Ultima parte delle tre notizie inviateci da una nostra lettriche che ringraziamo: “Alla fine di ottobre o inizi di novembre erano stati fatti quasi tutti i lavori: spannocchiare, tagliare a pezzetti le mele e fatte seccare, sistemare le prugne secche, preparare “il guardaroba” invernale. Le mamme che sapevano cucire, con le loro macchine da cucito facevano veri miracoli. I cappotti e le giacche venivano rivoltati. Quando il tessuto era troppo consumato ,se ne usava una parte per fare una gonna. Le maglie venivano disfatte e anche con lane di colori diversi, si facevano nuove maglie. Spesso i bambini portavano pantaloni corti anche d’ inverno e le bambine non portavano pantaloni, ma gonne e vestiti. I primogeniti erano fortunati, perché avevano vestiti nuovi o quasi (spesso ricevuti da cugini più grandi). I fratelli e le sorelle dovevano accontentarsi di portare gli abiti smessi. Pochi possedevano un cappotto . Le donne usavano uno scialle, grande e nero. Tutto veniva riciclato. Non conoscevamo la parola ” spreco”. Al giorno d’ oggi vediamo che molti giovani, e meno giovani, portano pantaloni strappati, orgogliosi di sembrare poveri. Più grandi e vistosi sono gli strappi, più si viene ammirati”.
04.11.2020, Ricordi di tanti anni fa (2/3)
Seconda parte delle notizie preparate da una nostra lettrice molto affezionata: “Al giorno d’oggi le case sono riscaldate e chi usa legna come combustibile, se la fa portare a casa, bella tagliata su misura. Molti usano il fornello anche per cucinare, non solo per scaldare la casa. Fino a poche decine di anni fa, tutti avevano un fornello (la cucina economica) e pochi avevano anche una stufa per il riscaldamento. La mamma si alzava il mattino presto, accendeva il fuoco, scaldava l’acqua , si occupava della mucca in stalla, dava da mangiare alle galline e poi faceva alzare i bambini. Il fornello rimaneva acceso per poco per venir riacceso per cucinare il pranzo. Nel pomeriggio chi faceva i compiti per la scuola lo faceva al freddo perché si accendeva il fuoco nel tardo pomeriggio per cucinare la cena e far asciugare il bucato appeso in cucina. Molti uomini erano emigrati all’estero e tornavano solo per brevi periodi a casa. Quelli che vivevano nella valle avevano mille incombenze in campagna ed in montagna. Preparavano il fieno e tagliavano la legna che portavano a casa dove, poi, veniva segata ed accatastata. I bambini aiutavano anche con queste incombenze. Negli anni ’50 è arrivata l’ acqua nelle case ! Prima, molte volte al giorno, bisognava andare alla fontana a prendere secchi d’ acqua. Il sabato pomeriggio, questi secchi venivano lavati e lucidati alla fontana del paese. Le bambine facevano a gara ad avere il secchio più lucido.
03.11.2020, Ricordi di tanti anni fa (1/3)
Riceviamo tre preziosi contributi alle news redatti da una nostra affezionata lettrice. La News era finita erroneamente in “bozze”. Ci scusiamo per il ritardo: “Siamo arrivati a novembre. Lo scorso mese è trascorso velocemente e nel passato il mese iniziava con vari impegni, per grandi e piccini. Si tornava a scuola: tutti indossavamo il grembiule nero, ingentilito da un colletto bianco col fiocco. Il grembiule era o troppo grande (nuovo!) o dell’anno precedente e dunque troppo corto e stretto. Le giornate erano ancora tiepide e non occorrevano altri indumenti. Le scarpe erano di tutti i tipi, normalmente molto usate o talvolta rotte. Esistevano ancora i ciabattini (come a San Pietro il vecchio Quendul) , che riuscivano a dare una seconda vita alle nostre calzature. Ma molte nostre mamme facevano a casa delle scarpette con materiale di scarto. Nel pomeriggio i bambini dovevano aiutare i genitori a casa e in campagna. Decine di anni fa si vendemmiava alla fine di settembre/ inizio di ottobre. Si andava, dunque a vendemmiare e portavamo a casa i pesanti cesti di uva, appesi all’arconcello. Si andava anche, volentieri, ad aiutare i vicini. C’ era la raccolta delle mele e delle pere che bisognava portare a casa e disporle in soffitta. Tutta la casa profumava di frutta! Si raccoglievano le noci e le castagne. Tutti lo facevamo, talvolta brontolando quando il mallo delle noci ci macchiava le mani ed i ricci della castagne ci riempivano le mani di ferite. Ma eravamo orgogliosi di contribuire all’economia della famiglia, quando molti prodotti venivano venduti”.
02.11.2020, Ieri al Centro
Grazie a Claudia e Paolo per il turno di ieri, portato a termine con successo poco dopo le 13:00. La sala, come al solito accogliente e ben riscaldata, ha fatto sfondo al momento di convivialità. La vicepresidente ha detto: «Sono momenti difficili, ma non possiamo sottrarci dall’obiettivo e dall’impegno di offrire un momento di svago, un brindisi o un aperitivo in compagnia ai nostri soci». La domenica è trascorsa nell’osservanza delle disposizioni in materia si presenza e distanziamento. Le conversazioni hanno toccato vari argomenti: si è parlato di funghi con Enzo che ne ha raccolti moltissimi, tutti chiodini di piccole o medie dimensioni, dell’andamento dell’epidemia che preoccupa per gli alti numeri presenti in regione, del funerale di domani. La Commemorazione dei defunti, l’ipotesi di un nuovo lockdown, il funerale di Sara, beh, c’era poco da stare allegri. Auguriamo una buona settimana, almeno con il morale un po’ in ripresa.
01.11.2020, Tutti vicini a Silvano
Tutti vicini a Silvano
Silvano, Patrizia, Elena e Ilaria sono stati circondati da molto affetto. Ieri un notevole afflusso di persone in casa ha reso quasi difficile la gestione della giornata per il rischio-Covid. Ma il sentimento ha prevalso sugli appelli delle autorità in fatto di prevenzione e in paese la scomparsa di Sara ha lasciato tutti rattristati, addolorati. Esce di scena una persona che ha dato tanto al paese, sostenitrice di tutte le iniziative della Pro Loco, nonostante il peso delle avversità che le ha riservato la vita. Ilaria ha reagito con una forte reazione emotiva, quella di una bambina che si trova ancora una volta privata di un importante affetto; Elena perde l’orgoglio della nonna, sempre pronta a sostenerla nelle sue scelte della vita; Patrizia è sicuramente esausta da anni passati a organizzare funerali. Il nostro pensiero di grande affetto e supporto va a Silvano che dovrà riorganizzare la propria vita senza la persona con la quale ha condiviso tutto. Contingentato il numero di presenze ieri sera al Rosario e anche domani al funerale, che si svolgerà nella chiesa parrocchiale di San Pietro al Natisone alle 14:30. A fine messa sarà possibile salutare il feretro di Sara con l’appello al non assembramento, prima dell’avvio alla cremazione.
31.10.2020, La scomparsa di Sara
Ieri sera alle 19:50 a numerosi paesani è rimasto sospeso in gola il boccone della cena, quando hanno sentito l’arrivo in paese dell’ambulanza a sirene spiegate. È bastato un attimo per constatare la fermata del mezzo nei pressi dell’ingresso dell’abitazione Tuan-Iussa. Varie persone si sono radunate pensando che una possibile caduta a terra di Sara avesse causato i gravi traumi di cui è stata recentemente vittima. Il tempo passava inesorabile e lento, nessuno usciva dalla casa. Dopo 40 minuti di tentativi di rianimazione messi in atto da Rossella Perletti (alla quale tutti nelle Valli dobbiamo riconoscenza!), l’esito è stato drammatico, come una secchiata d’acqua fredda in faccia. Sara è deceduta per arresto cardiaco, non c’è stato nulla da fare. È stata colta dal malore irreversibile mentre era a tavola con il marito Silvano. Alle 21:50 il corpo della nostra povera paesana è stato trasferito all’obitorio del cimitero di San Pietro al Natisone. Alle 07:45 suonerà l’Avemaria, che annuncerà la conclusione della vita terrena di Sara, molto tribolata, perché quando i genitori seppelliscono due figli a distanza di pochi anni uno dall’altro, non si tratta più di vita, ma di sopravvivenza. Pubblicheremo il necrologio di Sara non appena sarà disponile.
30.10.2020, Riscopriamo la bella calligrafia (2/2)
Scrivere a mano, infatti, migliora la memoria e l’apprendimento e per questo è importante che i nostri bambini lo facciano il più a lungo possibile. Ad ogni età il cervello lavora meglio e di puù con una penna in mano. Lo dicono gli scienziati. Secondo loro, la scrittura manuale stimola di più la corteccia somato-sensoriale, ovvero c’è più lavoro “disegnare” sul foglio le lettere che premere un tasto. Sempre secondo recenti studi, scrivere a mano aumenterebbe la sincronizzazione tra le regioni cerebrali parietali, che controllano il linguaggio e l’attenzione. E in questa sincronizzazione si creano nel cervello le condizioni ideali per apprendere e memorizzare. Le nostre vecchie maestre inorridirebbero nel vedere dov’è finita la bella calligrafia di un tempo: oggi si scrive con un misto tra minuscolo e stampatello, si usano molte meno parole di un tempo, non ci si sofferma sulla scelta del vocabolo… tutt’altro mondo, al punto che nella civile Finlandia si abolirà il minuscolo per scrivere tutto solo con il maiuscolo.
29.10.2020, Riscopriamo la bella calligrafia (1/2)
Un tempo era una delle voci della pagella. Le maestre ci insegnavano a fare la difficile “f” con la pancia, con il rigonfiamento, la “m” doveva avere l’ultima gamba con l’occhiello all’insù, come il bastone del nonna. La “a” doveva avere la gambetta a destra e un peduncolo a sinistra per tenere in piedi l’intero cerchio. Nei quaderni il dettato o i pensierini dovevano avere una calligrafia bella, ordinata, il quaderno non doveva avere le orecchie e gli errori andavano cancellati delicatamente con la gomma morbida, per non fare il buco nella pagina utilizzando la parte più dura. Si scrivevano cartoline postali, che oggi pochi conoscono, cartoline, moltissime lettere. Oggi carta e penna? Ah, queste sconosciute. Ormai scriviamo tutto su una tastiera, dalla lista della spesa agli appuntamenti. È più pratico e veloce, ma risulta meno utile al cervello …
28.10.2020, La Malia diceva che …
… un uomo a 40 anni era già “tìmpan”, ovvero ben maturo, già in là con gli anni. Sapesse l’indimenticata suocera di Graziana che i quarantenni d’oggi vivono ancora in a casa e amano farsi chiamare “ragazzi”. Questo per evidenziare la diversa percezione dell’anzianità di ieri e di oggi. Forse lo avevamo già scritto: sul necrologio di 30-40 anni fa, al parere del lettore un sessantenne aveva già vissuto la sua vita, mentre oggi (per fortuna) si dice: giovaneee! Tornando alla nostra protagonista, Amalia era una persona dalla battuta sempre pronta, disponibile in ogni momento alla risata. La ricordiamo ancora come una persona propositiva, non abituata al cicaleccio delle basàde (i pettegolezzi). Le piaceva giocare al lotto, il suo debole per la schedina. In tutti i modi doveva giocare la schedina della settimana, anche a costi di inforcare la bicicletta e recarsi a Cividale.
27.10.2020, Sant’Antonio pensaci tu
San Raffaele, ad esempio, è uno dei sette Arcangeli e il suo nome significa “medicina di Dio”, oppure “Dio guarisce”. I suoi simboli sono costituiti da un vaso di medicamenti e un pesce. Nella credenza popolare rimane ancora nella sua figura di medico del corpo e dell’anima e, intercedendo presso Dio, può ottenere la guarigione di mali fisici, mentali e spirituali. I santi Cosma & Damiano sono i protettori di medici, chirurghi e farmacisti. Oggi sono raffigurati nelle cappelle di quasi tutti gli ospedali, compresa quella di Cividale. Nei secoli passati San Rocco fu il santo più invocato contro la peste. Oggi il suo “patrocinio” si è esteso a tutte le epidemie e malattie contagiose come la pandemia che stiamo affrontando. È Gesù a investire i Dodici Apostoli di poteri taumaturgici prima di inviarli a predicare il Vangelo. È come dire che va bene per ogni emergenza uno o più dei Dodici. Santa Lucia è invocata ancor oggi per chi chiede protezione della vista, Sant’Antonio Abate è indicato come il principale riferimento spirituale per chi soffre del doloroso “Fuoco di Sant’Antonio” (Herpes Zoster), perché in vita ne soffrì e lo curò ai bisognosi: a Sorzento il 03 febbraio si festeggia San Biagio protettore delle gole e infine San Camillo, patrono universale dei malati, degli ospedale e degli infermieri. Potrebbe accadere che, riordinando la soffitta, ci si imbatta in santini e immagini sacre riportanti il volto e la preghiera dedicata a uno di questi santi.