16.04.2022, I riti della Settimana santa (2/2)

   Mentre in paese il Sabato santo, di solito verso le 14:30 il cappellano benediceva i cesti pasquali, sul sagrato della chiesa parrocchiale di San Pietro al Natisone si benediceva il fuoco ed era un’autentica gara cui partecipavano gli stessi ragazzi della koleda di fine anno, divisi per squadre. Nella scatola di alluminio dell’olio, 5 litri, raccolta durante l’anno, si praticavano dei buchi alla base del contenitore che era retto da due filestrini. Il fiduciario del parroco inseriva nel contenitore alcuni tizzoni ardenti e della brace benedetti, quindi la coppia di ragazzi raggiungeva al più presto il nostro paese. Alcuni aggiungevano dei pezzetti di ginepro che emanavano un gradevole aroma. La fuga verso il paese significava portare il fuoco benedetto nel maggior numero di case che omaggiavano i giovani con un soldo, oppure le un uovo appena benedetto. Un anno era andata male a Enzo-Zolin: arrivato poco oltre l’incrocio di Sorzento, il filestrin ha mollato la presa e i tizzoni si sono persi a terra. Quell’anno vinsero Giovanni Coren e Claudio Golles. Due giorni di pausa pasquale per la redazione, che augura a lettrici e lettori buona Pasqua e una divertente Pasquetta. Martedì 19 è previsto il prossimo appuntamento con le news.

15.04.2022, I riti della Settimana santa (1/2)

    Giornata solenne di digiuno ed astinenza: questo è quanto ci hanno insegnato e nostri padri e i nostri nonni. Il Venerdì santo rappresenta appieno questo piccolo sacrificio che ci suggerisce di non consumare carne per l’intera giornata. Durante la reggenza di monsignor Venuti, la Settimana santa era molto ricca di appuntamenti: la lavanda dei piedi ieri, l’interminabile lettura della Passione e le “40 ore” che coinvolgevano tutti, dai ragazzini agli adulti: 40 ore di preghiera inginocchiati sul predellino della panca Con le campane mute, il Venerdì era il giorno della “barlìauka”, attrezzo creato apposta per fare rumore costituito da un perno in legno con ruota dentata alla quale era appoggiata una sottile tavoletta. Girando vorticosamente quest’arnese, si produce un suono assordante, e dello “lastkotàc”, tavola di dimensioni ridotte con martelletto da agitare avanti e indietro, sempre con lo scopo di fare rumore. I ragazzi percorrevano le vie e i borghi del paese in sostituzione della campana dell’Avemaria, ma esattamente con l’unico scopo di fare confusione. Ma la giornata più attesa, oltre a Pasqua, era il Sabato santo. In tutte le famiglie si preparavano i cesti (finalmente) ricchi di ogni ben di dio, tradizione molto sentita anche in questi tempi. Le mamme facevano la colomba con una fogliolina d’ulivo nel becco, il pane fatto in casa, le “fujàze” (focacce), le uova sode, qualche mela rugosa, qualcosa per la stalla (un mucchietto di grano o di frumento) …

14.04.2022, Il medico di famiglia (3/3)

   Ultima parte del testo inviatoci da una paesana. “Il medico di famiglia andava nelle scuole elementari e decideva quali bambini avevano bisogno di essere mandati in colonia al mare a Lignano. Talvolta, simpaticamente, riferiva qualche pettegolezzo e qualche aneddoto riguardante qualche personaggio del luogo. Un esempio. Un giorno una donna del paese era piombata nel suo ambulatorio gridando: “Dottore venga subito. Mia mamma ha l`’impressione molto alta. Porti gli attrezzi per misurarla e la sistemi!”. Mi dispiace dirlo, ma penso che molti anziani vorrebbero tornare indietro nel tempo riguardo i rapporti di fiducia quasi scomparsi fra pazienti e medici. Con la parola “dottore” si intendeva il proprio medico e basta. Adesso si dice dottore qua, dottore là a tutti quelli che sono laureati. Talvolta, neanche in tal caso”.

13.04.2022, Il medico di famiglia (2/3)

   Seconda parte del testo inviatoci da una paesana: “Nel passato il prete e il dottore erano quasi persone di casa. Non esisteva la tessera sanitaria e nessuno chiedeva documenti. Penso che la maggior parte dei valligiani non era mai andata oltre Cividale, forse Udine. Senza essere chiamati, preti e dottori facevano il giro delle case per vedere come stava la gente e si creava un rapporto di vera fiducia. Conoscevano il nome di tutti, i problemi della famiglia, lo stato di salute dei componenti. Il prete portava la comunione agli infermi, controllava la frequentazione delle messe e talvolta anche la vita intima delle famiglie. Il medico, arrivava anche se non veniva chiamato. Ogni tanto arrivava in paese ed entrava nelle case, chiedeva come stavano e se qualcuno stava poco bene faceva una visita al paziente senza costringerlo ad andare in ambulatorio e controllava se la cucina, dove si svolgeva la nostra vita, era abbastanza illuminata quando i bambini la sera facevano i compiti e se qualcuno era degente a letto faceva aprire le finestre per dare aria …

12.04.2022, Il medico di famiglia (1/3)

   Riceviamo da una paesana quest’interessante contributo riguardante il medico di famiglia, che abbiamo diviso in tre parti per rendere lo scritto più agevole. Ringraziamo la persona che ci segue da sempre. “Al giorno d ́oggi si parla di medico di fiducia, medico di base. Si va dal dottore, normalmente previo appuntamento e muniti dei documenti necessari. Molti pazienti vedono il proprio dottore solo come mezzo per poter andare da uno specialista e spesso invitano di propria iniziativa spesso in modo perentorio, il dottore a prescrivere esami vari, anche quando ciò non è veramente necessario. In pochi minuti il dottore consulta i dati riguardanti il paziente nel computer e magari senza neanche fargli una vera visita scrivono un ́impegnativa e…via! Per fortuna alcuni medici staccano gli occhi dal computer e visitano seriamente il paziente con cui valutano la situazione. Quando arrivano i risultati degli esami richiesti si svolge un colloquio fra medico, computer e paziente. In pochi minuti si decide quali e quanti medicinali verranno prescritti. Non sempre esiste un vero dialogo anche perché i poveri dottori sono troppo occupati con le scartoffie burocratiche” …

11.04.2022, Ieri al Centro

   Una domenica partecipata quella di ieri al Centro. Patrizia e Laura hanno portato a termine il loro consueto buon turno. Al posto delle tartine, come contorno all’aperitivo sono stati offerti piccoli tranci di pizza, molto gustosi. Sono arrivati dalla Germania Giovanni, uomo di polso e Alice con la loro storica carica di simpatia. Un brindisi è stato dedicato a tre paesani che nei giorni scorsi hanno festeggiato il compleanno. La domenica è terminata verso le 13:30. Per Pasqua il Centro sarà aperto un’ora, dalle 11:45 alle 12:45 per l’ormai tradizionale scambio di auguri. La settimana che si apre oggi è “Santa” poiché ci conduce a Pasqua con tutti i riti che fanno parte della nostra tradizione. Sabato alle 14:00 e alle 14:15, rispettivamente a Tiglio e Ponteacco si benediranno i cesti di Pasqua. Una settimana di preparativi materiali e spirituali in vista della festa più attesa della primavera. Buona lettura.

10.04.2022, Qualche anno fa …. a Yalta (2/2)

   Seconda parte della npotizia inviataci da una paesana: “Arrivati in cima alla scalinata di Odessa (piena di gente che vende souvenir ) ci si trova sul bel viale alberato Prymorsky, con belle dimore e monumenti, fra cui la statua di Puškin, considerato il Dante russo. La città, famosa per le sue spiagge, conta oltre un milione di abitanti, la maggioranza russi, mentre il secolo scorso oltre un terzo degli abitanti erano ebrei e e gruppi di varia provenienza. Durante la guerra furonouccisi più di 80.000 ebrei. Moni Ovadia racconta molte barzellette ambientate ad Odessa nei quartieri ebraici. Nel 1940 c’ erano 40 sinagoghe ed ora ce n’ è una sola. Abbiamo voluto visitare il museo dove sapevamo che si poteva ammirare un quadro di Caravaggio. Alla cassa ci hanno fatto capire che si poteva pagare solo con la moneta locale e dunque abbiamo dovuto cercare una banca dove in modo complicato abbiamo comprato una manciata di gryvna (hryvna), per poter entrare nel museo. Eravamo gli unici visitatori e purtroppo abbiamo scoperto che il quadro di Caravaggio era stato portato via per restaurarlo. Come in varie città russe che abbiamo visto, il personale dei musei consiste di vecchie donne, silenziose, sedute immobili nelle varie sale. La città e le chiese erano ben tenute, pulite, accoglienti. Bello il Teatro dell’ Opera e meravigliosi i parchi. Ora, rivedendo le foto del nostro viaggio e vedendo le immagini di quanto sta succedendo in quella città in questi giorni, provo una grande tristezza. Povera Ucraina.

09.04.2022, Qualche anno fa … a Yalta (1/2)

   Riceviamo da una paesana questa notizia divisa in due parti. Ecco la prima: ” Qualche anno fa dopo una giornata passata a Yalta, famosa per la conferenza del 1945, siamo andati ad Odessa arrivando dal mare. Ci siamo trovati di fronte all’imponente scalinata detta “Potëmkin” (nobile militare, uomo di Stato e favorito di Caterina la Grande). La scalinata fu costruita dal 1837 al 1841 dall’ architetto italiano Boffo e dall’ architetto russo Melnikov, con 192 scalini. Voglio raccontare qualcosa riguardo l’origine della citta’. Il nome di Odessa fu scelto da José de Ribas, un ufficiale napoletano al servizio di Caterina la Grande che alla fine del ‘700 conquistò un forte turco e propose alla sovrana di edificare qui un grande porto commerciale. Lui scelse il nome Odessa, su ispirazione di un’antica colonia greca (Odessos). All’ inizio gli italiani erano il 10% della popolazione; l’italiano era la lingua franca e il primo libro stampato in città fu in lingua italiana. Anche Garibaldi visitò la città, a quel tempo capitano di un mercantile che proveniva da Genova e Marsiglia. In seguito Caterina la Grande, tedesca, per popolare la città, chiamò austriaci, tedeschi, svizzeri, francesi e greci ed arrivarono molti ebrei provenienti dalla Russia, attratti dal clima di tolleranza del luogo. Torniamo a parlare della famosa scalinata che dall’ indipendenza dell’ Ucraina si chiama Primorsky. Il Paese è indipendente dall’ agosto 1991 e a partire dall’ agosto 1992 è celebrato il giorno dell’indipendenza”.