17.05.2021, Ieri al Centro

«Le persone hanno il desiderio di incontrarsi, di rivedersi, di passare del tempo in compagnia», questo è stato il commento di Marzia alla fine del turno di ieri, svolto assieme al marito Tonino. Effettivamente è stata una bella domenica, movimentata nonostante la pioggia delle 12:00. Verso le 11 è transitato il giro ciclistico con 500 partecipanti. Il disagio della strada chiusa è stato ridotto al minimo e lungo la statale all’altezza del nostro paese si è formato un capannello di persone. Numerosi i giovani presenti a dimostrazione che la riapertura è stato un piccolo toccasana per tutti. La settimana sarà caratterizzata da una prima valutazione organizzativa del “Mercatino vintage” di domenica 13 giugno, mentre il Presidente della Pro Loco parteciperà alla riunione delle Pro Loco del Consorzio Torre-Natisone fissato per venerdì prossimo a Buttrio. Auguriamo come di consueto giorni sereni, felici e in salute.

16.05.2021, Una volta si implorava la pioggia (1/2)

   È sempre stata l’elemento mancante delle estati del nostro paese. I ponteacchesi non hanno potuto godere di sorgenti abbondanti che dissetassero le persone, gli animali, gli orti e per ultimi i campi. Per averla, i contadini erano disposti a fare molte cose, anche proibite. Per ottenere la tanto attesa pioggia, dopo settimane e settimane di arsura, dal Medioevo fino a qualche decennio fa, i paesani e i valligiani in genere, si rivolgevano alla Chiesa che molto volentieri celebrava messe, tridui, novene, vesperi e funzioni religiose di ogni tipo. Una di queste era la famosa “Ad petendam pluviam” che prevedeva processioni lungo le strade di campagna verso Tiglio e Sorzento, le stesse che qualche mese prima erano già state battute dalle Rogazioni del 25 aprile. Il parroco non partecipava a questi riti e inviava il cappellano e la gente si sentiva ancor di più abbandonata, in preda al male atmosferico e quindi era propensa ad usare autonomamente i “dispositivi” religiosi.

15.05.2021, Le offese

   Chi non le ha mai ricevute? Chi non le ha mai pronunciate? Fanno parte del genere umano e un tempo erano oggetto di regolamento di conti con scontri fisici per tutelare il proprio onore. Le cose sono migliorate. Il buon livello di cultura generale è un contenimento alle furiose liti che fino a qualche decennio fa si svolgevano in paese, prime le donne, con offese irripetibili, le più basse, le più efferate. E anche l’offesa si è evoluta nel tempo: oggi c’è l’insulto grezzo, quello diretto, che non è quasi mai il peggiore. Tanto è vero che l’insulto fecale diretto a una persona e ancor molto usato, può assumere anche un connotato ilare, o addirittura affettuoso. Molto più umiliante sentirsi dire in apertura di riunione: «Grazie, non serve che tu rimanga», oppure: «Sei molto bravo, ma questo lavoro lo finisce il tuo collega». Si può offendere o sentirci offesi per varie ragioni, in genere appartenenti a tre categorie: hai detto male di me; hai violato un confine; non mi consideri quanto penso di meritare. Fanno parte di questa rassegna il rispetto, l’onore, la dignità e l’identità personale. Vignette offensive, in Francia, hanno causato stragi.

14.05.2021, Le bestemmie

Un tempo i friulani erano considerati i più assidui bestemmiatori. “Sporkinàt” era l’intercalare di tutti, uomini, donne e giovani. L’incontro tra due persone spesso era anticipato da una rispettiva bestemmia per la sorpresa nel vedersi, i bar, le osterie, le gare all’aperto offrivano un ventaglio variopinto e fantasioso dell’arte del moccolo. Pare che nelle Valli ci fosse anche un sacerdote incline alla bestemmia durante la partita a carte nelle locande della sua parrocchia. Le cose sono cambiate e questo primato lo abbiamo ceduto probabilmente ai toscani. Se è vero che il primato non c’è più, ciò non significa che l’abitudine sia stata sradicata! Basta ascoltare per caso Radio Maria (inclusi i suoi “laudatores”), che molti sono stimolati nel tirar giù un porco. Le bestemmie sembrano galleggiare a proprio agio nel corso di tutta l’attività della giornata e coinvolge sempre di più i giovani e le giovani, con bestemmie innovative, se andiamo a vedere anche “divertenti” e che creano una pericolosa dipendenza. Come migliorare? Come estirpare la brutta abitudine? Utilizzando affermazioni eufemistiche, tipo “zio”, “madama”, oppure navigando nell’oceano della fantasia così come insegnano dagli anni ’80 Elio e le Storie Tese con i loro: “ortobio, pornodivo, bioparco”, insomma trovare ogni sistema possibile per sottrarre la nostra anima alla depravata corruzione del Maligno.

13.05.2021, Considerazioni sulla nostra cucina di un tempo (3/3)

Gusti contemporanei perché, ad esempio, prendiamo la polenta da farina di mais: non è più la stessa di mezzo secolo fa, non c’è più lo stesso fuoco per cuocerla e nessuna cuoca perderebbe 45 minuti per mescolarla e rimescolarla con il pulentàr. Non si allevano più i maiali e i suinetti non sono più gli stessi perché i loro alimenti non sono quelli di ieri. È difficile trovare le erbe spontanee e, facendo l’esempio dello sclopìt, ora è necessario seminarlo, mentre un tempo era un’erba spontanea. Sono una rarità i “camei”, germogli che assomigliano agli asparagi colti da pochissime persone, come Enzo e Savina e nessun altro. Senza dubbio, la perdita di questi sapori autentici ha impoverito una parte importante della cultura del nostro territorio, poiché se è vero che siamo ciò che mangiamo, abbiamo purtroppo perso una parte della nostra identità.

12.05.2021, Considerazioni sulla nostra cucina di un tempo (2/3)

   Il pane era un nutrimento più raro per le nostre famiglie. Si cucinava in casa ed era solitamente di colore scuro, ricco di fibre e che si distingueva dal pane bianco prodotto e venduto in panetteria. I dolci erano carenti, legati solo alle principali feste religiose: la gubànza, la fujàza, le colombe dolci per Pasqua. Nel dopoguerra sono arrivate le sòpe, qualche mamma di buona volontà riusciva a cucinare molto raramente lo strudel di mele. La cucina popolare del fondovalle era rapportata a quella delle grandi famiglie dei contadini, si “rubavano” ricette con ingredienti indubbiamente migliorativi. Questa è una storia, purtroppo, di sapori perduti nel corso degli anni a causa della globalizzazione del palato. Anche quando sono riproposti come cucina tipica (“Invito a pranzo nelle Valli”), non troviamo più i sapori originali poiché tutto è adattato ai nostri gusti contemporanei.

11.05.2021, Considerazioni sulla nostra cucina di un tempo (1/3)

   Prima che nascessero le latterie turnarie di Tarcetta, Azzida e Vernasso, ogni famiglia preparava il proprio formaggio, il burro di colore quasi giallo, la ricotta, a seconda della disponibilità di latte. A fine Ottocento c’era anche del latte ovino e caprino dati i costi elevati per il mantenimento dei bovini, nonché per la loro delicatezza di costituzione che li esponeva a malattie ed epidemie. La carenza di bovini impediva anche la produzione di concime di qualità, sufficiente per fertilizzare i terreni non proprio ricchi, come i nostri. Il pesce era legato ai numerosi precetti dei giorni di magro, poco di mare, cospicuo di fiume. Faceva eccezione il baccalà importato dal nord Europa, un tempo considerato il pesce dei poveri valligiani, oggi è una rinomata specialità. I valligiani, ma anche friulani in genere, lo cucinano a modo loro ancor oggi al punto che, nonostante l’origine del pesce, è diventato piatto tipico, più comune un tempo rispetto ad oggi.

10.05.2021, Ieri al Centro

   Dopo numerosi mesi di chiusura, finalmente ieri abbiamo riaperto il Centro. Abbiamo trascorso un fine-mattina/inizio pomeriggio come ai vecchi tempi, con il desiderio di scambiare qualche parola seduti, all’aperto e in piena sicurezza. Le ottime condizioni del tempo hanno favorito l’uscita di numerosi paesani. Il sindaco, Mariano Zufferli, si è reso disponibile per presentare un inquadramento dei lavori in via progettuale, che interesseranno il paese. È seguito poi un dibattito dove al primo cittadino sono state presentate varie richieste e proposte utili per migliorare la vita dei nostri paesi. Zufferli lamenta il poco sincronismo con altri amministratori: «Ci sforziamo per creare una pista ciclo-pedonale, bellissima, che parte da San Pietro al Natisone, raggiunge Ponteacco e Tiglio. Poi, come prosegue? Finisce lì?» Oltre al sindaco c’erano il vicesindaco Cesare Pinatto e il Consigliere Nicola Sturam che, dopo le dimissioni del consigliere Fortunato Niro, è il rappresentante di maggioranza più vicino a noi. Il vicesindaco ha presentato le caratteristiche del collegamento in fibra (Internet) oggetto di recenti lavori di posa. Sarà un bel passo in avanti nel campo tecnologico. Alle 13 era pronta la pastasciutta per tutti i soci presenti. Il Centro riaprirà domenica prossima con Marzia e Tonino, se le condizioni del tempo saranno favorevoli.

09.05.2021, La mancanza di sonno può portare alla morte

   Infatti può causare gravi danni fisici e neurologici all’uomo e alcuni studi eseguiti su topi e mosche dimostrerebbero che tale mancanza può essere anche letale. Ciò che accade di certo nel nostro fisico, non si sa con precisione, ma la teoria dominante tuttora è che la causa risiederebbe nel cervello. Studiando le reazioni di moscerini della frutta, indotti a non dormire, gli scienziati-ricercatori hanno scoperto che, prima della morte, nel loro intestino si verifica un accumulo di molecole, composte da ossigeno con alta capacità ossidante. Queste molecole distruggono il DNA e causano danni cellulari nell’organismo. Somministrando composti antiossidanti che neutralizzavano queste molecole, gli insetti rimanevano attivi nonostante la mancanza di sonno, con una durata di vita normale. Stessa cosa anche per i topi. Queste ricerche aiuteranno lo sviluppo di farmaci per rimediare ai danni causati dalla mancanza di sonno sull’uomo. Ponteacchesi, valligiani: cerchiamo di dormire il giusto.

08.05.2021, Le nuove frontiere della spesa (2/2)

   C’è stata anche la riscoperta del negozio cosiddetto “sotto casa” con incassi record rispetto al 2019. Cambiamenti legati alla necessità di limitare gli spostamenti, ma che resteranno anche dopo la pandemia poiché in tanti si sono accorti, ad esempio, di quanto sia buona la mortadella acquistata a San Pietro al Natisone, al negozio Tosolini. Sembra che molti siano tornati al vecchio negozio di paese dove fare la spesa, anche se i prezzi sono poco invitanti. O comunque ci si rivolge più di prima e questo è un toccasana per l’economia locale. A dimostrazione del contrario, però, c’è anche la chiusura del negozio di alimentari a Pulfero, aperto un anno fa. Ma qui le ragioni sono diverse: 50 anni fa il Comune contava 3.500 abitanti, oggi ne conta poco più di 800.