Raccontare ai “Millenials”, alla “net-generation”, la generazione della rete, i giovani nati dal 2000, come si svolgeva la comunicazione fino a pochi decenni fa, sembra di fare un tuffo nella preistoria, più vicina ai segnali di fumo che all’evoluzione tecnologica che stiamo vivendo. I giovani non comprendono quale sia stata la valenza del telegramma inviato dalle nostre poste spesso all’estero, per annunciare una nascita o un lutto. Il telegramma consegnato dal portalettere Passerini lo si apriva con il batticuore. Non esisteva la teleselezione e per chiamare un parente in Francia o in Belgio: era necessario fare il “pronto” al numero 15 della Telve (TEL-efonia del VE-neto) dove l’operatrice, all’altro capo con voce strillante e nasale diceva: “Internazionale?” Tra la prenotazione e il numero potevano passare 10-15 e anche 20 minuti. Prima del collegamento, la stessa voce diceva: “Ha chiesto lei il Belgio? Parlate…”.
03.05.2021, Ieri in paese
Il ponte del 1° maggio è volato nella pressoché totale indifferenza. Le sfavorevoli condizioni meteo di ieri non hanno certamente favorito l’uscita da casa, magari per una breve gita fuori porta com’è avvenuto in vari Paesi d’Europa, a significare che il peggio è passato, che si torna nuovamente alla vita di sempre, alle nostre abitudini. E invece, la giornata è trascorsa con molti camini fumanti e senza la prevista apertura del Centro, posticipata a domenica prossima, nella speranza di tempo migliore, di una giornata di sole che permetta di stare seduti all’aperto. Settimane feriali le prossime, fino a mercoledì 02 giugno, festa della Repubblica. Auguriamo giorni attivi, ricchi di risultati, di benessere per lo spirito e di tanta salute.
01.05.2021, Primo Maggio, festa del Lavoro
Redazione in pausa oggi e domani.
30.4.2021, Il diavolo, hudìč, diàul: ieri e oggi (4/4)
La rivoluzione scientifico-tecnologica, con i suoi vantaggi e svantaggi, ha estromesso Dio dai cieli. Lo hanno esiliato ai margini dell’universo. Le chiese sono vuote e nonostante questo, gli uomini hanno sempre bisogno di una presenza forte a cui affidarsi. Non potrebbero che rivolgersi al loro grande nemico di un tempo. Così, secondo alcuni studiosi, il satanismo moderno sarebbe un tentativo per riempire il vuoto lasciato dalla deposizione di Dio dal suo trono celeste (riportato anche da un recente numero de “La Vita Cattolica”). Secondo altri studiosi, si dovrebbe aggiungere la disaffezione ormai secolare verso il cristianesimo che ha promesso la redenzione dell’umanità in Cristo che non è mai avvenuta e il suo ritorno nella gloria che non si è mai avverato.
Domani e dopodomani la Redazione osserva due giorni di pausa in occasione del ponte di I maggio.
29.04.2021, Il diavolo, hudìč, diàul: ieri e oggi
L’insistenza nell’attribuire ogni disgrazia e ogni male a satana, probabilmente aumentò nei secoli il numero dei suoi seguaci: se il diavolo era così potente sulla Terra, se era il signore della vita mondana, del denaro e del sesso, per molti sarebbe stato vantaggioso entrare al suo servizio per poterne usufruire (“… e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male…”). Chi si rivolgeva a Satana, che comunque qui in paese pare non avesse seguaci se non per qualche sospetto, voleva liberarsi dalle catene noiose e oppressive delle convenzioni cristiane, per godere i vantaggi della bella vita e soprattutto di una sessualità senza restrizioni, per appartenere a un gruppo segreto collocato al di fuori degli schemi sociali valligiani, spesso ripetitivi e senz’altro monotoni. Le sette sataniche oggi proliferano anche perché, tramontato il senso del sacro in cui la Chiesa stessa ha enormi responsabilità, gli adepti si avvicinano a satana con curiosità, anche per dissacrare non tanto Dio, quanto la Chiesa alla luce delle più indecenti inclinazioni dei prelati e delle più recenti storie scandalistiche. Le ridicole messe nere nient’altro sono che riunioni a sfondo sessuale, per dare sfogo ad ogni tipo di perversione.
28.04.2021, Il diavolo, hudìč, diàul: ieri e oggi (2/4)
La credenza in questi esseri del male è stata determinante per la religione, la magia, il folklore e la superstizione. Di paese in paese si raccontavano storie inquietanti, luoghi paurosi come le Màkota, le Teja. L’uomo d’oggi, pur essendo passato attraverso l’illuminismo, materialismo, razionalismo e postmodernismo, ha ancora impresse le orme del diavolo e delle antiche presenze del male che hanno tormentato l’esistenza dei nostri padri, nonni e bisnonni, anche se ormai e per fortuna appaiono come segni sbiaditi dallo scorrere del tempo. Per alcuni le forze del male si presentano come una moda correlata al nuovo interesse per il satanismo, la magia, l’occulto, l’esoterismo con le loro molteplici figure opache ed evanescenti che altro non facevano altro che nascondere le remote paure dell’umanità. Negli anni ’70 San Pietro al Natisone era diventata una specie di capitale dell’occulto, dove si svolgevano “pericolose” adunanze per scoprire i misteri dell’aldilà. Il parroco era intervenuto più volte per persuadere i giovani a non scherzare con il fuoco.
27.04.2021. Il diavolo, hudič, diàul: ieri e oggi (1/4)
Credenze su forze maligne soprannaturali che minacciano l’uomo e le altre creature della Terra si trovano in tutte le civiltà del mondo, centro-europee come la nostra, settentrionali, mediterranee e mediorientali nelle quali l’Occidente moderno affonda le proprie radici culturali. Pensiamo solo alla rappresentazione del diavolo nella cripta di Castelmonte: quanti bambini ha impressionato! Una forza negativa, quella del diavolo, seguita dall’intera schiera di esseri soprannaturali intimamente collegati al male, di cui anche le Valli erano ricche: spiriti ostili, fantasmi, incubi, presenze furtive della notte, streghe, satanisti. Si trattava di esseri sinistri, minacciosi, pericolosi, che non occupavano solo gli spazi del terrore, della paura e del danno che arrecavano, ma che popolavano l’immaginario collettivo di ogni paese, incidendo di conseguenza anche sulla storia del pensiero umano con speculazioni sulla natura di Dio, la presenza del male, l’aldilà, il tempo, il destino, la vita e la morte. Ogni paese aveva i propri “strasìlu”, esseri paurosi che terrorizzavano l’intera società.
26.04.2021, Ieri in paese
La riapertura parziale di oggi è stata anticipata nel corso di questo scorso fine-settimana. Molta gente in giro, a piedi, in bicicletta, in auto, in moto. Sono tornate le marmitte di scarico truccate che arrecano molto disturbo a chi vive nei pressi della statale. Il bel tempo, le temperature gradevoli hanno favorito le uscite, fino a poco oltre Stupizza, poiché il passaggio in SLO è ancora chiuso. Ieri Marcello e Graziella hanno aperto la chiesa secondo il calendario stabilito e già annunciato: l’ultima domenica del mese per due ore. Ci sono stati vari visitatori e sono state raccolte offerte che ci permetteranno di pagare la bolletta dell’energia elettrica, così com’è avvenuto per i mesi precedenti. Riapriremo domenica prossima all’aperto, a patto che le condizioni del tempo lo permettano. In settimana proseguiremo con i lavori di manutenzione ordinaria del Centro e degli arredi. Auguriamo una buona settimana di fine-aprile anche se il tempo non sarà dei migliori: prevarrà cielo coperto e precipitazioni anche copiose proprio per l’ultimo giorno del mese.
25.04.2021, La paura del maltempo (2/2)
Secondo un’antica credenza in voga qui da noi fino alla fine dell’Ottocento, il maltempo che di solito si scatenava nel solstizio estivo (erano temute e tenute sotto osservazione le feste di San Giovanni e San Pietro 24 e 29 giugno) era opera della perfida madre di San Pietro, la cui anima dannata era sempre relegata nell’inferno. Questa, però, con la complicità di Lucifero usciva provvisoriamente dall’inferno e si scatenava scompaginando l’ordine terrestre, celeste e meteorologico, con grandinate devastanti, sinonimo di miseria incombente. La madre di San Pietro era il temuto ente spirituale del male atmosferico, uno dei tanti esseri del mito riscontrabili nell’aria come materializzazione di paure e angosce dei nostri bisnonni. La notte di Samn Giovanni c’era l’abitudine di non lasciare acqua nei secchi, poiché Erode la cercava per battezzarsi. Alla Chiesa andava bene questa costante situazione di paura, inquietudine e minaccia: rendeva il popolo più docile, più sensibile e sottomesso alle parole del parroco.
24.04.2021, La paura del maltempo (1/2)
L’angoscia per le vicende atmosferiche da parte della società rurale delle Valli era concentrata nel periodo critico che va dal solstizio estivo all’equinozio, ossia per tutta la stagione estiva, tempo di sole e di calura, con la maturazione progressiva dei frutti della terra, messi a rischio dal pericolo costante dei fenomeni meteorologici negativi. Le Rogazioni di San Marco, che si svolgevano come domani, 25 aprile, imploravano l’intercessione del Creatore affinché allontanasse la sciagura rappresentata dalla grandine. Le Rogazioni erano molto seguite. La processione partiva prima dal piazzale dell’antica chiesa parrocchiale di San Pietro al Natisone, poi dalla chiesa nuova, raggiungeva Becis, Sorzento, Biarzo, quindi Ponteacco, fino all’arrivo a Tiglio: tutti i partecipanti portavano con sé una croce che poi era benedetta e la si collocava all’inizio di un filare, oppure al tronco di una pianta da frutto. Anche da noi, come in tutto il Friuli, la data cardine del solstizio estivo, costituiva un “capodanno cosmico”, una specie di giorno inaugurale nel quale si manifestava un misterioso rimescolamento universale di energie che poteva portare grandine e gettare nella disperazione e miseria le nostre famiglie.