14.09.2023, Le nostre minestre (2/2)

Il menù riguardante le minestre, come scrivevamo ieri, era piuttosto vario. Dalla tradizione mitteleuropea le nostre nonne preparavano la minestra di “braskvù”: nel lonaz (pentola) si inserivano le foglie esterne del cappuccio, si aggiungevano cubetti di spek e lardo. La pietanza aveva un vago sapore acidulo e la sera era molto apprezzata con la polenta. L’ičmenova kuhnja, la minestra d’orzo, era un piatto davvero squisito e i commensali raramente si fermavano davanti a una sola portata. Questo primo piatto ha avuto recentemente una forte rivalutazione ed è inserito in molti menù di ristoranti anche affermati. Tajadeje (tagliatelle fatte in casa) e fagioli rappresentano un classico della nostra cucina, un invenzione dei nostri territori. La minestra era sempre accompagnata da una generosa fetta di spek. La carrellata prosegue con la minestra di brovada, piuttosto acida e apprezzata dalle persone più anziane. Uno tra i primi liquidi più sgraditi ai bambini era invece la panada: pane raffermo cotto in una specie di brodo. Comprensibilmente non piaceva ai ragazzi per il suo sapore piatto e inconsistente. La domenica la parola d’ordine era “brodo” di gallina o con un osso e una misurata quantità di carne, un pezzo di muscolo per chi se lo poteva permettere. Le minestre costituivano il pasto principale degli sfalciatori in montagna, raggiunti sul posto esattamente a mezzogiorno da una persona della famiglia, con pane, formaggio, pentolone, piatti e cucchiaio. Possiamo concludere che la minestra ha avuto un ruolo importantissimo nella crescita delle generazioni, specie del passato. Per fortuna la tradizione non è persa e i recenti consumi di Friuli DOC lo dimostrano.

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