Non c’è ponteacchese che non abbia inviato o ricevuto una cartolina. Panorami aerei senza drone di città, montagne, laghi. Quella delle vecchie cartoline, anche in bianco e nero, è una realtà che non c’è più. Il mercato di quei simpatici cartoncini è in progressivo easurimento. Pensiamo che in Italia fino al 2000 se ne stampavano 400 milioni, ridotte oggi a 40 milioni. «Saluti e baci da Sappada, da Milano o da Monaco», imbucata con la speranza che non vada persa, oggi tutto è soppiantato dalla foto scattata con il telefonino e inviata con WhatsApp. Le cartoline ancora si vendono: ci sono gli irriducibili, i collezionisti, ma è poco rispetto a un tempo. Se andiamo a vedere, anche il semplice francobollo non esiste più in posta e si fa fatica a trovarlo nei tabacchini. Ora le vecchie foto sono disponibili in siti in abbonamento. Gli stampatori sostengono che è antieconomico produrre meno di mille pezzi, diventati oggi un’enormità da distribuire. Peccato! Nei selfie non si possono aggiungere le firme di decine di amici. La cartolina rimarrà nel cuore di tutti perchè un conto è ricevere una foto, un conto la cartolina, considerando anche il fatto che il postino oggi ci consegna solo documenti da pagare.
18.09.2023, Ieri al Centro
Enzo e Savina si sono resi disponibili ancora una volta per svolgere, con la loro consueta simpatia, il turno della domenica e una mano l’hanno ricevuta dalla figlia Federica. Li ringraziamo con riconoscenza. Numerosi erano i soci presenti, al punto di costituire una tavolata di “tedeschi”, persone nostre che risiedono in Germania. Sono state rinnovate alcune tessere. Protagonisti della domenica sono stati JM e Daniela. Domani partono per il Belgio, per rientrare a casa dopo oltre due mesi di permanenza a Ponteacco. La Pro Loco li ha salutati con un sentito applauso, augurando loro buon viaggio, ringraziandoli per la compagnia e la collaborazione e invitandoli nuovamente il prossimo anno, all’inizio dell’estate. Sono stati festeggiati i compleanni di due soci con un giro di brindisi e assaggi di ossocollo. La domenica è terminataalle m13:00 per poi lasciare il Centro agli ospiti di un compleanno. Auguriamo una buona settimana.
17.09.2023, Il brodo della domenica
La “župa”, il brodo della domenica per decenni e decenni, forse per secoli, è stata un’autentica istituzione alimentare del nostro paese e più in generale del nostro territorio. Oggi è soppiantata da troppi primi asciutti, tra questi la pasta che a detta dei nutrizionisti non è che faccia tanto bene. Il brodo raccoglieva a tavola l’intera famiglia, a mezzogiorno, non molto tempo dopo la messa. La capace pentola permetteva di fare spesso il bis e il sapore dell’alimento era esaltato da tanti ingredienti che solo le nonne sapevano misurare. Ora si corregge tutto con un cucchiaino di “Vegeta” o di “Dialbrodo”. Naturalmente c’era la carne inserita nel lonaz, nel tegame, che nei tempi di magra era costituita da parti di gallina, con le migliorate disponibilità economiche, invece, di manzo con osso. La carne in umido ottenuta costituiva il secondo piatto, accompagnata da patate e radicchio condito con gli ozvìarki. In numerose case del paese questo menu non è cambiato e costituisce la santificazione della domenica. Come oggi, giornata che auguriamo positiva a lettrici e lettori.
16.09.2023, Il Sole e le tempeste di vento
Nella nostra rubrica “Curiosità” ci occupiamo anche di Sole, delle macchie in evoluzione, prendiamo atto dei comunicato SILSO/SIDC, eppure ci è sfuggito un fenomeno accaduto a mezzanotte del 5 e del 7 agosto quando due violente eruzioni solari hanno provocato una tempesta geomagnetica che ha disturbato i segnali radio e la navigazione satellitare, patrimonio di tutti noi. Il prossimo anno la nostra stella vivrà momenti turbolenti, poiché raggiungerà il picco del suo ciclo d’attività per cui si intensificheranno la formazione di macchie solari e i brillamenti che alimentano le tempeste solari. La dinamica di questi fenomeni è ancora oggetto di studio degli scienziati della meteorologia spaziale. Il vento solare è la corrente di particelle espulsa dalla corona, la parte più esterna della superficie solare. Disturba i campi magnetici danneggiando le apparecchiature tecnologiche in orbita all’esterno della nostra atmosfera. Sarà un’impresa esporsi al sole della montagna, delle Valli e del mare il prossimo anno! I capricci della nostra stella … bruciano.
15.09.2023, Le tagliatelle fatte in casa
Ovunque nel mondo, dove esiste farina e acqua, da sempre ci sono anche le tagliatelle, l’alimento più comune che ci sia al mondo. Nessun Paese può vantare la paternità di questo importante elemento della cucina perché è come sostenere di essere l’inventore dell’acqua. Nella Mitteleuropa, poi, le tagliatelle fanno la parte del leone, ancor oggi utilizzate per guarnire piatti di spezzatino. Anche da noi era usanza stendere la pasta, arrotolarla e tagliare fettine sottili “a salame”, da immergere soprattutto nelle minestre di cui ci siamo occupati ieri. Le nostre nonne preparavano una pasta forse grossolana, piuttosto spessa, ma certamente carica di tutto il sapore sprigionato dal grano. Abbiamo trovato un’antica ricetta fiorentina riconducibile probabilmente a messer Lodovico Ariosto, risalente al 14 febbraio 1548, ultimo giorno di Carnevale, che indicava gli ingredienti delle prime tagliatelle toscane: «Pijja tre scutelle di farina bianca, e uova tre, è fa’ la tua pasta un poco molle. E poi tira con una spoglia longa e stretta e sottile fin che puoi. Arotolala e taglia più sotil che puoi» (dal ricettario “La Cassaria”). Proprio come facevano le nostre nonne.
14.09.2023, Le nostre minestre (2/2)
Il menù riguardante le minestre, come scrivevamo ieri, era piuttosto vario. Dalla tradizione mitteleuropea le nostre nonne preparavano la minestra di “braskvù”: nel lonaz (pentola) si inserivano le foglie esterne del cappuccio, si aggiungevano cubetti di spek e lardo. La pietanza aveva un vago sapore acidulo e la sera era molto apprezzata con la polenta. L’ičmenova kuhnja, la minestra d’orzo, era un piatto davvero squisito e i commensali raramente si fermavano davanti a una sola portata. Questo primo piatto ha avuto recentemente una forte rivalutazione ed è inserito in molti menù di ristoranti anche affermati. Tajadeje (tagliatelle fatte in casa) e fagioli rappresentano un classico della nostra cucina, un invenzione dei nostri territori. La minestra era sempre accompagnata da una generosa fetta di spek. La carrellata prosegue con la minestra di brovada, piuttosto acida e apprezzata dalle persone più anziane. Uno tra i primi liquidi più sgraditi ai bambini era invece la panada: pane raffermo cotto in una specie di brodo. Comprensibilmente non piaceva ai ragazzi per il suo sapore piatto e inconsistente. La domenica la parola d’ordine era “brodo” di gallina o con un osso e una misurata quantità di carne, un pezzo di muscolo per chi se lo poteva permettere. Le minestre costituivano il pasto principale degli sfalciatori in montagna, raggiunti sul posto esattamente a mezzogiorno da una persona della famiglia, con pane, formaggio, pentolone, piatti e cucchiaio. Possiamo concludere che la minestra ha avuto un ruolo importantissimo nella crescita delle generazioni, specie del passato. Per fortuna la tradizione non è persa e i recenti consumi di Friuli DOC lo dimostrano.
13.09.2023, Le nostre minestre (1/2)
Hanno rivestito un ruolo fondamentale nella nostra alimentazione. Tutt’oggi si tratta di un piatto gradito, nonostante l’assalto imperante di primi asciutti. Il termine “minestra” è molto antico e si trova scritto sin dal ‘200. Deriva dal latino “minestrare”, che vuol dire somministrare e anche servire a tavola. Questa parola ha assunto nel tempo un significato un po’ deteriore, anche perché spesso sinonimo di brodaglie senza alternativa. Sono nati così molti detti: “mangiare sempre la stessa minestra”, “mangiar questa minestra o saltare dalla finestra”, “un piatto di minestra non si nega a nessuno”. Il diminutivo minestrina si riferisce sempre a piatti in brodo leggeri, mentre l’accrescitivo minestrone indica una preparazione a base di verdure e pasta (tajadèje). Il termine “zuppa” è invece molto più recente (XV-XVI sec.) e deriva dalla voce gotica “suppa” che vuol dire “fetta inzuppata”. La sua preparazione è infatti costituita da pane (raffermo) immerso in un brodo di legumi e verdure. Fino agli anni ’60 e forse poco oltre, non c’era almeno un pasto senza minestra. Era cucinata in pentole di terracotta, spesso sorrette da una rete esterna e il profumo costituiva un carattere distintivo. L’alternanza di minestre non era poi così limitata, ovvero i gusti spaziavano dai gusti forti a quelli semplici, odiati soprattutto dai bambini. Domani passeremo in rassegna alcune minestre popolari, che tutt’oggi sono riproposte, specie le più saporite …
12.09.2023, La selvaggina
L’altro ieri prima domenica di caccia. Come abbiamo già scritto, si è trattato di un susseguirsi di colpi di fucile e per fortuna nessuno si è fatto male. Stando alla testimonianza dei cacciatori, mai c’è stata abbondanza di animali come in questi ultimi anni. I nostri boschi sono popolati da moltissimi animali che, grazie alla fitta vegetazione, hanno trovato il loro habitat. I cinghiali rimangono ancora confinati della macchia boschiva perché evidentemente trovato un’abbondante quantità di cibo, mentre costituiscono un autentico problema nella zona di Cemur, i cui campi sono ogni anno devastati dal “sus scrofa”. Se la prendono con un campo di patate e riescono a mangiarne quantità immense, dissotterrandole esattamente dove sono posizionate. Come sappiamo, i cinghiali sono noti per il temperamento aggressivo: qualora presi alla sprovvista o messi alle strette, infatti, questi animali, anche se feriti o debilitati, attaccano senza pensarci due volte, combattendo strenuamente e risultando molto pericolosi. Si tratta di animali dalle abitudini crepuscolari e notturne: durante il giorno riposano in buche scavate nel terreno.
11.09.2023, Ieri al Centro
Occasione di ritrovo anche ieri al Centro. L’aperitivo, uno stuzzichino e la formazione di piccole compagnie variabili fanno da sottofondo alle ore centrali della giornata di festa. Marzia e Tonino, che ringraziamo, hanno svolto il turno con disponibilità e cortesia. Rebecca ha festeggiato il compleanno offrendo ai presenti una consumazione, mentre la sua festa privata è proseguita in pomeriggio con musica e buffet. È lunedì, si apre per molti una settimana feriale post-ferie. Auguriamo un buon ritorno alle proprie attività.
10.09.2023, Dopo le micro arrivano le nanocar (2/2)
Queste piccole vetture sono i cosiddetti “quadricicli” e hanno superato in Italia la vendita di 7.000 pezzi, il 74,1% in più dell’anno precedente. Si stima, secondo Quattroruote, un incremento del 30% annuo e per ora la produzione fa fatica a stare dietro agli ordini. Sono mezzi manovrabili e anche sicuri per se stessi, vedremo se anche per gli altri. La nanocar “Silence S04” può ospitare due persone, il design è avvenieristico, a batteria removibile a forma di trolley che si ricarica in casa in 7 ore. Dovrebbe arrivare sul mercato entro ottobre, al costo di 15.000 EUR. C’è un altro modello, la “Mole urbaba”, ricaricabile in due ore. Si potrà ordinare a novembre a partire da 10.500 EUR. Il prezzo scende, il mercato sale. La nuova mobilità funzionerà così? Buona domenica a lettrici e lettori.