In fatto di merenda scolastica, gli studenti delle medie e delle magistrali di San Pietro al Natisone del nostro paese, fino agli anni ’70, si dividevano in due grandi gruppi: quelli che si portavano da casa il panino di formaggio e i privilegiati che avevano la possibilità economica di comprasi un buon panino alla mortadella che acquistavano dalla signora Rosùta di Azzida, mamma di Giorgio Missana. Rosùta appariva come una persona piuttosto anziana, con il capo coperto da un fazzoletto nero dai bordi raccolti alla nuca, con il volto consumato dalla fatica o dal sole. Anagraficamente aveva un’età indefinibile, apparentemente ben superiore ai 70 anni, in realtà probabilmente poco più che cinquantenne. La vedevamo dalle finestre del primo piano: mancava poco a ricreazione quando di gran lena pedalava e muoveva il suo triciclo dotato di piccolo cassone dov’erano sistemati molti panini con mortadella profumata. Per superare la breve salita che dal collegio portava al cortile interno delle magistrali-medie, Rosuta premeva a fondo sui pedali, piegandosi quasi all’altezza del manubrio. Il tempo di predisporre i panini sul ripiano e vedersi accerchiata dagli studenti affamati. Il panino costava 100 lire. Dalla fame e dalla voglia di addentare la profumata rosetta con la mortadella, nessuno aveva il tempo di chiedersi dove i panini erano confezionati, quale fosse il lavoro della signora dalle unghie sempre nere (faceva la meccanica? -ci si chiedeva) e cosa trasportasse questo triciclo durante il resto della giornata lavorativa. Eppure nessuno mai è stato sottoposto ad AstraZeneca, Pfizer o J&J: tutti immuni!
22.04.2021, Due salami non sospetti
Il protagonista della nostra storia è un paesano che frequentava l’Istituto professionale di San Pietro al Natisone, anno scolastico 1959-’60. Nelle famiglie i soldi erano contati e razionati e spesso per gli studenti non c’erano i mezzi per acquistare la necessaria cancelleria da utilizzare per i compiti e per i disegni. Le due cartolerie di San Pietro, Fulla e Elena (quasi di fronte al Ristorante Belvedere) avevano tutto il necessario, ma mancava la materia prima: la pecunia. Dovendo effettuare quest’acquisto necessario, la madre del nostro protagonista consegnò al figlio due salami da venderli al negozio di alimentari “Autmann” a pochi passi dal Belvedere. Il signore accettò la transazione, pesò i due salami, pagò il dovuto o il pattuito e con il denaro incassato, lo studente attraversò la strada e acquistò il compasso, la squadra, la stecca e un album da disegno tecnico. Finita la giornata, il ragazzo rientrò a casa e la madre gli disse: “Sai, è venuto poco fa Autmann e mi ha chiesto se ero al corrente che sei passato in negozio con due salami. Voleva solo sapere se la loro provenienza era lecita”. Era un periodo di ristrettezze e i ladruncoli mettevano a segno vari bottini, anche galline, ma non quelle della famiglia Golles poiché attraverso un piccolo buco, trascorrevano la notte nella stalla e noi nei pollai facilmente accessibili.
21.04.2021, Oggi parliamo di Ape
E non ci riferiamo al prezioso insetto che, come sappiamo, sta attraversando un periodo di difficoltà, ma dell’Ape a tre ruote che apparteneva al signor Davide Onesti, apprezzato panettiere di Tiglio. Utilizzava il mezzo per le consegne locali di pane. Panificare era un mestiere che dava molte soddisfazioni, ma che imponeva levatacce nel cuore della notte e il sabato si trasformava in una giornata più faticosa delle altre. La domenica, giorno di riposo, era l’unica occasione che Davide poteva avere per sgranchirsi le gambe e schiacciare un pisolino pomeridiano sul divano. Abitudine che ovviamente non era sfuggita al figlio Renzo. È bastato poco per conoscere il luogo dov’erano custodite le chiavi, muovere il mezzo a tre ruote con l’aiuto di qualche complice, trascinarlo in silenzio fino al bordo della discesa di Tiglio e metterlo in moto con una spintarella, lontano dalle orecchie del papà. Una canzone degli anni ’90 recitava: “È qui la festa?”. Iniziava la domenica godereccia per i coetanei di Renzo, tutti caricati sul cassone dell’Ape, una volta fino a 13 persone! Andavano a Biacis all’osteria da Silvana, a Cras dalla Onelia, a Tarcetta da Bros, a Pulfero da Pussini o dalla Pinuccia, poi a Vernasso e in altri posti ancora. Il tempo di ritornare a casa, zitti-zitti, lasciare l’Ape e le chiavi dov’erano state prelevate e, per il figlio, assistere al risveglio del padre dopo un meritato riposino.
20.04.2021, Un tronco molto affettuoso
San Bernardo di Chiaravalle diceva: “Si impara più dai boschi che dai libri”. Si dice che Franco Golles marinasse “a volte” la scuola per rifugiarsi nel bosco dove trovava le sue ispirazioni e la pace interiore. Forse seguiva alla lettera l’insegnamento del monaco e filosofo medievale che predicava il suo afflato verso le creature umane, animali e vegetali. Il bosco e i sentieri naturalistici come il nostro (Ponteacco-Natisone), oltre a luoghi pedagogici diventano un autentico presidio terapeutico, quasi da prescrizione medica. Il “bagno tra le piante” si propone come cura del corpo e dell’anima. In un momento come questo, in cui i contatti sono oltremodo rarefatti, dove una stretta di mano è un peccato e un abbraccio un reato, stringersi affettuosamente a tronchi e rami ci restituisce sul piano naturale quella comunicazione corporea che si è interrotta sul piano sociale. La terapia forestale si sta diffondendo sempre più, anche in Friuli. Anche secondo i medici: l’ideale è avvinghiarsi a un bel larice odoroso o a un bel faggio per almeno cinque minuti. Ah, non si specifica se prima o dopo i pasti …
19.04.2021, Ieri in paese
Domenica ampiamente dedicata allo svago. La condizione di penultima domenica a zona arancione, ha suggerito a molte persone di attenersi a quest’ultima richiesta di sacrificio, considerando che la situazione epidemiologica nel nostro Comune e in FVG è in miglioramento, incoraggiante. Vivace il traffico di ciclisti e di pedoni, anche se la giornata non era tra le migliori sotto l’aspetto meteorologico. Breve riunione informale del Consiglio direttivo della Pro Loco: si è svolto al Centro alle 14:30. Finalmente riapriremo i battenti del Centro! Avverrà domenica 02 maggio, all’aperto, quindi utilizzando il chiosco e l’area garden. È stata fatta una ricognizione dello stato in cui si trovano gli impianti. Ci sono molti pali della recinzione da sostituire, è necessario ridipingere con vernice impregnante i due prefabbricati, va ottimizzato lo spazio-cucina esterna, nonché una riverniciata ai primi tavoli-panche deteriorati dal tempo e la manutenzione del sentiero naturalistico in vista di lezioni scolastiche all’aperto che si svolgeranno da maggio alla fine dell’anno scolastico. Il Consiglio ha deciso di verificare la fattibilità del recupero dei 3 affreschi nel borgo Gorìza. Riprenderemo dal 02 maggio (salvo diverse disposizioni di legge) gli incontri privati con sala a noleggio. È in programma una mole immensa di lavori e impegni e si farà il possibile per portarli a termine con successo.
20.04
18.04.2021, Separazioni
Come dire al bambino o ai bambini che i genitori stanno per separarsi? Come spiegare che la famiglia in cui sono cresciuti si scompone e si trasforma in precisi turni dalle … alle? Qual è il dramma che vivono i bambini quando svanisce la certezza della presenza dei genitori uniti, soprattutto quando nutrono lo stesso grande affetto verso uno e verso l’altra? Nei piccoli la sofferenza è enorme e si spegne l’entusiasmo della vita almeno fino all’avvio della nuova routine e di nuovi auspicabili equilibri. È un fenomeno che riguarda tanto la città, quanto i centri minori come i nostri. Come tornare alla vita da single, spesso con meno soldi e con maggiori responsabilità, gestendo a turno i figli? La fine di una convivenza è sempre un salto nel buio. È un passaggio doloroso, destabilizzante: spesso a fallire è un progetto di vita su cui si era investito molto, anche in termini materiali e oltre alle giornate, bisogna riprogrammare la propria identità. Spesso e dov’è possibile, le coppie scelgono la “separazione in casa”, dove ognuno vive la propria vita e a volte il rapporto può sfociare in amicizia o in “mutuo soccorso”. Per i bambini è la soluzione ideale.
17.04.2021, La scoperta del vero cinema
Il quartetto aveva marinato i vesperi pomeridiani di una domenica di fine maggio del ’60 e di gran lena, in bicicletta, raggiunse Claudio che frequentava l’Istituto professionale di Rubignacco. Per i nostri adolescenti, Cividale rappresentava già una città dov’era anche possibile perdersi. Erano in bicicletta e quale luogo d’incontro diverso da Mitri poteva mai essere! I ragazzi ci misero non più di 10 minuti per raggiungere Cividale. Claudio li accompagnò in un “vero” cinema, in piazza Picco, sala parrocchiale con proiezione domenicale continua. Sembrava immensa rispetto al cinematografo di San Pietro con Luzio facente la funzione di controllore dei biglietti. La grande sala, lo schermo enorme e un audio di elevata fedeltà stupirono i nostri paesani che ebbero la prima occasione di vedere un film western davvero emozionante. Alla fine della proiezione c’è stato il tempo per bere una spuma alla Bassanese (locale al tempo molto in voga) e di dividere in cinque parti una pizza (diametro 25 cm) ordinata al “Cervo d’Oro”. Consapevoli di aver fatto una fuga senza il dovuto avviso ai genitori, rientrarono pedalando così velocemente da stupire le rispettive mamme al loro rientro: «Come mai siete venuti a casa in anticipo?».
16.04.2021, La creatività di Claudio
Quando nella seconda metà degli anni Cinquanta Claudio si trasferì in Germania, il paese perse una persona ingegnosa e molto creativa. Appassionato di conoscenze nuove e capace di creare un’infinità di piccoli oggetti, sapeva molto sulle qualità dei vari tipi di legno e il loro impiego e gli piaceva ingegnarsi nella lavorazione di piccoli oggetti di metallo. Nel cortile, a fianco della stalla, aveva ricavato un angolo con una piccola fucina alimentata con pezzi di carbone e un piccolo mantice per alimentare la fiamma e arroventare il metallo. Un giorno Brunàč gli regalò una grossa molla di camion in acciaio e il giovane Claudio riuscì a sagomare decine di “britle” e “pouč” (coltellini a forma uncinata) seguendo la matrice data dalla molla. È solo l’esempio di una miriade di oggetti in metallo e in legno che ha forgiato, limato e affilato nel suo tempo libero. Frequentò l’istituto professionale di Rubignacco, che dava una qualifica in più rispetto agli altri diplomi e la passione di creare, di risolvere problemi tecnici con l’ingegno è rimasta la caratteristica della sua vita.
15.04.2021, Occhi sullo smartphone = pericolo pubblico
Chi usa troppo il telefonino rischia di non passarsela bene di notte, né di giorno: dorme male e quando va in giro per le vie affollate di Udine o di qualsiasi altra città, diventa un ostacolo per le passeggiate altrui. Questo è quanto riporta una nuova mole di studi ed è un argomento che abbiamo già affrontato. Sembra che 3 studenti universitari su 10 siano letteralmente dipendenti dalle notifiche. Si svegliano di notte per controllare il telefonino, mantengono un sonno superficiale per non rischiare di perdere l’avviso di notifica, si alzano stanchi. La dipendenza da smartphone è un problema anche di giorno e non soltanto per i numerosi incidenti d’auto che causano nel traffico. Bastano tre persone che si spostino messaggiando su WhatsApp, a piedi, in una via affollata, per modificare la traiettoria di una cinquantina di persone e se due lo fanno da direzioni opposte, rischiano di fare “gong”, senza parlare di gente rovinata a terra per essersi inciampata o per aver battuto la fronte contro un palo. I “tecno-distratti” sono imprevedibili perché sono persi nel loro mondo digitale. Chi proprio non può fare a meno, si incolonni almeno dietro un’altra persona. Ma solo se priva di telefonino.
14.04.2021, Un abile maniscalco (2/2)
In un angolo della kovacia c’era sempre del carbone ardente e al bisogno il fuoco era attizzato per permettere l’incandescenza del ferro e la sua lavorazione. Come dice il proverbio, Guido batteva il ferro fino a che era caldo. Sagomato a seconda dell’impronta di ogni singolo cavallo e zampa, il ferro ancora caldo era immerso nell’acqua per l’abbattimento non completo della temperatura, quindi apposto allo zoccolo dell’animale. Ogni tanto i clienti giungevano da lontano e, a pagamento avvenuto della prestazione, Guido andava in osteria e ordinava tre quarti di vino con 5 o 6 bicchieri. E aspetta che ti aspetta (i clienti se n’era già andati da tempo), diceva alla Diana: «Kùai tua de ne prideju gor -come mai che (i clienti) non vengono su-?» e la Diana: «Ah, na stùajse bat, Guido, na pride nobedan -ah, non avere paura, Guido, non viene nessuno». Sono aneddoti che fanno parte della storia del paese.