Grande e profonda era la superstizione un tempo, anche nel nostro paese, non solo in Friuli e in Europa. Tutto aveva un significato legato all’occulto e a tutto si dava un appropriato significato. Ci vorrebbero dieci appuntamenti con le “news” per approfondire questo interessante tema che ha legato gli eventi di un passato abbastanza recente. Si trattava di aspetti tramandati da generazione in generazione, fin dal Medioevo. La popolazione ha sempre fatto generoso uso di strumenti di autodifesa personale contro le insidie della malasorte. Oggetti intrisi di rimandi sacri e a volte anche estranei alla sfera religiosa. La vita dei nostri antenati era sempre appesa a un filo tra carestie, malattie, calamità, quindi erano molti gli accorgimenti, le previdenze, le cautele e le tecniche per respingere o tenere lontano il diavolo. Uno tra i gesti più comuni era il segno della Croce fatto su se stessi nel momento del pericolo, spesso seguito da orazioni quali l'”Agnus Dei” …
28.01.2021, Giovani, cosa faremo da grandi?
La notizia di oggi prende spunto dalle vicende di una persona, diplomata la scorsa estate, incapace di redigere il proprio curriculum. La vicenda merita una breve meditazione. Quanti ragazzi sanno cosa faranno da grandi e come fare per raggiungere i loro obiettivi? Lasciamo stare chi vuole diventare pilota il cui brevetto costa migliaia di euro e l’inglese dev’essere perfetto, oppure medico dove non si finisce mai di studiare. La domanda è questa: quanti giovani sono in grado di compilare un curriculum e affrontare un colloquio di lavoro selettivo? I dubbi sulla loro idoneità sono molti. Sappiamo che a 20 anni pianificare il futuro a 360 gradi non è facile, ma un po’ di carburante in questi giovani davvero ci vorrebbe. Presentare un curriculum ben fatto è essenziale. Le grandi aziende, non solo friulane, che ricevono centinaia e centinaia di segnalazioni di nominativi all’anno affidano la loro selezione ad esperti che tagliano come una mannaia chi commette un errore grammaticale, chi si presenta prima con il cognome e poi con il nome e dedicano ai restanti uno sguardo mirato. È altrettanto importante il colloquio, in cui si valuta ogni dettaglio. Al vaglio, oltre al percorso di studi, sono carattere, disponibilità, spirito d’iniziativa, perfino il profilo-social che non deve contenere volgarità, schieramenti ed eccessi. Ragazzi, prepariamoci a queste sfide! È in gioco la carriera lavorativa.
27.01.2021, La dipartita di Dario
Dolore a Sorzento, sconcerto a Ponteacco per la scomparsa di Dario Pittioni, avvenuta ieri mattina dopo una malattia breve e irreversibile. Pro Loco Ponteacco è rattristata per un altro socio che si aggiunge all’ormai lunga lista delle persone scomparse dal momento della sua costituzione. Ed era un socio che ha partecipato alle nostre iniziative, che ha incoraggiato il nostro lavoro in sintonia con il suo buon carattere, sempre sorridente, ottimista, propositivo. Dario (classe 1951) aveva un legame particolare con Ponteacco, luogo dove ha frequentato la materna e le elementari in compagnia di Renzo, Bianca, Mabira, Evelino, Giuliano, Giacinto, Rino, Sergio … tanto per citarne alcuni. Ha svolto l’attività di cuoco al Convitto Paolo Diacono di Cividale ed erano ormai proverbiali le quantità di alimenti che cucinava: 10 kg di soffritto per il ragù, alcuni metri quadrati di pasta per il pasticcio, decine di kg di patate. La cucina è stata una delle sue passioni. Da pensionato amava i viaggi, per godersi quanto ha dovuto rinunciare da giovane. In pochi anni si è recato in Africa, Asia, bassa Italia e molti altri luoghi. Della numerosa famiglia Pittioni oggi il testimone passa a Paola dopo l’addio a Milena, Bruna, genitori e zio. Domenica 17 è stato visto e salutato da alcuni nostri paesani. Mercoledì scorso è stato ricoverato dapprima a Udine, poi a Palmanova. La situazione sanitaria è precipitata l’altro ieri pomeriggio, con la gelida affermazione del medico: «Preparatevi al peggio… ». Il funerale di Dario sarà celebrato domani alle 15:00 nella chiesa di San Pietro al Natisone. Esprimiamo la nostra vicinanza alla sorella e ai nipoti.
26.01.2021, La devozione a Sant’Antonio
Non c’era stalla che non avesse un’immagine del santo protettore, non c’era casa senza un santino o un quadretto riferito all’abate, festeggiato lo scorso 17 di questo mese, data del gran freddo invernale. Visse tra il III e IV secolo, tentato più volte dal demonio che si presentava in forme diverse e in particolare in quelle di bellissime donne a cui egli si oppose con la forte preghiera. Il “fantastico” devozionale dei ponteacchesi e, in genere, dei valligiani, voleva che egli fosse sceso all’inferno dove avrebbe rubato una fiamma eterna per portarla agli uomini, il cosiddetto “fuoco di Sant’Antonio”. Si trattava di una trasposizione del mito greco di Prometeo? Forse sì, anche se la Chiesa mai è stata d’accordo. Si aggiunsero alla sua figura i simbolismi legati al particolare momento calendariale, quando tutta la popolazione del nostro paese e delle Valli era costretta a tirare la cinghia. Fino agli inizi del ‘900 anche a Ponteacco si accendevano fuochi in suo onore come rinvigorimento della forza del Sole da poco rinato nel solstizio d’inverno. Avevano un ruolo propiziatorio in vista dell’imminente ripresa primaverile, a favorire la fertilità della terra. Era invocato quale protettore delle stalle e in genere di tutti gli animali domestici, contro le malattie, a favore di una gravidanza e di un parto bovino, per proteggere gli inquilini del porcile e del pollaio. Il 17 i nostri paesani raggiungevano Clenia a piedi, lungo il Klančič. Era celebrata la messa e c’era un po’ di festa.
25.01.2021, Ieri in paese
Domenica anonima anche ieri. Il tempo incerto, debolmente perturbato, la chiusura di tutte le attività ha convinto molti paesani a starsene a casa, a riposare, a godersi il caminetto o il tepore della propria abitazione. Assistiamo senza parole allo scorrere di giorni e settimane senza intravvedere una concreta uscita da questo lungo tunnel che sta durando da quasi un anno. Il morale non è tra i migliori, perché i casi di persone colpite dal virus riguardano volti spesso conosciuti, sempre più vicini alla nostra sfera. Se ricordiamo, la prima ondata è passata come cosa lontana, relegata alle aree di crisi e ai focolai ben circoscritti, ma in questa seconda ondata le cose sono cambiate. Tutti noi conosciamo almeno una persona che ha contratto l’infezione con testimonianze da brivido. Per questo motivo, chi può sta a casa, evita il contatto, si protegge. In quest’ottica è trascorso questo ultimo fine settimana e con oggi inizia l’ultima del mese, che ci traghetterà a febbraio. Auguriamo giorni sereni e di buona salute.
24.01.2021, Carnevale? C’è poco da stare allegri (2/2)
L’apice di questo baccanale, di questo pandemonio gioioso terminerebbe il prossimo 16 febbraio, un Martedì che si prevede molto magro, non grasso, perché rischia di essere un martedì come tutti gli altri. Se ci saranno festeggiamenti, lo saranno in tono dismesso, da singoli, non in gruppo. Perché al tempo dell’emergenza sanitaria, la vicinanza fusionale e confusionale, che normalmente è l’essenza della festa in cui ogni scherzo vale, trasformerebbero la compagnia in assembramento e il contatto in contagio. Ma dove siamo arrivati! L’appendere le maschere e i costumi al chiodo. Per il momento e di fatto, i focolai hanno spento i fuochi e contemporaneamente hanno incenerito il carnevale edizione 2021.
23.01.2021, Carnevale? C’è poco da stare allegri (1/2)
Perché l’ombra della pandemia sta oscurando la festa più trasgressiva e promiscua di sempre, il Carnevale. Cancellata la sfilata tradizionale di San Pietro al Natisone, si archivia così uno “stop” che neppure le guerre sono riuscite ad imporre. Era l’unico periodo, fino alla fine del Settecento, in cui era possibile canzonare gli alti personaggi della soffocante Serenissima, senza per questo essere perseguiti. Nella città dei dogi, la festa iniziava con il grande falò in onore di Sant’Antonio abate, chiamato affettuosamente per le calli “il santo del porcello”, raffigurato com’era con un maialino ai suoi piedi e con una fiammella in mano. In realtà l’animale e il fuoco sono i simboli della passioni, dei desideri, dei piaceri della carne, che hanno da sempre nella baldoria carnascialesca il loro detonatore. Quest’anno la folla oceanica di Venezia si darà appuntamento il prossimo anno, così pure gli spettatori della sfilata di San Pietro con i Blumari di Montefosa e gli ospiti provenienti da fuori.
22.01.2021, Pranzi e cene in Slovenia
Quanti paesani hanno trascorso in passato molte serata a tavola, nei ristoranti della vicina Slovenia. Gli adulti d’oggi sono “cresciuti” anche grazie ai pranzi e alle cene molto gustose e a buon prezzo durante il periodo della Jugoslavia, dove i prezzi erano imposti. Le mete preferite di un tempo erano il ristorante Kotlar, da Jazbec, l’hotel Krn di Tolmino e tante altre trattorie di paese, dove si faceva la fila per trovare un posto a sedere. Forse non tutti sanno che il 2021 è l’anno della cucina slovena, votata dagli esperti dell’IGCAT, Istituto internazionale di gastronomia, cultura, arti e turismo, grazie alle straordinarie materie prime sostenibili, molte di queste a km 0, grazie alla grande quantità di ricette. Diamo un’occhiata a queste specialità, che vanno oltre il famoso piatto di griglia mista che tutti conosciamo. Nella lista dei piatti preferiti dall’Istituto c’è il formaggio piccante di Bohinj, il millefoglie alla crema di Bled, la Kranjska klobasica (la salsiccia di Kranj), il prosciutto crudo del Carso, l’olio di oliva dell’Istria slovena, le palačinke di Lubiana, gli asparagi selvatici di Pirano, moltissime zuppe e minestre. Forse non tutti sanno che il ristorante “Pri Franku” o “Hiša Franko” di Staro selo, regno di Ana Roš, che acquista le farine al mulino Dorbolò, è uno dei “Worlds 50 best Restaurant”, rientra nell’elenco dei migliori 50 ristoranti del mondo (38/a posizione nel 2020).
21.01.2021, Occhio all’abuso di alcol
Quali sono i peggior periodi della vita per bere alcol? Tutti, d’accordo, ma soprattutto quelli in cui il cervello è sottoposto a cambiamenti. L’uso di bevande alcoliche, in molteplici forme, accompagna l’umanità da millenni. Ma, proprio per la sua enorme diffusione e accettazione, è anche la sostanza intossicante più pericolosoa, causa di incidenti, violenze, crimini, dipendenza e malattie. Secondo gli studiosi, in un articolo pubblicato sul “British Medical Journal”, bisognerebbe almeno evitare di assumere alcol nei tre momenti della vita in cui produce più danni: 1. la gravidanza; 2. l’adolescenza; 3. la terza età. Secondo lo studio, l’uso/abuso di alcol dopo i 65 anni è uno dei più forti fattori associati a ogni tipo di demenza senile. L’anziano va incontro a una perdita naturale di neuroni e di connessioni e l’alcol la moltiplica contribuendo a spingere il danno oltre la soglia di innesco della demenza. Una politica che agisca su limiti, informazione e tasse potrebbe ridurre i danni sociali e sanitari associati all’alcol.
20.01.2021, Adolescenti
La scorsa settimana ci siamo occupati del problema legato al mondo del lavoro femminile, con tutte le conseguenze derivanti alla pandemia che ha scardinato il nostro sistema. Se le donne sono svantaggiate, gli adolescenti lo sono ancor di più. Già prima della pandemia, nei giovani sono stati riscontrati disturbi del comportamento, legati anche alle dipendenze. L’emergenza sanitaria non ha certamente migliorato le cose. Secondo gli studiosi di neurofisiologia della nostra regione, collegati in videoconferenza la settimana scorsa, gli adolescenti sono vittime di un vuoto educativo: le famiglie non hanno tempo, la scuola è carente o assente e manca quel nutrimento emotivo e culturale indispensabile allo sviluppo delle proprie risorse. Così cadono nell’apatia, nel qualunquismo generale su qualsiasi argomento si ponga alla loro (dis)attenzione. Una percentuale di ragazzi è a rischio alcolismo per effetto del lockdown, se poi aggiungiamo la dipendenza da Internet e dallo smartphone, consultato ogni 2 minuti, il gioco al ribasso è fatto. Le lezioni on-line della didattica a distanza impegnano i giovani molte ore, a discapito della socialità e dell’attività fisica. Mai come in questi ultimi 12 mesi l’adolecenza ha attraversato una fase più complicata.