L’ansia subentra quando si ha la sensazione di non avere più il controllo su ciò che succede, quando ci si sente “attanagliati” dai problemi che di notte ci sembrano ancor più grandi e complicati da affrontare. Un modo per lenire l’ansia è quello di dedicarsi ad attività che danno una sensazione di controllo come ad esempio sentirsi utili e partecipi con il prossimo, aprirsi, frequentare persone, confidarsi. È un modo per sottrarsi alla “vertigine da perdita di controllo” -si cerchi di comprendere l’enfasi mentre si scrive questa news-. Non da meno è il cercare di approcciarci alle notizie in modo più critico: se aumentiamo la capacità di anticipare correttamente gli avvenimenti, avremo anche una maggior sensazione di “dominio”su quel che ci circonda. Cerchiamo di abbracciare il pluralismo dell’informazione, consultando anche le fonti che disapproviamo. La parte più difficile nel combattere l’ansia è imparare a distaccarci dalle emozioni eccessive. La nostra mente cerca sempre di inseguire un certo equilibrio e siamo tenuti a fornirle gli strumenti necessari per raggiungerlo. Insistendo su questi esercizi, l’ansia potrebbe attenuarsi, se non sparire del tutto. Ce l’ha dura chi è portato per sua natura alla “ruminazione” di pensieri negativi, che allontanano i soggetti dalla felicità. Staccarsi dalle fonti che possono generare inquietudine; sentire solo i titoli dei TG e poi spegnere o cambiare canale, limitare l’accesso ai social-networks, dove l’informazione è servita insieme a meccanismi che danno dipendenza. Potremmo approfondire ulteriormente quest’aspetto. Ben venga qualche contributo di chi legge.
07.04.2022, L’ansia, grande nemica (1/2)
Sentendo l’opinione di vari ponteacchesi, l’ansia è una brutta compagna dei nostri giorni, attiva soprattutto di notte quando affiorano pensieri su pensieri, che rendono il sonno inquieto e incompleto. Sembra non ci sia pace per la nostra psiche torturata da continui martellamenti per le immagini che abbiamo visto anche ieri sera in TV, per l’angoscia causata dall’andamento dell’epidemia, oramai imperante da due anni, poi il cambiamento climatico, la paura di non pagare puntualmente una bolletta, lo spettro della terza guerra mondiale, l’andirivieni di aerei da guerra nei nostri cieli, l’aumento dei prezzi, la paura di non farcela a fine mese. Pochi sono immuni a questa serie di pensieri generati da un meccanismo percettivo ed emotivo che si può riassumere con una parola unica: paura. La nostra mente si allarma e si attivano reazioni biochimiche, come l’aumento del battito cardiaco, insonnie notturne, attività elettrica nel cervello che ostacolano quella tranquillità di cui tutti abbiamo bisogno. È l’ansia, l’anticipazione di una minaccia, l’avvicinamento ad una certa soglia. La guerra a poche centinaia di km da casa nostra ci ha dato una mazzata su un sostrato già logorante per tutti gli altri motivi elencati. Il racconto di Bianca e Renzo sull’Ucraina che ricordavano, paragonato a Bucha a Mariupol oggi, crea angoscia al punto che numerosi paesani -nel corso di discorsi informali- ritengono che le news inducano un disagio, l’insorgere di pensieri angoscianti. Una percentuale sarà anche costituita dagli indifferenti. Sono loro i privilegiati? …
06.04.2022, Assemblea: la relazione del Presidente (2/2)
Programmazione di iniziative, unione, coinvolgimento sono le linee guida di questo nuovo anno d’attività e chiediamo il vostro appoggio per costruire il nostro futuro. Attraverso le nostre attività, messe in campo con l’operosità non priva di sacrifici dei nostri orgogliosi volontari, continuiamo a dare un’identità distinta, costante e duratura alla nostra Pro Loco. “Mi riconosco in quest’identità?”. Quest’identità continueremo a farla coincidere con il senso di appartenenza, distinta, costante e duratura che vogliamo dare ai nostri soci, nella fiducia condivisa che i nostri valori, bisogni e obiettivi saranno raggiunti e soddisfatti con l’impegno di tutti. La Pro Loco ha il compito di orientare un atteggiamento partecipativo, fasi carico di questo compito e qui entra in gioco il ruolo del socio, protagonista della Pro Loco e che oggi si ritrova in assemblea per sottolineare la propria presenza e il proprio ruolo, attivo, propositivo, presente 12 mesi all’anno. Non ci stancheremo mai di ringraziare tutte le numerose persone che ci danno una mano, che ci seguono da vicino, il cui contributo è essenziale per lo svolgimento delle iniziative. Invitiamo ancora una volta le persone di buona volontà ad affiancarci nel nostro lavoro per consentire a chi è sempre presente una maggiore dilatazione dei tempi di impegno. Questo è un aspetto molto difficile dalla vita del nostro sodalizio e non sappiamo come risolverlo. Il 2021 è stato un anno difficile, ma siamo riusciti a tenere attiva la nostra compagine e a portare a termine almeno una parte delle iniziative programmate. Anche quest’anno abbiamo l’intenzione e la convinzione di realizzare un programma ambizioso che si svolgerà in sinergia con l’Amministrazione comunale, qui rappresentata dal Sindaco che tra poco ci porgerà il suo saluto. Infine, per quanto riguarda la Presidenza della Pro Loco, preannuncio la mia indisponibilità ad un nuovo mandato. L’attuale terminerà il prossimo 31 gennaio, al 14° anno di attività. Avremo il tempo di trovare una nuova figura di Presidente che garantirà anzitutto l’alternanza nelle cariche e non di meno la capacità di far meglio di ciò che è stato fatto nella mia consapevolezza, fin d’ora, di lasciare a chi verrà un’Associazione solida, affidabile e che meriterà ancora e sempre la fiducia dei soci.
05.04.2022, Assemblea: la relazione del Presidente (1/2)
Alcuni giorni fa la nostra Pro Loco ha compiuto 13 anni d’attività. È ben presente nella memoria dei Soci fondatori quella sera in cui è stato approvato lo Statuto in negozio e in presenza del notaio. Si apriva così un lungo percorso che, dopo tanti anni, ci vede ancora attivi e l’Assemblea dei Soci anche quest’anno assume una forte valenza simbolica. Possiamo dire di avere alle spalle una bella storia, che racconta il senso della nostra missione, costruita pezzettino su pezzettino, in uno spirito di grande condivisione e solidarietà. Sullo sfondo c’è la consapevolezza di appartenere ad una comunità vivace che ha come scopo precipuo il miglioramento del nostro territorio, la sua promozione turistica, culturale e sociale. Sono valori che assumono un grande rilievo per la crescita della nostra comunità che è cresciuta, che ha aperto le porte al prossimo, che ci ha permesso di aprire i nostri orizzonti, farci apprezzare e conoscere in ambito regionale, sia per le nostre iniziative che richiamano sempre più visitatori, sia per il nostro contributo in seno al Consorzio Torre-Natisone, che raggruppa ben 33 Pro Loco dislocate nel Friuli orientale. Non ci siamo ancora ripresi dal disastro causato dall’epidemia: ci mancano i numeri di un tempo; i provvedimenti atti al contenimento dell’emergenza sanitaria hanno causato uno stravolgimento sociale; il timore di contagi e le disposizioni hanno convinto molte persone ad evitare assembramenti; la DAD-Didattica a distanza ci ha privato della presenza degli studenti che per anni sono stati testimoni diretti dei nostri sforzi per rendere l’ambiente interessante. Ora le cose vanno un po’ meglio, sono cadute molte restrizioni e per noi è stato un momento di prova che ci ha tenuti uniti, che ci ha permesso di gestire la nostra attività con una capacità di visione, con una buona dose di coraggio e anche di originalità, tutti aspetti che contribuiscono a rendere grande la nostra storia. Siamo chiamati a ricostruire lo spirito di comunità, rimetterci in gioco per riprendere le relazioni, i progetti. Si tratta di una sfida difficile, ma allo stesso tempo interessante dove il nostro compito non dev’essere il vivacchiare, il sopravvivere alla crisi bensì trasformare questi aspetti in nuove opportunità …
04.04.2022, L’Assemblea dei Soci di ieri
Una sala non particolarmente gremita di soci ha fatto da sfondo alle 13/a Assemblea dei soci della Pro Loco. Assenze anche cautelative considerato il fatto che il virus è ben presente nel nostro Comune e in tutto il Circondario. Alcune mancate presenze anche in seno al Consiglio, giustificate per problemi di salute o per precedenti impegni inderogabili. I lavori sono iniziati poco prima delle 11:30 con la relazione del Presidente della Pro Loco, che sarà pubblicata nelle news di domani e dopodomani. Si tratta di un documento che, assieme agli altri 12 degli anni precedenti, è custodito agli atti. La relazione finanziaria dei Revisori dei conti è stata letta da Marisa Dotti: si è trattato di un giudizio favorevole per quanto riguarda la gestione 2021, nonostante le restrizioni e la chiusura della sede per oltre 5 mesi. I bilanci, consuntivo e preventivo, sono stati approvati all’unanimità dopo la lettura delle varie voci illustrate da Patrizia Mattelig. È seguita un’interessante discussione. È stato chiesto qual è il numero di Soci e Claudia Bait, referente di questo capitolo, ha detto che il numero finale è ancora impreciso, ma si parla di circa 150 tessere già distribuite, mentre altre 30 sono state già prenotate presso la sede di Codroipo. È intervenuto il Sindaco che ha portato i saluti dell’Amministrazione comunale. Ha comunicato che tutti gli impegni già presi ed inseriti a bilancio, saranno portati a compimento, nonostante l’aumento considerevole della spesa del gas e dell’energia elettrica: scuole, uffici pubblici e illuminazione stradale. Al termine è stata offerta la pastasciutta, preparata da Paolo e Tonino. La giornata è terminata verso le 14:00. Buona settimana a lettrici e lettori.
03.04.2022, L’Ucraina che abbiamo visto noi (3/3)
I paesi che abbiamo attraversato sono proprio quelli che si vedono ora in tv danneggiati dai bombardamenti: piccole case in muratura e legno, dai colori molto forti verdi o blu, con recinti in legno e tanti alberi da frutto. All’interno delle case pareti e pavimenti sono ricoperti da tappeti per difendersi dal gran freddo e le stufe sono a legna o a carbone solo in cucina; poche case avevano il bagno e molte avevano ancora il pozzo nel cortile. Di notte le strade erano proprio buie, di notte si sta in casa. Vicino alle abitazioni c’erano gli orti, il lavoro dei campi era ancora come da noi fino agli anni ’50: carri, cavalli, asini, buoi, aratri e tanta forza di braccia con vanghe, zappe e rastrelli. Nei prati c’erano tante mede fatte proprio come da noi anni fa. Grandi zone pianeggianti erano coltivate per lo più da stranieri, italiani e tedeschi in primis: i campi erano lavorati con mezzi molto moderni, vi arrivavano macchine agricole enormi, autotreni con sementi e concimi, usavano la terra per coltivare e produrre quasi solo grano e si portavano via il prodotto. Non so se sia ancora così ma la gente da una parte era contenta per gli affitti che incassava, dall’altra si lamentava che a loro restava ben poco. La lingua ucraina ha molto in comune con la nostra lingua slava, in molti vocaboli cambiano solo gli accenti; dopo 3 giorni di permanenza Renzo parlava facilmente con loro e si capivano a vicenda. Ci siamo stupiti della cura nel vestire che le persone, e specialmente le donne, avevano nella vita quotidiana e ci hanno ricordato i nostri anni passati in cui il casual non aveva ancora preso piede. Le persone che abbiamo incontrato sono state tutte gentili e molto accoglienti, Ci siamo trovati veramente bene con chi ci ha ospitato e accolto con amicizia e condividendo con noi le loro usanze e abitudini. Abbiamo notato che il loro livello di istruzione, almeno dei più giovani, è molto alto. E’ con grande dispiacere che ora vediamo tutta quella distruzione e il dolore di quella popolazione. / La redazione ringrazia Bianca e Renzo per questa bella testimonianza.
02.04.2022, L’Ucraina che abbiamo visto noi (2/3)
Nel 2009 i trasporti in città si svolgevano con il tram elettrico, molto pratico, o con dei pullmini, che ci sembravano i nostri scuolabus dismessi, color giallo, molto affollati e con pochi posti a sedere. Per fare il biglietto c’era un passaggio di denaro fino all’autista e quindi un passaggio di biglietto fino al passeggero che doveva poi procedere all’obliterazione mediante un forabiglietti posto ogni 2 sedili sul montante dei finestrini. Si vedevano i primi nuovi pullman di fabbricazione cinese, molto lucidi e appariscenti rispetto al resto. Abbiamo visitato dei grandi magazzini dove si trovavano tanti prodotti italiani, molto ricercati. Un grande palazzo recava sulla cima l’insegna Unicredit, banca con più filiali in città. Abbiamo notato per le strade tante giovani ragazze con passeggino, sono tante le giovani mamme, “a 23 anni una ragazza è già troppo grande per fare famiglia”, ci hanno detto, e squadre di pensionati che ripulivano vie, marciapiedi, giardini e parchi. Ogni volta ci siamo recati anche a Murovani Curilovzi, una cittadina del XV secolo, riconosciuta come baluardo a difesa dall’invasione turca, residenza di Halyna, la nostra collaboratrice che ci ha fatto da guida. Con il treno abbiamo viaggiato dal pomeriggio fino a mezzanotte. Il 9 maggio 2009, festa nazionale, ci siamo trovati a casa del papà di Halyna, reduce di guerra che ci ha messo in mostra tutti i suoi riconoscimenti, nastrini e medaglie, una scatola piena. Ha donato una sua medaglia a Renzo: erano diventati subito amici. Abbiamo fatto una scampagnata sul fiume Dniester, nel punto in cui c’è una grandissima centrale elettrica e un ponte molto lungo. Tanti erano i kolkoz, ormai quasi abbandonati, con residui di coltivazione di frutta e casette tipiche non più in uso. Una giornata è stata dedicata anche alla pesca in un laghetto vicino al paese. Uno dei viaggi di ritorno a Leopoli l’abbiamo fatto in pullman, abbiamo viaggiato tutto il giorno, era autunno e il paesaggio sui Carpazi era veramente pittoresco, con i suoi colori tipici, giallo, arancio, rosso e marrone … Bianca e Renzo Onesti
01.04.2020, L’Ucraina che abbiamo visto noi (1/3)
Pubblichiamo una bella testimonianza di Bianca e Renzo relativa a tre loro viaggi in Ucraina, quando il Paese era in pace. Un contributo dei nostri paesani che ci permette ci rivedere immagini del “prima” e confrontarle con tutto ciò che sta accandendo al paese dal 24 febbraio scorso. “Un breve volo e ci siamo ritrovati a Leopoli, patrimonio universale riconosciuto dall’Unesco, una splendida città con chiaro aspetto austroungarico: viali molto larghi, grandi palazzoni e tanti parchi bellissimi e ben tenuti. Ci siamo stati tre volte in due anni e siamo stati ospiti di una professoressa in pensione in un appartamento di proprietà al terzo piano, senza ascensore, di uno di quei condomini colombaia tipici del periodo comunista. Leopoli è una città moderna e molto colta con due università e il conservatorio. Ha molti edifici di culto di religione diversa: cattolica, ortodossa, greco cattolica, greco ucraina, ebrea, protestante e altre minori. In città ci sono tanti musei, tra questi il museo della farmaceutica ucraina con la farmacia più antica: ci siamo entrati, l’abbiamo visitata e se la farmacista non ci avesse aperto una porta segreta non saremmo più usciti da lì: una trappola vera e propria. Si dice che le mogli facessero avvelenare i mariti “cattivi” in quel sotterraneo con bevande strane. Caratteristico è il museo della vita rurale dove sono stati smontati, trasferiti e rimontati 150 edifici rurali in legno provenienti da tutta l’Ucraina, comprese le chiese. In alto, sopra la città, ci sono i resti di un castello fortezza da cui si gode uno splendido panorama. Una grande piazza, piazza del mercato, con giochi per i bambini, panchine e artisti di strada; ai lati il municipio e tanti bar, ristoranti e negozi e, alla fine, il bellissimo Teatro dell’Opera. Ci ha colpito lo splendido grande scalone all’ingresso e nella sala principale un enorme lampadario centrale in vetro, tipo Murano. La prima volta che ci siamo stati abbiamo assistito ai Carmina Burana, la seconda volta a una parte del Nabucco, poi, purtroppo causa orari dei viaggi organizzati, abbiamo dovuto uscire. Su un grande tabellone c’era man mano la traduzione in ucraino del libretto delle opere.Vicino al teatro c’è un mercato, chiamato Vernissage, dove trovi tutti lavori artigianali: i vetri lavorati assomigliano a quelli di Murano, tanti pittori vendono i loro quadri ma soprattutto tanti tanti ricami e le signore, per lo più anziane, che ricamano sul posto, mettono in mostra e vendono i loro lavori” …
31.03.2022, Il custode dell’acquedotto (2/2)
La sorgente di adduzione scelta negli anni ‘40 si trova in località Brocchiana, oggi un borgo quasi disabitato nei pressi di Rodda. Scelta perché era la più vicina con acqua potabile e con una portata abbastanza costante. Fu creata una lunga condotta sotterranea che raggiungeva l’acquedotto del nostro paese. Nel corso degli anni, a causa degli smottamenti, la conduttura si era ridotta a un colabrodo, con vistose perdite nei pressi del cimitero di Brischis e sopra Perovizza. A destinazione arrivava solo una parte della quantità d’acqua immessa ed era necessario razionare il consumo, soprattutto d’estate. Nei periodi di pioggia abbondante, invece, l’apporto era abbondante e tutti gli adulti ricordano le vasche da bagno con acqua limacciosa. D’estate il problema era davvero serio. Era necessario chiudere le saracinesche per consentire il riempimento del serbatoio, che si apriva un’ora al mattino e una alla sera. Si trattava di un impegno non indifferente per Antonio, che si recava all’acquedotto, attendeva un’ora dopo l’apertura, per poi provvedere nuovamente alla chiusura. Così due volte al giorno. Era un compito affidato a una persona di estrema fiducia. Durante queste operazioni preferiva stare da solo, perché l’acquedotto, come ben possiamo intuire, è un sito particolarmente vulnerabile per un paese, per una città. Immaginiamo per assurdo una persona instabile, che versi una boccetta di veleno con il rischio di fare decine di vittime. Possiamo ricordare Antonio anche per questo generoso contributo che ha dato al paese.
30.03.2022, Il custode dell’acquedotto (1/2)
Facendo un bel passo indietro, fino agli anni ‘80, cosa avremmo potuto fare in questo lungo periodo di siccità? I problemi di approvvigionamento di acqua potabile sono stati un grosso problema per il nostro paese che, chissà, magari avrebbe avuto uno sviluppo maggioredi quello che è. Privo di sorgenti di rilievo e comunque insufficienti per i bisogni del paese, per Ponteacco mancava la condizione principale per permettere l’insediamento di stalle e anche di abitazioni. Il Consorzio Poiana è riuscito a risolvere la carenza idrica con una condotta dapprima volante, poi fissa, collegata con l’acquedotto di Tiglio, nei pressi dell’hotel. Un tubo del diametro di 8 centimetri provvede ancor oggi a mantenere il livello idrico del deposito del paese. Senza quest’impianto e con questo tanto prolungato quanto anomalo periodo di siccità che termina oggi, i nostri rubinetti sarebbero stati a secco per buona parte della giornata. Probabilmente un’ora al mattino e un’ora alla sera di acqua. Ma come avveniva la distribuzione prima di quest’importante contributo idrico? C’era una persona di fiducia che possedeva la chiave dell’acquedotto: Antonio Iussa, conosciuto in paese con il diminutivo affettivo di Tonison.