27.06.2021, Siamo tutti buongustai (2/2)

    Insomma, il verme della farina è di alto contenuto proteico, ricco di grassi e fibre. Le sue uova sono immerse nell’acqua bollente e successivamente disidratate. Sarà che il cibo a base di insetti costituisca una delle soluzioni nello sforzo per produrre emissioni di carbonio dovute alle catene di produzione alimentare. Ma i prodotti a base di iinsetti sono (ancora e per fortuna) vietati in alcuni Paesi come Austria, Italia, Germania, mentre si vendono in Belgio, Paesi Bassi, Danimarca e Finlandia. Sarà la volta di un altra istituzione, la Paff (Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi) a convalidare o meno l’autorizzazione alla messa in vendita. Saremo vecchi, speriamo non rinco, Ci recheremo al Centro una domenica mattina del 2050 e chissà se assaggeremo gustose tartine di paté di vermi o intingoli con insetti croccanti.

26.06.2021, Siamo tutti buongustai (1/2)

   Ci piace il buon salame, tutti gli affettati, gli spuntini deliziosi e fantasiosi. Probabilmente faremo molta fatica ad accettare gli insetti che presto potrebbero finire sulle tavole di tutti gli europei, in forma di croccante „finger food“, nei biscotti e, perché no, in bevande proteiche. Il verme della farina, la forma larvale del coleottero „Tenebrio molitor“ è il primo insetto che l’Agenzia per la Sicurezza alimentare europea (EFSA) autorizza per il consumo umano. La richiesta era arrivata da parte dell’azienda francese di produzione di insetti per alimenti, la Agronutris. E i francesi si intendono di vermi commestibili. I nostri ex-emigranti tornavano dalla Francia muniti di un puzzolente formaggio racchiuso in scatole di compensato: una volta aperto e tagliato, si presentavano stomachevoli vermetti ciccioni, corti e bianchi, che i „buongustai“ cacciavano con un pezzetto di polenta per poi ingurgitare il miscuglio, sotto gli occhi allibiti di bambini e familiari. Qualche lettrice o lettore forse ricorda il nome di questa „squisitezza“, il cui trasporto sui mezzi pubblici di quel Paese è vietato se non sono prese determinate precauzioni?

25.06.2021, Le estati di tanti anni fa (4/4)

   Il brijame (si veda la notizia di ieri) doveva risultare perfetto: il peso lo si distribuiva con precisione, la sua larghezza non doveva superare una precisa dimensione perché i sentieri erano piuttosto stretti e si rischiava di perdere parte del carico, trattenuto dai rami e dalle frasche del bosco. I sentieri non erano autostrade. Era necessario state attenti allo sviluppo di radici, c’erano tratti ripidi e fangosi, ai piedi generalmente c’erano solo le pedule. Alcune coraggiose del paese facevano anche due viaggi al giorno. I nostri nonni, ma anche la maggior parte delle nonne, erano distrutti dalla fatica, bruciati dal sole. Quando riportiamo l’età nel ricordo dei nostri defunti, a volte esclamiamo: «Ma come, aveva solo 58 anni? Aveva solo 60? È come se ne avesse avuti 90». Erano le impressionanti fatiche di un tempo e tante persone adulte in paese, oggi a loro volta nonni o nonne, si ricordano di quest’esperienza estiva. Di abbronzature brucianti e sembra beffardo, oggi procurarsele a pagamento sulle spiagge della Grecia, della Croazia o di Sharm.

24.06.2021, Le estati di tanti anni fa (3/4)

La meda (kopà) era uno degli orgogli della famiglia dopo la buona stalla, un buon pollaio, una vivace conigliera e un bell’orto ricco di piante per fare quei deliziosi minestroni alle verdure, comodamente oggi acquistate in sacchetti surgelati. Mentre si preparavano le lonze, questi mucchi snelli di fieno, alti sui 2-3 metri, sorretti da un palo e da paletti trasversali, il „capo“ della meda provvedeva a fare il cappello e a creare la base di questo depositi di fieno, fatta con frasche di castagno. La kopà doveva essere esteticamente bella, di forma regolare, panciuta o snella, a forma di fiasco, alta o rotondeggiante. Un’opera malfatta era oggetto di scherno in osteria o sulla panchina del paese. Dopo alcuni giorni, quando il fieno delle lonze era asciutto, si procedeva alla creazione vera e propria della kopà. Il suo scopo era quello di creare una riserva di fieno, da trasportare nel proprio fienile prima dell’inverno. Si creava un ingegnoso intreccio di varzè (corde), il brìjame, sul quale si depositava consistenti quantità di fieno che era successivamente „impacchettato“ per essere trasportato in paese, sul fienile. Questi mucchi impecchettati potevano pesare anche cento chili …

23.06.2021, Le estati di tanti anni fa (2/4)

   Entravano in azione gli altri componenti della famiglia, i più giovani che, anziché potersi concedere il lusso di girarsi nel letto e godersi le vacanze, niente, si dovevano alzare alle 07:00, fare colazione e raggiungere di filato a piedi la parrocchia di San Pietro al Natisone per frequentare un’ora di assurda, inutile e obbligatoria dottrina. Un’ora e più di preghiere e spiegazioni impartite ai ragazzi da persone che già vivevano nell’agiatezza e che non conoscevano la fatica. Tornati a casa, si dividevano i compiti: di corsa in montagna con il rastrello, con i piatti e i bicchieri in attesa del pane e del minestròn con le tajadèje che arrivava sul posto di lavoro entro mezzogiorno esatto, ancora caldo e con non poca fatica di una giovane per trasportarlo fin lassù. Dopo 4 o 5 ore, a seconda della superficie prativa, iniziava l’operazione di rastrellamento dell’erba tagliata da poco e ormai quasi asciutta. Tutte le braccia avevano valore, da quelle dei ragazzini a quelle delle donne, in una fatica immane che oggi è lontanamente immaginabile. Si facevano le lonze per favorire l’asciugatura completa dell’erba, poi dopo una settimana la kopà, ovvero la meda.

22.06.2021, Le estati di tanti anni fa (1/4)

   Fare un parallelo tra le calde giornate d’estate di oggi e di ieri, è come parlare di due mondi opposti. Oggi siamo un po’ tutti impegnati nel valutare le mete dei prossimi viaggi, delle prossime vacanze. Ci interessano i pacchetti-sconto, prenotiamo il periodo di ferie in base alle nostre esigenze. Facciamo un balzo indietro nel tempo. Descriviamo le giornate calde di un’estate qualsiasi, anni ’50-’60. Gli uomini si alzavano alle 04:30 e dopo aver bevuto il caffè si incamminavano con la falce verso i prati che una volta circondavano il paese: le Teja, Ilenča, Màmula, Bula (in alto a sx della cava), Varhàk. Dopo una mezz’ora di buon cammino, la squadra arrivava sul prato dall’erba alta mezzo metro o più ed iniziava subito lo sfalcio, ad iniziare dalle aree più esposte al sole. L’erba doveva essere bagnata dalla „rosà“ , la rugiada del mattino, che favoriva il taglio più preciso, più radicale. I falciatori procedevano poi gradatamente verso le zone più in ombra, dove la rugiada si dissolveva per ultima. Verso le 09:30 erano raggiunti da giovani rinforzi …

21.06.2021, Ieri al Centro

   Ore 11:45: ci scusiamo per il ritardo nel caricamento della notizia. La responsabilità è dell’operatore che, anziché fare il “doppio salva”, ne ha saltato uno. – Il Natisone è stato preso d’assalto da centinaia e centinaia di bagnanti, da Robič a Manzano. Affollati i soliti e noti luoghi di maggior richiamo, compresi Muz e Mulino. La calda giornata di ieri ha favorito l’uscita di molta gente. Quest’ultimo fine-settimana è stato davvero movimentato al punto che varie persone del borgo “tà na zìast” (sulla statale) chiederanno un’opinione alla Polizia stradale per quanto riguarda l’inquinamento acustico provocato dalle marmitte truccate di una buona percentuale di moto. Non si può stare in casa con la porta aperta. I conducenti di tali moto si divertono a disturbare e a non osservare il prescritto limite di 50, che vale per tutti i veicoli. Venerdì e sabato si sono svolte due feste private decisamente allegre con bambini e musica. Ieri la domenica ha visto l’affluenza di un buon numero di soci e un gruppo di questi si è trattenuto fino alle 13:30. Domenica prossima si svolgerà l’Assemblea generale dei soci, alla quale tutti sono invitati a partecipare. Buon settimana!

20.06.2021, Il sabba (4/4)

   La tenebrosa cerimonia, blasfema e orgiastica, terminava poco prima dell’alba con la consegna di polveri e sostanze velenose da usare nei malefici e con la raccomandazione da parte del diavolo di compiere sempre e continuamente ogni male possibile una volta rientrati nella dimensione normale del mondo. Si sa che non ci sono prove attendibili e testimonianze concrete che possano garantire con certezza quanto abbiamo scritto in queste quattro news. Sembrava una contro-risposta ai riti agrari cristiani e provocavano un terribile impatto sulla popolazione, spesso consumatrice di sostanze eccitanti per calmare i morsi della fame. Sfoltiti molti degli incontri che ogni paese racconta, chissà se alcune praterie deserte e magre del Natisone, vicino a noi, possano davvero raccontare qualcosa.

19.06.2021, Il sabba (3/4)

   Secondo il racconto dei nostri nonni e bisnonni, coloro che partecipavano al sabba per la prima volta, dovevano abiurare la fede cristiana, rinnegare Dio, Cristo, Madonna e santi, dissacrare la croce, l’acqua santa, i sacramenti e omaggiare il diavolo presente in forma umana, animale o semi-animale. Secondo i verbali della “Santa” Inquisizione, le testimonianze estorte sotto tortura a Udine (e non solo), le cosiddette streghe confessarono ogni cosa, si addebitarono ogni accusa pur di porre fine al supplizio, compreso il rito della messa nera, l’adorazione di satana definendolo loro dio, con il bacio blasfemo, l'”osculatio ani”. Si innalzava una particola nera a forma triangolare e nel calice c’era del sangue vero. Alla fine del rito iniziavano banchetti che ben presto si trasformavano in orge, dove tutti si accoppiavano senza badare a età, esso, parentela, praticando soprattutto la sodomia e ogni sorta di perversione sessuale a cui partecipavano altri diavoli in forma femminile (succubi) e in forma maschile (incubi).

18.06.2021, Il sabba (2/4)

   I bambini erano terrorizzati, poiché anche la schiena degli adulti era percorsa da brividi. Al calar della sera le stalle, i porcili e i pollai del paese erano meticolosamente chiusi. Si provvedeva a tutte le provviste necessarie per superare le notti indicate dal calendario. Le imposte interne delle finestre erano chiuse ermeticamente per evitare che la spirituale metamorfosi animalesca e l’enigmatica unione con le figure diaboliche, con tanto di riti propiziatori della fertilità campestre fossero osservati da occhi indiscreti. Testimonianze lontanissime di sabba riguardano alcuni borghi di Ponteacco: Fulla e Petrina, le Teja, le Makota, Mamula dove c’erano due sorgenti: tutti luoghi solitari in quelle notti, quasi appartati. Secondo quanto dicevano i nostri avi, streghe e stregoni, individualmente convocati dal diavolo, arrivavano al luogo destinato a piedi, spesso trasformati per quella notte in animali. Il viaggio, estatico o reale, avveniva dopo che i convenuti si erano spalmati parte del corpo con un unguento specifico che li rendeva quasi invisibili e consentivano di percorrere grandi distanze …