25.03.2020, Leggère riflessioni sul nome “Natisone”.

Il nostro caro fiume con le sue chiare fresche e dolci acque … Forse non tutti sanno che l’idronimo “Natisone” è noto almeno dal 50 a.C. Un nome, dunque, dalla remota origine derivato dal verbo nătāre, nuotare, scorrere. È certo che il nostro fiume prese il nome di Natissa, quando raggiungeva direttamente il mare di Grado, dopo aver alimentato il fiorente porto di Aquielia. La variante „Natisòn” pare sia stata assunta proprio dagli abitanti della laguna di Grado, per poi rislaire come idronimo unico per tutta l’asta del fiume. I fonemi “iso, is, ens, iss” sono di provata origine celtica con riferimenti alla mitologia irlandese e cimrica collegati alla venerazione del dio „Neud”, guerriero e padre delle sorgenti.  „Nou-dent-s” si incrocia con la base latina “na-, na-t, natis-is”. Possiamo ipotizzare che il punto di partenza dell’idronimo „Natisone”  sia il nome stesso dell’acqua rafforzato da quello del dio celtico Noudens, divinità-re, re pescatore, re delle acque superiori (cielo) e di quelle inferiori (fiumi). Il cambio romano di toponimo, in una forma suggestivamente simile è tipico della colonizzazione romana. Gli esempi di tale „politica linguistica” sono numerosi in tutti i territori da loro amministrati. Chiamiamolo „tentativo” di nascondere o rimuovere il toponimo originale con tutte le sue associazioni religiose e rituali, sostituendolo con la forma assonante di „Natissa”, che rappresenti dunque le nuove connotazioni sociali e culturali dei nuovi dominatori.

24.03.2020, Il cavallo di Brunich.

   Come ben sappiamo, i cavalli sono molto intelligenti e cercano di adattare al meglio, nel loro interesse, la situazione in cui si trovano. Il cavallo, ad esempio, mal sopporta la pioggia che bagna il suo mantello ed è nel suo istinto cercare un riparo. Ne sapeva qualcosa la Nadalia. Mentre era in cantina a sistemare le patate con l’aiuto delle figlie, la pioggia improvvisa iniziò a bagnare il cavallo lasciato libero nei pressi della stalla. Era un animale così docile che mai avrebbe causato problemi. Ma quella pioggia non gli andava proprio giù. Vedendo la porta aperta, quatto –quatto si rifugiò nella ben più tiepida e confortevole cucina. Finito il lavoro, la Nadalia si trovò questo monumentale equino tra il furnèl in mattoni e il kandreiòn, il vecchio sofà. Le cose andarono diversamente da Brunich, a Mezzana. Ogni giorno Nerina concedeva al suo amato quadrupede uno zuccherino, un po’ di pane tociato (intinto) nel miele. Sta di fatto che, forse per disattenzione, quella mattina Nerina si allontanò da casa lasciando aperte le porte, senza far caso al cavallo che entrò in cucina proprio alla ricerca di quella che era la sua consuetudine, probabilmente lo zucchero. Al rientro Nerina trovò la cucina semidistrutta: le antine aperte, tutto rovesciato, piatti e bicchieri rotti. Dopo qualche “bùah te straf, zlùadi e dep te … odletèu” tutto tornò come prima. Nerina continuò a viziare il suo caro cavallo, stando ben attenta a chiudere la cucina prima di andar via. 

23.03.2020, Domenica assurda.

   La giornata di ieri non trova eguali nella nostra storia. Il divieto di tutto e per tutti ci ha consegnato una domenica che non dimenticheremo. Tutti in casa, sospese tutte le attività umane al di fuori del proprio uscio. Si sono viste per la via del paese rare persone frettolose. Sulla statale sono transitate pochissime auto, quelle dei Carabinieri, della Protezione civile e due furgoncini forse del Poiana, forse del CAFC. Aggiungiamo, per puro connotato di abbondanza, altre 5 o 10 auto private al massimo. Chiusi i negozi di ogni genere. E questa settimana il programma non cambia. Sono provvedimenti che noi ormai conosciamo, ma li descriviamo per chi ci segue da fuori, per le molte persone preoccupate che ci scrivono dal Belgio, dalla Germania, dai Paesi Bassi, dalla Russia. Nelle Valli ci sono alcune persone in quarantena, ma il virus, per fortuna, pare abbia colpito una sola persona, nell’altra vallata. Il caffè al bar è un ricordo, la spesa è veloce, rapida, essenziale. Meno male che Internet accorcia le distanze e mantiene vivi i contatti. Giovedì scorso, stando a quanto hanno scritto i giorni, si è rischiato il collasso della rete oberata in tutto il mondo da miliardi di messaggi, dai dati del lavoro on-line, delle lezioni via-web. La giornata di ieri è stata difficile per la comunità croata residente nelle Valli: ai problemi del virus dilagante anche in Croazia, si è aggiunto il terremoto a Zagabria con gravi danni e migliaia di senzatetto che hanno trascorso la notte nei parchi e con la mascherina (per chi ce l’aveva) indossata. Naturalmente non potevano mancare alcuni fiocchi di neve. Auguriamo una buona settimana. Facciamo ancora uno sforzo nel seguire alla lettera le disposizioni governative.

22.03.2020, Ritualità e credenze tra ieri e oggi (2/2).

   Anche oggi la vita di paese è fatta di legami e l’intreccio dei legami comunitari che costituiscono il paese è sostanzialmente equilibrato. La necessità di essere solidali è un valore che per fortuna abbiamo raggiunto da tempo, ma una volta la conflittualità era veramente diffusa e metteva a rischio valori che dovevano essere sempre riaffermati, così come ci sono legami obbligati che si intrecciano a legami scelti. E come da sempre nella storia umana, seppur modificati, ci sono relazioni e conflitti che stringiamo e alimentiamo per necessità e calcolo e ci sono relazioni che stringiamo o rompiamo perché sollecitati da sentimenti ed emozioni. Questa in sostanza è la vita di paese e, per certi aspetti, anche di pianerottolo in città, nel principio “tutto è di tutti”. Certo, in paese talvolta lo sguardo è ed era ossessivo, esiste ed esisteva il controllo sociale, la lima sorda e aguzza del pettegolezzo era pratica molto diffusa, la comunità attenta anche oggi che quel che accade avvenga secondo le regole, nel rispetto dei modelli e dei valori che sostengono il delicato equilibrio su cui si regge la vita collettiva. Non sono i contadini: sono i cittadini che hanno nostalgia della serena vita di paese! E l’emergenza sanitaria di questi periodi, pur nella preoccupazione di tutti, ne è un esempio.

21.03.2020, Ritualità e credenze tra ieri e oggi (1/2).

   La cultura contadina ha la dimensione del paese. Peccato che nel corso del tempo molti aspetti di questa grande storia dell’uomo sia andata persa. Se prendiamo in esame qualsiasi suo elemento, come ad esempio un gesto rituale che esperte eseguivano dietro casa Mattelig, all’imbocco di via Lovinza, oppure una leggenda o una credenza, ci si potrebbe accorgere dell’enorme valenza antropologica della ritualità, della mitologia e dei riti magici che un tempo hanno scandito il trascorrere del tempo. Fino agli anni ’20 del secolo scorso anche in paese la sposa rompeva la bacchetta preparata da tempo, asciutta, “croccante” e lanciava i due pezzi alle proprie spalle mentre abbandonava la casa paterna, oppure riti e usanze per stimolare l’allattamento del neonato; dicono che mettevano la camicia dell’ammalato a disposizione della strega, per farlo guarire, sul balcone immerso nel buio. Si trattava di una lunga e ininterrotta catena di passaggi bocca a bocca, scarsamente attestati e che potremmo definire “la catena dell’oralità”, tutto vissuto come profondamente e radicalmente locale. Bastava andare in un altro paese, oppure sulla sponda opposta del Natisone per sentire tutt’altre usanze. Praticamente era tutto interiorizzato per rendere vivibile e comprensibile la vita qui, a Ponteacco, nell’allora comunità stretta.

20.03.2020, Il rogo di Mezzana (di Daniele Golles, 3/3)

Arrivata la carovana a Pulfero, i mezzanesi furono lasciati liberi ed hanno cercato rifugio presso conoscenti, mentre tutto il bestiame è stato condotto a Cicigolis dove è subito cominciata la macellazione». Il giorno dopo una parte delle famiglie ritornò a Mezzana  cercando di salvare qualcosa, altre cercarono rifugio presso conoscenti a Tiglio o Ponteacco. La famiglia di mia mamma optò per questa scelta; mio nonno Giuseppe, padre di mia madre che lavorava nella cava dell’Italcementi a Vernasso, seguì da lontano gli avvenimenti e fu fermato a stento dicendogli che non c’erano morti o feriti. Ancora dal diario di don A. Cuffolo (pag.170  it) »Ho saputo là che i due uccisi a Mezzana erano stati caricati su di un carretto che poi è partito verso la Carnia, seguito da un altro carretto su cui c’era il reverendo »muezin« con i suoi … chierici. Buon viaggio, ma senza ritorno!».

19.03.2020, Il rogo di Mezzana (di Daniele Golles, 2/3)

   Ogni persona mentre usciva fu colpita col calcio del fucile. Quando arrivò il turno di mia mamma, la nonna Perina le mise in braccio la sorella più piccola, uscì e la guardia alzò il braccio e colpì mia mamma sulla schiena perchè si piegò per proteggere la sorellina;  il dolore l’ha sempre ricordato. Una volta riuniti nella piazzetta della fontana i Cosacchi piazzarono davanti a loro una mitragliatrice e un urlo diede inizio al saccheggio. Una volta finito appiccarono il fuoco ai fienili, ai portici, ai poggioli dove erano appese le kite intrecciate di pannocchie di granoturco. Loro immobili vedevano morire avvolti dalle fiamme i loro ricordi e i loro averi. Riporto cosa scrive nel suo diario Don  Antonio Cuffolo, parroco di Lasiz (Moj dnevnik – La seconda guerra mondiale vista e vissuta nel ‘focolaio’ della canonica di Lasiz”   – Most società cooperativa a r.l., Cividale del Friuli 2013, pag. 167): «Mezzana  in fiamme.  … Poi abbiamo visto una lunga colonna di bovini, uomini, donne e bambini in fila indiana scendere dal paese spinti verso Pulfero con calci e bastonate delle bestie turche, portando per essi la roba saccheggiata dai turchi. …

18.03.2020, Il rogo di Mezzana (di Daniele Golles, 1/3)

   Si parla spesso del tragico incendio del 26 febbraio 1945. Riporto le memorie raccolte dalla voce di mia mamma, allora ventenne abitante di Mezzana che mi raccontava che a Mezzana facevano spesso visita i Cosacchi del Don, i Cosacchi del Kuban, le pattuglie tedesche in perlustrazione e i reparti partigiani. Le famiglie cedevano, pur di non aver fastidi, il poco che c’era nella vintula, madia che avevano l’abitudine di tenere quasi vuota. Quella mattina del 26 febbraio sotto il paese c’era un gran trambusto, si sentivano urla e spari. I turchi provenienti da Lasiz che erano andati a saccheggiare Mezzana incontrarono una ragazza del luogo e volevano approfittare di lei, in suo aiuto, si dice, accorsero dei partigiani che erano presenti in zona. Nello scontro rimasero uccisi due turchi, mentre un tezo riuscì a scappare, pur ferito. Altri raccontano che erano accorsi alcuni paesani che volevano salvare la ragazza dalla violenza. Partì quindi dal commando Cosacco di Biacis l’ordine di rappresaglia. Non era che i cosacchi arrivati a Mezzana trovarono il paese vuoto, a me risulta che quasi tutte le famiglie erano nelle proprie case e che una signora che aveva lavorato in Germania tentò una disperata mediazione parlando in tedesco, ma senza risultati. Fu messa una sentinella ad ogni porta, poi arrivò l’ordine di far uscire una persona alla volta.

17.03.2020, Difendiamo le rondini.

   Alloggio offresi per rondini e balestrucci antizanzare. Assieme ai pipistrelli, questi simboli della primavera sono i mezzi naturali più efficaci per combattere la fastidiosa presenza di mosche e zanzare. Dopo un tragitto migratorio di 12 mila km attraverso il Sahara, il Meridione d’Italia, le rondini tornano a fare il nido da noi e a liberarci dagli insetti dannosi. La rondine può catturare ogni giorno fino a 5 mila tra mosche e zanzare (l’abbiamo letto sul “Gruppo rondini e rondoni d’Italia”). Per fortuna da noi la sensibilità nei confronti di questi uccessi è molto cresciuta, anche con un progressivo fiorire di iniziative di posizionamento di nidi artificiali. Su Amazon un nido costa sui 14 EUR, spedizione compresa. Un tempo, quando il rispetto della natura era pressoché a zero, non si badava e con una lunga pertica più di qualcuno ha distrutto i nidi con le uova, per non avere l’incombenza di pulire un po’ di escrementi. A Trieste l’Associazione “Liberi di volare” l’anno scorso ha posizionato bel 181 nidi artificiali per rondoni e, appena riapriranno le scuole, si farà campagna di sensibilizzazione in classe.  Rondine, rondoni e balestrucci sono i benvenuti, un rimedio davvero efficace contro le zanzare, altroché flit o altri inquinanti.  Dove alloggiano questi preziosi uccelli, la presenza di insetti dannosi è dimezzata.

16.03.2020, Ieri a Ponteacco.

Abbiamo trascorso una domenica molto particolare. Nessuno si ricorda una situazione simile, anche se qualcuno ha fatto il paragone con le domeniche di austerità (crisi petrolifera) dal 02  dicembre 1973 al 10 marzo 1974. In quel caso la gente poteva comunque muoversi. A dimostrazione di quanto le norme siano severe, ieri i Carabinieri hanno percorso anche la strada ciclo-pedonale Ponteacco-San Pietro per identificare i trasgressori delle norme. Traffico inesistente, tutto chiuso in pomeriggio, coprifuoco la sera, questo è il quadro generale. Cos’hanno fatto i ponteacchesi? Si è sentita una motosega nei quartieri settentrionali, un tosaerba in quelli vicino al Centro, qualcuno a spasso con il cane e null’altro. Una bella medaglia al valor civile andrebbe conferita a WhatsApp che ha svolto l’importantissima funzione di tenere il contatto tra le persone: ci siamo scambiati una moltitudine di messaggi, video, vignette, video-conferenze, quantità ed intensità mai viste prima. Ci hanno scritto i nostri amici dal Belgio, Paese dove sono state adottate proprio in queste ultime 24 ore delle norme assai severe, simili alle nostre. Daniela si dice preoccupata e angosciata per le notizie che provengono dall’Italia. Anche Beppina, dalla Germania, legge con apprensione i numeri impressionanti che arrivano dal nord-Italia. La vicepresidente ha postato su Fb il video con la suonata di sabato pomeriggio, organizzata lì per lì, alla quale hanno aderito alcuni musicisti del paese. In meno di 24 ore ci sono state ben 9.000 visualizzazioni effettuate da molti Paesi del mondo. Un grazie alla vicepres e ai suonatori della “Ponteacco-band” che hanno avuto l’opportunità di stemperare la tensione e in alcuni casi anche la tristezza per questo momento in cui ci siamo trovati.