02.11.2023, In ricordo dei nostri Defunti

Per molte persone, anche qui in paese, novembre è un mese triste, abbinato com’è alla commemorazione dei Defunti e alla mestizia delle celebrazioni. Ieri è “andata bene”, grazie a una provvidenziale tregua in questi periodi di turbolenza atmosferica. I cimiteri erano affollati: i quattro del Comune di San Pietro al Natisone trasformati e mantenuti in autentici giardini, altri vicini invece abbandonati dagli amministratori. Ad esempio, come si fa a lasciare una persona cara nel camposanto di Brischis? Fango, pericolo di scivolate, muffa, pozzanghere, spesso tombe irraggiungibili. Riflettendo sulla giornata dedicata a chi non c’è più, forse ci chiediamo perché la morte faccia ancora paura, stupidamente mistificata dalla festa di Halloween. Non riusciamo a sconfiggere questo tabù, a catalogarlo come passaggio obbligato. Forse perché la fine è un salto nel vuoto e il vuoto dà sempre una certa angoscia. Sarebbe impressionante elencare tutte le persone di Ponteacco decedute in questi anni, da quando abbiamo l’impianto computerizzato delle campane, il loro vuoto lasciato in molte case. Ma la fine e l’accessorio, se è possibile, devono restare lontano dallo sguardo, dalle nostre conversazioni, dai nostri pensieri tranne i primi due giorni di novembre.

01.11.2023, La Commemorazione dei Defunti

Sono secoli e secoli che il penultimo mese dell’anno si apre con la Commemorazione dei Defunti, un tempo appuntamento di precetto, oggi secolarizzato come buona parte delle feste religiose. Si tratta di un decadimento dei valori della nostra società occidentale? In un certo senso sì, perché non ci si deve (o dovrebbe) dimenticarsi di loro e anteporre a loro il carnevale halloweiniano. Molti paesani meno giovani ricordano i lunghi Rosari recitati in onore ai defunti della casa, che terminavano con le castagne profumate, cucinate nel forno. Era anche un momento di condivisione di silenziosi valori, di cui forse ci siamo liberati troppo in fretta. Oggi e domani ci saranno ovunque processioni ai cimiteri, quelle che negli anni ’80 e ’90 erano autentiche sfilate, mentre oggi rimane ancora il vizio di rubare i crisantemi. Furto sulla tomba: spregevole gesto umano che non trova giustificazione. I cimiteri anche quest’anno sono autentici giardini e un fiore e un lumino sono presenti su tutte le tombe. Buon 1° novembre. Per molti sarà l’occasione per rivedere parenti e amici. Ieri non siamo stati in grado di preparare la notizia del giorno. Ci dispiace.

30.10.2023, Ieri al Centro

Venerdì pomeriggio à arrivato un messaggio WhatsApp scritto da Evelino del seguente tenore: “Posso affiancare Lorenzo nel suo turno di domenica?” e la risposta del “Lungo” è stata immediatamente affermativa. Alle 10 il turno è partito, non prima di aver acceso la stufa, non tanto per il freddo, quanto per abbattere la percentuale di umidità. È stata una bella sorpresa rivedere Vel dietro al banco, con la sua travolgente comunicabilità, a preparare tartine e aperitivi. Con sé ha portato un raccoglitore con molte fotografie del paese degli anni del dopoguerra, fino ai ’60, che potrebbero costituire un punto di partenza per la creazione di un volume su Ponteacco, considerato che ora c’è materiale sufficiente per pubblicare un testo da conservare nelle nostre biblioteche. La domenica al Centro, insomma, è stata buona. Ringraziamo Evelino e Lorenzo per il loro lavoro. La settimana che inizia oggi ci porta a novembre, interrotta dalle meste cerimonie di Commemorazione di tutti i Defunti, rese ancor più tristi dal maltempo. Avviso: è peccato grave rubare crisantemi dalle tombe. Costano al massimo 5 EUR!

18.10.2023, Malattie del passato

Secondo il dottor Fornasaro, studioso di erboristeria e storia, l’influenza cosi detta “Spagnola” causò nelle Valli e nel Cividalese circa 900 morti. Colpì il nostro territorio con insolita potenza virale nel biennio 1919-1920. La Spagna non c’entra poiché la provenienza non è stata ancora esattamente stabilita. Fu detta “Spagnola” in quanto il paese iberico rimase neutrale nella Prima Guerra Mondiale, era privo di censura e fu il primo a diffondere i dati allarmistici di questa grande epidemia che, secondo gli esperti, causò da 20 a 100 milioni di morti nel mondo. Un tempo il nostro territorio faceva i conti con tutta una serie di malattie, probabilmente causate dalla vicinanza condivisa con gli animali allevati. Si poteva essere falcidiati da tubercolosi, infezioni batteriche, morbillo, vaiolo, infezioni batteriche dell’intestino e influenze molto virulente al punto che furono creati sanatori specifici. Queste malattie costituivano la principale causa di morte dei bambini, poiché non erano ancora conosciute le proprietà degli antibiotici. Anche il nostro paese ha dovuto confrontarsi con questa realtà e con decine di bambini morti a causa di tali sindromi.

17.10.2023, La faccina sorridente ha compiuto 60 anni.

Come Patrizia. Il celebre cerchio giallo con la bocca a forma di parentesi e due punti al posto degli occhi, la madre di tutti gli emoji, che usiamo in gran quantità ogni giorno, nacque nel 1963 dalla penna di un grafico che aveva ricevuto l’incarico di creare un simbolo per sollevare il morale della compagnia di assicurazioni per cui lavorava. Si dice che ci abbia messo dieci minuti a mettere giallo su bianco, per un compenso di 45 dollari. Da allora la faccina ne ha fatta di strada, fino a diventare il modello di una intera serie di iconcine ridenti, piangenti, sghignazzanti che la rete e i social hanno reso virali. Il visetto sorridente e anche un po’ sfottente è stampato su adesivi, tazze, T-shirt, agende e cover. Ma è anche diventato un simbolo della contro cultura quando una Band aggressiva come i Nirvana ne stravolse il significato trasformandolo in una faccia cadaverica con gli occhi sbarrati e la lingua penzoloni. Dal 1999 l’inventore istituì il “World Smile Day”, la giornata mondiale del sorriso che si celebra il primo venerdì di ottobre. E’ come diventare l’emblema di un mondo che per un giorno mette tra parentesi i problemi di sempre mostrando la sua faccina gentile e sorridente. Insomma, l’emoji di una utopia?

16.10.2023, Ieri al Centro

Lo abbiamo già detto: Ponteacco è la capitale dei compleanni. Il nostro Centro si presta perfettamente allo svolgimento di questi festeggiamenti con un grosso lavoro di noleggio della sala e delle adiacenze portato avanti da Marina. Nel fine settimana appena trascorso se ne sono tenuti ben quattro che hanno richiamato principalmente gente da fuori. Come abbiamo scritto nelle micro-notizie, ieri i soci sono stati invitati a un piccolo rinfresco offerto da due persone che a distanza di pochi giorni (11 e 15) hanno avuto la ricorrenza della nascita. Esperimento riuscito, da programmare eventualmente anche il prossimo anno, se le parti lo desidereranno. Si è trattato di un brindisi dell’assaggio di invitanti stuzzichini preparati da Laura. Cancello chiuso alle 13:00 per lasciare spazio un’ora dopo un altro compleanno. Auguriamo una buona settimana.

15.10.2023, Benedetto grano (2/2)

I campi della piana di Biarzo e tutto il fondovalle che va da Tiglio a Ponte S. Quirino sono stati i primi ad essere interessati dal passaggio da cacciatori-raccoglitori a contadini. Si è anche sviluppato il primo allevamento. Vivere ammassati in poco spazio, condiviso con gli animali allevati, rendeva i primi paesi della Valle l’habitat ideale per patologie di ogni tipo: si moriva falcidiati da tubercolosi, peste, infezioni parassitarie dell’intestino, da malattie virali come il morbillo, le influenze il vaiolo trasmesse proprio dagli animali e sconosciute prima. I primi agricoltori della Valle non arrivavano ai 40 anni, come testimoniano i loro scheletri, mentre gli studi sui cacciatori- raccoglitori indicano che le loro chances di raggiungere i 70 anni erano simili alle nostre, grazie alla vita poco sedentaria. C’è anche un aspetto che riguarda la dimensione sociale dell’uomo. Le tribù che vivevano di caccia e raccolta non avevano un concetto di proprietà molto forte perché erano composte da estesi gruppi familiari, molto solidali tra loro e possedevano soltanto poche cose, facili da trasportare durante gli spostamenti. Oggi, che siamo 8 miliardi di persone, è impensabile che si ritorni a vivere di caccia e raccolta: non ci sarebbero abbastanza risorse per sostenerci. Siamo costretti a a restare allevatori-agricoltori e possiamo a gran voce dire “benedetto grano”.

14.10.2023, Benedetto grano (1/2)

Lo spieghiamo a tutti i visitatori del nostro sito neolitico: l’invenzione dell’agricoltura è indicata come la nostra più geniale innovazione che ci ha permesso di abbandonare l’esistenza “dura, feroce e breve” dei cacciatori-raccoglitori. E in effetti tutte le invenzioni successive, dalla ruota al telaio, fino al telefonino, sono state concepite in società che hanno vissuto e vivono di agricoltura e allevamento. L’ambiente ci ha rimesso con il degrado del suolo, la deforestazione e le più ridotte disponibilità idriche, ma anche i cacciatori-raccoglitori hanno “attaccato ” la natura ad esempio modificando l’ambiente con il fuoco o cacciando gli animali fino all’estinzione, ma per sopravvivere hanno avuto bisogno che l’ecosistema restasse vitale. Nelle civiltà agricole la natura selvaggia spesso è vista come un intralcio o un pericolo. I cacciatori in caso di problemi climatici potevano spostarsi e cambiare fonte di cibo; i contadini, legati ai campi, rischiavano le conseguenze di carestie quando cambiavano le condizioni climatiche.