21.05.2024 Dal Codice stradale…

Tra le novità introdotte nel nuovo Codice Stradale c’è anche la normativa contro l’abbandono degli animali sulla strada. Purtroppo è un fenomeno incivile che ancora sussiste e si acuisce durante il periodo delle ferie e che ora prevede un inasprimento delle pene volte a salvaguardare maggiormente la circolazione stradale. Le penalità previste già per legge verranno aumentate se il reato di abbandono viene commesso in strada e maggiormente se tale fatto causa un sinistro stradale con esito mortale. L’art. 727 del Codice Penale punisce l’abbandono di animali con l’arresto fino a un anno o con ammende da mille a 10 mila euro; ora viene aggiunta una aggravante specifica con aumento di pena di un terzo, sospensione della patente fino a un anno e condanne pesanti in caso di incidenti mortali.

20.05.2024 Gli asparagi.

E’ ancora periodo di asparagi, tra i mesi di aprile e maggio, e di numerose feste in Regione che si contendono il
titolo  di miglior prodotto e ne decantano le qualità facendoci assaporare piatti e manicaretti nelle varie sagre. L’asparago è una pianta erbacea che cresce ance fino a 150 cm di altezza che produce i famosi turioni che noi mangiamo. Veniva coltivato già 2000 anni fa in Egitto e gli antichi romani erano esperti cuochi tanto che l’asparago era uno dei cibi preferiti dagli imperatori. Ne esistono molte varietà: bianco, verde, violetto, rosa, di bosco, e anche da noi c’è chi ogni anno fa raccolta di quelli selvatici nei boschi. Molti sono i benefici che l’asparago sembra
avere grazie al suo componente principale, l’asparagina, utile per le proprietà depurative; pare che siano pure ricchi di triptofano che aiuta la produzione di
serotonina, l’ormone dell’umore. E’ una pianta molto longeva, può vivere anche 10 anni e nei secoli scorsi veniva usata anche dagli spazzacamini per ripulire i camini. Molte sono le ricette culinarie che utilizzano gli asparagi dato che sono molto gustosi e versatili; possono essere semplicemente bolliti o cotti al vapore e gustati insieme alle uova sode oppure usati per ricette più raffinate come risotti, vellutate e torte salate.

Tra le numerose feste in Friuli che in questo periodo propongono la vendita e i menù a base di asparago, segnaliamo: Asparagus 2024, nei ristoranti aderenti, di varie località della Regione; Festa degli asparagi di Tavagnacco 86^edizione; Festa degli asparagi di Fossalon di Grado; Festa a Cusano di Zoppola, Festa dell’asparago di bosco a Arta Terme.



19.05.2024 Una “Divina” particolare!

Lo scorso 9 maggio il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna ha fatto dono a Romano Prodi (in visita alla città dopo i festeggiamenti a Nova Gorica per i 20 anni di adesione Slovena all’Unione Europea) di una copia  della Divina Commedia di dante Alighieri in caratteri microcalligrafici. Si tratta di una bizzarra edizione realizzata proprio a Gorizia dal tipografo Francesco Cossovel nel 1888. Con un pennino appositamente realizzato, scrisse a mano e senza bisogno di lenti, l’intera Divina Commedia su un foglio di pergamena di 48,5 cm x 69 cm, tutti i 14.233 versi! Le tre Cantiche sono racchiuse in tre rettangoli mentre in alto un fregio con le iscrizioni e le note dell’autore è decorato con il ritratto di Dante. Se ne conservano alcune rare  copie presso la Biblioteca civica di Gorizia, in quella di Pordenone, nella Guarneriana di San Daniele, e altre città italiane. La storia dl tipografo Cossovel, quasi una leggenda, narra che un giorno la soffitta della sua casa in via Morelli crollò travolgendo suo figlio che morì; a causa del grande shock subito i suoi nervi ottici si dilatarono a tal punto che da quel giorno la sua vista  gli permise di vedere  a occhio nudo cose piccolissime senza bisogno di lenti. Insomma, ecco un altro curioso tesoro realizzato e custodito nella nostra Regione!

18.05.2014 Torrentelli di superficie, vene d’acqua sotterranee, rupe, inghiottitoi, grotte carsiche e sorgenti del nostro territorio.

(5 di 5 / articolo di Renzo O.)

Tra il ponte di Tiglio e il mulino di Biarzo, nelle immediate vicinanze del fiume o addirittura sotto i suoi fondali, scaturiscono quattro importanti sorgenti. La prima, oramai poco visibile, sfocia da sotto il costone di Tiglio (ricordo che i contadini di Tiglio vi portavano verso sera ad abbeverare il bestiame). La seconda, che tutti conoscono come “Te marzli Berin”( il fondale freddo), esce nel mezzo di un profondo fondale a temperatura molto fredda fino a un metro circa dalla superficie, nella fascia superiore l’ acqua mantiene la temperatura normale del fiume. La terza si trova nella “Raunica”(piana) del “Tulin” alla base del costone, il “Kofadar” sgorga all’aperto, uscendo da una grotta, con la temperatura delle sue acque a livello costante; inestate pareva fredda e d’inverno fumava, toccandola con le mani dava una piacevole sensazione di tiepidezza tant’è che le donne del paese, in inverno, si recavano là a lavare i panni; durante i mesi freddi, quando si macellavano i maiali, le donne, ma anche gli uomini, istruiti dal “norcino”, lavavano a fondo con molta cura gli intestini della bestia che sarebbero stati poi utilizzati per insaccare salami, salsicce, polmone ed altro ancora. Una leggenda del posto vuole che i neonati maschi provenissero da quella sorgente, mentre le femminucce nascessero dalla sorgente più a sud: la “Bàrovca”. La Bàrovca, nasceva circa 300 metri più a valle, in direzione del mulino di Biarzo, sempre nell’alveo del fiume con le caratteristiche simili al Kofadar. Il mulino azionato ad acqua era un esempio di energia che ci fornivano i corsi d’acqua debitamente incanalati. Mia madre raccontava che la grotta del Kofadar (che al suo interno presenta delle sale abbastanza capienti) nell’ultima guerra, serviva come nascondiglio agli uomini del paese durante le scorribande dei soldati tedeschi. Le donne rifornivano di cibo, nella grotta, padri, figli, fratelli e mariti; per non farli scoprire nelle retate degli invasori, usavano, facendo finta di cercare cani scappati da casa, due richiami: Lampo! Lampoo!!, in caso di presenza del nemico in paese, e Fido! Fidoo!!, se il campo era libero. Altro uso, che veniva fatto con le acque che scorrevano nel sottosuolo dei paesi, era quello di realizzare nel terreno, sopra quelle meno profonde, dei piccoli pozzi dai quali attingere l’acqua per bagnare gli orti.  Quando ancora non esistevano le fognature, molti contadini avevano nei pressi, o addirittura all’interno, delle stalle o della casa, delle piccole “rùpe” (foibe naturali), scavate dalle acque sotterranee, dove scaricavano le acque sporche di casa. Nella strada che passa dietro la mia proprietà, sotto il muro di cinta, qualche anno fa si era aperta improvvisamente una voragine profonda circa 10 metri e larga quasi un metro, il comune prontamente avvisato ha provveduto a ripararla, mettendola in sicurezza con qualche metro cubo di calcestruzzo.

Alla fine di questa mia descrizione, si può arrivare ad una rassicurante conclusione: il nostro territorio è un organismo vivo il cui corpo è composto dal terreno superficiale, la pelle; lo scheletro sono le rocce e i conglomerati sottostanti, la struttura portante che sorregge Tiglio, Ponteacco e Mezzana e garantisce sicurezza e stabilità dei nostri insediamenti abitativi; le acque, che non scarseggiano sia in superficie che in profondità, sono l’apparato circolatorio che rende questo complesso organismo sano, mantiene il territorio, il panorama, splendido alla vista, con i suoi boschi, prati e monti circostanti, rilassante per l’udito, canti di uccelli e gorgoglio del fiume e dei torrentelli, piacevole per l’olfatto, profumo dei fiori e dei boschi, goloso per il gusto inimitabile dei prodotti semplici ma gustosi della sua antica cucina… manca il tatto!… ah ecco! la carezza che ti viene spontanea da dare alla persona che vive con te questa impagabile esperienza! (ecco soddisfatti i cinque sensi).

17.05.2024 Torrentelli di superficie, vene d’acqua sotterranee, rupe, inghiottitoi, grotte carsiche e sorgenti del nostro territorio.

(4 di 5 / articolo di Renzo O.)                                                          Molti “patòk” incidono i fianchi del monte san Canziano, scendono a valle, incanalano le acque meteoriche di superficie, ma raramente si ingrossano tanto da raggiungere il fondovalle. Cito i più importanti che ci riguardano da vicino: a Tiglio scendono due rami del rio ”Karnjou”, nascono a nord di Mezzana, scendono a sinistra della ex cava dell’”Italcementi”, si ricongiungono nei pressi della chiesetta di san Luca, formano un solo torrente che attraversa intubato il paese e scende in cascata verso il Natisone; a destra della stessa cava, troviamo il torrente  “Màmula”, che nasce dal monte “Jelenča”, scende a destra di Mezzana, scorre vicino alla cappella diroccata sopra la cava, la sfiora a sud, passa per il “Uodaléč”, si infila sotto i ponti della statale 54 nei pressi dell’Hotel Natisone, scende nel “Tulin” e si perde tra le ghiaie di quella pianura, nei pressi della sorgente del “Kofadar”. Ponteacco viene abbracciato da due torrenti principali: a nord, il Močila, che insieme alla sorgente omonima, diventa il patok che ora scorre sotto terra lungo tutto il paese, a sud, il “Hlabòšnjak”, che nasce sulla “Jelenča”, passa a sud della chiesa di santa Dorotea, scende verso il  “kartej”, dove viene incanalato  e corre sotto terra verso il fiume. Altri torrentelli scendono dalla stessa montagna nostra, a nord e a sud dell’abitato di Sorzento(sorgente), con le stesse caratteristiche dei nostri, li cito per curiosità: il primo si chiama rio “Klàčinca”, scende verso Biarzo, lo attraversa e si butta poco dopo nel Natisone, il secondo si chiama “patok Dolinca”, passa nelle vicinanze della chiesa di san Nicolò, poi passa a valle tra gli abitati di Sorzento e Becis e, dopo aver superato la strada statale, si getta nel Natisone a sud di Biarzo, in località “Tobarna”.  Mentre Mezzana si trova a mezza costa, costruita su marne friabili in superficie, adatte alla coltivazione della vite (nei tempi passati si produceva tanto discreto vino), Tiglio e Ponteacco poggiano le loro fondamenta su terreno quasi pianeggiante, costituito da ghiaie antiche, livellate dal ghiacciaio e cementate assieme da milioni di anni di scioglimento e ricompattazione del carbonato di calcio che le caratterizza. Poggiano alla base delle colline che li sovrastano, a poca distanza dalla forra del Natisone scavata nell’arenaria dalle piene del fiume in milioni di anni di scorrimento. Sotto le case dei due paesi e nelle adiacenze passano, solcati dalle acque che scendono dai monti circostanti, a profondità diverse, cunicoli e passaggi che sfociano lungo il greto del fiume, alla base dei costoni, arricchendone la portata. Quei conglomerati, erosi dalle piene del fiume, in molti posti sono franati e rotolati nell’alveo dello stesso, lasciando enormi grotte nella forra e, allo stesso tempo, restando in bella mostra nel letto del fiume, hanno creato magnifici fondali attorno ad essi. Gli antichi abitanti e cacciatori che inseguivano le loro prede, trovavano rifugio in quelle grotte (il riparo di Biarzo lo testimonia!)

16.05. 2014 Torrentelli di superficie, vene d’acqua sotterranee, rupe, inghiottitoi, grotte carsiche e sorgenti del nostro territorio.

(3 di 5 / articolo di Renzo O.)                                                      

                                                                    Ponteacco prima del nuovo acquedotto aveva la sua riserva d’acqua a monte del paese, in località “Močila”, la presa era stata ricavata sfruttando una sorgente che sgorgava a fianco del patok che, scendendo appunto dalle Močila, attraversava tutto il paese e andava a scaricarsi sul greto del Natisone passando a fianco della casa dei “muzoni”. Tutte e tre le borgate che fanno capo a Ponteacco, in passato, venivano rifornite d’acqua dalle proprie sorgenti, con le fontane pubbliche dove gli abitanti si recavano ad attingere. A causa degli accresciuti bisogni delle famiglie, che nel frattempo avevano portato l’acqua nelle case, quelle sorgenti si rivelarono insufficienti, quindi si dovette ricorrere all’aiuto del grande acquedotto “Poiana”.  Il nostro territorio, che nella parte alta è composto da rocce calcaree, scendendo di quota, trova strati di marna e, più a valle ancora, conglomerati di ghiaie, trascinate a valle dagli antichi ghiacciai che hanno scavato le valli.  Attraversato da monte a valle da un reticolo di vene sotterranee scavate dalle acque, il nostro sottosuolo, a causa di crolli sotterranei, ha formato numerose grotte, anfratti e foibe; non di raro, queste “rùpe”, quando non sono troppo profonde e verticali, ci permettono di scendere e accedere a quelle acque. I contadini che falciavano i prati apprezzavano questa comodità: potevano rifornirsi di acqua fresca senza doversela portare da casa o da chissà dove. Io conosco e ho visitato diverse di queste cavità, alcune erano diventate nascondiglio di materiale bellico, che subito dopo la guerra i nostri padri “infoibavano”, dopo averlo sequestrato ai bambini che ne trovavano molto, abbandonato in ogni dove da soldati in ritirata, e che, non riconoscendone la pericolosità, rischiavano di farsi male!!!  Ho visitato grotte inesplorate che, come “sala degli spaghetti” (sottili, bianche stalattiti), non avevano niente da invidiare ad altre grotte più famose; una di queste nostre, che aveva l’accesso attraverso una “rupa”, seguiva il corso di un ruscelletto; io e altri due amici, armati di fanali a carburo, l’abbiamo esplorata nella parte verso valle (per andare a monte non eravamo attrezzati), non senza difficoltà, tra stretti budelli e ampie sale;  dopo circa 300 metri di discesa, tra fango e stalattiti, siamo arrivati in un punto da dove, in alto, si scorgeva un po’ di luce del giorno, mentre entrava pure aria fresca dall’esterno: sopra di noi passava un “patok” lungo il quale spesso, andando a funghi, mi soffermavo a sentire un gorgoglio d’acqua venire su dal sottosuolo. Ragni, cavallette ed altri strani insetti popolano quella grotta che mantiene una temperatura fissa attorno ai nove gradi, estate e inverno.

15.05.2024 Torrentelli di superficie, vene d’acqua sotterranee, rupe, inghiottitoi, grotte carsiche e sorgenti del nostro territorio.

(2 di  5 / articolo di Renzo O. )        

Le cose cambiano quando improvvise e copiose precipitazioni riempiono e ingrossano improvvisamente i ripidi “patòk” che normalmente sono in secca. Fino agli anni 60/70 del secolo scorso, quegli alvei erano privi di vegetazione, i contadini li tenevano puliti, gli abitanti dei tanti paesi che riempivano di vita le valli e le montagne, aspettavano con ansia le piene violente; un paio di volte all’anno, solitamente durante l’estate, i forti acquazzoni ripulivano, grattando fino alla roccia viva, i greti dei torrentelli che attraversavano a cielo aperto gli abitati; l’acqua si portava via le “immondizie”, peraltro tutte biodegradabili: vecchi cesti di vimini, rastrelli rotti, qualche “boccione” in coccio, rotto, ove si teneva l’acqua in fresco, e qualche bottiglia di vetro, pure questa rotta, poi attrezzi vecchi inservibili, ferri di cavallo e qualche residuato bellico, tutte cose in ferro che la ruggine pian piano distruggeva. Prendendo in considerazione la parte di territorio che più ci interessa, osserviamo lo spartiacque che scende dal Matajur, prosegue per il passo san Giorgio, attraversa il monte san Canziano, scende verso il monte Jelen   č a, forma una schiena e divide la valle del Natisone dalla valle dell’Alberone; alla fine arriva fino ad Azzida. I due versanti della “schiena” sono ricchi di sorgenti le quali hanno suggerito ai nostri antenati di costruire nelle loro vicinanze i primi insediamenti, diventati poi popolosi borghi, lungo le pendici. Prendiamo in esame il versante ovest di quello schienale che vogliamo esaminare più dettagliatamente (tralasciando le frazioni di Rodda a monte più a nord, e Brischis a fondovalle), iniziamo a scendere dal monte san Canziano lungo il versante nord-ovest fino a Perovizza, quel lato della montagna, trasuda di acque. La prima sorgente di interesse che incontriamo è la presa dell’acquedotto di Ponteacco, la troviamo tra Rodda bassa e Mezzana: l’acquedotto scende a valle in direzione di Perovizza, poi si dirige a sud verso Ponteacco, passando sopra l’abitato di Tiglio. Tornando in quota, la successiva sorgente, una volta generosa, è quella che alimenta Mezzana, dopo il terremoto si era quasi esaurita tanto che si è dovuto posare una condotta che da Ponteacco, tramite pompe elettriche, solleva l’acqua fino al deposito dietro al paese. Tiglio, che fu costruito su di un costone di conglomerato di ghiaie, anticamente si serviva di una sorgente che sgorgava ai piedi di quel costone, a livello del fiume (sorgente quasi del tutto esaurita), ora il paese viene alimentato metà dall’acquedotto di Ponteacco, metà dal Poiana.

14.05.2024 Torrentelli di superficie, vene d’acqua sotterranee, rupe, inghiottitoi, grotte carsiche e sorgenti del nostro territorio.

(1 di 5 / articolo di Renzo O.)

Ponteacco, Tiglio e Mezzana, sponda sinistra del fiume Natisone, sorgono su un territorio prealpino –

collinare delle alpi orientali, inciso e modellato prima dalle glaciazioni e poi dalle erosioni operate dalle

acque meteoriche che si scaricano sulle pendici e sulle balze del monte Matajur, la grande “Mammella”,

che, come una attenta madre, protegge le nostre valli dai venti del nord. Il sottosuolo di queste zone è

caratterizzato da fenomeni di carsismo; percorrendolo, non è difficile imbattersi in profonde buche (le rupe)

scavate dall’acqua nella roccia calcarea e in inghiottitoi che raccogliendo pioggia e neve sciolta convogliano

a valle, con un vero sistema circolatorio attraverso arterie scavate nel sottosuolo, questa linfa vitale; esse

scendono verso le valli sottostanti e nel loro tragitto producono grotte, anfratti e altri inghiottitoi che a

volte si trasformano in veri “orridi”. I nostri vecchi conoscevano molto bene quei posti pericolosi, non

mancavano di recintarli e segnalarli a scanso di disgrazie (con l’abbandono dell’agricoltura e con lo

spopolamento, questi pericoli stanno riemergendo). Le acque hanno trovato pure percorsi a cielo aperto

per raggiungere il fondovalle, torrentelli più o meno grandi;  in alcuni, l’acqua scorre perennemente in

quanto sgorga da sorgenti che nel nostro territorio non mancano (alcune di queste si sono disseccate dopo

il terremoto del 1976, che ha prodotto profonde spaccature nelle rocce dove l’acqua si è incanalata

trovando nuove vie di scolo); sono quei piccoli affluenti che riforniscono i quattro principali fiumi delle

nostre belle valli: Natisone, Alberone, Cosizza e Erbezzo. Questi tranquilli fiumi, percorrendo le valli,

portano vita ed energia alla fauna, alla flora e alle genti che le abitano, oltre che frescura e svago a queste

ultime, durante le calde estati.

13.05.2024 Belle novità al Centro!

I nuovi lavori strutturali programmati per il Centro, sede della nostra Pro Loco, sono iniziati la scorsa settimana e stanno per giungere a conclusione. Grazie al finanziamento dalla Regione  con la legge 7/2019 relativa agli interventi manutentivi delle pro loco, sono stati installati 18 pannelli fotovoltaici sulla parte sud e ovest del tetto che ci permetteranno di riscaldare la sala in inverno e rinfrescarla durante l’estate grazie ad un climatizzatore. Inoltre, giovedì scorso è stata posizionata la nuova e bella recinzione in ferro ( mancante sul lato est) a completamento di quella già esistente lungo la strada principale del paese. Se i costi lo permetteranno, cercheremo anche di installare dei pannelli fonoassorbenti all’interno della sala per cercare di attenuare il riverbero delle voci e dei suoni che spesso creano disagio quando l’ambiente è affollato. Naturalmente restano in nota molti altri lavori ordinari di miglioramento e manutenzione quali l’imbiancatura, la sistemazione del giardino esterno, ecc. Insomma le attività della nostra Pro Loco procedono a tutta birra!

Altra bella notizia per Ponteacco è il rientro a casa della nostra paesana Bianca, socia e revisore dei conti della Pro Loco, che ha passato molti mesi in ospedale per un serio intervento; le auguriamo di ristabilirsi presto, e sicuramente così sarà ora che è attorniata dalla sua bella famiglia.

La Domenica di ieri al Centro è stata molto animata e partecipata grazie ai giovani e intraprendenti turnisti Federico con Mariagiulia al bar e Alessandro e Samantha alla griglia. Moltissimi sono stati i ragazzi e le famiglie che hanno passato la bella domenica di sole  a Ponteacco chiacchierando e gustando gli appetitosi panini con salsiccia, cipolla e peperoni; tanto buoni che sono andati a ruba! Insomma una bella mattinata passata in allegria con il vociare dei bambini che giocavano nel campetto!

12.05.2024 Festa della mamma

Ogni anno, la seconda domenica di maggio in Italia si festeggia il giorno della Mamma e ogni bambina e bambino, anche “cresciutello”, le dedica un biglietto, un fiore un regalo. Questa Festa ha avuto inizio istituzionale nella metà degli anni 50 con motivazioni sia religiose che commerciali. Ci fu proprio una legge del 1958 che istituiva tale festa in concomitanza con la Fiera del Fiore di Bordighera; quasi contemporaneamente, un parroco di Tordibetto, Assisi, don Otello Migliosi, volle dare alla festa un senso religioso legato al mese mariano ma con una valenza interconfessionale. In Inghilterra la Festa si celebra da molto più tempo, dal diciottesimo secolo, e coincide con la quarta domenica di quaresima; in Argentina è la terza domenica di ottobre, festa della Maternità della Beata Vergine Maria. Nei Paesi arabi si festeggia il 21 marzo, equinozio di primavera. Come di consueto la Fondazione AIRC venderà la tradizionale azalea per la raccolta fondi per la ricerca contro il cancro; quest’anno ricorre il 40° anniversario del Progetto, nato nel 1984, che ha raccolto, da allora, più di 300 milioni di euro, tutti ben spesi per la ricerca oncologica. Tanti auguri a tutte le mamme! Una poesia in regalo : “Mamma. Nessuna parola è più bella. La prima che si impara, la prima che si capisce e s’ama. La prima di una lunga serie di parole con cui s’è risposto alle infinite, alle amorose, timorose domande della maternità. E anche se diventassimo vecchi, come chiameremmo la mamma più vecchia di noi? Mamma. Non c’è altro nome. (Marino Moretti)