, gli stili di vita, determinati alimenti che obbligano il paziente alla somministrazione di antistaminici. Lo “skin prich test” valuta la reazione cutanea del paziente utilizzando estratti allergenici messi a contatto della cute dell’avambraccio e la risposta è quasi immediata. Come difenderci dalle allergie? In casa cerchiamo di eliminare i tappeti, belli ma ricettacolo di polvere; la troppa umidità favorisce la riproduzione degli acari; togliamoci le scarpe prima di entrare in casa perché sulle suole si possono depositare polveri; alle persone più sensibili si suggerisce di non asciugare la biancheria all’esterno, almeno nei periodi di maggior diffusione dei pollini: nelle giornate ventose le lenzuola possono trattenere cospicue quantità di polline; teniamo gli animali ben spazzolati facendo attenzione a eliminare la loro forfora. In auto è suggerita la chiusura dei finestrini e l’accensione del condizionatore con il riciclo dell’aria interna; al lavoro cerchiamo di evitare il più possibile l’accumulo di polvere o, in alternativa, utilizziamo le mascherine.

22.04.2022, Allergie, male di stagione (1/2)

    Numerosi sono i ponteacchesi e i valligiani che fanno i conti con le allergie primaverili: nasi chiusi, occhi che prudono e lacrimano, sensazione di spossatezza e affanno. Ultimamente anche qualche episodio di asma allergica con fastidiose conseguenze. Abbiamo fatto una piccola ricerca per capirci di più. Si tratta di una reazione del sistema immunitario verso sostanze che per buona parte delle persone sono innocue e che rendono la vita difficile per altre. I pollini sono in grado di scatenare una reazione infiammatoria ad ogni esposizione. È l’istamina la principale responsabile dei fastidiosi sintomi. Le persone più sensibili possono essere allergiche a più allergeni e a questo punto la vita diventa per loro un po’ complicata. Sul giornale, l’altro giorno c’era un trafiletto che indicava un generale aumento delle patologie allergiche e il numero delle “vittime” sempre in costante aumento. L’esposizione ai pollini allergenici costituiscono la terza causa di malattia cronica nella nostra regione. L’ atmosfera è ricca di pollini dispersi nell’aria anche a causa della notevole biodiversità vegetale e ai fitti boschi che caratterizzano il nostro territorio. Molti fastidi che non si esauriscono in 10 giorni, ma perdurano per settimane …

21.04.2022, Le Valli alla caduta dell’Impero Romano (2/2)

   Nelle Valli c’erano i resti di un castelliere romano sul monte Barda, nei pressi di Vernasso “Broxas” dove fu combattuta una battaglia e un piccolo forte alla confluenza del fiume Cosizza nel Natisone. Chi saliva in montagna, sì e no che riconosceva il corso del Natisone. La popolazione era ridotta la lumicino: forse raggiungeva alcune decine di persone sparse su un territorio molto vasto. Era dedita alla pastorizia e con non poche difficoltà, vista la presenza di animali aggressivi quali l’orso e il lupo. Per difendere le greggi dalle loro incursioni, praticamente vivevano assieme agli animali con un’alimentazione essenziale fatta di carne, frutta e qualche erba commestibile. L’aspettativa di vita raggiungeva a stento i 35anni anche se, precisiamo, non si trattava di un “timer”, perché chi superava tale età -seppur in pochi- poteva raggiungere anche i 60anni. Escluso un sentiero, che non era una strada e che percorreva la valle principale, lasciato dai militari romani, non c’erano altre vie di comunicazione esclusi “passaggi” dal fondovalle a qualche luogo con caratteristiche panoramiche dal quale sorvegliare la pianura e le dinamiche di possesso dei nuovi padroni che si stavano insediando. Ma l’arrivo degli Slavi al seguito degli Ávari (720-725) cambiò il corso della storia e dell’aspetto antropico delle nostre bellissime valli.

20.04.2022, Le Valli alla caduta dell’Impero Romano (1/2)

   La calata dei Visigoti di Alarico I, segnò la fine del glorioso Impero Romano d’Occidente, diventato troppo vasto, un mosaico ingestibile di popolazioni e lingue, diviso tra Impero d’Occidente e d’Oriente, con una Roma indebolita che passò il titolo di capitale a Milano e, per ultima, a Ravenna per quanto riguarda l’Occidente e Nicomedia e Costantinopoli per l’Impero romano d’Oriente. Cividale, che la tradizione vuole fondata da Giulio Cesare, era poco più di un accampamento militare e solo con l’arrivo dei Longobardi (VI secolo) iniziò lentamente a ingrandirsi fino a diventare un centro di una certa importanza sotto Lotario, con il toponimo di Civitas Austriæ. Come tutti i passaggi epocali, anche nel Friuli orientale si risentì la fine dell’impero e l’arrivo dei nuovi padroni che saccheggiarono le poche borgate presenti in pianura. Di Ponteacco non c’era traccia: il paese sarebbe nato 500 anni dopo. Come si presentavano le Valli all’inizio del VI secolo? Secondo la ricostruzione degli storici, erano semplicemente una fitta boscaglia, con una vegetazione talmente consistente, da attanagliare e impedire lo sviluppo del fondovalle …

19.04.2022, Archiviamo una bella Pasqua e Pasquetta

  Dopo due Pasque e Pasquette chiusi in casa e numerose altre, precedenti al Covid, funestate dalla pioggia, quest’anno le cose sono andate diversamente. Il bel tempo ha dato una grossa mano a chi ha scelto di uscire da casa per un’escursione, una scampagnata, un picnic. Molte persone hanno raggiunto le Valli e il Natisone ha fatto la parte del leone con numerosi gruppetti sparsi lungo le sue rive. Anni fa una parte del paese raggiungeva i prati di Spignon, Coliessa per picnic collettivi dei quali rimangono numerose documentazioni fotografiche. E la Pasquetta trascorsa ieri al Centro, in chiave rivista, rimaneggiata e ammodernata, ha ricalcato il solco lasciato dai nostri nonni e padri. All’ultimo momento è stata organizzata una festa privata che si è trasformata in un formidabile richiamo per i paesani. Una festa di paese a porte chiuse, dove ognuno ha portato qualcosa da mangiare e di pietanze alla fine ce n’erano parecchie. Al Centro-visite Mulino, invece, il reparto-giovani ha organizzato una festa che si è trasformata anche in gara di fisarmoniche. Una scampagnata che ha richiamato numerosi coetanei e che si è protratta fino all’imbrunire. Un paese molto vivace il nostro! Si è trattato di un solenne benvenuto alla bella stagione, nella spensieratezza ed allegria di cui tutti abbiamo bisogno.