Nel Quanntrocento-Cinquecento c’era una lotta campanilistica tra Cividale e Udine. Ognuna delle due città rivendicava il proprio ruolo storico e di guida. Spesso si è venuti alle mani e non si contano gli agguati ai danni degli uni o degli altri. Fino a pochi anni fa, Cividale era una cittadina autentica, con tutta una serie di servizi che la rendevano speciale ed indubbiamente alternativa a Udine, considerata già molto lontana. Alla fine degli anni ’60 la Pia Vigiazova ed Ermìn erano andati addirittura in viaggio di nozze a UD, prendendo la corriera del mattino e ritornando con quella della sera. Era un viaggio, Udine la si percepiva lontana. Il ricoverato all’ospedale sembrava grave se trasferito da quello di Cividale a Udine. La cittadina longobarda offriva tutti i servizi degni di un centro di rilievo. Nei negozi c’era tutta la merce richiesta dalla popolazione e a UD si recava solo la Pia Bečka, due o tre volte all’anno, ad acquistare le tira-molle, le acque colorate e i kolaci che rivendeva dal suo storico banchetto per le sagre delle Valli…
27.12.2019, Le campane della Vigilia.
«Che bello è sentire le campane la notte di Natale», questo è il commento di Graziana dopo le suonate effettuate la sera di Natale. A sentire l’atmosfera di quella sera di tre giorni fa, eravamo solo noi, solo il campanile di Ponteacco le cui campane suonavano a festa. Poi, a mezzanotte, hanno suonato per un paio di minuti le campane di Antro, considerando che nella Grotta iniziava la suggestiva messa di mezzanotte. Tutti ricordano la sera di Natale, che moti uomini trascorrevano nell’ingresso del campanile della chiesa di Santa Dorotea. I migliori specialisti del suono si davano il turno dalle 20:00 a mezzanotte, mentre ai giovani specializzandi, quelli dal suono ancora un po’ incerto e in via di “rifinitura” era riservata la sera del 5 gennaio, l’accoglienza dei Re magi o della Befana. La notte di Natale i suonatori di campane si ritrovavano in chiesa. Nel campanile all’ingresso, a sinistra accendevano il fuoco (tanto, il fumo andava in su, lungo il campanile che fungeva da camino) ed ognuno attendeva il proprio turno seduto sulla panca in legno contenente i vecchi messali. Non mancava il vino, copioso, che dissetava i suonatori dalle fatiche. Il campanile diventava un luogo d’incontro anche per i restanti paesani, pronti a sfidare il freddo pur di far compagnia e di bere un bicchiere.
26.12.2019 Santo Stefano.
Redazione in breve pausa anche oggi, ricorrenza di Santo Stefano. Auguri a Stefania e Stefano.
25.12.2019 Auguri.
Buon Natale e buon Santo Stefano dalla Redazione del sito.
24.12.2019 È Vigilia di Natale.
Mentre la Vigilia è dedicata all’attesa del Natale, il Natale dà già la sensazione di Natale, di una giornata che passa, che ha svolto il proprio ruolo. Oggi è una data di grandi significati per tutta l’Europa occidentale, che ci accumuna nell’attesa della nascita di Gesù Bambino. Tradotto in tempi moderni: ultimo giorno utile per gli acquisti e per gli impacchettamenti di regali e pensierini. Ultimo giorno di spese alimentari in vista del pranzo di domani e, per alcuni, del cenone di stasera o per la scorpacciata di trippe. Il Centro Commerciale Discount della Barbetta ha lavorato moltissimo, mentre altri supermercati di Cividale hanno segnato il passo. Molto buone le vendite di gubane, strucchi, focacce e strudel grazie anche alla pubblicità del prodotto che si legge sui giornali o si sente dalle radio. Sarà celebrata la messa di mezzanotte a San Pietro al Natisone e nella Grotta di San Giovanni d’Antro, mentre la messa solenne in parrocchia sarà officiata domani alle 11:00. La maggior parte dei paesani ha scelto il pranzo di Natale in famiglia, ci sono alcune presenze giunte da fuori proprio in occasione di queste feste. Godiamoci questa bella giornata di tempo splendido e avviciniamoci al Natale con serenità e felicità. È l’augurio della nostra Redazione che si congeda per due giorni, domani e dopodomani.
23.12.2019 La lavorazione del cuoio (2/2).
La lavorazione della pelle si sviluppò già nell’XI secolo a Cordova (Spagna) e si estese in breve tempo a tutto il continente, al punto che il termine “cuoio” si trasformò in cordovano per antonomasia. Durante il periodo della Serenissima, Venezia fu un laboratorio del cuoio. Si produceva persino la “carta” da parati decorata con intagli e sovra elementi. Se nella capitale la lavorazione aveva raggiunto livelli di gran qualità, nelle periferie la materia prima era utilizzata per gli usi quotidiani, pratici, essenziali. La pelle dei bovini era consegnata agli scorzieri o conciatori che tagliavano le code, scarnavano gli ultimi resti, toglievano altre parti di scarto ed eseguivano un primo lavaggio nell’acqua corrente del Natisone, dov’era lasciata per una notte alla vigile presenza di una o più guardie. Il giorno successivo disponevano le pelli nei calcinai opportunamente preparati con quella che era chiamata japno o japna, la calce viva reperibile abbastanza facilmente. Le pelli erano immerse per un paio di giorni, estratte, lavate, nuovamente immerse e solo dopo una ventina di giorni i nostri artigiani provvedevano alla depilazione, cui seguiva una “purgatura” nell’acqua corrente del fiume per togliere i residui della calce. Dopo il lavaggio cominciavano le vere e proprie operazioni di concia con la creazione di una superficie omogenea, resistente e con tonalità che andavano dal marrone alla doratura.
20.12.2019 La lavorazione del cuoio.
Anche a Ponteacco, 300-400 anni fa si lavorava il cuoio, attività che riguardava non solo il nostro paese, ma tutte le Valli. È un argomento poco consueto, non molto conosciuto e frutto di una nostra piccola ricerca tesa a conoscere gli aspetti di vita dei nostri progenitori. Il cuoio è uno tra i prodotti più versatili prodotti dall’uomo e per questo motivo è stato impiegato fin dall’antichità per una grande varietà di usi. In paese si fabbricavano calzature, cinture, bisacce e stringhe in cuoio e probabilmente anche altri manufatti decorativi di cui si è persa ogni traccia. Senz’altro era un’attività di nicchia, che ha riguardato pochi paesani e forse proprio per questo motivo non ci sono giunte testimonianze concrete, ovvero oggetti capaci a resistere alla deteriorabilità del materiale. Per la lavorazione era necessario un tavolino, le forme o i disegni, taglierini affilatissimi capaci di far adattare la materia prima alle esigenze dell’artigiano. Nel ‘500 e ‘600 nelle Valli l’uso del cuoio era assai diffuso e comprendeva anche le preziose selle dei cavalli prodotte nel nostro circondario e piuttosto pregiate poiché nei lunghi mesi d’inverno era facile dedicare più tempo per la creazione di esemplari unici.
19.12.2019 Le reliquie (2/2).
L’usanza della conservazione delle reliquie è molto antica, documentata dal IV secolo. Conobbe un vero e proprio boom a partire dalla fine del Cinquecento quando si pensò erroneamente che i resti trovati nelle catacombe dell’antica Roma fossero quelle dei martiri delle persecuzioni. Nel ‘500 partì un’autentica caccia alle reliquie, a volte false, una piaga che i pontefici tentarono di arginare senza successo. Le richieste divennero talmente numerose che i corpi, recuperati da “cavatori” autorizzati, erano ricomposti in appositi laboratori e spediti al mittente, rivestiti di tutto punto e trattati con la cera laddove fosse necessario. Lutero combatté con vigore questa pratica facendo distruggere tutti i simboli di natura malsana e contro natura. Centinaia di corpi di santi estratti dalle catacombe (Katakombenheiligen) presero la via delle Alpi, valicandole, e andarono a ripopolare che ne facevano richiesta. Non fu solo Lutero a distruggere le reliquie in Germania. Ci pensò nel Settecento anche la cultura illuminista. Nella dottrina ortodossa le reliquie del santo emanano fragranze di rosa!
18.12.2019 Le reliquie.
La chiesa di Ponteacco conserva un frammento del metacarpo della sua Patrona, Santa Dorotea. Forse qualcuno si è chiesto se i corpi dei santi subissero una specie di “spezzettatura” con l’invio di parti anatomiche alle varie chiese del mondo. Abbiamo fatto una piccola ricerca, considerando anzittutto che la reliquia custodita nella nostra chiesa necessita di un restauro del suo contenitore e della fascetta che racchiude il prezioso frammento osseo. Ci sono chiese che conservano interi corpi, mentre una ciocca di capelli di San Giovanni Paolo II è adorata nella cattedrale di Cracovia, per non parlare del sangue di San Gennario che si “scioglie” alla presenza di gente in catalessi, svenuta, in piena crisi isterica per aver assistito all’ “avvenimento divino”. Dunque, oltre alle reliquie ci sono le intere salme, contenute in sontuose bare come quella dorata di padre Pio, che ogni 15 giorni è portata a spasso per le vie della città dov’è custodita.
17.12.2019 Ecco l’influenza.
Migliaia di friulani sono a letto con l’influenza e chi si è sottoposto a vaccinazione ce l’ha fatta ad evitarla, oppure ne risente in forma lieve. L’influenza “autentica” si differenzia da altri disturbi di tipo respiratorio perché scatena una risposta immunitaria importante. Tutti si lamentano dei dolori muscolari ed articolari e quel senso di “bastonatura” che caratterizzano l’influenza. Essi sono legati alla risposta infiammatoria dell’organismo che, nell’intento di scacciare il virus, finisce per martellare se stesso. Gli specialisti dicono di lasciare fare all’organismo il proprio ruolo, ovvero, tenersi con pazienza un po’ di febbre ed evitare di aggredirla immediatamente con medicinali da banco, o peggio, con antibiotici il cui uso è ormai spropositato e vanifica la sua funzione in caso di situazioni più gravi. Sotto le coperte, sudare, lasciare che la febbre arrivi anche a 38, bere the, tisane, decotti di mele e susine, farsi somministrare dal/dalla badante di turno un buon brodetto di pollo. La camera da letto dovrebbe avere una temperatura sui 18-20° e la stanza andrebbe arieggiata al mattino per almeno 5 minuti, con il malato ben ficcato sotto le coperte. Qualche giorno di pazienza e si ritorna in salute, come prima.