La festa di San Martino, celebrata l’11 novembre, è una delle ricorrenze più sentite nel Friuli Venezia Giulia, regione ricca di tradizioni popolari che si tramandano da generazioni. Questa festa, radicata profondamente nella cultura locale, segna la conclusione del ciclo agricolo annuale e l’arrivo dell’inverno. San Martino è, infatti, un momento di passaggio che combina aspetti religiosi, rurali e sociali, intrecciando elementi pagani e cristiani. La festa di San Martino ha origini antiche, legate al culto di San Martino di Tours, un santo venerato in tutta Europa. Martino era un soldato romano che, secondo la leggenda, durante un freddo inverno, incontrò un mendicante infreddolito. Mosso a compassione, tagliò a metà il suo mantello per condividerlo con l’uomo. Questa azione di generosità e carità cristiana è diventata il simbolo di San Martino, un modello di virtù e solidarietà. In Friuli, la festa ha assunto connotazioni diverse nel tempo, collegandosi non solo alla figura del santo ma anche ai cicli naturali e agricoli. San Martino segna il periodo in cui si concludevano i contratti agricoli annuali, si rinnovavano le mezzadrie e si chiudevano i conti dell’annata agraria. Non a caso, il proverbio friulano “A San Martin, ogni mosto diventa vin” riflette il momento della fine della vendemmia e l’apertura delle botti di vino nuovo. In Friuli, come in altre regioni italiane, è comune parlare dell’”Estate di San Martino” per indicare quel breve periodo di clima mite che spesso si verifica a novembre, attorno alla festa del santo. Questo fenomeno meteorologico, caratterizzato da giornate insolitamente calde e soleggiate, è considerato un dono di San Martino, un’ultima parentesi di bel tempo prima dell’inverno.
10.11.2024 Le foglie secche.
Autunno è stagione di foglie che cadono in uno spettacolo di colori; le foglie cadute sono da sempre ispiratrici di poesie e racconti, metafore del tempo che passa e del cambiamento delle cose. Turisti da ogni dove si recano in Giappone a vedere il “foliage”, la meraviglia dei paesaggi colorati dalle foglie dei ciliegi, o in varie località oggi di moda anche in Italia. Per la gente pratica come noi le foglie secche sono spesso indice di…tombini otturati, vialetti da spazzare e campi da rastrellare! Insomma, un bel lavoro stagionale. Le foglie nei tempi passati erano una risorsa per i contadini che le usavano come lettiera per gli animali o per mantenere asciutti i frutti raccolti e riposti in soffitta. Oggi vengono usate per la “pacciamatura” degli orti in modo da coprire le piante con una soffice coperta di foglie e proteggerle dal freddo mantenendo anche una certa umidità del suolo. Le foglie secche a contatto col terreno e decomponendosi lo arricchiscono di minerali e altre sostanze utili; creano l’ambiente adatto al proliferare di funghi, insetti, microrganismi utili come cibo per altri animali.
08.11.2024 Consigli dell’esperto.
Leggiamo dal Web un’intervista al prof. Valter Longo, famoso per la sua “Dieta della Longevità” e del digiuno intermittente, in cui spiega come sia una cattiva abitudine quella di mangiare il pane al ristorante prima che arrivi l’ordinazione: “E’ come mangiare un cucchiaio di zucchero prima del pasto”. In effetti, i carboidrati e gli amidi contenuti nei grissini o nel pane, sono delle calorie in più che rappresentano una percentuale eccessiva e che potremmo fare a meno di ingerire, soprattutto se poi segue un pasto ricco e grasso come quello che si consuma nei ristoranti. E’ una abitudine tipicamente italiana quella di avere sempre il pane in tavola ed è difficile da abbandonare. Molti altri sono i consigli che il prof. Longo propone: mangiare più proteine che vengono dai legumi piuttosto che dalla carne rossa, preferire cereali integrali, verdure di stagioni, prodotti tipici del territorio; molto importante è la restrizione calorica delle 12 ore che tutti dovremmo attuare, quella cioè di non mangiare dalle 8 di sera fino alle 8 del mattino in modo da permettere al nostro organismo di ottimizzare le sue funzioni.
07.11.2024 Notizie dal Mondo.
Sudafrica: La zona di Johannesburg e Pretoria, capitali del paese Africano, rischia seriamente di restare senza acqua potabile a causa dei livelli dei bacini ormai allo zero; l’intera rete idrica è al collasso a causa delle scarse piogge, il caldo, i furti e le perdite delle tubature stimate al 44%.
Russia: Un’inchiesta dell’Agenzia Associated Press denuncia che almeno 182 giovani donne africane sono state ingannate con contratti di lavoro russi che promettevano occupazione nella ristorazione e i permessi di soggiorno per entrare in Europa; le ragazze invece si sono viste trasportare a più di 1000 km da Mosca e impiegate nelle fabbriche di droni missilistici per la guerra in Ucraina.
Canada: Crisi diplomatica tra Canada e India; la polizia canadese accusa il governo indiano di favorire gruppi criminali dediti ad attività illecite e anche omicidi di esponenti dissidenti indiani.
Marocco: Il sud del paese è stato interessato da fortissime piogge che hanno allagato il deserto del Sahara, cosa che non accadeva da almeno 50 anni. La zona desertica e secca ha ricevuto le piogge di almeno un anno in due soli giorni e ci sono stati almeno 20 morti. Molte colture sono andate distrutte ma le falde acquifere che erano quasi asciutte ora si sono riempite.
06.11.2024 Africa medievale – L’Eredo di Sungbo.
(Articolo di Elvira C.)
La Fortezza Eredo di Sungbo, situata nella Nigeria sud-occidentale, è una delle strutture difensive più imponenti dell’Africa precoloniale. Questo complesso di mura e fossati, noto anche come Sungbo l’Eredo, ha una storia che si intreccia con miti e leggende locali ed è un importante simbolo della cultura Yoruba. Spesso paragonata alla Grande Muraglia cinese per la sua estensione, questa costruzione storica rappresenta un capolavoro di ingegneria militare e organizzazione sociale dell’antica civiltà africana. La fortezza prende il nome da Sungbo, una figura leggendaria nella tradizione orale della regione. Alcuni credono che Sungbo fosse in realtà la regina Bilikisu Sungbo, associata a miti locali che la identificano come la leggendaria regina di Saba, menzionata sia nella Bibbia che nel Corano. Secondo la leggenda, la fortezza sarebbe stata costruita in suo onore o per proteggere il suo regno. Tuttavia, la storia precisa di Sungbo rimane avvolta nel mistero e nella mitologia, rendendo la sua origine un affascinante argomento di studio per archeologi e storici. L’Eredo di Sungbo è costituito principalmente da un sistema di mura di terra e fossati, che si estende per circa 160 chilometri. Questa imponente struttura, costruita tra il IX e il XV secolo, raggiunge un’altezza di circa 20 metri in alcuni punti, con fossati che arrivano a profondità significative. La costruzione è un esempio straordinario di come le società africane utilizzassero le risorse naturali per la difesa, sfruttando la terra locale per erigere imponenti barriere. La fortezza racchiude una vasta area che comprende diversi insediamenti e centri abitati, suggerendo che la sua funzione fosse sia difensiva che di demarcazione territoriale. Oltre alla sua impressionante architettura, Sungbo l’Eredo rappresenta un’importante testimonianza della capacità organizzativa e ingegneristica degli antichi Yoruba. La sua costruzione richiese un coordinamento collettivo significativo, con migliaia di persone coinvolte nella sua realizzazione. Questo dimostra l’esistenza di una società altamente strutturata, con leadership forte e capacità di mobilitare grandi risorse umane. Molto prima dell’arrivo dei Portoghesi nel 1472, qui si scambiavano ricercati prodotti agricoli e spezie, tessuti e sale, si fabbricavano perle di vetro, vasellame e raffinati oggetti in bronzo. Sono stati ritrovati resti di pavimenti costruiti con frammenti di vasi, quindi con materiali di riciclo. Nonostante la sua rilevanza storica, la fortezza è stata a lungo trascurata nelle narrazioni archeologiche globali, anche se negli ultimi decenni ha iniziato a ricevere maggiore attenzione da parte di ricercatori internazionali. Il sito, oggi considerato patrimonio culturale, attira visitatori e studiosi, rendendolo un luogo di grande importanza non solo per la Nigeria, ma per l’intera storia dell’Africa precoloniale. La Fortezza Eredo di Sungbo è un monumento eccezionale che offre uno sguardo sulla complessità delle antiche società africane. Rappresenta non solo un’opera d’ingegneria, ma anche una testimonianza del patrimonio culturale della Nigeria e dell’intero continente africano, spesso troppo sottovalutato.
05.11.2024 I quaranta anni della Scuola Bilingue e la figura del suo fondatore Paolo Pericig.
(Articolo di Marina P. / seconda parte 2 di 2)
Sempre nel 1974, un primo gruppo di bambini prese parte al soggiorno estivo Mlada brieza. Fu proprio questa iniziativa (che proseguì per diversi anni) durante la quale decine e decine di ragazzi svolgevano ogni estate nei paesi di montagna delle Valli del Natisone esperienze di relazione, di conoscenza dell’ambiente e della cultura locale, attività espressive e musicali e di approccio alla lingua slovena, il primo passo verso l’istituzione dell’insegnamento bilingue italiano/sloveno nelle Valli del Natisone e nella Provincia di Udine. A partire dall’esperienza di Mlada Brieza, egli maturò l’idea di istituire una scuola privata bilingue e nel 1980 promosse la nascita dell’Istituto per l’istruzione slovena, da lui a lungo diretto, seguita nel 1984 dalla fondazione della Scuola bilingue (con un centro prescolastico) con 5 bambini, diventati 11 nel corso dell’anno scolastico e, due anni dopo, dall’avvio della prima classe elementare. Oggi conta ben 227 iscritti e comprende una Sezione primavera (dal 2021), una Scuola dell’infanzia (dal 1984), una Scuola primaria ed una Scuola secondaria di primo grado (dal 2007). Nel 2001 viene riconosciuta dallo Stato e pienamente inserita nel sistema scolastico italiano. Nell’ambito delle attività del Centro studi Nediža, Petricig promosse anche iniziative quali l’organizzazione dei campi-scuola durante l’emergenza del terremoto nel 1976, la prima Scuola di Musica di San Pietro al Natisone e, nel 1977, l’istituzione dell’Associazione Artisti della Benecia, con la Beneška galerija, di cui fu per molti anni presidente e animatore. Fu autore di numerose pubblicazioni e saggi nel corso ella sua vita. In campo artistico realizzò opere pittoriche e grafiche, presenti in diverse collezioni pubbliche e private; le sue numerose fotografie e i suoi molteplici filmati (attualmente in fase di digitalizzazione e catalogazione) rappresentano un importante corpus archivistico che documenta la vita sociale e le attività culturali degli ultimi decenni del Novecento nelle Valli del Natisone.
In parte estratto dal sito dell’Istituto comprensivo con lingua di insegnamento bilingue italiano-sloveno.
Nella foto La Presidente slovena Nataša Pirc Musar tra il sindaco di San Pietro al Natisone Cesare Pinatto, il Direttore della Scuola Davide Clodig.
04.11.2024 I quaranta anni della Scuola Bilingue e la figura del suo fondatore Paolo Petricig.
(Articolo di Marina P./ prima parte, 1 di 2)
Sabato 5 ottobre presso Santa Maria dei Battuti a Cividale si è tenuta l’inaugurazione della mostra documentaria per il 40° anniversario della scuola bilingue di San Pietro al Natisone “ La scuola di Paolo – Pavlova šola”. Nel corso di questo anno scolastico sono previste diverse iniziative per i festeggiamenti di questa importante ricorrenza. Ad iniziare, oltre alla mostra dedicata, c’è stata la visita ufficiale della Presidente della Repubblica di Slovenia, signora Nataša Pirc Musar, tenutasi il 15 di ottobre, che, oltre a visitare la scuola, ha anche incontrato vari esponenti delle istituzioni locali, regionali e statali nella sede del Municipio. Ha inoltre incontrato alcuni esponenti di aziende locali (come ad esempio le “Donne della Benečia”) che le hanno presentato i prodotti delle nostre valli. Passiamo ora alla figura di Paolo Petricig. Paolo Petricig (6.2.1929-10.8.2005) fu insegnante, educatore, artista, politico, saggista, instancabile organizzatore culturale. Ideatore e fondatore della Scuola bilingue di San Pietro al Natisone. Tra il 1975 e il 1985 svolse il ruolo di consigliere provinciale a Udine. Nel 1972 con un gruppo di amici e collaboratori fondò il Centro studi Nediža, associazione che si proponeva di affrontare lo studio della Slavia friulana nei suoi vari aspetti, di diffondere i risultati delle ricerche relative a questo territorio e di individuare possibili interventi per il miglioramento della situazione socio-economica dell’area di confine in Provincia di Udine e per la sua valorizzazione culturale. In questo contesto organizzò dapprima diversi cicli di conferenze, con cadenza annuale, denominati Benečanski kulturni dnevi / Incontri culturali della Benecia, cui parteciparono studiosi di diverse discipline sia italiani che sloveni (dal 1973 al 1992), mentre nel 1974 ideò il primo concorso dialettale Moja vas, attraverso il quale bambini e ragazzi in età scolare, cimentandosi con la scrittura in dialetto sloveno, potessero recuperarne progressivamente la padronanza e l’uso.
Nella foto Paolo Petricig
03.11.2024 Una visita al cimitero.
Come da tradizione per la Festa dei Santi, nelle nostre Valli l’1 e 2 novembre si sistemano le tombe e si visitano quelle di parenti e conoscenti; molti sono i cimiteri di montagna molto caratteristici e spesso con un bel panorama. Ponteacco non ha mai avuto un cimitero e quindi i nostri cari sono seppelliti a San Pietro ma molti lo sono anche a Brischis, a Lasiz, ad Antro. Visitando il cimitero di Brischis (Pulfero) ci è capitato di notare una tomba molto vecchia nascosta nell’angolo a nord, sotto il muro di contenimento. La curiosità è caduta sulle date di morte dei due defunti, il 1923: una tomba di ben 101 anni! La seconda curiosità sta nell’intestazione che specifica la provenienza; infatti i due coniugi che giacciono insieme si chiamavano Luigia Coren di Ponteacco (ben specificato!) e Giovanni Manzini di Brischis, morti entrambi nel 1923. Subito si è aperto un dibattito tra i visitatori locali su chi fossero, come mai una tomba così vecchia e un po’ abbandonata è ancora lì, ecc. Ma oggi sulla tomba c’era un ciclamino, e qualcuno ha detto che lo aveva deposto un signore di Vicenza…(il mistero si infittiva). La risposta è stata data, molto più tardi, da Ada di Ponteacco (92 anni). Si tratta dei genitori dello stradino Donato che abitava nella casa che era abitata ultimamente dalla Carolina in borgo Golles. I suoi figli sono andati ad abitare in altre regioni e, quindi, un pronipote nostalgico, dopo tanti anni, è passato a rendere omaggio ai suoi avi. Una bella storia.
02.11.2024 Novembre.
Pare che, secondo le ultime statistiche, Novembre non sia il mese meno amato dagli italiani perché manca poco alle feste natalizie…mentre lo è gennaio perché è il mese che si porta via tutte le grandi feste. Novembre è il mese dei giorni brevi, il mese di bruma, davanti mi scalda e dietro mi consuma, dice un proverbio per indicare l’arrivo dell’inverno e del solstizio. E’ il mese del freddo che una volta portava la prima neve, ma anche quello dell’estate di San Martino, 11 novembre, con probabili giornate soleggiate e tiepide. Per tutti i Santi la neve è sui campi, per i Morti la neve è negli orti. Per San Martino cadon le foglie e si spilla il vino. L’estate di San Martino dura tre giorni e un pochino. Un’altra Santa viene festeggiata il 25, è Santa Caterina, per Santa Caterina o neve o brina. Infine, il 30 novembre non ci si dimentica di Sant’Andrea : Per Sant’Andrea piglia il porco per la sèa; se tu non lo vuoi pigliare fino a Natale lascialo andare. La versione friulana è A Sant Andree il purcìt su la bree. Come non ricordare la filastrocca che ci insegnavano alla Scuola elementare per ricordare il numero dei giorni dei mesi dell’anno: trenta dì conta novembre con apri,l giugno e settembre, di ventotto ce n’è uno, tutti gli altri ne han trentuno!
01.11.2024 Tutti Santi.
Il primo Novembre si festeggia la ricorrenza di Tutti i Santi, sia i cristiani della Chiesa Cattolica che quelli Ortodossi; un tempo veniva festeggiata anche la vigilia e l’ottava ma papa Pio II nel 1955 le ha abrogate. Più sentita, forse, la Festa della Commemorazione dei defunti del 2 Novembre, giornata in cui tutti si recano nei cimiteri a trovare le persone care. Sono giornate dedicate al ricordo e alla riflessione ma ora sono più ricordate per la festa di Halloween che il sistema consumistico globale ha imposto e che molti seguono. Nei tempi passati era tradizione che tutta la famiglia si ritrovasse, dopo cena, per recitare il Rosario. Oggi e domni nelle Parrocchie delle Valli ci saranno molte Messe in tutte le Chiese principali, con processioni nei vari Camposanti annessi. Nella nostra rubrica “Curiosità” potete consultare il calendario con gli orari.