05.06.2020, Cappelli e fazzoletti da testa (2/2)

   Il fazzoletto era indossato sempre in ambito religioso e rappresentava anche una specie di demarcazione tra il sacro e il profano, ovvero per pudore, per evitare sguardi personali. Le donne erano le uniche ad avere il privilegio di poter frequentare la chiesa e partecipare ai riti religiosi a capo coperto, ovviamente non da cappello, ma con il fazzoletto, comportamento imposto dalla Chiesa già nel Duecento, mentre gli uomini erano tenuti a toglierselo per deferenza verso l’Altissimo. I fazzoletti delle nostre antiche paesane variavano per misura, per forma, per modalità d’uso e per tipo di stoffa. Generalmente andava in voga il tessuto nero, che rappresentava anche l’appartenenza della donna ad uno di quegli infiniti lutti, infatti le famiglie erano numerose e spesso le nostre nonne passavano da un lutto all’altro senza interruzione. Ce n’erano anche di raffinati con pizzi e ricami. Chi scrive questa notizia ricorda nonne che sempre e comunque hanno indossato il fazù. Qualcuno ricorda la Luzia, mamma di Luigino, la Nuta, la Celesta, la Felizita di Paolin, la Nadalia (fino a pochi anni fa), la Malia: immancabilmente con fazzoletto e per alcune anche nella bara.  

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