15.05.2024 Torrentelli di superficie, vene d’acqua sotterranee, rupe, inghiottitoi, grotte carsiche e sorgenti del nostro territorio.

(2 di  5 / articolo di Renzo O. )        

Le cose cambiano quando improvvise e copiose precipitazioni riempiono e ingrossano improvvisamente i ripidi “patòk” che normalmente sono in secca. Fino agli anni 60/70 del secolo scorso, quegli alvei erano privi di vegetazione, i contadini li tenevano puliti, gli abitanti dei tanti paesi che riempivano di vita le valli e le montagne, aspettavano con ansia le piene violente; un paio di volte all’anno, solitamente durante l’estate, i forti acquazzoni ripulivano, grattando fino alla roccia viva, i greti dei torrentelli che attraversavano a cielo aperto gli abitati; l’acqua si portava via le “immondizie”, peraltro tutte biodegradabili: vecchi cesti di vimini, rastrelli rotti, qualche “boccione” in coccio, rotto, ove si teneva l’acqua in fresco, e qualche bottiglia di vetro, pure questa rotta, poi attrezzi vecchi inservibili, ferri di cavallo e qualche residuato bellico, tutte cose in ferro che la ruggine pian piano distruggeva. Prendendo in considerazione la parte di territorio che più ci interessa, osserviamo lo spartiacque che scende dal Matajur, prosegue per il passo san Giorgio, attraversa il monte san Canziano, scende verso il monte Jelen   č a, forma una schiena e divide la valle del Natisone dalla valle dell’Alberone; alla fine arriva fino ad Azzida. I due versanti della “schiena” sono ricchi di sorgenti le quali hanno suggerito ai nostri antenati di costruire nelle loro vicinanze i primi insediamenti, diventati poi popolosi borghi, lungo le pendici. Prendiamo in esame il versante ovest di quello schienale che vogliamo esaminare più dettagliatamente (tralasciando le frazioni di Rodda a monte più a nord, e Brischis a fondovalle), iniziamo a scendere dal monte san Canziano lungo il versante nord-ovest fino a Perovizza, quel lato della montagna, trasuda di acque. La prima sorgente di interesse che incontriamo è la presa dell’acquedotto di Ponteacco, la troviamo tra Rodda bassa e Mezzana: l’acquedotto scende a valle in direzione di Perovizza, poi si dirige a sud verso Ponteacco, passando sopra l’abitato di Tiglio. Tornando in quota, la successiva sorgente, una volta generosa, è quella che alimenta Mezzana, dopo il terremoto si era quasi esaurita tanto che si è dovuto posare una condotta che da Ponteacco, tramite pompe elettriche, solleva l’acqua fino al deposito dietro al paese. Tiglio, che fu costruito su di un costone di conglomerato di ghiaie, anticamente si serviva di una sorgente che sgorgava ai piedi di quel costone, a livello del fiume (sorgente quasi del tutto esaurita), ora il paese viene alimentato metà dall’acquedotto di Ponteacco, metà dal Poiana.

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