23.12.2019 La lavorazione del cuoio (2/2).

La lavorazione della pelle si sviluppò già nell’XI secolo a Cordova (Spagna) e si estese in breve tempo a tutto il continente, al punto che il termine “cuoio” si trasformò in cordovano per antonomasia. Durante il periodo della Serenissima, Venezia fu un laboratorio del cuoio. Si produceva persino la “carta” da parati decorata con intagli e sovra elementi. Se nella capitale la lavorazione aveva raggiunto livelli di gran qualità, nelle periferie la materia prima era utilizzata per gli usi quotidiani, pratici, essenziali. La pelle dei bovini era consegnata agli scorzieri o conciatori che tagliavano le code, scarnavano gli ultimi resti, toglievano altre parti di scarto ed eseguivano un primo lavaggio nell’acqua corrente del Natisone, dov’era lasciata per una notte alla vigile presenza di una o più guardie. Il giorno successivo disponevano le pelli nei calcinai opportunamente preparati con quella che era chiamata japno  o japna, la calce viva reperibile abbastanza facilmente. Le pelli erano immerse per un paio di giorni, estratte, lavate, nuovamente immerse e solo dopo una ventina di giorni i nostri artigiani provvedevano alla depilazione, cui seguiva una “purgatura” nell’acqua corrente del fiume per togliere i residui della calce. Dopo il lavaggio cominciavano le vere e proprie operazioni di concia con la creazione di una superficie omogenea, resistente e con tonalità che andavano dal marrone alla doratura.

20.12.2019 La lavorazione del cuoio.

Anche a Ponteacco, 300-400 anni fa si lavorava il cuoio, attività che riguardava non solo il nostro paese, ma tutte le Valli. È un argomento poco consueto, non molto conosciuto e frutto di una nostra piccola ricerca tesa a conoscere gli aspetti di vita dei nostri progenitori. Il cuoio è uno tra i prodotti più versatili prodotti dall’uomo e per questo motivo è stato impiegato fin dall’antichità per una grande varietà di usi. In paese si fabbricavano calzature, cinture, bisacce e stringhe in cuoio e probabilmente anche altri manufatti decorativi di cui si è persa ogni traccia. Senz’altro era un’attività di nicchia, che ha riguardato pochi paesani e forse proprio per questo motivo non ci sono giunte testimonianze concrete, ovvero oggetti capaci a resistere alla deteriorabilità del materiale. Per la lavorazione era necessario un tavolino, le forme o i disegni, taglierini affilatissimi capaci di far adattare la materia prima alle esigenze dell’artigiano. Nel ‘500 e ‘600 nelle Valli l’uso del cuoio era assai diffuso e comprendeva anche le preziose selle dei cavalli prodotte nel nostro circondario e piuttosto pregiate poiché nei lunghi mesi d’inverno era facile dedicare più tempo per la creazione di esemplari unici.

19.12.2019 Le reliquie (2/2).

L’usanza della conservazione delle reliquie è molto antica, documentata dal IV secolo. Conobbe un vero e proprio boom a partire dalla fine del Cinquecento quando si pensò erroneamente che i resti trovati nelle catacombe dell’antica Roma fossero quelle dei martiri delle persecuzioni. Nel ‘500 partì un’autentica caccia alle reliquie, a volte false, una piaga che i pontefici tentarono di arginare senza successo. Le richieste divennero talmente numerose che i corpi, recuperati da “cavatori” autorizzati, erano ricomposti in appositi laboratori e spediti al mittente, rivestiti di tutto punto e trattati con la cera laddove fosse necessario. Lutero combatté con vigore questa pratica facendo distruggere tutti i simboli di natura malsana e contro natura.  Centinaia di corpi di santi estratti dalle catacombe (Katakombenheiligen) presero la via delle Alpi, valicandole, e andarono a ripopolare che ne facevano richiesta. Non fu solo Lutero a distruggere le reliquie in Germania. Ci pensò nel Settecento anche la cultura illuminista. Nella dottrina ortodossa le reliquie del santo emanano fragranze di rosa!

18.12.2019 Le reliquie.

La chiesa di Ponteacco conserva un frammento del metacarpo della sua Patrona, Santa Dorotea. Forse qualcuno si è chiesto se i corpi dei santi subissero una specie di “spezzettatura” con l’invio di parti anatomiche alle varie chiese del mondo. Abbiamo fatto una piccola ricerca, considerando anzittutto che la reliquia custodita nella nostra chiesa necessita di un restauro del suo contenitore e della fascetta che racchiude il prezioso frammento osseo. Ci sono chiese che conservano interi corpi, mentre una ciocca di capelli di San Giovanni Paolo II è adorata nella cattedrale di Cracovia, per non parlare del sangue di San Gennario che si “scioglie” alla presenza di gente in catalessi, svenuta, in piena crisi isterica per aver assistito all’ “avvenimento divino”. Dunque, oltre alle reliquie ci sono le intere salme, contenute in sontuose bare come quella dorata di padre Pio, che ogni 15 giorni è portata a spasso per le vie della città dov’è custodita.

17.12.2019 Ecco l’influenza.

Migliaia di friulani sono a letto con l’influenza e chi si è sottoposto a vaccinazione ce l’ha fatta ad evitarla, oppure ne risente in forma lieve. L’influenza “autentica” si differenzia da altri disturbi di tipo respiratorio  perché scatena una risposta immunitaria importante. Tutti si lamentano dei dolori muscolari ed articolari e quel senso di “bastonatura” che caratterizzano l’influenza. Essi sono legati alla risposta infiammatoria dell’organismo che, nell’intento di scacciare il virus, finisce per martellare se stesso. Gli specialisti dicono di lasciare fare all’organismo il proprio ruolo, ovvero, tenersi con pazienza un po’ di febbre ed evitare di aggredirla immediatamente con medicinali da banco, o peggio, con antibiotici il cui uso è ormai spropositato e vanifica la sua funzione in caso di situazioni più gravi. Sotto le coperte, sudare, lasciare che la febbre arrivi anche a 38, bere the, tisane, decotti di mele e susine, farsi somministrare dal/dalla badante di turno un buon brodetto di pollo. La camera da letto dovrebbe avere una temperatura sui 18-20° e la stanza andrebbe arieggiata al mattino per almeno 5 minuti, con il malato ben ficcato sotto le coperte. Qualche giorno di pazienza e si ritorna in salute, come prima.

16.12.2019 Ieri al Centro.

«Dovrò chiedere al Sindaco una modifica di destinazione d’uso della mia abitazione, aggiungendo una stalla», questo è quanto ha simpaticamente detto ieri al Centro il sindaco di San Pietro al Natisone, Mariano Zufferli, brindando con i soci presenti la sua freschissima nomina a Cavaliere. Tutti gli hanno espresso congratulazioni per l’onorificenza. Era presente anche il vicesindaco, Cesare Pinatto ed abbiamo accordato a dopodomani, alle 20:00, l’incontro con la popolazione di Ponteacco, Tiglio e Mezzana per l’ormai tradizionale rito degli auguri natalizi e per allargare la serata ad una discussione sugli aspetti della vita di queste tre frazioni. Una bella domenica, gestita da Graziella R e Sara B, con molte presenze. In pomeriggio è giunto un pullman carico che persone che hanno effettuato il presepe-tour delle Valli. Per alcuni, soprattutto i meno giovani, si è trattato di una giornata faticosa. La Pro Loco ha offerto agli ospiti il the poi, non tutti i 50, ma solo una parte di essi, si sono recati alla cappella per visitare il nostro presepio che hanno definito “bello e originale”. Come sappiamo, quest’anno il presepio del paese è dedicato ai muretti di contenimento del Friuli che sono entrati nell’elenco dei beni immateriali dell’UNESCO. E come abbiamo detto, le tre grandi tele donate da Cirillo Iussa fanno da sfondo al presepio stesso. Visitatelo, ci farà piacere. Buona settimana, ricca di acquisti, di scelte, di controllo dei prezzi. Rimanete, se potete, in nostra compagnia!

15.12.2019 I cesti di Genio.

Eugenio Bait era conosciuto da tutti con il diminutivo di “Genio”. Padre di Oreste e Rosanna, nonno di Tonino e Claudia, è ancora ricordato dalle persone meno giovani come persona molto buona, disponibile. Assieme ad Amalia e figli aveva costruito una famiglia che ancor oggi, con le sue discendenze, è una delle colonne portanti del paese. Aveva un hobby inconsueto per il nostro paese, costruiva cesti, cestini e piccole gerle con i vimini che trovava su quella che oggi chiamiamo affettuosamente “Isola dei Salici”, collocata in mezzo al fiume proprio nella forra su cui si affaccia il nostro paese. L’isola, per la sua conformazione, per la grande disponibilità d’acqua per le radici, si prestava alla crescita di vimini, giunchi e altre essenze arboree tenere. I bambini e ragazzi erano tenuti lontano da quest’isola, anche con “pràvze” (racconti) a volte inquietanti. Genio si attivava nei periodi in cui in fiume era in magra e poteva tranquillamente attraversare il bordo della rosta che formava il laghetto di alimentazione del mulino e senza bagnarsi gli scarponi. Tornava a casa con fasci di giunchi, li trattava e si metteva subito all’opera. I manici dei cesti avevano avuto precedentemente il loro trattamento, con la curvatura del legno. Genio, munito di precisi ed elementari attrezzi, riusciva a dare forma ad una varietà assai ampia di ceste, cestini, portapane, gerle piccole, medie e grandi. I suoi prodotti erano richiesti non solo in paese, ma anche in altre località del circondario. 

14.12.2019 Sedicenni al voto? (2/2)

Nei confronti dei giovani, la società è nel dilemma fra emancipazione e protezione. C’è un’età minima per esprimere liberamente le proprie opinioni, le proprie concezioni della vita? Il buon senso, prima che il comune sentimento del diritto, ci dice di no. Se due adulti sono liberissimi di sposarsi, il matrimonio di un minore dev’essere autorizzato dal tribunale. Tra le leggi c’è una che dice che il minore non deve lasciare l’abitazione dei genitori fino alla maggior età (art. 318 del Codice civile), dunque per lui la libera circolazione ha un valore dimezzato. La costituzione italiana non stabilisce un’età minima per l’esercizio dei diritti, quindi nemmeno le leggi. In Germania si acquisisce la libertà religiosa a 14 anni e in IT? Dipenderà dal grado di maturazione del ragazzo o della ragazza, nonché dall’equibibrio dei suoi genitori. Certo, a 18 anni non si diventa di colpo maturi, mentre il giorno prima si andava ancora dal pediatra. Se a 16 anni i nostri ragazzi potranno votare, sarebbe giusto estendere il diritto anche alla patente e ad altre licenze. Questa riforma del voto sarà pure un paradiso, ma nelle case friulane e valligiane rischia di trasformarsi in un inferno.  

13.12.2019 I sedicenni al voto?

Sareste d’accordo di estendere il voto ai sedicenni? Qualcuno nel malandato mondo politico italiano vorrebbe privare di questo diritto gli ottantenni. Sarebbe giusto chiederci qual è l’età giusta per votare. E a che età si possono esercitare le libertà costituzionali? Potrebbe un dodicenne rifiutare l’ora di religione a scuola, anche se i genitori non sono d’accordo? Cosa sta alla base della proposta di divieto di voto agli ottantenni? Forse il fatto che gli anziani non subiranno le conseguenze a lungo termine delle proprie decisioni politiche, quindi “sarebbe giusto” impedire loro di decidere. Come sappiamo, la democrazia si fonda sull’inclusione del voto universale, non sull’esclusione. La costituzione italiana vieta le discriminazioni basate sull’età e in tal senso pare che molti corregionali siano contrari a questa proposta. E come la mettiamo se in futuro i sedicenni potessero votare? Sarà un regalo gradito per i nostri giovani, considerando che il massimo dell’astensionismo elettorale si conta proprio tra loro?

12.12.2019 Il lupo.

Non è esclusa la presenza del lupo nei nostri boschi. Se ne parla insistentemente da parecchio tempo. Un branco o più, provenienti forse dalla Slovenia, dalla Croazia o dalla Bosnia dove trovano il loro habitat segnalato dai tempi dei tempi. Leggendo le belle pagine del friulano Pier Carlo Begotti (PN 1966-) ci rendiamo conto di quanto è sconosciuto  questo prezioso animale nell’immaginario della nostra società: lupo cattivo, antropofago, divoratore di bambini, aggressivo. Lo scrittore affronta il problema di questa tetra immagine nell’inconscio popolare e della sedimentazione di quest’impressione nella cultura valligiana e friulana, ma possiamo tranquillamente anche dire alpina. . Le informazioni che ci giungono sul lupo sono certamente distorte, a causa di un continuo quanto inconscio processo reinterpretativo, che mira più ad esorcizzare un pericolo che a comprenderlo ed affondarlo con razionalità. Siamo cresciuti con la paura dei baladant, delle krivapete, delle tantazmote e anche dei lupi, tutti aspetti che oggi fanno sorridere i ragazzi , impauriti solo dai personaggi cattivi dei videogiochi. La figura del lupo è ancor oggi ricca di segnali fuorvianti, spesso contradditori, contenuti nelle leggende, nei proverbi, nelle pràvze (storie), nei verbali dell’Inquisizione. E c’è anche la figura di San Francesco che parla al lupo, che confonde un po’ l’immagine di questa presunta belva che si potrebbe trovare nel bosco dietro casa.