27.06.2022, Ieri al Centro

   Quella di ieri non è stata la domenica dei record, ma di un discreto via-vai di soci. Il turno di Marzia e Tonino è sempre gestito con cura e simpatia. La calda domenica ha favorito l’esodo e il paese era insolitamente più che tranquillo. Ci sono alcune persone in vacanza, altre invece sono tornate dalla vacanza. L’attrazione della giornata festiva di ieri è stato il Natisone con la presenza di molta gente al Muz, al Mulino, a Biarzo e in altri punti di richiamo. La settimana che inizia oggi ci porta in luglio. Saranno giorni caldi, forse con un acquazzone domani pomeriggio-sera. Salutiamo le lettrici e i lettori, con l’augurio di belle giornate di serenità.

26.06.2022, Breve storia delle osterie: Osteria Pocovaz (2/2)

    L’osteria Pocovaz, proprio “tà na ziast” (sulla strada), era un’attività a conduzione familiare piuttosto vivace. Si svolgevano piccoli campionati di bocce, di carte e una o due volte all’anno anche la festa con il ballo. Il “brejàr” (pista) era collocato di fronte al locale, dove oggi c’è il piccolo prato adiacente al campetto da calcio. Non ci è nota la provenienza della struttura in legno, ma al tempo era considerata particolarmente precisa negli incastri che permettevano lo svolgimento dei balli senza inciampi o slogature. Nel giardino c’era una ricca pergola di vite, per la sosta dei clienti … all’ombra, che in trevigiano è il “tajùt”. Il locale, come tutti del resto, aveva il proprio “cagadôr” (francesismo utilizzato per intendere “WC”), collocato non proprio vicino all’abitazione, ma a una ventina di metri, troppa per i pigri che di notte facevano pipì, complice l’assenza di illuminazione pubblica, contro il muro dell’abitazione vicina il cui proprietario stanco di vedere il proprio muro sempre bagnato e maleodorante, decise di costruire un piccolo muretto di separazione tra le due case. Dopo la scomparsa di Tonza, il locale passò in gestione alla figlia Maria e suo marito, Carmelo, che aveva problemi di deambulazione. Posizionò a metà altezza del muretto due pietre piatte a mo’ di davanzale. Si appoggiava lì ed era il miglior posto per arrotolare il tabacco nella cartina. 

25.06.2022, Breve storia delle osterie del paese: Osteria Pocovaz (1/2)

   Tonza Pocovaz, classe 1879, aveva uno spiccato senso per gli affari. Viste le condizioni economiche del tempo, non si trattava di grandi transazioni o clamorose compravendite, ma quando bastava per garantire alla famiglia un buon tenore di vita. Decise di aprire la prima osteria del paese, proprio nella casa in cui oggi abita Mabira della quale era il bisnonno. Il locale adibito alla mescita si sviluppava al piano terra, su tre stanze comunicanti tra loro, dotate di tavolini e sedie impagliate: la prima era quella d'”impatto”, la seconda era più piccolina, mentre la terza era destinata agli ospiti di riguardo. Il gestore e la famiglia utilizzavano lo spazio a destra dell’ingresso, dove si trovava la cucina. L’osteria non aveva un banco vero e proprio: si serviva principalmente il vino, attinto da bottiglioni riempiti in cantina, giù per ripide scale, poi era servito in caraffe di vetro di cui ci siamo occupati nelle “news” di ieri. Il locale aveva un bel giardino con ben due campi destinati al gioco delle bocce. L’osteria era sempre frequentata, non solo dai numerosi paesani del tempo, ma anche da chi si fermava lungo la strada statale, oppure utilizzava stazione del treno, lì a pochi metri …

24.06.2022, Breve storia del “beverage” locale (2/2)

    Nell’osteria del paese si somministrava principalmente (o quasi solo) vino, servito non in bottiglia, ma in caraffe dal vetro trasparente. Tutte le osterie possedevano i recipienti da mescita, dall’ottavo ai due litri, che ogni anno dovevano essere tarati in Comune. Il “tubo” era da 1 litro, la foglietta da mezzo litro, il quartino, il  chirichetto -scritto così-  da un quinto e il sospiro da un decimo (ombra nel trevigiano, tajùt in Friuli, tàj da noi). Solo a cavallo degli anni ’50 e ’60 comparve in bar, dalla Diana, la macchina del caffè costituita dal tipico braccetto porta filtro a un beccuccio e da una leva in posizione verticale, lunga circa mezzo metro. L’operatrice imbracciava la leva tirandola verso il basso, la rilasciava in modo che un sistema di molle comprimessero l’acqua bollente da cui  poi fuorusciva goccia a goccia il caffè. Non mancava la grappa, il vermut e la marsala, mentre i ragazzini potevano consolarsi con la spuma arrivata negli anni ’60 o con l’aranciata Recoaro contenuta in piccole bottigliette di vetro zigrinato. La birra era diffusa. Si beveva soprattutto la Moretti che sponsorizzava il proprio prodotto con il famoso nonno dai lunghi baffi, ritratto sui calendari con il datario a rotelline per i giorni e la settimana. Prima della ditta Enovalli, la distribuzione dal dopoguerra era effettuata dalla ditta Piccoli di Vernasso che provvedeva a rifornire tutte le osterie del territorio. Aveva un magazzino negli scantinati dell’ex-macelleria Beuzer e un altro vicino all’edicola. Vedremo da vicino la storia delle osterie del nostro paese, iniziando da quella del bisnonno di Mabira, Tonza, anni ’30.   

23.06.2022, Breve storia del “beverage” locale (1/2)

   I supermercati dedicano molta attenzione al reparto bibite, vini e liquori, con corsie specificamente riservate a questi prodotti. Si tratta di un’autentica esposizione di birre dalle grandi alle piccole marche, di centinaia di liquori, di una rassegna-vini che va dal prodotto in tetrapack con rubinetto, fino alle bottiglie da collezionista. Non parliamo del reparto acque minerali, dove siamo conosciuti in mezzo mondo per l’elevato consumo pro-capite. Le corsie dedicano molto spazio alle bibite gassate, non gassate, fatte con frutti esotici, spesso colorate con enzimi dalla dubbia provenienza naturale, ai succhi di frutta confezionati in ogni forma possibile. C’è poi il the suddiviso in classico, alla menta, alla pesca, light, estathè, invernthè e chi più ne ha, più ne metta. Chiudono la rassegna gli aperitivi come l’aperol, il crodino, il gingerino. Passando lungo le corsie con il carrello, ci siamo mai chiesti quali fossero i prodotti disponibili una cinquantina d’anni fa? Il confronto è impietoso. L’acqua minerale frizzante è comparsa nei nostri negozi agli inizi degli anni ’70 e raccontare questa notizia alle nuove generazioni è motivo di scherno nei confronti dei meno giovani. In negozio erano disponibili le bustine di Idrolitina, che si versavano in bottiglie di vetro con tappo ermetico. La reazione del bicarbonato dava una certa effervescenza e anche una leggera salatura all’acqua. Era considerata dai ragazzi “buonissima”, quest’acqua minerale fai da te …

22.06.2022, La carne alla griglia fa bene? Fa male? (2/2)

   La cottura indiretta o a convenzione è lunga e delicata, perfetta per cuocere fino al cuore della carne e i “griller” sostengono che non è adatta alla fiorentina. Esiste anche la cottura nell’affumicatore per ottenere cibi saporiti grazie a legnetti aromatici che, bruciando lentamente, sprigionano del fumo profumato il quale è assorbito dalla carne. In questi ultimi anni numerose persone hanno gustato la carne, le patate e i peperoni cotti assieme nel “sač” bosniaco o croato. Si tratta di una padella larga anche mezzo metro, munita di identico coperchio. Riempita di alimenti, la si copre con molta brace e la cottura si raggiunge con il microclima che si genera all’interno, senza pericolo di bruciatura della carne. Per proteggere la salute di noi consumatori è necessario evitare temperature di cottura elevate. In questo caso, infatti, la bruciatura della carne dà inizio a reazioni chimiche complesse. A molte persone piace la carne ben cotta, ma è da prestare attenzione perché la carne bruciacchiata dà vita anche a composti cancerogeni come l’acrilammide, deleterio per stomaco, fegato e pancreas. Suggeriamo dunque una buona carne aromatica, anche se cotta in più tempo del previsto, senza farci correre rischi per la salute.  

21.06.2022, La carne alla griglia fa bene? Fa male? (1/2)

   Possiamo definirci esperti in fatto di griglia, con tutta la quantità carne che abbiamo cucinato nel corso dei nostri 13 anni di vita della Pro Loco. Si tratta di un compito piuttosto impegnativo, che dà grandi soddisfazioni quando il prodotto finale è gustato con piacere dal consumatore. Abbiamo imparato che cuocere alla griglia è diventato una “scienza esatta” perché è necessario trovare l’equilibrio proteggendo le qualità degli alimenti senza recare danno alla nostra salute e, nello stesso tempo, salvare il gusto. Abbiamo ordinato una nuova griglia, a piastra (non ondulata) poiché è soprattutto più facile da lavare. Una griglia grande permette di lavorare su uno spazio maggiore, dove si sviluppano varie temperature, il cui controllo è essenziale per la riuscita della grigliata. C’è la cottura diretta, indicata per i tagli più corposi e con una discreta presenza di grassi. Con tale tipo di cottura, dunque poggiando la carne sulla piastra bollente è facile raggiungere temperature elevate, anche di 280-320 gradi. Un calore intenso che permette di cauterizzare la superficie della bistecca. La cottura a convenzione, al Centro non è usata in quanto è popolare quando si cucina una porchetta, oppure pezzi di carne vicini alla fonte di calore. Cuociono per il contatto con l’aria calda tra carne e sorgente di calore …

20.06.2022, Ieri al Centro

   Complice il gran caldo, complice la bella giornata che ha favorito esodo e gite, complice anche qualche assenza, quella di ieri è stata una domenica senza infamia e senza lode. Ottima la conduzione del turno di Laura e Patrizia, coinvolgenti e simpatiche come al solito. Reduci dalla precedente domenica molto affollata, numerosi soci non si sono visti. La domenica è trascorsa con molto movimento sulla statale. Un raduno di moto in Slovenia ha fatto transitare ieri mattina centinaia e centinaia di moto verso Caporetto e numerosi sono stati anche i ciclisti singoli o a gruppi. Il Natisone ha favorito il refrigerio dei bagnanti con importanti presenze al Muz, al Mulino e a Biarzo. La settimana si apre ancora con il gran caldo; domani lasceremo la primavera per entrare nell’estate astronomica. Sarà il giorno più lungo dell’anno, infatti da dopodomani le giornate si accorgeranno. Auguriamo giorni sereni, anche in compagnia del nostro sito.

19.06.2022, Tornerà la mascherina?

   Il personale dei negozi del nostro territorio e della maggior parte degli uffici indossa la mascherina. Le vicende ucraine hanno distolto l’attenzione dalla diffusione del Corona virus, che continua a seminare contagiati e anche morti, ben quattro l’altro ieri in FVG. Come ben sappiamo, le mascherine sono certamente servite e probabilmente molto ancora serviranno e non c’è oggetto personale capace di rappresentare l’epopea epidemiologica che abbiamo vissuto e che non abbiamo ancora sconfitto. Forse al momento abbiamo solo archiviato il problema degli occhiali appannati, le contravvenzioni per i non vaccinati che stanno giungendo anche in paese, oppure le poco edificanti immagini il ministro della repubblica con la mascherina a penzoloni, o quella del politico indossata sotto al mento con il naso fuori. Per il momento stiamo vivendo un’attenuante di ciò che abbiamo vissuto, mentre ci compiaciamo del fatto che le nostre orecchie non siano più così a sventola. Chissà se, passate le ferie, tornerà. Facciamo pure gli scongiuri!

18.06.2022, Una paura davvero bestiale

   Siamo tornati alle vicende di 30 anni fa, quando la Bosnia era devastata dalla guerra civile. Gli animali furono una componente (sottovalutata) della paura e la loro fuga dalle regioni in guerra provocò un rimescolamento dell’ordine faunistico a 360 gradi: la grande fuga per sottrarsi alla paura delle bombe, delle granate, dei traccianti. La scena si ripete: tra i tanti effetti tragici della guerra in Ucraina c’è anche la dose insopportabile di terrore vissuto dagli animali. Abbiamo visto gatti aggrappati al petto dei propri padroni, oppure ben protetti nelle borse e tantissimi animali selvatici in fuga, che cercano terreno dove questo è libero e che a sua volta allarga l’occupazione e la presenza. È un meccanismo che dura mesi, considerato che Ponteacco è un paese ben più vicino a L’vov che a Cattanzaro (Calabria). Ogni animale ha impresso nel proprio DNA il codice della paura, quello che inietta adrenalina nel sangue: noi umani temiamo i serpenti, i topi anche se cresciuti in gabbia i topi. Non esistono animali senza paura e il loro udito finissimo non fa altro che esasperarli, angosciarli, fino a farli fuggire lontano.