07.01 2025 Epifania tutte le feste porta via…

Questo è il detto tradizionale che conclude un lungo periodo di feste e che apre ad un anno nuovo.  La consegna del Pane di Santa Dorotea di ieri, nel mattino dell’Epifania, sempre gradito da tutte le famiglie, ha riportato il pensiero ai riti delle feste e ai tempi passati. Ringraziamo tutti i volontari che hanno organizzato e distribuito il pane di casa in casa.

Il segno della Festa in paese non era solo il “pane bianco” ma anche la gubana: uno stralcio da una poesia di Dino Menichini ne riporta il ricordo.

La fetta di gubana ci diceva il Natale, Epifania, il giorno del Santo Patrono San Floriano,                

le cresime, le nozze… ma nel cuore non risarciva tutto il magro pane                          

masticato in silenzio per stagioni. Con sapienza le madri mescolavano noci,

pinòli e uva passa triturandoli  a lungo nel mortaio, vi aggiungevano pane grattugiato,     

casalingo liquore: disponevano infine il dolce amalgama                                   nella striscia di pasta che attorcevano  a farne  una spirale

imperlata di zucchero  con un segno di croce.

La gubana che portava profumo nel paese era  festa d’un giorno

già sciupato  dal  nostro lungo attenderlo,                                                                                      

 dal pensiero che ancora magro pane  avremo masticato per stagioni.                                 

 La festa era per te recarmi la tua fetta di gubana                                                 

 che  spezzavo in due parti per offrirti  a mia volta la più grande,                                        

  e non sapevi che tornando a casa avresti conosciuto la mia festa                                           

  in un dono per te: intera la mia fetta di gubana.                                                                                          

           

06.01.2025 Epifania e Il Pane di Santa Dorotea.

L’Epifania è sempre stata una festa molto sentita a Ponteacco, tanto più ché era il giorno del ringraziamento della Fabbriceria della Chiesa di Santa Dorotea alle famiglie del Paese con la distribuzione del pane e del vino. Una tradizione, questa, che è stata abbandonata per alcuni anni e poi ripresa dalla nostra Pro Loco; ma i “giovani” degli anni cinquanta del ‘900 se lo ricordano bene perché una buona parte del vino veniva accantonata per loro, i “Tonkači” di Ponteacco, che potevano suonare e festeggiare bevendo gratis! Oggi, 6 gennaio 2025, la tradizione si rinnoverà con la consegna casa per casa, del pane alle famiglie di Ponteacco, Tiglio e Mezzana. Don Alessandro, con i volontari della pro Loco, attenderà l’arrivo delle ceste cariche di pane appena sfornato e le benedirà. L’Epifania non può avere un simbolo migliore del pane benedetto che entra in ogni casa!

Il Volantino 2025

Alcune foto degli anni scorsi del pane e dei volontari.

05.01.2025 La Befana arriva a Ponteacco.

Come ogni anno è in arrivo la Befana anche a Ponteacco! Oggi pomeriggio, verso le 18.00, la Vecchia Signora con la gerla carica di dolcetti incontrerà i bambini che saranno ad aspettarla insieme ai loro genitori presso il Centro della Pro Loco. Ricordiamo l’anno scorso quando la Befana è arrivata sotto una pioggia torrenziale! Pensavamo che tutti sarebbero rimasti a casa al calduccio! E, invece, sono stati tantissimi i bambini arrivati a festeggiare e a divertirsi con gli scherzi che solo la “nostra Befana” sa fare! Speriamo che anche oggi i bimbi siano numerosi e possano svuotare rapidamente la gerla carica di caramelle e dolciumi. Per i genitori e i soci è pronta una bicchierata per passare una bella serata in compagnia. Proponiamo alcune foto del 2024 e vi terremo aggiornati in serata con le foto 2025! Buon Divertimento!

Ecco la Befana 2025…tantissimi bambini sono arrivati per incontrarla! E’ stata una bella festa!

04.01.2025   Cividale e le sue mura, ai tempi dei Romani

(Articolo di Elvira C.)

Per quanto riguarda le mura romane, ma anche le strade, Cividale presentava alcune caratteristiche che si discostavano dalla tipica città romana. Infatti lungo il lato della città che si affaccia sul Natisone, le mura non furono costruite, cosa che i Romani non facevano mai. Inoltre – altra cosa insolita – le strade non erano perfettamente a squadra, per cui anche le mura non erano perfettamente rettangolari. La città si estendeva probabilmente per circa 8 km quadrati e le mura si aprivano all’esterno attraverso tre porte, nei lati nord, est e ovest. Il fiume Natisone veniva presumibilmente attraversato su un guado a un chilometro circa a sud e gli studiosi ritengono che non ci fosse un ponte dove ora c’è il Ponte del Diavolo, poiché non ne sonostate trovate tracce. Le prime mura vennero poi distrutte con l’allagamento della città e in seguito, con le invasioni di Quadi e Marcomanni nel 167 d.C., venne costruita una nuova cinta muraria. I Romani costruivano le mura con qualunque materiale trovassero sul posto, anche il legno. Generalmente costruivano il cosiddetto “opus incertum”, cioè ponevano all’esterno due file parallele di pietre ben squadrate – testolinate – e poi riempivano l’interno con sassi, ghiaia e pietre di tutti i tipi. Si ritiene che il cardo massimo seguisse una direzione da nord a sud passando tra la via Paolino d’Aquileia e corso Mazzini, mentre il decumano massimo passasse tra piazza Giulio Cesare e Largo Boiani. Non sono stati trovati molti resti delle costruzione romane, questo perché Cividale ha subìto nel corso dei secoli molte trasformazioni, dovute a invasioni, incendi, terremoti, ma anche al riutilizzo dei materiali e a moderni lavori urbanistici, soprattutto tra il 1950 e il 1970, che hanno cambiato il volto della città. Riguardo alle mura, in alcuni punti ci sono delle “permanenze”, cioè resti inglobati in nuove mura, soprattutto in periodo medioevale. Sono stati trovati i resti di alcune ville, del piccolo stabilimento termale e di alcune case. Sicuramente Cividale era una piccola città e quindi non aveva un teatro o grandi edifici pubblici, soprattutto a causa della sua edificazione per esigenze militari.

Resti di una villa romana, sotto il Municipio.

Resti delle mura romane presso il Castello Canussio.

03.01.2025 Gennaio.

Nuovo anno, nuovo mese; è arrivato Gennaio che ha preso il nome dal dio Giano che a Roma era colui che controllava le porte, i passaggi, i cambiamenti…Gennaio è la porta che ci fa entrare nel nuovo anno. Nei Paesi Europei ha vari nomi: in Finlandia è il mese della farnia, “tammikuu”; in Cechia, mese del ghiaccio, “leden”; in Croazia è siječanj, tagliare. Molti sono i vecchi proverbi legati al freddo e al riposo dei campi; “Gennaio e Febbraio empie e vuota il granaio”, “Se gennaio sta in camicia marzo scoppia dalle risa”; “Di gennaio e di febbraio metti il tabarro”. Divertenti i modi di dire riguardo alle galline che avevano smesso di fare le uova e a gennaio finalmente riprendono: “Per l’anno nuovo tutte le galline fanno l’uovo”; “Non c’è gallina né gallinaccia che a gennaio l’uovo non faccia”; “Gennaio ovaio”; “Gennaio avvia il gallinaio”. Molto truculenti sono gli antichi adagi contadini che consideravano gennaio un brutto mese per la vecchiaia: “Gennaio forte, i vecchi si augurano la morte”, “ Gennaio sgombera i letti”…Gli ultimi tre giorni di gennaio si chiamano “I giorni della Merla”, sono i più freddi secondo la tradizione; pare che una merla bianca , per proteggere i suoi piccoli dal freddo, sia rifugiata in un camino sporcandosi di nero fuliggine da allora tutti i merli sono neri!

02.01.2025  Invenzioni originali del 2024.

(Articolo di Elvira C.)

Nel corso del 2024, l’ingegno umano ha dato vita a una serie di invenzioni che, per la loro originalità e stravaganza, hanno attirato l’attenzione del pubblico. Ecco una selezione di alcune tra le più curiose:

1. Televisore OLED trasparente wireless di LG: Presentato al CES 2024, questo schermo da 77 pollici offre immagini in 4K ed è completamente trasparente. Sebbene affascinante dal punto di vista estetico, la sua utilità pratica è stata oggetto di dibattito, poiché la trasparenza può interferire con la visione dei contenuti.

2. E-bike con integrazione ChatGPT: L’Urtopia Fusion è una bicicletta elettrica dotata di un assistente virtuale basato su ChatGPT. Questa funzione consente al ciclista di interagire vocalmente con la bici per esplorare nuovi percorsi o ottenere informazioni in tempo reale, sollevando però interrogativi sulla reale necessità di conversare con il proprio mezzo di trasporto.

3. Sedile bidet Kohler PureWash E930: Questo dispositivo per il bagno è integrato con assistenti vocali come Alexa e Google Home, permettendo il controllo vocale di varie funzioni. Nonostante l’innovazione, il prezzo elevato e le preoccupazioni sulla privacy hanno suscitato discussioni tra i consumatori.

4. Specchio a realtà virtuale di Vimage: Questo specchio innovativo combina la riflessione

tradizionale con elementi di realtà virtuale, offrendo un’esperienza interattiva e personalizzata durante l’uso quotidiano.

5. Giacca con pannelli solari integrati: Progettata per affrontare il cambiamento climatico, questa giacca è dotata di celle solari che permettono di generare energia per dispositivi elettronici, unendo moda e tecnologia sostenibile.

6. Dispositivo per la comunicazione con le balene: Un team di scienziati ha sviluppato un sistema di riproduzione bio acustica interattiva per tentare di decodificare e interagire con i suoni emessi dalle balene, aprendo nuove prospettive nello studio della comunicazione interspecie.

Queste invenzioni e scoperte testimoniano la creatività e l’audacia della ricerca scientifica e tecnologica nel 2024, spingendo i confini di ciò che riteniamo possibile e aprendo nuove strade per il futuro.

Fonti: TecnoZoom, EMC elettronica, Radio Jeans,Futuro prossimo.

31.12.2024 Notte di San Silvestro, salutiamo il 2024.

Eccoci giunti all’ultimo giorno dell’anno e siamo pronti a festeggiare l’anno vecchio che se ne va, portandosi via ricordi belli e ricordi brutti, eventi grandi e piccoli che hanno segnato le nostre vite personali e comunitarie. Festeggiamo il nuovo anno che arriverà dopo la mezzanotte con amici e persone care, augurandoci giorni futuri pieni di serenità e di belle novità. Questo è l’augurio che la redazione rivolge a tutti voi, cari lettori, ringraziandovi per il sostegno che ci è stato dimostrato durante il 2024. Buon Anno!  

 30.12.2024   Le gonne di crinolina, un pericolo inaspettato.

 (Articolo di Elvira C.)

Nel corso dell’Ottocento, le gonne di crinolina rappresentarono un’icona di moda e status sociale per le donne dell’epoca vittoriana. Caratterizzate da una struttura a campana sostenuta da cerchi di metallo o strati rigidi di tessuto come il crine di cavallo (da cui deriva il nome), queste gonne enfatizzavano un’immagine di eleganza e raffinatezza. Tuttavia, la loro popolarità nascondeva un pericolo mortale: la loro alta infiammabilità. Numerosi incidenti, spesso fatali, trasformarono questo capo di abbigliamento in un simbolo controverso, specchio della complessa relazione tra moda e sicurezza. La crinolina emerse per la prima volta negli anni Quaranta dell’Ottocento e divenne presto un elemento essenziale del guardaroba femminile. Grazie alla sua struttura rigida, permetteva di ampliare il volume delle gonne senza il bisogno di indossare numerosi strati di tessuto che le rendevano pesanti, rendendo più confortevole il movimento. Questo tipo di abbigliamento era particolarmente apprezzato dalle donne dell’alta società, poiché simboleggiava ricchezza e raffinatezza. Le gonne di crinolina erano spesso realizzate con tessuti leggeri e facilmente infiammabili, come il cotone o la seta. Sebbene queste caratteristiche ne esaltassero la bellezza e la praticità, rappresentavano anche un rischio significativo in ambienti dove il fuoco era una presenza quotidiana, come case riscaldate da caminetti o illuminate da candele. Il rischio di incendio legato alle gonne di crinolina divenne presto evidente. La loro forma ampia e la natura dei materiali utilizzati creavano una combinazione pericolosa: bastava un attimo di distrazione vicino a una fiamma aperta perché l’intera struttura prendesse fuoco. Gli strati di tessuto si incendiavano rapidamente, e la forma a campana intrappolava le fiamme, rendendo estremamente difficile per la vittima spegnere il fuoco o liberarsi della gonna. Le cronache dell’epoca riportano numerosi incidenti tragici. Nel 1861, ad esempio, l’attrice Clara Webster morì quando la sua gonna si incendiò durante una rappresentazione teatrale. Simili episodi si verificarono non solo tra le donne di alto rango, ma anche tra le domestiche, spesso costrette a lavorare in prossimità di fornelli e camini. Secondo alcune stime, migliaia di donne persero la vita a causa di incendi legati alla crinolina nel XIX secolo. Nonostante l’evidenza dei pericoli, le gonne di crinolina rimasero di moda per diversi decenni, grazie anche alla loro associazione con la femminilità e lo status. Tuttavia, l’aumento degli incidenti spinse alcuni riformatori a criticare apertamente questo capo d’abbigliamento. Riviste e giornali dell’epoca pubblicarono avvertimenti sui rischi legati all’uso della crinolina e alcune campagne cercarono di sensibilizzare le donne sulla necessità di adottare abiti più sicuri. La moda cominciò a cambiare verso la fine del secolo, quando le gonne di crinolina vennero progressivamente sostituite da modelli meno voluminosi e strutture più pratiche. L’introduzione di nuovi materiali, come il rayon e il nylon, contribuì ulteriormente a ridurre i rischi associati agli incendi. Le gonne di crinolina dell’Ottocento rappresentano un esempio emblematico di come la moda possa influenzare la vita quotidiana, portando con sé non solo bellezza e innovazione, ma anche rischi inattesi. Foto dal web.

29.12.2024  I Suonatori Manuali di Campane: riconoscimento Unesco.

Nelle Valli del Natisone vive una tradizione unica che unisce storia, spiritualità e senso di comunità: il suono manuale delle campane. Questo antica arte, che resiste al tempo e alla meccanizzazione, è simbolo della cultura locale e rappresenta un patrimonio di grande valore. Il 5 dicembre di quest’anno l’Unesco ha dichiarato “L’Arte campanaria tradizionale” patrimonio immateriale dell’Umanità e si festeggerà ogni anno il 29 dicembre con un a bella “scampanottata” a mezzogiorno in punto! Una volta ogni paese delle Valli aveva il proprio gruppo di Tonkači, giovani campanari che, come veri musicisti, si allenavano tutto l’anno per rendere armonioso il suono delle campane nei giorni di festa. E ogni gruppo aveva il proprio stile, così come ogni campana aveva il proprio suono, tanto che, quando un “campanile” suonava tutti sapevano da quale chiesa proveniva. Gli anziani di Ponteacco di oggi, giovani campanari di allora, ricordano che si allenavano suonando con i bastoni sulle grate della finestra della camera di Pierino che, caso strano , suonavano tutte diverse! Il suono manuale delle campane richiede abilità, forza fisica e un’intima conoscenza dello strumento. Ogni campanile ha un numero diverso di campane, ciascuna con un proprio tono e una funzione specifica. I campanari utilizzano corde, leve e a volte la sola forza delle mani per modulare i rintocchi in melodie che variano a seconda delle festività o delle occasioni speciali. Questi suoni non sono casuali: seguono codici precisi, spesso scritti o tramandati oralmente. Un matrimonio, un funerale o una festa patronale ha la propria sequenza unica, che i suonatori imparano e ripetono con orgoglio. Il suono delle campane nelle Valli del Natisone risale a secoli fa, quando le campane erano utilizzate non solo per chiamare i fedeli alla preghiera, ma anche come strumenti di comunicazione a distanza. Il loro rintocco scandiva i momenti della giornata, annunciava eventi importanti o avvisava la comunità in caso di emergenze. Questa tradizione è profondamente legata alla vita rurale delle valli, dove la religiosità e il senso di appartenenza sono stati per lungo tempo i pilastri della quotidianità. I suonatori manuali di campane, o “campanari”, non sono solo musicisti, ma anche custodi di una conoscenza tramandata di generazione in generazione. Con l’introduzione delle campane elettriche, molte comunità hanno abbandonato il suono manuale a favore di una maggiore comodità. Tuttavia, nelle Valli del Natisone, i campanari hanno scelto di preservare questa tradizione. Per loro, il suono manuale delle campane è un atto di amore per la propria terra e un legame vivo con il passato. Foto dal web, dal sito Unesco.