21.05.2023, Problemi di sonno

    Al sonno dedichiamo in media un terzo della nostra esistenza, ma tale dato non vale per tutti. Un friulano su quattro accusa disturbi del sonno, una specie di “epidemia” che si è aggravata con il Covid ed è spesso una conseguenza per chi l’ha avuto. Anche in paese diverse persone ammettono di dormire poco e male, di avere difficoltà di addormentamento, di avere risvegli durante la notte con la conseguente difficoltà di riprendere sonno. Il fenomeno riguarda le persone dai 30-35 anni in su. I nostri meccanismi fisiologici sono regolati da un orologio interno di 24 ore che ci consiglia quando è il momento migliore per dormire, mangiare, andare al WC e una miriade di altri compiti essenziali, con un preciso ciclo giorno/notte. Una regolazione e alternanza fondamentali per il buon funzionamento del nostro organismo in cui il sonno svolge un ruolo molto importante, primo fra tutti quello di eliminare le tossine accumulate durante la giornata e l’elaborazione dei sogni che tutti facciamo nel corso di ogni notte. Gli specialisti del settore definiscono “ritmo circadiano” il periodo di circa 24 ore. Come un orologio interno, regola tutte le funzioni fisiologiche correlate alla vita, che si sincronizzano con le diverse fasi del giorno astronomico: le fasi di sonno e di veglia, il metabolismo, le secrezioni ormonali, la temperatura corporea, la pressione arteriosa, l’appetito, l’attività elettrica del cervello. Ed è proprio in quest’alternanza dettata dal nostro orologio personale che si possono trovare scompensi che causano l’insonnia.

20.05.2023, I sacerdoti stavano bene

   Fino ad alcuni decenni fa, la presenza di un sacerdote o di una suora in famiglia era sinonimo di benessere per tutti i membri. Oggi il nostro parroco dona le offerte a lui destinate (ufar e contributo per la benedizione delle case) alle singole chiese di riferimento, ma un tempo non era così, perché non esisteva l’Ufficio del Sostentamento del clero e il sacerdote doveva mantenersi con quei proventi, proporzionati alla grandezza della parrocchia e al numero di residenti. Chi non poteva pagare, era tenuto a consegnare il controvalore, e più, in derrate alimentari in un contesto dove la penuria era molto diffusa. Prosciutti (àmze), ossocolli, salami, salsicce, burro, formaggi riempivano generosamente le dispense dei nostri parroci che, come quelli che si sono avvicendati a San Pietro al Natisone, accettavano, non pretendevano. La cantina della canonica di Antro aveva il soffitto in travi carico di insaccati, ben ordinati: su una trave i prosciutti, su un’altra gli ossocolli, su due i salami e così via. C’è da dire che vari sacerdoti, come quello di Lasiz, hanno aiutato la popolazione più povera elargendo aiuti ai più bisognosi. Mentre le offerte della musnìza seguivano la contabilità ordinata della fabbriceria, quelle delle messe dei defunti erano destinate al celebrante e costituivano un’ulteriore fonte di reddito. Il relativo benessere dei sacerdoti e delle suore si estendeva così a tutti i componenti della sua famiglia e l’eredità che seguiva alla dipartita del “don” era assai ambita, costituita da somme di denaro, testi sacri e generalmente da un’assortita biblioteca.

19.05.2023, Denatalità (2/2)

   Un tempo, la nascita di un figlio fuori dal sacro vincolo delle nozze, costituiva una vergogna e il ripudio sociale della madre. Oggi finalmente non è così e ben venga qualsiasi bambino. Le coppie oggi rimandano, finché non è troppo tardi e non è certamente la pillola la responsabile del calo demografico. C’è un susseguirsi di scelte bloccate: poche agevolazioni ante e post-partum, costo eccessivo per il mantenimento del figlio (si parla di 6-8.000 Euro all’anno), mancanza di strutture per la prima infanzia, mancanza di adeguati incentivi economici, giovani che non riescono ad uscire dalla casa dei genitori perché le spese di affitto superano lo stipendio, l’ormai elevata percentuale di “Neet”, giovani che né studiano, né lavorano e rischiano di arrivare a 40 anni con la convivente in stato interessante. In questo dettaglio di situazioni si comprende bene perché le friulane non hanno figli e la necessità di invertire il trend è davvero urgente: far cambiare rotta a una nave che di per sé si muove lentamente, non è cosa semplice, ma bisogna cercare di giocare d’anticipo, se ce n’è ancora di tempo. Purtroppo le dinamiche della fecondità e delle nascite non sono in grado di far tornare la popolazione a crescere, ma possono fare la differenza sugli squilibri tra popolazione anziana e popolazione in età attiva.

18.05.2023, Denatalità (1/2)

   Le Valli del Natisone probabilmente battono ogni record di denatalità in regione. A Pulfero la scuola materna è stata chiusa perché con soli cinque bambini non c’è futuro. Non c’è giornale o “talk-show” televisivo senza sentire o leggere di denatalità, compreso lo “spettro” di un’ipotetica sostituzione etnica. Da noi il fondovalle regge, ma la montagna sta vivendo da tempo momenti drammatici e da qui il corollario di questioni angoscianti che riguardano un po’ tutti perché il problema della denatalità investe sia la Regione che lo Stato, per di più con numeri impietosi: rischiamo davvero l’estinzione? Chi pagherà le nostre pensioni con il diffuso precariato giovanile e il lavoro al nero? I migranti ci potranno “salvare”? Siamo messi peggio dei nostri vicini europei, dove esistono mirate politiche della famiglia, dove i governi pensano ai giovani e non solo ai pensionati, dove il lavoro al nero e l’evasione fiscale costituiscono percentuali irrisorie. Le grandi famiglie delle Valli, dal punto di vista numerico, finiscono negli anni Quaranta. Dai Cinquanta in poi, le nascite cambiano segno, fino all’arrivo della contraccezione che dà il colpo di grazia …

17.05.2023, Il problema della celiachia

   O lo si è celiaci, oppure non lo si è, e se capita di esserlo, lo si è per tutta la vita, senza mezze misure. La dieta senza glutine non fa dimagrire e non la si deve seguire per una moda, con tanti personaggi famosi del jet-set che ne parlano e di negozi sempre più numerosi che evidenziano i prodotti “gluten free”. Se uno sta bene, che senso ha seguire le restrizioni di chi soffre di questo grave disturbo? La celiachia -infiammazione cronica dell’intestino, scatenata dal glutine in persone predisposte- non si può diagnosticare da soli, ma con appositi esami che andrebbero eseguiti anche verso i parenti più stretti, perché secondo gli scienziati, il disturbo è di origine genetica. Non tutti i sedicenti celiaci poi lo sono davvero, così come non tutte le persone malate sanno di esserlo. In tutta Italia i pazienti finora diagnosticati sono 241.729, anche se il totale dei malati si potrebbe attestare sui 600mila, pari all1% circa della popolazione (fonte AIC-Associazione italiana celiachia, www.celiachia.it). Trascurare la celiachia può portare a complicanze gravi, ma affrontarla tutta la vita con una dieta rigorosa consente di ripristinare le condizioni fisiologiche dell’intestino e tornare sani.

16.05.2023, L’età non conta

   Non è passato molto tempo da quando è uscito lo slogan “I sessanta sono i nuovi quaranta”, riferito ai sessant’anni come mezza età, se non numerica, almeno psicologica; e già circola un nuovo slogan: “I novanta sono i nuovi sessanta”, lo ha detto Muriel Fox, fondatrice del movimento femminista statunitense, che di anni ne ha 94. Il papa ne ha 86, come Biden a fine del secondo mandato, Murdoch ne ha 92 e stava per sposarsi per la quinta volta, ma ha trovato una nuova fidanzata. Fino al Medioevo, l’aspettativa media di vita a livello globale era 30 anni, oggi ha superato i 70. Nella Repubblica Centrale Africana l’aspettativa è di 53, da noi è di 83. Apparteniamo al gruppo delle regioni con l’aspettativa di vita più alta, insieme alla Baviera, Provenza, Catalogna e Svezia. La media giapponese è di 86 anni. Ecco perché si vedono in giro sempre più novantenni, anche in paese. Nuovi “sessantenni” che vanno anche alle Canarie!

15.05.2023, Ieri al Centro

   Udine ha fatto da protagonista: chi ha potuto, è andato all’adunata degli alpini che già sabato sera si è trasformata in una colossale festa collettiva. C’erano anche diversi paesani a sostegno dei vari gruppi. La tentazione di un bicchiere in più ha convinto molti alla massima moderazione. Una serata talmente coinvolgente, che ha entusiasmato ospiti e residenti. Gli ospiti, defluiti in molti, ma non tutti, ieri sera dopo la sfilata, hanno lasciato il Friuli nel loro cuore, sia per l’accoglienza, sia per l’organizzazione. La pioggerella è cessata proprio nel momento in cui da piazzale Osoppo partiva il gruppo di alpini friulani, ultimi in quanto ospitanti. La giornata di ieri al Centro è risultata discreta, con qualche assenza dovuta anche all’adunata udinese. Claudia, che ringraziamo per la sua dedizione, è notoriamente conosciuta per simpatia e disponibilità. Il suo turno è terminato alle 13:00 per poi lasciare il Centro ai festeggiamenti di un compleanno. Inizia oggi una settimana feriale che apre la seconda parte del mese. Il Consiglio direttivo si riunirà a breve per eleggere il nuovo Presidente della Pro Loco. Auguriamo giorni sereni!

14.05.2023, Com’è nato il nostro paese

   L’arrivo della nuova popolazione, verso l’XI secolo, trovò un’area inselvatichita. La montagna era ricoperta da un fitto bosco impenetrabile, mentre il fondovalle era formato da un esteso sottobosco, con cespugli e prati limitati, senza alcun valore da punto di vista produttivo. C’era un sentiero che costeggiava il Natisone, percorso solo da animali da tiro. Il nostro bel paese è nato nel buio dell’XI secolo, nel corso di una rivoluzione abitativa generata dall’arrivo dei nostri antenati, etnicamente molto omogenea. Si è trattato di una lenta spinta demografica e di una padronanza sempre più sicura delle tecniche agrarie tese al dissodamento del terreno. la nascita del paese ha avuto ripercussioni fondamentali: legati fino allora dai soli vincoli di sangue, le persone hanno imparato con non poche difficoltà a vivere insieme e a comportarsi da vicini. La comunità paesana ha potuto finalmente costituirsi con una nuova rete di obblighi e regole, sostenuta da un nuovo ideale favorevole al lavoro collettivo: la pace, grande caratteristica dell’indole della nostra popolazione. Una volta costituito il nostro paese, piccolo agglomerato di case e ottenuta la stabilità della popolazione, è stato possibile spingere anche più in là lo sfruttamento dei terreni, dapprima sul fondovalle poi verso i prati delle Makota e Jelenčia. Dal XV secolo i grandi dissodamenti hanno creato l’attuale paesaggio.

13.05.2023, L’aspetto del nostro territorio

   Possiamo tranquillamente definire “civiltà occidentale” quella che ha regolato la costruzione dei nostri paesi, comune a tutte le aree rurali di montagna e collina, abitate fin dal X secolo. Anche il nostro paese ha rispettato lo schema identico a quello di altri, sia del Friuli che da zone ben più lontane. Quattro erano gli ambiti che costituivano il nostro territorio per molti secoli: 1. il bosco, limitato alle zone più lontane del paese; 2. i prati utilizzati per i pascoli fino a fine ‘800 e poi mantenuti a prato per la fienagione; 3. le terre coltivate a cereali con frutteti e arnjàde, i filari di uva; 4. il paese con le sue case circondate da cortili, da alcuni recinti, con orti lavorati in permanenza, ben vangati e concimati, ricchissimi di verdure di ogni qualità e motivo d’orgoglio per la padrona di casa. Dopo secoli e secoli di duro lavoro e di costanti cure, in soli 50 anni siamo riusciti a passare dal punto 1 al punto 4, dal bosco alle case. Le abitazioni erano costruite prevalentemente con il legno fino al ‘500, poi con le pietre recuperate in varie cave del territorio e lavorate da esperti scalpellini. Le pietre erano “incollate” con la calce ed episodi sismici hanno letteralmente devastato il territorio. La stalla era situata nelle immediate vicinanze e a pochi metri da casa c’era il gnojàk, il letamaio capace di emanare un odore non gradevole, ma neppure insopportabile: faceva parte del contesto. Fino agli inizi del ‘900 il pavimento era in terra battuta, poi si è passati alle planette che rivestivano i pavimenti delle cusine sporcje. L’acqua potabile corrente è entrata nelle case solo dopo gli anni ’50 e si diffuse piuttosto lentamente in tutte le abitazioni. Un ruolo importante ebbero le fontane pubbliche: una di fronte alla scuola, poco più in su di fronte ai Carlini, poi la fontana principale della piazza, quella della Goriza e infine un piccolo rubinetto pubblico nei pressi di casa Del Zotto.  

12.05.2023, La vita dei nostri contadini di un tempo

   Si svolgeva in una cornice materiale piuttosto austera. In paese c’erano alcune famiglie abbastanza benestanti, ma la maggioranza delle persone viveva in miseria e, come ha scritto Renzo Onesti l’altro giorno, non era in grado di mettere vicino il pranzo con la cena. La vita si svolgeva al ritmo del sole e delle stagioni, la giornata di lavoro durava dall’alba al tramonto, dunque molto più corta e meno faticosa nei mesi invernali. Erano i cereali ad avere il monopolio della tavola dei nostri bisnonni. La scarsità delle proteine fornite sia dalle trote del Natisone, sia dai piccoli animali da caccia (conigli, fagiani…), sia da piante nutrienti quali fagioli o piselli, sia infine dal bestiame domestico: uova, polli, maiale e bue era occasionale e riservata soprattutto al dì di festa. Gli animali di quei tempi erano generalmente più piccoli di quelli odierni. Un maiale rendeva 80-100 kg di carne, un bue da 150 ai 200 e per una famiglia di cinque o sei persone non è che costituissero una grande riserva alimentare. In varie case non c’era la tavola dove poter apparecchiare le posate: ognuno mangiava come e dove poteva, spesso con il piatto in mano. Nelle abitazioni economicamente più prospere, c’era il forno, una o più vintule (madie), a volte con serratura, dove si riponeva la farina, le uova, il formaggio. La relativa agiatezza economica di alcune famiglie, magari in abitazioni più confortevoli e luminose, consentiva la presenza del tavolo al quale si riuniva la famiglia per pranzo e per cena, con regole ferree soprattutto in funzione educativa dei numerosi figli. Le stoviglie delle case erano ridotte al minimo. In tutte le abitazioni c’era la pentola in terracotta che garantiva una buona cottura degli alimenti (senza carbonizzarli), qualche lonàz, pentolino, e il minimo di piatti o tazze da brodo. Il coltello da tavolo era quasi sconosciuto. In tutte le case non mancavano i mestoli in legno di varie misure, prodotti dai numerosi artigiani del territorio.