09.08.2024 I bambini ponteacchesi e le colonie estive.

(Articolo di Francesco C. del 01.07.2011, in correlazione con l’articolo di Elvira C. di ieri)

E chi poteva permettersi, anni fa, un soggiorno con i bambini al mare o in montagna? Era un lusso. E i bambini necessitavano di aria di mare o di montagna, considerando le numerose patologie respiratorie che li colpivano. Con il 1° luglio molti bambini dei nostri tre paesi prendevano la via delle colonie: a Lignano e ai Piani di Luzza, gestite dall’EFA, Ente Friulano di Assistenza, oppure a Caorle, gestita dalla Mutua. Per i bambini si trattava di una mezza tragedia: l’abbandono dei genitori per 14 interminabili giorni, i pianti all’ingresso, la promiscuità, la severità degli assistenti…Il tutto iniziava con un foglietto informativo recapitato a casa e seguito da un foglio di partecipazione da compilare da parte dei genitori. Subito dopo la mamma andava a Cividale dalla ”Amelia” e comprava la fettuccina con il numero rosso attribuito al bambino da cucire su tutti gli indumenti destinati per questa vacanza in modo da identificarli in lavanderia. Giunto il giorno della partenza, per alcuni da via Bersaglio a Udine (mai dimenticata!), si riempivano i pullman tra lacrimoni di mamme e bambini. Arrivati sul posto i bambini venivano sottoposti a visita medica e poi cominciava la conta dei giorni di rimanenza, il countdown, come si dice oggi. A metà del soggiorno molti ricevevano la visita dei genitori e si contavano le ore residue di forzato allontanamento.  Tornavano a casa tutti abbronzati e felici per il ritorno nel loro mondo. Nessun bambino ha pianto per aver lasciato le squallide colonie che, comunque, hanno contribuito al miglioramento della salute dell’intera società.  

08.08.2024  Dalle colonie ai campus.

(Articolo di Elvira C.)

Chi tra quelli nati tra gli anni ‘60 i primi anni ‘70 non è stato spedito in una colonia al mare o in montagna? Quante lacrime! Si veniva presi e portati lontano da casa, per vivere un’esperienza che poteva essere per alcuni divertente e per altri paragonabile un servizio militare! Al giorno d’oggi le cose sono decisamente cambiate, non si chiamano più colonie ma campus o campi estivi e vengono svolti soprattutto per migliorare la crescita dei ragazzi o per svagarsi. Questi campi sono presenti sempre in località marittime o di montagna, con attività incentrate sullo sport, sulle passioni che hanno i ragazzi o sull’apprendimento delle lingue straniere, comunque sempre attività finalizzate al miglioramento della salute fisica, della crescita culturale della persona, attraverso anche lo sviluppo delle relazioni sociali. Comunque sia, trascorrere da adolescenti dei giorni lontano dalla propria zona di conforto famigliare è sicuramente un’esperienza formativa. Quelle che venivano chiamate colonie, in Italia sono nate nei primi decenni dell’Ottocento in Toscana e poi si sono lentamente allargate anche in Emilia Romagna e in altre zone dell’Italia. Con l’avvento del Fascismo vennero poi diffuse ulteriormente come strutture rivolte al sostegno delle famiglie disagiate. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Repubblica Italiana riconobbe il carattere formativo di queste strutture, che vennero rivolte a tutti i bambini e ragazzi, non solo a quelli appartenenti a fasce svantaggiate, e passarono sotto la competenza di amministrazioni locali o di enti pubblici. In alcuni casi poi ci furono anche delle colonie organizzate da grandi aziende private, come colonie estive per i figli dei dipendenti.

07.08.2024  Orsi e Lupi.

(Articolo di Renzo O.)

La pericolosità dell’orso e del lupo, assenti da secoli, e reintrodotti nelle alpi negli ultimi decenni, è molto alta in particolare nelle alpi orientali che conosco bene. Secondo me l’orso marsicano e i lupi dell’appennino, che convivono da sempre con l’uomo ne hanno paura, hanno nel loro DNA le esperienze negative avute dall’umano che li ha da sempre cacciati e uccisi per difendere i propri animali domestici; cercano di evitarne l’incontro e si ritraggono. Lo stesso succede in Slovenia, so di certo che quando un orso attacca una pecora, o altri animali domestici, viene sottoposto ad un processo dal tribunale dal quale viene perdonato la prima volta, mentre, dopo un secondo attacco ne viene decretata la condanna a morte e puntualmente eseguita. Là il numero degli orsi viene mantenuto costante, e se si amplia viene ripristinato dai cacciatori. Nei nostri monti, invece, questi predatori non conoscono ancora il pericolo che l’uomo rappresenta per loro. Gli orsi che si sentono minacciati, specie le femmine con prole, attaccano e a volte uccidono, non per predazione ma per difesa. I borghi delle nostre montagne, una volta pieni di vita, ora sono spopolati e ridotti a poche presenze (per lo più anziani); i territori, tutti ben curati allora, ora sono abbandonati al bosco che li invade; così questi predatori, protetti dalla vegetazione e attratti da golosi odori e magari dal miele, girano per le stradine deserte, e incutono paura nei pochi residenti rimasti. I lupi, anche per il numero esiguo dei cacciatori rimasti, oltretutto anche loro anziani, hanno avuto buon gioco nel forte numero di prede presenti e a loro congegnali: cervi, caprioli, camosci ecc., il loro numero cresce sempre più. Gli allevatori, i pastori e gli animali domestici sono sempre più in pericolo. Non ci sono cani da pastore addestrati a contrastarli, neppure i cani e i gatti domestici sono al sicuro, (qualche cane è stato sbranato e molti gatti mancano all’appello). Alcuni di questi lupi si stanno incrociando con cagne randagie, il prodotto sono lupi con sangue di cane, cane che non ha paura dell’uomo, quindi, questi incroci perdono la paura atavica che i lupi hanno verso di noi e sono in grado di attaccarci, specie se si tratta di bambini. Secondo me, le politiche, specie europee adottate negli ultimi lustri verso la montagna ma anche la pianura, hanno generato danni enormi: le acque meteoriche non regolate e incanalate con criterio, i fiumi che rodono gli argini, i muri a secco che trattenevano le frane, l’abbandono quasi totale del territorio, il cambiamento del clima ed altro sono divenuti l’anteprima di disastri ambientali sempre più onerosi per danni e vittime. La società deve scegliere tra l’orso, il lupo oppure l’uomo, specie nella nostra bella Italia sempre più povera di territorio, di bambini e sempre più ricca di pericoli di ogni genere… Ad maiora!

06.08.2024 L’Intervista.

Un bel articolo sul quindicinale “Dom” riporta un’intervista al nostro paesano Marcello Franz, che è presidente della Casa di Riposo “Sirch” di San Pietro al Natisone, in cui risaltano le sue doti umane. Marcello, infatti, segue con cura e attenzione gli ospiti del Centro anziani e li intrattiene, quasi giornalmente, con la sua simpatia e allegria; la cosa che più fa piacere agli ospiti è il fatto che Marcello si rivolge a tutti parlando nel nostro  dialetto e questo li fa sentire più “a casa”. La Casa di Riposo di San Pietro ha un’alta qualità di servizi e assistenza, certificata dai questionari dei parenti e dai test della Regione; è una struttura piccola, a misura di persona, funzionale e colorata. Marcello conferma che la Regione dovrebbe favorire l’apertura di centri per anziani di piccole dimensioni e più capillari sul territorio . A San Pietro ci sono 60 posti e il 90 % degli anziani non è autosufficiente; sono soprattutto donne e provengono dai sette Comuni delle Valli del Natisone; sono ultraottantenni e molti raggiungono i 90 e 100 anni. La signora più anziana proviene da Drenchia e ha 103 anni, seguita da un’altra signora di Vernasso che ne ha 102. Molto lunga è la lista d’attesa per i nuovi accessi che varia tra i 3 e i 4 anni e perciò sarebbero necessari almeno altri 15 posti: i locali ci sono, manca un contributo regionale per attrezzarli. Marcello termina la sua intervista valorizzando il lavoro dei volontari e della Croce Rossa che si prodigano per rendere le giornate degli anziani ospiti più animate e divertenti organizzando moltissime attività.

05.08.2024 Firmino Marinig 

Lo scorso 1 agosto scorso è morto Firmino Marinig, da tempo malato, aveva 83 anni. E’ stato sindaco del Comune di San Pietro al Natisone per ben quattro mandati. Originario di Clenia era docente di lingua e letteratura inglese al liceo a Spilimbergo e poi allo Stringher di Udine; entrato in politica nel 1964 con il PSI e poi dal 1970 entra in Consiglio Comunale a San Pietro al Natisone e vi rimane per ben 44 anni ricoprendo il ruolo di sindaco per 4 volte. E’ entrato poi nel Consiglio Provinciale e ha ricoperto numerose cariche, in Comunità Montana, nell’Uncem, convinto europeista, insomma era una persona molto attiva in politica, nel sociale e nella tutela delle minoranze. I funerali si terranno il 6 agosto alle ore 17.00 nella chiesa di Clenia. Sentite condoglianze alla moglie e alla sua famiglia da tutta la Pro Loco Ponteacco.

04.08.2024  Le sagre in Friuli.

(Articolo di Elvira C.)

Come si intuisce facilmente, la parola “sagra” deriva dall’aggettivo “sacro”, poiché nasce come festa che celebra solitamente la dedicazione della chiesa principale del paese. Perché ci possono essere però due date in cui ricorre la sagra? Nel corso dei secoli, poteva accadere che nella chiesa avvenissero dei fatti tragici, come un incendio o violenze, e questo richiedeva una nuova dedicazione e riconsacrazione vescovile, che non sempre cadeva nella tradizionale giornata di festa paesana. Da sempre, già dall'origine del cristianesimo friulano di derivazione aquileiese, ogni festa della dedicazione comprendeva anche il pasto comunitario e il ballo. Con il passare dei secoli, i vescovi e il clero iniziarono a contrastare queste manifestazioni, considerate “corporali” e non “spirituali”. I numerosi documenti che attestano disposizioni che proibiscono i balli durante le sagre, testimoniano la diffusione di questa tradizione, che si perpetuò anche grazie a disposizioni dei nobili locali, che le autorizzavano andando contro le disposizioni vescovili. Tuttavia le scomuniche per i nobili e le prediche martellanti per il popolo, riuscirono alla fine a bloccare quasi del tutto tali manifestazioni. In Friuli nei primi decenni dell’Ottocento, c’erano pochissime feste da ballo sulle pubbliche piazze ed esse dovevano sempre avere l’autorizzazione della locale Amministrazione Comunale, anche a causa delle ulteriori restrizioni emanate dal governo austriaco, che reputava i balli e giochi di paese non solo scandalosi, ma causa di disordini e atti pericolosi. Venivano concessi i balli solamente dopo le funzioni religiose serali ed entro le dieci di sera, sotto il controllo di un uomo prescelto. In questo clima di proibizioni gli esercenti di osterie riuscivano spesso ad ottenere autorizzazioni per balli da farsi all’interno dei loro locali o dei loro cortili, al fine di nascondere agli occhi dei minori, scene considerate deplorevoli. E così tra la fine Ottocento e gli inizi Novecento il ballo delle sagre avveniva quasi esclusivamente nelle osterie dei villaggi, mentre le piazze furono occupate da giochi e bancarelle. Questo portò a dare sempre più rilevanza alla vendita dei prodotti locali, influenzando così il nome di alcune sagre, che non erano dedicate più ad un santo, ma alle pere, alle rane e così via.

03.08.2024 La morra.

Sagra di San Lorenzo a Mersino Alto sabato 10 agosto, Santa Messa nella chiesetta votiva alle ore 11.00 e chioschi gastronomici aperti tutto il giorno; dalle ore 13.00 ci si potrà iscrivere al torneo di morra che inizierà alle 15.00. Il gioco della morra era stato proibito nei locali pubblici fin dal 1929 e ora, dopo 95 anni è di nuovo libero anche in Friuli Venezia Giulia, con la soddisfazione del Circolo Friulano della Morra che da anni aspettava la legalizzazione, dato che è  Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco dal 2023, in quanto gioco tra i più antichi del mondo. Le origini della morra  risalgono all’antico Egitto e testimoniate dai geroglifici di una tomba che ritraggono due persone intente a giocarci; in una pittura greca si vedono Paride ed Elena mentre giocano; Cicerone diceva “è persona degna quella con cui puoi giocare a morra al buio”. I campionati mondiali “Morramundo 24”, ventesima edizione, si terranno in Spagna,  La Ràpita (Catalogna), il 20, 21 e 22 settembre 2024.

02.08.2024  Forno a microonde si o no?

Le nostre cucine di oggi sono dotate di molti strumenti che ci aiutano a cucinare meglio e più velocemente; molti possiedono elettrodomestici di ultima generazione e invenzione, dai forni ad aria alle piastre ad induzione, planetarie ed estrattori. Tra quelli più comodi spicca il forno a microonde che ci permette di scaldare e cucinare molto velocemente, a casa e in ufficio, senza usare pentole e padelle…Ora, una ricerca dell’Università di Milano consiglia di non usare contenitori di plastica perché, scaldandosi, rilasciano microparticelle che poi ingeriamo con i cibi. In particolare, è stato sperimentano che scaldando dell’acqua in un contenitore di plastica, questo si fonde a 90/110 gradi per poi risolidificarsi rilasciando nanoparticelle nell’ambiente e nell’acqua stessa. Si consiglia, quindi, di usare il vetro o materiali indicati espressamente per il microonde leggendo attentamente le indicazioni di massima temperatura, magari tenendosi anche un po’ al di sotto di quella consigliata.

01.08.2024 Agosto e i suoi saggi proverbi.

San Lorenzo la gran calura, sant’Antonio la gran freddura, l’una e l’altra poco dura: ad agosto si raggiunge l’apice del gran caldo, che il proverbio pone a S.Lorenzo, come il freddo a Sant’Antonio. I proverbi di agosto esaltano il caldo ma mettono anche in evidenza il fatto che l’estate sta per finire, alla prima pioggia! Per San Donato l’inverno è nato / la prima pioggia d’agosto rinfresca il bosco.   E’ il mese in cui la campagna richiede le cure che portano ai raccolti: Chi dorme d’agosto dorme a suo costo / Zappa la vigna d’agosto se vuoi avere buon mosto / Se piove d’agosto piove olio, miele e mosto. Per San Rocco la rondine fa fagotto:La migrazione delle rondini verso sud avviene verso la fine del mese o i primi di settembre e il proverbio ci indica che verso la metà di agosto le rondini si stanno preparando per la partenza. Ecco un ultimo adagio curioso: La prim’acqua d’agosto cadon le mosche, e quella che rimane morde come un cane. Le mosche, noiose, ci tormentano durante l’estate e ad agosto hanno vita più breve, ma diventano assillanti e particolarmente pungenti.

31.07.2024  Olimpionici friulani.

Sono 13 le ragazze e i ragazzi friulani che partecipano alle olimpiadi di Parigi; 3 schermitrici, 4 ciclisti, 2 vogatori, un giocatore di beach volley, un nuotatore e un judoka. Nell’ultima Olimpiade, quella di Tokio, sono stati tre i vincitori di medaglie: oro Jonathan Milan, bronzo Mara Navarria e Mirko Zanni. Nella prima Olimpiade del 1908 partecipò Alessandro Pirzio Biroli e Alessandro del Torso, e così, ad ogni edizione la compagine friulana è andata aumentando; infatti, secondo uno studio che prende in considerazione i luoghi di nascita degli atleti olimpici e mette in relazione numeri di atleti convocati per numero di residenti tra i 15 1 i 50 anni, emerge che la nostra Regione, e in particolare Udine, è nella top ten italiana. Insomma, pochi abitanti ma molti talenti sportivi.