Il ballo popolare nelle Valli ha avuto luogo soprattutto all’aperto, in occasione dei numerosi “senjàn”, le feste di paese che riempivano i calendari dell’estate. Ponteacco era un po’ più fortunato perché possedeva un’autentica sala, abbastanza capace, dove si svolgevano piccoli veglioni con musica di fisarmoniche, violino e basso. La sala era collocata al piano superiore della cantina di Olinto e si accedeva dalla scala in pietra, ad uso comune a quel tempo con la dependance di casa Santo (oggi). Il ballo era una cosa un po’ complicata da eseguire perché la Chiesa si è sempre messa di mezzo, mal tollerando le rare opportunità di svago delle ragazze, tenute a vivere nel timor di Dio. Dopo il ‘500 e il ‘600, il ballo popolare aveva accesso in qualche dimora di benestanti e dalla fine del ‘700 o inizi dell’’800 in occasione del Carnevale, anche come effetto della Rivoluzione francese, che allentò i vincoli di classe. Nel 1910 arrivò anche da noi la polka e la mazurka che rivoluzionò il divertimento sul “brejar”, la pista da ballo. In quel periodo il valzer iniziava a far capolino, mentre i tango fu decisamente osteggiato dal mondo ecclesiastico in quanto necessitava di un contatto più concreto tra i ballerini. Rischiava la scomunica l’organizzatore che allestiva i palco e la pista da ballo davanti ai portici della chiesa e una multa salata se la manifestazione avveniva durante le epidemie o le guerre. Le cose non andavano diversamente nel resto del Friuli dove si crearono delle organizzazione specializzate dell’organizzare i balli all’aperto. Le sagre erano l’autentica occasione per girare di paese in paese, per lanciare qualche proposta d’amore alla ballerina che si muoveva costantemente sotto l’occhio vigile della mamma, ferma e immobile a bordo pista. Poi, sul più bello e non molto dopo le 22:30, già a casa. Anche nei tempi passati le feste dovevano essere autorizzate.
15.11.2021, Ieri al Centro
«E se il FVG dovesse passare in zona gialla?», questo è uno degli argomenti trattati nelle discussioni di ieri al Centro, dove i soci si sono soffermati per un aperitivo e per una partita a carte. Molto apprezzato il turno di Marzia che non si è fermata un attimo dalle 11 alle 13, consueto orario di punta. E sì, perché impressiona il fatto che la nostra regione sia tra le peggiori in fatto di contagio. L’incidenza sta preoccupando anche le Valli e l’assembramento a un funerale di Savogna l’altro ieri, certamente non contribuisce all’allontanamento del virus. Stiamo rischiando molto e le concause sono note: l’Est sotto pandemia i cui livelli sono da tutti inaccettabili, le dimostrazioni “no-vax” di Trieste, Udine e Gorizia, con poche o nulle precauzioni dei partecipanti. Ieri si è discusso un po’ di tutto: dalle prossime vacanze di Natale a improbabili viaggi. La porta del Centro si è chiusa poco dopo le 13:00 per lasciare domenica prossima il posto a Lorenzo. Come di consueto, giunga il nostro augurio di una buona settimana.
14.11.2021, Un’appetitosa pastasciutta
Nell’ambito dell’attività venatoria delle Valli degli anni ’70, la squadra di Ponteacco godeva di una certa notorietà. Capitanata per molto tempo da Sergio Mattelig, la squadra si distingueva anche per il rigore morale dei suoi membri. Sembrerebbe un controsenso, ma erano rispettosi della natura e delle complesse disposizioni che regolavano e regolano tutt’ora quell’attività. Non esisteva bracconaggio, raramente qualcuno posizionava trappole e lacci, pur non essendo proprio tutti degli stinchi di santo. La squadra si riuniva il sabato e stabiliva i percorsi da seguire il giorno dopo, tra i boschi a ridosso del paese, dalle Makota al confine con la riserva di Savogna. Succedeva che durante qualche battuta, l’esito era negativo e per i 10 cacciatori del paese iniziavano le operazioni di rientro verso le proprie case. Molto spesso vinti da un appetito lancinante, si ritrovavano a Pechinie per uno spuntino. La borgata, divisa al tempo tra Superiore e Inferiore, oggi è tristemente disabitata. In quei tempi c’era un’osteria, che apriva quando c’era gente. Più volte è capitato che il gruppo, ai piedi dell’edificio, gridasse: «Maria, pui dol ki nam skuhas pastu (Maria vieni giù che ci prepari la pasta» e lei: «A ja, nìaman nič … /sì, ma non ho niente…)». Erano tutte scuse. Maria scendeva, apriva l’osteria e preparava gli spaghetti con un sugo molto “originale”: due scatolette di carne Simmental e un po’ di conserva di pomodoro. Oggi farebbe venire i brividi, ma in questi tempi, per i nostri dieci affamati era un’autentica delizia.
13.11.2021, Gli “over 65” sono una risorsa
Un signore del 1957 ha detto a uno del 1956, in coda davanti alla latteria di San Pietro al Natisone: «Beh, per quei due o tre anni che ci rimangono da vivere…» E anche a Ponteacco, come nel resto delle Valli, di ultra 65enni ce ne sono. Per molti sarà una consolazione? Ebbene, la chiamano “silver economy” (economia d’argento) e rappresenta l’indotto economico che ruota attorno alle persone ultra 65enni, un’economia che nel 2025 varrà milioni e milioni di euro e genererà in EU occupazione per 80.000 persone. Gli ultra 65enni rappresentano un enorme potenziale economico e uno spazio di mercato innovativo. Riguarda una fascia che ha smesso di lavorare, ma economicamente è molto attiva. Il 65enne medio friulano ha una casa di proprietà, buone disponibilità finanziarie, tempo per aiutare i familiari e coltivare i propri interessi. Fa sport, si dedica al volontariato, se può viaggia. Tutto questo genera un flusso economico che, misurato su scala globale, avrebbe una portata equivalente a quella di una potenza economica. In Friuli si osserva quanto siano cambiate le abitudini degli ultra 65enni (“La Vita cattolica” di due numeri fa) negli ultimi anni: la spesa per le prestazioni sanitarie resta la più ingente, ma sono aumentate quelle per trasporti, cultura e tempo libero. I nuovi anziani frequentano musei, monumenti, mostre e musei. Si tratta di una fascia della popolazione quanto mai attiva, dove la produzione della calzetta sulla sedia a dondolo può certamente aspettare. E molto.
12.11.2021, La pubblicità è il passaparola
Il marketing, ovvero la promozione dei prodotti, è cambiato più negli ultimi 20 anni che negli ultimi 200. E il cambiamento più grande è che la pubblicità generalizzata è morta e i prodotti medi per la persona media non trovano più l’appoggio di un tempo attraverso la pubblicità di radio e TV. Chi di noi, oggi come oggi, è influenzato dalla pubblicità che appare sui vecchi canali quali le emittenti o i giornali? Al Centro Commerciale Discount di Cividale sono molti i paesani che acquistano generi alimentari ed è considerato il discount delle Valli. Ebbene, hanno investito ben poco in pubblicità diretta, preferendo il passaparola: i risultati sono evidenti. È passato molto tempo da quando guardavamo la TV per tre ore di fila la sera e in un’ora ci scorrevano 15-20 spot. Ora passiamo molte ore al giorno sui social-media e sulle piattaforme di “streaming”. Ci passano davanti agli occhi 1.000-2.000 annunci pubblicitari che nessuno prende in considerazione e la maggior parte clicca l’opzione “salta l’annuncio”. La pubblicità oggi ha una nuova dimensione, quella del passaparola. Chi produce qualcosa, come ad esempio le caciotte di formaggio, per una piccola “audience” di 400 persone che le apprezzano, loro ne parleranno sui social facendo pubblicità e Tripadvisor sicuramente dà una mano genuina a promuovere un prodotto. Oggi parlare a “tutti” con lo spot non è più l’obiettivo da inseguire. Ad esempio, la Ferrari mai fa pubblicità , non ne ha bisogno perché ha già il suo marketing. Chi acquista una Ferrari, non compra un auto, compra una storia che gli dà status. E più condivide questo status, più fa l’interesse dell’azienda. In tale modo qualsiasi azienda non spreca soldi per raggiungere persone che non sono interessate a tale prodotto. È importante lo sforzo e la creatività che si mette nel produrre (o gestire) il prodotto.
11.11.2021, La riunione del Consiglio direttivo
L’altro ieri sera si è svolta l’ultima riunione dell’anno del Consiglio direttivo della Pro Loco. Il primo pensiero dei Consiglieri è andato al collega Alessandro Predan rimasto gravemente infortunato all’avambraccio destro a causa di un incidente sul lavoro. Le cure e le terapie riabilitative saranno molto impegnative, lunghe e il Consiglio gli ha inviato affettuosi messaggi di conforto e auguri di rapida guarigione. Alessandro si ritiene una persona molto fortunata poiché la dinamica dell’incidente poteva mettere a repentaglio la sua vita. La riunione del Consiglio si è incentrata sulle iniziative di dicembre. L’emergenza sanitaria e le relative prescrizioni non consentono il completo utilizzo della sala, penalizzata al 50% delle presenze massime consentite, quindi 25 soltanto. Alla luce di quanto stabilito dai vari decreti, non sarà possibile celebrare l’otto dicembre la programmata messa al Centro, né il tradizionale rinfresco per festeggiare l’accensione delle stelle per la manifestazione “Ponteacco sotto le Stelle 2021”, giunta alle 13/a edizione. Il programma è stato rivisto e il giorno dell’Immacolata Concezione darà comunque il via alle iniziative natalizie. Alle 18:00 si accenderanno tutte le stelle e si inaugurerà il presepio in cappella, mentre alle 18:30 sarà celebrata la messa in chiesa e subito dopo si svolgerà la VII Rassegna dei Cori. Al termine sarà offerta ai presenti, sul sagrato della chiesa, una bevanda calda. Oltre allo svolgimento dei turni consueti previsti per le domeniche di dicembre, il Centro sarà aperto il giorno di Natale dalle 10:30 alle 12:30 per lo scambio tradizionale degli auguri. È stata confermata la presenza della Befana e la distribuzione del Pane di santa Dorotea la mattina dell’Epifania.
10.11.2021, Lettere d’amore
Sessant’anni fa mezzo paese era vuoto: se ne erano andati in tanti all’estero per guadagnare qualche soldo in più, con il progetto di costruire la casa, di riammodernare la vecchia abitazione dove mancavano i servizi essenziali. In molti, purtroppo, non tornarono, preferendo sistemarsi in altri Paesi. Il postino Passerini ne ha consegnate di lettere: era l’unico sistema di comunicazione con la moglie, con la fidanzata e con gli amici. Erano lettere semplici, cariche di sentimento, magari un po’ sgrammaticate, ma commoventi. Erano i tempi della scrittura, seguiti da quelli più lunghi della risposta. Lettere che lanciavano i loro tentacoli per sedurre la controparte, per farla entrare nei suoi labirinti verbali, per catturarla e lasciarsi catturare. Un piccolo gioco di specchi, che una volta era un po’ codificato, aveva modalità e convenzioni formalizzate. Erano altri tempi, relegati come cimelio in qualche soffitta delle nostre case. Oggi la civiltà digitale ha alterato i codici dell’amore, orale e scritto, facendo fuori la dimensione dell’attesa, dell’ansia di attendere il postino. La lettera era il contenitore temporale dei sentimenti, come fossero sgranati nella dimensione del prima e del poi. Il posto della letteratura d’amore è stato lasciato alla “whatsApp-eratura”, dove le rezioni sono quasi simultanee. E se nelle tradizionali lettere d’amore era la risposta a trasformare l’assenza in presenza, nella scrittura stringata digitale, l’esserci senza esserci o la presenza in “remoto” è la natura stessa del mezzo e del messaggio. Tutto sul filo dei decimi di secondo. E chi mai avrebbe il tempo di scrivere oggi in un messaggio tipo: “il tuo devoto che arde e spasima per te …”. Sarebbe già tanto se questa frase si trasformasse in “il T.D. che S x te”. E la storia sarebbe finita prima di cominciare!
09.11.2021, Il cane, amico dell’uomo
L’altro giorno a Cividale il termometro segnava 18 gradi e si sono già visti i primi cagnolini imbottiti con il cappottino ultima moda. Poveri animali! Durante la chiusura forzata abbiamo assistito ad un insapettato boom dei cani. In molti sono andati alla ricerca del migliore amico dell’uomo, all’epoca anche unica occasione per fare un giretto e trovare vecchi e nuovi amici. È diventata così una piccola “mania”. L’entusiasmo è ancora così grande che i nuovi padroni a passeggio riescono spesso ad avere un solo argomento: il loro cane, le loro imprese, la loro intelligenza: «Il mio cane è bravissimo. Se dico “fermo” si blocca come una statua fin quando non lo “sblocco”», così si è sentito poco tempo fa in una pizzeria della zona. Nell’euforia per il nuovo inquilino di casa, a volte ci si dimentica che ogni giorno Bobi deve espellere i suoi bisogni ed è necessario girare con il sacchetto per evitare le conseguenze dei solerti vigili urbani. Ci sono città come Londra, dove si è multati di 1.100 sterline se si “dimentica” ciò che l’amico dell’uomo lascia nel parco. A Milano si va dalla persuasione alla piccola multa, mentre nella città di Roma, già zozza di suo, l’escremento non è altro un’aggiunta a quanto c’è di sporco sui marciapiedi. Con l’arrivo dell’inverno si moltiplicheranno i cappottini per i cani e ci capiterà sicuramente di sentire la padroncina che dice all’amico dell’uomo: «Vieni dalla mamma», mentre la nostra regione è, seppur di poco, sotto il milione e 200mila abitanti.
08.11.2021, Ieri al Centro
A differenza di altre domeniche, ieri il Centro ha chiuso il cancello in pomeriggio inoltrato. Il turno di Claudia e Paolo si è concluso positivamente e ottima è stata la presenza di soci e amici. Si è parlato un po’ di tutto, dai lavori in corso in paese fino ai funghi, mentre il primo pomeriggio è stato riservato al gioco delle carte, la prima volta dopo mesi di sospensione, nel rispetto del distanziamento tra persone e a carte disinfettate. La domenica è trascorsa all’insegna di un tempo meteo migliore di quanto previsto. Discreto il traffico sulla statale, c’erano molte persone lungo la pista ciclo-pedonale, chi a fare una passeggiata, chi una corsetta. Domani la giornata inizierà con un corso di aggiornamento per i dipendenti di un’azienda della zona e terminerà con la riunione del Consiglio direttivo dove si discuteranno le iniziative di Natale. Sembra lontano, ma tutto ciò che programmeremo vedrà la luce tra un mese circa. In settimana proseguiranno i lavori sulla strada principale del paese con qualche rallentamento al traffico e un po’di comprensibile inquinamento acustico dato dalle macchie ed attrezzature. Auguriamo a lettrici e lettori una settimana serena.
07.11.2021. Le Quattro Tempora (3/3)
Le Valli sono cresciute con questa fede, con il rispetto incrollabile verso le fasi del calendario liturgico e anche con il digiuno delle Tempora, nell’antica tradizione richiamava e sottolineava con forza l’unità del popolo di Dio e il suo rafforzamento in quanto combattente per la fede. In alcune parrocchie del circondario si tenevano anche le rogazioni, riti propiziatori atti ad invocare la grazia e la protezione per il futuro raccolto. Sono molte le persone ancora ricordano la liturgia delle Quattro tempora in chiesa. Si trattava di una messa “più corposa”, nella quale si ricordavano anche i defunti. Il sacrestano stendeva tra l’altare e la sacrestia un tappetino nero, con al centro una croce bianca che il sacerdote aspergeva con l’acqua santa. Non è stato mai chiarito il perché: questo rito fu sospeso dal Concilio Vaticano II negli anni Sessanta.