Nell’allergia alimentare, dunque, il sistema immunitario reagisce ad alcune sostanze, in genere proteine, contenute in un alimento che l’organismo percepisce come nocive (allergeni) e per neutralizzarle rilascia nel sangue degli anticorpi chiamati “immunoglobuline” che provocano i sintomi dell’allergia: sintomi cutanei, gastrointestinali e anche respiratori. L’intolleranza alimentare, invece, non scatena la produzione di anticorpi e si manifesta quando l’organismo non riesce a digerire bene un alimento o un suo componente. La scienza oggi ne riconosce solo due: quella al glutine (la celiachia, malattia autoimmune) e l’intolleranza al lattosio, il principale zucchero del latte. Quindi una persona non è intollerante al latte, ma al lattosio perché il suo organismo è carente di un enzima presente nell’intestino tenue, che ha proprio il compito di scomporre il lattosio. È bene rivolgersi al medico nel caso si avverta orticaria, prurito, diarrea. Si può diventare allergici a un alimento in breve tempo ed è bene sottoporsi a test di cuti-reazione. I pazienti di celiachia sono in costante aumento e negli episodi più gravi si può arrivare a pericolosi shock. Tornare ai grani tradizionali o antichi può migliorare e a volte risolvere l’intolleranza al glutine. Sarebbero da evitare i seguenti test che non hanno valenza scientifica: test del capello, della forza, su cellule del sangue, VEGA-test, biorisonanza, pulse-test e idrologia: sono autentica perdita di tempo.
16.09.2020, Allergie e intolleranze (1/2)
Il 20 per cento dei friulani pensa di essere allergico o intollerante a uno o più alimenti, ma i dati reali, sulla base di diagnosi mediche e ricerche di laboratorio coordinate dall’Università di Udine, sono assai inferiori. Anche in paese ci sono persone che non possono consumare determinati alimenti, quali il latte, le uova e certi tipi di frutti, altri invece sono intolleranti ai soli due tipi: al lattosio e al glutine. Cerchiamo di fare chiarezza con l’aiuto di un ricercatore dell’università di UD chre ha pubblicato recentemente i dati di uno studio effettuato sulla popolazione che accusa sintomi di allergia o intolleranza. «Sovrappeso, gonfiore addominale, difficoltà digestive: quante volte sono disturbi attribuiti ad allergie o intolleranze alimentari!», scrive. Troppe volte dicono i nostri esperti, soprattutto perché la diagnostica-fi-da-te di molte persone si basa su generiche indicazioni trovate su internet, oppure si sottopongono a test non riconosciuti dalla scienza. Numerosi partono in quarta, si decide, si taglia, si immette, scombussolando quello che è il regime alimentare consueto. La vera percentuale di allergici o intolleranti in FVG non supera il 4,5%, altroché il 20 [Federazione friulana Ordine dei Medici], anche se la tendenza è in aumento per ragioni non ancora del tutto note. Ma cos’è un’allergia? È la condizione in cui il sistema immunitario reagisce in modo anomalo, producendo degli anticorpi nei confronti di sostanze che per la maggior parte sono innocue , ma che per l’organismo allergico risultano dannose …
16.09.2020, Apriamo le finestre al caldo sole (2/2)
Seconda parte del contributo ricevuto da V.G.: “Un’altra azienda locale, che opera in uno spazio chiuso sfoggiava uno slogan dello stile: belli, puliti, profumati e sani, illustrando il messaggio con flaconi di gel igienizzante, ma non una parola sulla ventilazione. Che tipo di filtri usavano o usano ancora per la ventilazione dei locali? Vale per tutti i luoghi pubblici dotati di impianto condizionatore, comprese le case. L’informazione sul metodo dell’aerazione è ancora vaga, a sei mesi dallo scoppio della pandemia. . Come sappiamo, il virus si riproduce nella porzione superiore e inferiore dei polmoni; una persona infetta lo mette in circolazione quando respira, parla, canta, tossisce o starnutisce. Capire come viaggia un virus patogeno non è cosa secondaria, anzi! E il dibattito scientifico non è ancora concluso. Ci sono voluti secoli per capire che la peste si trasmetteva attraverso le pulci di topi e ratti e anche quando si parla di influenza, uno scienziato spesso dice l’opposto del suo collega. Se le particelle infette sono grandi, cadono a terra per la forza di gravità ed è doveroso quindi il distanziamento tra le persone, ma se sono piccole restano in sospensione e posso entrare in circolo proprio con l’aria condizionata, come la vaporizzazione di un comune Vetril. Per evitare le gocce grosse basta un passo indietro, ma per evitare di inalare le seconde il distanziamento da solo non basta, non per niente in metrò a Tokyo è sconsigliato parlare, nonostante le mascherine. Aprire le finestre al caldo sole e lasciarle aperte il più possibile è un rimedio efficace, poco costoso e altamente protettivo”.
14.09.2020, Ieri al Centro
Sono bellissime queste giornate di fine-stagione, con temperature massime non da record, minime fresche, mattinate spazzate da una gradevole brezza. Si colloca così anche la splendida giornata di ieri, che ha favorito le escursione, le gite fuori porta al mare, al fiume, in montagna. Ringraziamo con riconoscenza le simpatiche Graziella e Sara (mamma e figlia) per il turno condotto ieri. Non c’è stato un enorme afflusso di soci, ma una presenza più che discreta. I presenti hanno brindato con Paolo che ha festeggiato il compleanno. Tutti gli hanno applaudito quando è stata intonata la canzonetta: “Tanti auguri a te”. La domenica al Centro è terminata dopo le 13:30. Settimana dedicata alla scuola che, per decisione del presidente Fedriga, inizierà il 16 e il 21 settembre vedrà già il primo giorno di vacanza negli istituti dove c’è il seggio elettorale. Auguriamo giorni sereni visto che la settimana ci porterà nella seconda quindicina del mese. Mancano solo 102 giorni a Natale!
13.09.2020, Apriamo le finestre al caldo sole… (1/2)
Abbiamo ricevuto dalla signora V.G., che chiede l’anonimato, questo contributo che ben volentieri pubblichiamo: “Un mese fa mi sono sottoposta al test per il Coronavirus nel nuovo spazio allestito del Gervasutta di Udine. Tutto mi sembrava ben organizzato ed efficiente: ho passato 15 secondi di disagio durante il prelievo: sembrava che il tampone finisse nel cervello. Poi sono stata rispedita a casa con una pagina di istruzioni su cosa fare in caso di esito positivo, con tutti i numeri telefonici da chiamare in caso di bisogno. Si spiegava in modo approfondito come prevenire la trasmissione attraverso le superfici e c’erano vari dettagli sui disinfettanti per igienizzare l’ambiente in cui si vive. Non ho trovato neppure la minima traccia sulla buona ventilazione degli ambienti, forse il rimedio principale per tenere lontano il virus. Arrivata a casa, quasi per caso, ho letto alcune mail di grosse aziende che cercavano di rassicurare i propri clienti sulle loro precauzioni sanitarie. Una nota compagnia aerea informava che sanificava diligentemente più volte al giorno le superfici interne dei loro aeromobili e dei terminal, ma non aggiungeva particolari sull’efficacia della circolazione dell’aria, quella artificiale, corresponsabile della diffusione di massa del virus”.
12.09.2020, Oggi è il giorno di Matteo
Per il nostro paesano, Matteo Cencig, oggi si concretizza il sogno: alle 17:00 si inaugurerà a Udine la sua nuova palestra-centro di allenamento fisco “MC sport performance”. La nuova struttura è collocata in viale Palmanova 327, quasi di fronte all’antenna della RAI. Un sogno perché rappresenta la concretizzazione delle sue aspirazioni professionali: preparatore atletico, e da oggi gestore del suo nuovo centro di allenamento specializzato per potenziare il fisico degli atleti e delle persone che amano mantenere la propria muscolatura allenata e tonificata. È stata un’estate di sacrifici per il grosso impegno profuso nel preparare l’ampia sala e i servizi di cui è dotata questa palestra, aperta ad allenamenti personalizzati e di gruppo. Un’estate passata a imbiancare, dipingere, posare tappeti e pavimenti, posizionare macchine, “lottare” con le marche da bollo. La soddisfazione di Matteo è tanta perché con lui si è mosso un team di persone che lo hanno aiutato, appoggiato e incoraggiato in questo periodo di post-lockdown, dove solo i coraggiosi si mettono in gioco. Dopo mesi di lavoro e con l’aiuto di parenti e amici, Matteo presenterà oggi un’ampia sala, molto accogliente nella scelta degli arredi, dotata di macchinari specifici di allenamento, di uno spazio centrale riservato agli esercizi personali o di gruppo, di tre bagni. È lunga la carriera professionale di Matteo, laureato con il massimo dei voti in Scienze motore e la sua nuova palestra “MC sport performance” sarà da oggi il suo biglietto da visita per le sue specializzazioni. Bravo, in bocca al lupo e l’augurio tante soddisfazioni dal paese, dalla Pro Loco, dalle Valli.
11.09.2020, Ceser (2/2)
C’era anche un divano di colore scuro dove si poteva eventualmente attendere il proprio turno. Probabilmente c’era anche un secondo tavolo e certamente una grande macchina da cucire. Cèser era sempre presente nel suo laboratorio, tutti i giorni della settimana, comprese le domeniche, dalla mattina alla sera. Di lavoro ne aveva sempre tanto e continuamente andava gente a ritirare i vestiti o a lasciare le proprie misure. C’era l’abitudine tipica di paese di fare un salto da Ceser, così come anche da Maria e Nilo, per scambiare quattro chiacchiere dove, è doveroso dirlo, il pettegolezzo non è mai stato di casa. Più volte si incontravano da Cesare anche le ragazze del paese e chissà quante confidenze avrà mai sentito dalle giovani. Graziana, Bruna, Ornella, Silvana -tanto per citarne alcune- spesso andavano in sartoria e portavano con sé un paio di cucchiai di zucchero. Lo scioglievano in un pentolino con manico e si gustavano lo “zucchero di guardia”, ovvero lo zucchero sciolto fino a farlo diventare una specie di medaglione color marrone. Un bel giorno il gruppo di ragazze si arricchì di qualche altra presenza e in un momento di euforia Cèser esclamò alle giovani: «Ma che “coas” fate!», una parola nuova per lui, forse sentita alla radio, per descrivere il “caos” che le giovani stavano facendo.
10.09.2020, Ceser (1/2)
Cesare Coren era lo zio materno di Graziana, deceduto nel giugno 1989, quasi ottantenne. È ancora ricordato per la sua professione di sarto, stesso mestiere di Nilo e della Maria Tònsova. Il suo laboratorio era costituito da un’ampia stanza contigua alla grande cucina dei Càrlini. A destra c’era un lungo tavolo con la superficie e i bordi consumati dal suo utilizzo. Sul tavolo spesso c’erano delle sagome in carta, che riprendevano i tagli da eseguire sulle stoffe. C’erano lunghe forbici con un grande occhiello per il pollice, che a noi bambini destavano stupore per le dimensioni. Sul tavolo c’erano sempre dei gessi curiosi, poi l’abbiamo scoperto, quelli da sarto, simili alla particola del sacerdote, con i bordi molto sottili, utilizzati per delineare il taglio del tessuto e facevano una linea molto sottile. La stanza aveva due ampie finestre: la prima dava sul kakošnjak, il pollaio della casa, mentre la seconda volgeva a ovest, verso la statale. Cèser aveva, quindi, un’ottima visuale. Dalla sua stanza vedeva l’andirivieni di tutto il traffico del paese. Se si intravvedeva qualche movimento interessante, lo si poteva guardare da una finestra e continuare a seguirlo dall’altra.
09.09.2020, Il dolore delle donne (2/2)
Da qui, il modo in cui la società considera fenomeni come le molestie sessuali e lo “stalking” sono un esempio. A quante donne si imputa l’assurda accusa di aver incitato o provocato il violentatore! In tutti questi campi è azzardato chiedersi se le donne soffrano di un deficit di credibilità? Un pregiudizio ancora profondamente radicato. E pensare che qualche corrente di pensiero medica ancora oggi si chiede se davvero le donne provino del dolore durante il parto oppure si tratta di una reazione isterica a una situazione stressante e di necessità?. L’opinione medica si divide in due parti: ci sono donne che provano un grandissimo dolore, al limite della sopportazione, mentre altre dimostrano un alto livello di serenità durante tutto il travaglio. Ecco perché gli ostetrici mettono in discussione la reale presenza del dolore in alcune pazienti. Calibrando l’esperienza del parto sugli uomini, gli autori di questa ricerca hanno concluso che il parto è effettivamente doloroso. E le femministe rincarano: “il mio compagno non so se sarebbe in grado di sopportare degnamente e in silenzio anche i 3-4 giorni di dolori del ciclo mensile, ogni mese e per la vita intera”. Secondo i medici, la società sembra preoccuparsi molto di più del ruolo delle emozioni delle donne quando si parla di dolore. La disparità di genere nelle diagnosi pare sia documentata. Insomma, nel dolore c’è sempre una componente psicologica, distinta da una componente fisiologica, un doppio vincolo che può diventare insidioso. Sono impietosi i dati di una ricerca scientifica: a parità di sintomi tra due pazienti ipotetici di (lui) 48enne e (lei) 58enne con forti dolori al petto: l’uomo nell’81% dei casi era immediatamente avviato alla visita cardiologica, mentre a lei nel 17% dei casi era consigliata una visita dal cardiologo. I pregiodizi sulle donne hanno un retaggio religioso e la signora Pia, che ci scrive ogni tanto nella sezione “sms”, deve prenderne atto.
08.09.2020, Il dolorre delle donne (1/2)
È paradossale, ma la medicina occidentale tratta in modo diverso anche oggi il dolore fisico degli uomini e quello delle donne, considerate …irrazionali… pertanto meno credibili. Situazione impressionante che, sotto certi aspetti, ci riporta nel Medioevo. La Chiesa cattolica, soprattutto per le donne, vedeva nel dolore fisico la purificazione dell’anima! e questo fino a pochi decenni fa. I parroci del nostro circondario davano al dolore il potere di riscattare l’anima dai peccati e questo non valeva solo per le Valli, ma per tutt’Italia che ci ha visti per ultimi in Europa a conquistare il diritto di gestire il dolore con apposita terapia. Su quest’incredibile argomento, abbiamo pensato di fare una piccola ricerca e capire i contorni di quest’aspetto umano. Come sappiamo, il dolore è il sistema d’allarme del nostro coorpo, una sensazione che serve a farci capire che qualcosa non va. Ciò che rende il dolore una forma di difesa efficate è in parte anche quello che lo rende soggettivo: un’esperienza sensoriale ed emotiva gradevole. Il dolore ci protegge perché non ci piace e lo troviamo emotivamente stressante. Purtroppo la medicina occidentale moderna ancor oggi tratta il dolore degli uomini e quello delle donne in modo differente. Dicono, poi, che il dolore delle donne non bianche è sistematicamente minimizzato rispetto alle bianche e rispetto agli uomini. Per le sfortunate di colore si tratta di un dolore di III classe. Si dice che la medicina moderna occidentale approfondisca meno il dolore al petto di una donna rispetto a quella di un uomo, anche quando si tratta dei classici sintomi dell’infarto, infatti, stando alle statistiche, la prinipale causa di morte delle nostre signore è da addebitare a difunzioni cardiache gravi. Non è detto che alcuni medici libertini nelle loro diagnosi considerino i dolori femminili una forma di fissazione psichiatrica, spesso ricondotta alla depressione. Le donne ancor oggi (specifichiamo, non dappertutto) non sono ascoltate con attenzione. È un vergognoso retaggio della religione cattolica. La grande fede significava, e forse significa ancora, convivere con la sofferenza, che avvicinava la paziente alle sofferenze di Cristo sulla croce.