07.04.2020, Progettare e non fare.

Progettare e non fare (2/2).

   Stiamo risparmiando molte energie che confluiscono in una progressiva abbondanza del corpo, mentre il nostro cervello cerca di dare un volto all’ignoto, all’imprevedibile. L’epidemia, le regole ferree che sono scaturite per cercare di contenere il contagio ci hanno dato una grande lezione che non dimenticheremo. In questa situazione di “parcheggio fisico” anche il nostro cervello risente delle modifiche che regolano i processi decisionali, che sono per lo più disattivati a causa della sequenza interrotta di azioni acquisite. Certo, le abitudini possono diventare un vincolo –e ce siamo accorti tutti- e cambiarle non è affatto facile: una loro modifica, un’alterazione ci sbilancia. Le vecchie abitudini sono sempre pronte “a saltare fuori” e la nuova routine ci spiazza. Come se ne esce? È consolidato, scritto su un giornale on-line: ogni giorno compiamo solo il 40% delle nostre azioni perché l’alterazione delle nostre abitudini consolidate ha influito anche nel nostro cervello. Si tende a rimandare, si medita, si fissa insistentemente un oggetto, si cerano risposte … chi l’avrebbe mai detto?

06.04.2020, Ieri a Ponteacco e nelle Valli.

Ieri a Ponteacco.

Abbiamo collezionato un’altra domenica davvero speciale: rintanati in casa con la consapevolezza che il sacrificio serve a qualcosa. Certo, una Domenica delle Palme così, nessuno l’avrebbe mai immaginata. Ieri la televisione ha diffuso le immagini del Papa che ha celebrato la messa davanti a un trentina di persone ben distanziate, con piazza San Pietro completamente deserta. Siamo arrivati al punto che di dover seguire le funzioni religiose solo attraverso i mezzi tecnologici. Le chiese, da vuote sono diventate deserte. Con oggi entriamo nella Settimana santa, per molti un autentico calvario, specie per chi il virus lo ha visto e lo sta vedendo da vicino. In paese la domenica è trascorsa nella pace più autentica. Lungo la via del paese è transitata una decina di vetture: il furgoncino del Pojana, i Carabinieri, l’infermiera che è tornata dal lavoro, la Protezione civile per due volte. Nel Comune pare sia segnalata la presenza di una persona con il virus. Il parroco ha invitato tutti a pregare per questa persona. Circolano alcuni nomi a dispetto della privacy, mentre i dati diffusi dalla Protezione civile, ieri alle 17:00, hanno smentito tale ipotesi (vedi aggiornamento in box “Curiosità”). Auguriamo alle nostre lettrici e ai nostri lettori giorni sereni nell’attesa di riscoprire il grande valore della libertà di poterci muovere ed incontrare.

05.04.2020, Progettare e non fare (1/2).

   L’assurda esperienza che stiamo vivendo in queste ultime settimane mai nessuno l’avrebbe immaginata. Ci sono persone che ricordano brutti episodi della II Guerra mondiale, molte di più che ricordano l’austerità dell’inverno 1972-1973, altre in più che ricordano i terremoti del 06 maggio e del 15 settembre 1976, poi Černobyl con la relativa sottostima dei suoi effetti (non c’era più nulla nei negozi!), quindi la guerra a due passi da casa nostra ed infine il Coronavirus. Possiamo dire di aver subìto molte esperienze inimmaginabili. In questi periodi di grande diluizione del tempo sono mutate anche le abitudini in cui inconsapevolmente ci siamo mossi ogni giorno, ovvero la quotidianità, il bere un caffè al bar, l’incontrare persone care, il trascorrere una serata in compagnia. Abbiamo dimenticato gesti appresi nel tempo e ci guardiamo un po’ perplessi. Il virus ha modificato la sequenza comportamentale, composta da stati fisici, cognitivi ed emotivi coordinati tra loro anche nel nostro piccolo paese. Non vale più la minuziosa pianificazione di ciò che c’è da fare: il tempo abbonda, determinati negozi sono chiusi o irraggiungibili, non c’è più la ripetitività del mondo fisico, l’andare a Udine appartiene a un vecchio ricordo per molti …

04.04.2020,La veglia funebre.

La veglia ai defunti era ed è una consuetudine la cui origine si perde nei tempi dei tempi. Una pratica a Ponteacco e in tutte le Valli molto sentita alla quale sottostavano parenti, amici e vicini. Diverse motivazioni imponevano la veglia, in quanto la notte era propizia ai cattivi spiriti. Era come accompagnare idealmente il viaggio dell’anima verso l’aldilà, in un cotesto di presenza-assenza. Le attuali restrizioni in atto per quanto concerne l’ultimo saluto al caro defunto, con lo scopo di prevenire la diffusione del virus, hanno e stanno ancora causando dolorose lacerazioni per le persone che non possono dare l’ultimo saluto e che hanno assistito ad una sbrigativa benedizione. Una volta il trapasso avveniva solo in casa. I familiari si estraniavano dalle quotidiane incombenze, dal lavoro specie in stalla, sostituiti da parenti o vicini. Il protagonista era la persona defunta con il contorno dei più stretti consanguinei, una specie di cointeressenza alla morte che si allargava a mo’ di cerchi sempre più allentati: dal morto alla famiglia, al vicinato, al paese. Alle persone che partecipavano alla veglia  erano offerti pane, salumi, formaggio, vino e grappa (per tenersi su) con l’obbligo morale della preghiera, recitando il rosario o il “De profundis”. Si credeva che senza questo binomio, che era il mangiare e bere in veglia, le preghiere non avessero buon effetto. A Ponteacco si faceva il “cambio della guardia” a mezzanotte, rispettando il rituale del pregare, bere e mangiare. Se le case erano troppo piccole, costituite da sole due stanze, la veglia si faceva in cimitero, dove nella vecchia cappella, se notiamo, c’è ancora una stufa in mattoni per stemperare il freddo invernale, per tener calda qualche vivanda e rendere più familiare, quasi più umano, il luogo dell’ultimo addio.

03.04.2020, È cambiata la spesa dei nostri paesani (2/2).

   A San Pietro al Natisone scarseggiava il lievito in cubetti e si è optato per quello a cubo, spezzettato. Sono stati registrati aumenti anche nella vendita di pietanze pronte, burro, uova, verdure anche in sacchetto. In alcuni negozi il Lisoform è introvabile, mentre fioriscono sottomarche non meno efficaci, di tale prodotto; l’alcool, varecchina, guanti e gel disinfettante sono i primi ad essere spariti. C’è stata un’impennata nella vendita di birra, vino, di tutti i prodotti per la produzione di alimentari da forno come pane, pizza, dolci, strudel. Sono stati acquistati molti più salumi confezionati e grande quantità di coloranti per i capelli. E, interessante, un carrello su due aveva il classico pacco di carta igienica formato maxi. Fin che c’è carta igienica, dunque, si mangia! Il direttore aggiunge che l’incremento di vendita di tali prodotti ha superato il 300% rispetto ai periodi precedenti. Un forte decremento di vendita riguarda il settore dolciario e in particolare le caramelle, le merendine e tutti i prodotti pasquali che al momento non vengono neppure presi in considerazione, mentre l’impennata di dolci ha riguardato la richiesta di zucchero e preparati per torte.   

02.04.2020, È cambiata la spesa dei paesani (1/2).

   Il periodo eccezionale che stiamo vivendo sta causando conseguenze anche sulle nostre abitudini. Abbiamo chiesto ad alcuni osservatori per stabilire se è cambiata anche l’abitudine alimentare, adeguandosi questa al momento in cui ci troviamo. Il periodo di emergenza sanitaria, nonostante non ci siano problemi di approvvigionamento, ha mutato sensibilmente gli acquisti dei ponteacchesi, dei valligiani. Dal Centro Commerciale Discount, dalla Coop, dalla Despar escono carrelli carichi di generi alimentari e non. Il direttore di una struttura ci ha detto che gli acquisti sono concentrati soprattutto su alcune categorie alimentari e non alimentari.  C’è un velato timore che questa serrata forzata si possa trasformare addirittura in un divieto di fare la spesa. Ecco che scatta la molla che tende a far riempire i carrelli all’inverosimile. È aumentato il consumo dell’acqua minerale dopo la chiusura della Casa dell’Acqua di San Pietro al Natisone; va forte la farina in questa nuova rivalutazione del pane fatto in casa, ma è sparito il lievito …

01.04.2020, Un chirurgo dell’Ottocento (2/2).

“Quel giorno all’ospedale di Cividale era in programma un’amputazione. In tre minuti sono riuscito a staccare la parte malata del braccio del poveretto e a cauterizzare il moncone rimasto. Ho ricevuto calorosi applausi dalle persone presenti in sala operatoria”. Dunque, un tempo si operava a mani nude, indossando un grembiule allacciato sui vestiti con cui si usciva da casa e quello che si potrebbe definire “sala operatoria” era una stanza piuttosto trafficata. Gli strumenti chirurgici a volte erano sporchi o comunque frettolosamente lavati nel lavandino. Bisognava attendere la fine di quel secolo per vedere finalmente i camici bianchi, i guanti di gomma (1895), le cuffie per coprire i capelli e le mascherine di garza (1899). Tra i medici la mortalità era elevata: dissezionavano senza protezione i cadaveri dissepolti, eseguivano autopsie su corpi infettati. Potevano contrarre infezioni irreversibili anche tramite piccoli tagli alle mani. Bisognava attendere il 1850, grazie a un medico ungherese, che per dimezzare il rischio di infezioni era necessario da parte dei medici lavarsi le mani. I primi gas anestetici arrivarono a Cividale a fine Ottocento e fino a prima le operazioni si svolgevano da svegli, magari con un bicchierino di grappa prima di essere sottoposti al taglio della carne.

31.03.2020, Un chirurgo dell’Ottocento (1/2).

   Un tempo si moriva anche per patologie oggi guaribili. In paese ci sono state numerose donne morte di parto causate da problemi spesso legati alle infezioni. Povere mogli che lasciavano anche altri figli piccoli, gettando nello sconforto l’intera famiglia. Si moriva di appendicite-peritonite e di tutte le patologie che mietevano vite tra i bambini. L’aspettativa di vita era bassa, a stento si superavano i 60 anni a fino Ottocento, considerate vere eccezioni. I  parametri di igiene moderni erano del tutto assenti e non era raro contrarre infezioni causate delle scarse condizioni sanitarie in cui vivevano i nostri antenati. Predatori e parassiti erano costantemente alla ricerca di una preda facile o di un ospite nelle vicinanze; come oggi, inoltre, anche il clima mieteva costantemente vittime per ipotermia, colpi di calore o fenomeni naturali violenti contro cui i cacciatori-raccoglitori avevano ben poche risorse per difendersi. Un farmacista di Cividale ci ha detto che nell’Ottocento i chirurghi, a proposito dell’ormai ex-ospedale dicevano: “Ah, il buon vecchio puzzo dell’ospedale, quello di carne marcia, di pus!”. Un professionista del tempo così scrive sul suo diario: “Stamattina sono uscito con calma da casa; sopra il completo marrone ho indossato la redingote, il cappello, ho baciato la moglie e mi sono tuffato tra le fredde folate di vento del Ponte del Diavolo” …

30.03.2020, Ieri a Ponteacco e nella Valle.

  Mortuorio, biip – linea piatta, silenzio interrotto solo dal canto degli uccelli, sì e no una ventina i mezzi in transito tutto il giorno. Questa è la terza domenica “ai domiciliari” del nostro paese e di tutto il FVG. Alle 17:00 c’è stato l’ormai consueto passaggio della vettura della Protezione civile con il suo lugubre messaggio audio, abbaiato da alcuni cani del paese. Diamo atto della grande disponibilità degli operatori volontari della Protezione civile, tra questi anche il nostro Consigliere Lorenzo Iussa, che da settimane sono a disposizione ininterrotta della popolazione e di chi ha bisogno. Il sacrificio è enorme, più di qualcuno si trova vicino ad una crisi di nervi e, nonostante qualche segnale incoraggiante, non si intravede ancora la fine del tunnel. Sarà ancora una settimana di sacrificio, anche se non sono da escludere restrizioni fino a Pasqua, con l’incubo di fare il pic-nic sul proprio terrazzo. La Pro Loco augura giorni sereni in un periodo che nessuno di noi mai dimenticherà.

29.03.2020, Il guado di Tiglio (2/2).

   Si trattava di un guado non asciutto, con una profondità dell’acqua omogenea, dai 10 ai 30 centimetri al massimo, salvo le piene. Era un’alternativa molto utile alla passerella costruita dopo il bombardamento e la conseguente distruzione del ponte di Tiglio. Il guado era molto trafficato, specie da carri che trasportavano legname e prodotti dell’agricoltura. Il suo attraversamento, in condizioni  di portata normale del fiume, era del tutto sicuro. Dopo ogni piena gli utilizzatori asportavano gli eventuali sassi, il pietrisco e la sabbia per renderlo sempre agevole. Lungo il Natisone si ricordano almeno 4 guadi di una certa importanza: 1. quello che collegava Stupizza all’altra sponda per raggiungere Montefosca, a valle dell’abitato; il guado di Pulfero-Cicigolis, di Tiglio-Tarcetta, di Orsaria-Leproso e di Manzano-San Giovanni. Un altro importante guado attraversava il Torre tra Manzano e Percoto, utilizzato fino agli anni ’60 dai nostri lavoratori, per lo più muratori, che lo attraversavano a volte schivando grandi rischi e all’inizio del boom economico a bordo di comode biciclette: Ponteacco-Percoto andata/ritorno al mattino e alla sera di 6 giorni su 7. Enzo ne sa qualcosa..