Una signora del paese è rimasta stupita quando si è recata l’altro giorno in un noto negozio di scarpe di Udine. Chiedendo di provare al piede un determinato e preciso modello, si è sentita rispondere dal commesso, o probabile titolare, le seguenti parole: «Certo signora, si accomodi! La prova costa 5 Euro». Sconcertata, ha acconsentito, il modello le andava bene, lo ha acquistato e al momento del pagamento ha notato che i 5 Euro non erano stati conteggiati. «Sa, qui viene tanta gente, clienti conosciuti che poi indossano proprio ciò che hanno provato qui, ma non acquistato, preferendo altri canali quali Internet, dove si ordina l’esatto prodotto provato qui, scontato del 30 o 40% poiché mancano alcuni passaggi commerciali». La piccola e media distribuzione soffre per queste distorsioni di mercato che vanificano l’istituzione “negozio”, relegandola a semplice galleria. Oggi molti acquisti si fanno da casa, sfogliando le vetrine virtuali, scegliendo la merce e vedersela recapitare a casa. Più comodo di così? Gli esperti sostengono che il futuro di molti negozi è purtroppo segnato: burocrazia, tasse, approvvigionamenti alternativi rendono difficile la sopravvivenza di queste imprese e del loro indotto.