Spegniamo subito la sigaretta! L’invito è rivolto a F., M., M., B. e numerosi altri. L’azienda del tabacco provoca la morte di una percentuale di suoi consumatori, eppure non mostra alcun segno di crisi. Diciamolo subito: in paese e nelle Valli si fuma molto meno di un tempo e che quei prodotti siano pericolosi, lo sanno tutti: lo sanno i clienti, le autorità sanitarie e i produttori stessi. Che però continuano a vendere e a fare utili. Sono sette milioni le persone che ogni anno muoiono nel mondo a causa del fumo. E tra queste non contiamo le persone che si avvolgono una “salutare” foglia di tabacco e se la fumano su qualche sperduto altopiano andino o del Nepal, bensì si parla di morti causati dalle sigarette moderne che contengono i surrogati chimici più fantasiosi per conferire al prodotto sapori particolari e sostante che danno dipendenza ben oltre la nicotina. Le persone morte sapevano benissimo che il fumo fa male. È necessario cambiare strategia per cercare di smettere di fumare, visto che di solito non si convince nessuno. Il fumo, oltre a chi si vuol far male, provoca danni al Pianeta intero. Per produrre una sigaretta sono necessari 3,7 litri d’acqua, 3,5 di petrolio, si emettono 4 grammi di anidride carbonica. Alla fine dei conti, significa che l’industria del tabaccosi beve 2,5 volte il fabbisogno d’acqua degli interi Paesi Bassi, consuma la stessa energia dell’Ungheria e provoca un’emissione paragonabile a quella delle Repubbliche Baltiche messe assieme.
04.06.2021, Scorcio dal Medioevo (4/4)
Nei secoli medievali, la principale attività delle popolazioni delle valli era indubbiamente la pastorizia, esercitata con transumanze verso la pianura durante l’inverno e verso i pascoli montani o di alta collina durante l’estate. Era piuttosto florido il commercio di legna da fuoco con Udine, dove arrivavano fino a pochi decenni fa i carri che partivano dai nostri paesi in quantità cospicue, così come il bestiame da carne, lana, burro, formaggio, frutta secca (noci, noccioline, castagne), ricevendo in cambio cereali, sale, vino, tessuti e manufatti a volte qui da noi sconosciuti. Se la media del reddito di Tricesimo e Udine superava di poco le 60 marche di denari, a Mossa valeva 24, a Cividale 20, nei paesi di fondovalle 7-10, Tolmino 5, Antro 3. Come possiamo notare, c’era una grande differenza tra l’economia della pianura e quella di montagna, che migliorò sensibilmente nel Seicento con l’introduzione del mais e nel Settecento con l’arrivo della patata.
03.06.2021, Scorcio dal Medioevo (3/4)
Dipendevano direttamente dal Patriarca le gastaldie di Tricesimo, Cividale, Tomino, Mossa, Nebola (Neblo) e Antro, mentre Cormòns finì alle dipendenze del Conte di Gorizia. Particolarmente interessante, la gastaldia d’Antro comprendeva l’intera Val Natisone. Le organizzazioni vicinali avevano costruito un sistema a base “federale”, denominato “Banca”, con un Decano Grande che rappresentava tutta la “Contrada”. Successivamente le Banche si accorparono e divennero due, antro e Merso, con centro in San Quirino, dove si riuniva il “Rengo” delle due “Contrate”, per il giuramento di fedeltà al Patriarca e successivamente alla Serenissima Repubblica di Venezia. Si trattavano argomenti di carattere e interesse comune. Questo ordinamento godeva della piena giurisdizione “civile e criminale”, ma subiva grosse limitazioni alla sua efficacia pratica per il gran numero di giurisdizioni disseminate sul territorio a favore di famiglie nobili e successivamente di enti religiosi.
04.06
02.06.2021, Scorcio dal Medioevo (2/4)
La necessità di regolare l’uso delle risorse naturali, non più esuberanti, di risolvere le frequenti interferenze con le altre comunità e di opporre qualche timida difesa alle pressanti pretese signorili, indussero la nascita di strutture vicinali, alle quali fu riconosciuta successivamente la “bassa giurisdizione”, riguardante le piccole controversie locali. Alla fine del Trecento, nel territorio prealpino orientale, si erano affermati vari Signori feudali: i Prampero, i Frangipane, i Cergneu, i Savorgnan gli Attimis. Nel 1587 metà Ponteacco apparteneva alla famiglia feudale degli Attimis-Maniago, mentre l’altra metà ai Bojani. La stessa situazione durò per l’intero XVII secolo. I Bojani erano assai potenti. Possedevano Stregna e le ville in valle, Tribil, Varch e Biarzo. Nel 1587 Biarzo apparteneva al Capitolo di Cividale, San Pietro e San Leonardo ai de Portis, Vernasso ai de Nordis, Mersino ai Puppi, Savogna ai Formentini.
01.06.2021, Scorcio dal Medioevo (1/4)
Durante l’Alto Medioevo la scarsa popolazione delle Valli si era concentrata in piccoli paesini, creando una rete insediativa a maglie molto larghe. Il primo insediamento ponteacchese risale al Duecento. Le abitazioni e i terreni ad essa attigui apparivano come isole immerse in un mare di “silvae”, boschi incolti e fittissimi (quasi come oggi), dove la popolazione trovava nella caccia e nella raccolta di frutti, di erbaggi e di legna il completamento ai loro bisogni elementari. Non esistevano complicazioni rivendicative sul territorio almeno fino al XII secolo quando intervennero l’aumento della popolazione e la conseguente progressiva dilatazione delle coltivazioni, degli allevamenti e dei pascoli, gli ultimi del fondovalle per estensione. La valle si restringe poco oltre Tiglio, limitando lo sviluppo dei pascoli, fatta eccezione per l’altopiano di Lasiz, che già a quei tempi era ambìto per la posizione rivolta a sud. Si instaurarono nuove obbligazioni di mano d’opera, di legna, di animali, di cereali a favore dei Signori feudali che si erano stabiliti nel cividalese.
31.05.2021, Ieri al Centro
Una bella domenica mattina ieri al Centro, grazie al turno di Patrizia e Laura, le nostre principesse dell’aperitivo. In effetti, come di consueto, numerose persone si sono ritrovate per un brindisi, favorito anche dal bel tempo e dalla temperatura finalmente mite. Si sono messi a punto gli ultimi dettagli organizzativi per il “Mercatino vintage” che si svolgerà domenica 13 giugno. Sarà una giornata di festa, di allegria. Per il momento ci sono 19 punti di esposizione. Considerate le migliorate condizioni sanitarie, la giornata non si svolgerà lungo la via del paese, ma nel campetto del Centro, dove tutto sarà più vicino, concentrato e fruibile. Si sta predisponendo la contabilità della Pro Loco in vista della presentazione dei bilanci fissata per il 27 giugno. Il turno di domenica prossima sarà stabilito oggi o domani. Settimana corta, grazie alla gradita festa di dopodomani. Come di consueto, auguriamo giorni sereni.
28.05.2021, Neolitico: angelo del focolare e cacciatrice
Dobbiamo rivedere la credenza generale che attribuisce alle donne del neolitico, che hanno abitato nei ripari preistorici lungo il Natisone, la fama che siano state delle brave casalinghe (o grotta-linghe). Le testimonianze raccolte spezzano molti stereotipi secondo i quali le donne primitive erano semplici raccoglitrici, sottomesse e passive. Gli studiosi dell’Ottocento attribuirono alle società primitive il sistema di pensiero e lo stile di vita della loro società patriarcale, ovvero era tutto maschile ciò che riguardava la creatività, mentre le donne erano relegate a ruoli materni e domestici nelle loro grotte, anfratti e ripari. Secondo lo schema, erano solo i maschi che andavano a caccia, che tagliavano la carne, le selci e che sapevano dipingere. Già nelle prime civiltà del Neanderthal non esisteva alcuna divisione del lavoro basata sul sesso. Le donne già allora occupavano posizioni sociali di rilievo ed erano particolarmente attive: partecipavano alla caccia, pescavano lungo il Natisone, lavoravano la terra, le pelli, allevavano i primi animali domestici. Erano di fisico robusto e mascolino; partorivano senza problemi. La grazia femminile arrivò 4.000 anni più tardi con gli antichi Romani e 6.000 con i profumi francesi.
27.05.2021, Amicizie: la regola dei 30 minuti (2/2)
Nel chiamare l’amico intimo, ognuno segue uno schema personale: ce chi compone il numero trenta volte alla settimana, chi solo dieci. Sono forme di impronta sociale, favorite indubbiamente dall’azzeramento del costo economico delle telefonate, ridotto a zero. Sarebbe stata una spesa insostenibile l’affrontare i costi della SIP di 25 anni fa. Le persone introverse, poi, preferiscono dedicare maggior tempo a un numero inferiore di amici. Gli estroversi, invece, puntano a costruire più relazioni, ma poi riservano meno tempo a ciascuno. Qual è il risultato? Secondo gli studiosi di dinamiche sociali, questi ultimi faticheranno di più a trovare qualcuno che corra in loro aiuto in caso di bisogno. L’amicizia richiede impegno: bastano pochi mesi di assenza, di disimpegno, di disinteresse per far scivolare il contatto nelle cerchie più esterne dei nostri amici. Quando all’uscita del supermercato o del centro commerciale diciamo il fatidico: “Dobbiamo prenderci assolutamente un caffè. Sentiamoci presto…” beh, è davvero il caso di farlo. Subito!
26.05.2021, Amicizie, la regola dei 30 minuti (1/2)
Le cerchie dell’amicizia nascono nella notte dei tempi: riproducono le strutture sociali che si sono formate nei lunghi tempi dell’evoluzione umana, quando si passava tutta la vita in comunità piccole o ridotte, dove vedersi di persona era la norma. In paese, nell’ambito delle amicizie, era una tragedia quando qualcuno si trasferiva all’estero per lavoro. Si trattava di autentici dispiaceri causati da distacco; era come presagire qualcosa che non sarebbe stato più come prima. Ennio, i fratelli Serafini, Claudio e tantissimi altri e altre, hanno lasciato amiche e amici fraterni, intimi e 50-60 anni fa era una specie di addio. Oggi le nostre cerchie sono geograficamente più disperse, ma i contatti rimangono saldi grazie al telefono, ai “social”, al (san) WhatsApp. Gli studiosi di quest’importante argomento della nostra vita hanno stabilito che esiste la “regola dei 30 minuti”: in media, se dobbiamo viaggiare più di 30 minuti per vedere qualcuno che non sia un amico intimo, questo riduce molto il desiderio di farlo. Gli incontri iniziano a diradarsi -secondo gli studiosi- già oltre gli otto chilometri, con un brusco calo dopo 80 m e un terzo calo netto dopo 160.
25.05.2021, Considerazioni sul (mal) tempo
Un maggio così freddo e piovoso ci riporta alle cronache di 30 anni fa: 1991, è piovuto meno di quest’anno e la temperatura era leggermente superiore alla media di questi periodi. Dunque, un maggio da record quello di quest’anno, con camini ancora accesi, giacche, giubbotti e anche sciarpe non riposti negli armadi. La nostra stazione meteo digitale ha registrato dall’inizio del mese il totale di ben 442,1 litri di pioggia caduti per metro quadrato. Solo ieri 50,3 litri, giornata davvero pesante, con 14 ore di pioggia continua, seppur debole. Non è che i prossimi giorni prevedano un ribaltamento della situazione, anzi, domenica prossima è previsto un peggioramento. Un po’ di sole e di tepore ce lo potremo godere soltanto dopodomani.