Progettare e non fare (2/2).
Stiamo risparmiando molte energie che confluiscono in una progressiva abbondanza del corpo, mentre il nostro cervello cerca di dare un volto all’ignoto, all’imprevedibile. L’epidemia, le regole ferree che sono scaturite per cercare di contenere il contagio ci hanno dato una grande lezione che non dimenticheremo. In questa situazione di “parcheggio fisico” anche il nostro cervello risente delle modifiche che regolano i processi decisionali, che sono per lo più disattivati a causa della sequenza interrotta di azioni acquisite. Certo, le abitudini possono diventare un vincolo –e ce siamo accorti tutti- e cambiarle non è affatto facile: una loro modifica, un’alterazione ci sbilancia. Le vecchie abitudini sono sempre pronte “a saltare fuori” e la nuova routine ci spiazza. Come se ne esce? È consolidato, scritto su un giornale on-line: ogni giorno compiamo solo il 40% delle nostre azioni perché l’alterazione delle nostre abitudini consolidate ha influito anche nel nostro cervello. Si tende a rimandare, si medita, si fissa insistentemente un oggetto, si cerano risposte … chi l’avrebbe mai detto?